Quercegrossa (Ricordi e memorie)

CAPITOLO V - MINIERE
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  Introduzione
  Le Miniere di Lilliano
   Miniere a Quercegrossa
  La miniera
  Minatori
  La Cooperativa minatori


Le miniere di Lilliano
Da tutti conosciute fino a non molto tempo fa, le famose miniere di Lilliano (o Ligliano, comunemente usato) presero nome dal paese omonimo in conseguenza dei molti giacimenti scoperti e sfruttati sul suo territorio. Più tardi il nome rimase anche se l'estrazione del minerale si era concentrata più a sud, sul suolo di Campalli dove si trovavano le sole bocche che si mantennero in attività per tutto il periodo della Lignite.
I giganteschi banchi che venivano scoperti tra Topina e Lilliano consentirono uno sfruttamento sistematico per tutto il Novecento, ma già a fine Ottocento l'estrazione del minerale è organizzata con i criteri industriali e con il supporto tecnologico del tempo. Di queste bocche ne fa menzione anche il Merlotti quando accenna alla "scoperta altra miniera nel podere di Topina sul torrente Gena". Nel Novecento inoltrato si lavorò a Monteo, alla Bocca 8 presso Cignan Bianco, alla Bocca 6 vicino Cigna Rosso, al Pian de' Meli e a Cogna. Tutte le altre cave aperte sul territorio si erano esaurite o erano state abbandonate da tempo per la modesta qualità e quantità del suo minerale. Tra le tante si rammenta la Bocca 3 nei campi tra la Magione e Gardina.

Un importante contributo alla conoscenza delle miniere di Lilliano ci viene dal materiale archiviato presso il Distretto Minerario di Grosseto. Le carte consultate, raccolte in due faldoni, mostrano planimetrie, atti amministrativi, relazioni, protocollo, e resoconti dell'attività produttiva bastanti a illustrare ampiamente questo sottocapitolo. Esse ci consentono, inoltre, di impostare la parte storica, colmando le lacune della memoria, e a rettificare qualche inesattezza. Questo materiale cartaceo dovrebbe essere l'unica documentazione rimasta dell'attività mineraria, a cui, però, si dovrebbe aggiungere un carteggio senz'altro esistente nell'archivio comunale di Castellina in Chianti.
Espongo di seguito un estratto dai dati, integrati da alcune foto abbastanza leggibili delle planimetrie e dei documenti.

