Sopra, il Cortecci in sella a Ruello.
A fianco, la scheda redatta al momento della visita miltare.
Nato e cresciuto in via del Comune al numero 87, prese la passione di montare a cavallo giocando con i somari che venivano legati fuori porta Ovile.
A 12 anni decise di andare a Milano ad imparare il mestiere: vi si recò a piedi dormendo dove capitava, con una lira in tasca e pochi stracci di ricambio, come amava raccontare.
A 18 anni non ancora compiuti ritornò a Siena e realizzò il sogno di correre il Palio. Esordì nella carriera del 14 settembre 1928 montando nel Bruco (la prima apparizione era stata comunque nella terza prova del luglio 1925 nel Drago).
Partecipò a 13 carriere, di cui 5 vestendo il giubbetto giallo-verde, senza tuttavia conseguire vittorie.
Era soprannominato
Morino, ma anche
Smeriglio a seguito di una caduta a Monteroni d'Arbia.
con il fratello Bruno, buon conoscitore di cavalli, formò una coppa assai stimata nel mondo delle corse dell'epoca. Allenò per anni i cavalli di Dedo Pianigiani, tra cui Ruello che montò diverse volte in provincia.
Il suo soprannome, "Morino", è stato quello usato più di tutti nella storia del Palio.
Ci risulta che ben
sei fantini abbiano vantato questo nomignolo, a partire da un anonimo plurivittorioso
Morino I che corse nel Settecento.
Seguì, un secolo più tardi,
Federico Tommassini, quindi nel Novecento troviamo:
Alibrando Cortecci,
Priamo Ducci,
Sirio Pessuti e
Costantino Giuggia.

Sotto. La caduta di Alibrando Cortecci alla Mossa nel Palio del 2 luglio 1938