Ancora un Palio turbolento a causa delle discutibili decisioni del Mossiere Pini. Grande favorita è l'Oca con Folco e Amaranto, la Torre per contrastare al meglio la rivale scambia il fantino col Montone, Ganascia va nei Servi per montare il promettente Piero, Donatino va in Salicotto sul malconcio Impero.
Il Palio è tutto concentrato in queste strategie, che però sembrano non essere sufficienti, infatti l'Oca esce prima dai canapi con grande vantaggio, nonostante la vicinanza della Torre.
Dietro Amaranto solo l'Aquila, il Montone resta completamente fermo ai canapi. Mentre l'Oca prosegue la sua corsa di testa in assoluta tranquillità la mossa viene annullila fra lo stupore generale, il mortalettaio "Ragno", montonaiolo, spara tutti i colpi a sua disposizione, pare per un malinteso col mossiere che ha sbagliato la segnalazione.
Si torna nell'entrone, dove la tensione è palpabile, si cambia busta e c'è un tentativo di assalto al verrocchio da parte degli ocaioli, Ganascia viene colpito da una bandierata. Con il nuovo ordine di ingresso ai canapi sono di nuovo Oca e Aquila a partire prime, ma stavolta il Montone non si fa cogliere impreparato tanto che a San Martino è già primo.
Si accende un entusiasmante duello fra Montone e Oca, Ganascia per tre giri nerba Amaranto che non riesce a passare.
Il Montone vince, ma anche stavolta la Contrada vincitrice non ha il tempo di festeggiare, infatti gli ocaioli tentano di strappare il drappellone, ma stavolta l'impresa non riesce per la prontezza di un impiegato comunale che riesce a metterlo al sicuro.
Il giorno successivo il cencio arriva nel Montone che è costretto a girare scortato dai carabinieri.
Dopo pochi giorni cade nel vuoto la richiesta, inoltrata dal Governatore dell'Oca, di far annullare la Carriera.
(Da "Daccelo!" di Roberto Filiani)
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