Proprietà, concessioni e concessionari

Per "Concessione" si intendeva un permesso di scavo dato a un concessionario dal proprietario dei terreni che per legge, e fino al 1927, aveva diritti anche per il sottosuolo, previa autorizzazione ministeriale. Il territorio era diviso in più concessioni. Con l'entrata in vigore della Legge 29 luglio 1927, n° 1443 i giacimenti minerari di prima categoria, nei quali rientrava la lignite, passarono a regime demaniale, ossia le miniere divennero proprietà statale e ogni concessione doveva arrivare dal competente ministero di Roma. Erano preposti al controllo dei lavori e della sicurezza alcuni enti regionali di Grosseto e Firenze.
Con la Repubblica ogni competenza sulle miniere passa al Ministero dell'Industria e Commercio - Direzione Generale delle Miniere, mentre su scala regionale il Corpo delle Miniere - Distretto di Grosseto sembra l'unico ente incaricato di controllare il lavoro e la sicurezza nelle miniere.
Le concessioni naturalmente avevano un prezzo che andava un tanto a ettaro ed era incamerato dallo stato. Ad esempio nel 1928 per la concessione Casino devono corrispondere il diritto annuo di L. 1650 pari a lire 5 per ettaro mentre nel 1954 il diritto annuo era di 200 lire a ettaro e la Società Anonima paga 68.800 lire per 340 ettari.
Se la nuova industria richiamò, come vedremo anche a Quercegrossa, piccoli investitori che tentarono senza molto successo l'attività estrattiva, gli impresari maggiori furono industriali dotati di notevoli capitali, come i Masson di Colle Val d'Elsa che dettero il primo impulso alla nuova industria. Sarebbero necessarie ulteriori indagini per approfondire quanto tempo detti industriali rimasero nel settore.
Sappiamo dai documenti che intorno agli anni Trenta esisteva la "Società Anonima Miniere di Campalli"mentre dalla memoria operaia scopriamo che a Castellina Scalo operava, sempre in quegli anni, la "Società Anonima Lucchese per la carbonizzazione e distillazione delle ligniti e del catrame". Questa società, non oggetto di concessione, si rammenta fosse di proprietà dell'industriale Pontecorvo. Ora, a seguito delle leggi razziali che discriminavano e vietavano la proprietà ebrea ed essendo Pontecorvo un ebreo, questi fu costretto a vendere l'azienda ai fratelli Serafin, dal 1937 i nuovi proprietari della miniere di Lilliano. I Serafin arrivarono dal veneto, e saranno anche gli ultimi e unici proprietari prima delle costituzione della Cooperativa. Singolare la loro storia. Emigrato in Germania, Tiziano Serafin, ex maggiore degli alpini, riuscì ad accumulare un piccolo capitale con una gelateria e al suo ritorno investì nelle miniere di Lilliano insieme al fratello Virgilio. Questi industriali costituirono la "Società Anonima Ligniti e Derivati" con sede a Venezia e si avvalsero dell'assistenza tecnica dell'ingegnere capo Zoppis e del ragioniere De Bedin anch'essi veneti. I primi anni di guerra non presentarono problemi con la produzione che viaggiava a ritmi intensi data la richiesta bellica ma, appena riaperte le miniere, si presentarono gli anni della crisi economica, le lotte sindacali con tanti scioperi e la diminuita richiesta del prodotto che portarono persino a brevi periodi di chiusura e a dolorosi tagli della manodopera. I Serafin anche in queste circostanze seppero gestire alla meglio la loro industria. Tennero nei confronti dei minatori un rapporto aperto al dialogo, nel tentativo di superare i contrasti che derivarono soprattutto dalle lotte sindacali nelle miniere italiane, volte alla ricerca di migliori condizioni di lavoro, di sicurezza e di trattamento economico. Si può dire, e la memoria dei minatori lo conferma, che nelle miniere del Serafin non si raggiunse mai quello sfruttamento degli uomini che invece si lamentò altrove. Gli accordi sindacali sulle normative e sulla paga vennero sempre scrupolosamente applicate. Il rapporto di amicizia che lo legò con i suoi minatori e con i sindacalisti dura tuttora nella memoria degli ultimi rimasti a mezzo secolo dalla sua morte. Si arrivò in queste condizioni al 1958, anno della nascita della Cooperativa. Frattanto nel 1955 era deceduto Virgilio Serafin.
Vediamo ora chi furono i concessionari con i primi dati certi dal 1921
1914: Miniera di Campalli - Si trova a fianco della vecchia miniera di Sigliano ed è di proprietà della tenuta Campalli. Non sappiamo però chi ha la concessione dello scavo; forse il medesimo proprietario delle terre.
1921, 15 novembre: con decreto viene accordata la Concessione Casino ( e Lilliano) alla “Società Anonima Ligniti e Derivati” con sede in Siena. 1922, 7 settembre: la Concessione "Casino - Lilliano" è accordata alla Ditta Valerio Lusini. Si tratta della stessa: "Società (Anonima) Ligniti e Derivati" probabilmente passata di mano.
1924: La concessione Campalli è "esercita" dalla "Società Miniere Campalli"
1925: è concessionaria di Lilliano la "Società Anonima Ligniti Senesi" che non è altro la Società Anonima Ligniti e Derivati.
1926: La "Società Anonima Miniera di Campalli", con sede in Firenze, Via Cavour 20, riceve in concessione dal proprietario, avvocato Giovanni Ricci Campana di Siena, la miniera di Campalli. Il Direttore della Società è l'ing. Gustavo Camici; Sorvegliante: Crocini Vittorio. Questa Società dovrebbe essere di proprietà dell’azienda elettrica Valdarno.
1929, 7 maggio: la Concessione "Casino - Lilliano" di ettari 331 è confermata per anni 15 con D. M. 7 maggio 1929 alla "Società Anonima Ligniti e Derivati" con sede in Siena, fino al 6 settembre 1937 a seguito dell'istanza presentata il 26 luglio 1928 dal suo presidente ing. Pietro Montecerboli. Originariamente accordata con decreto 15 novembre 1921.
Nel 1928 la stessa Società aveva avuto in affitto soltanto la Concessione "Casino".
1930, 18 marzo: la Concessione Campalli di 105 ettari viene concessa in perpetuo all'Avv. Giovanni Ricci - Campana. Con questo passaggio dalla società fiorentina al Ricci - Campana la miniera di Campalli rimane inattiva fino al 1937, quando passerà ai fratelli Tullio e Tiziano Serafin che in quell'anno rilevano la "Società Anonima Ligniti e Derivati" di Siena e acquistano tutte le concessioni dell'area di scavo.
La sede della Società è trasferita a Castellina Scalo; l’ufficio vendite a Venezia.
1937, 25 maggio: La Concessione "Casino - Lilliano" viene trasferita con decreto del Ministero delle Corporazioni alla "Società Anonima Ligniti e Derivati" e prorogata per anni 50 con D. M. 25 maggio 1937.
1937, 15 giugno: La Concessione Campalli (inattiva da qualche anno, come detto) viene trasferita con decreto del Ministero delle Corporazioni dal Ricci - Campana alla "Società Anonima Ligniti e Derivati", e prorogata per anni 50. A seguito di escavazioni si traccia una nuova area da concedere col provvisorio nome di "Permesso S. Antimo". E' accordato inizialmente con D. M. del 4 agosto 1940 e prorogato con determinazione del 24 novembre 1949 fino al 4 agosto 1950.
Nel 1952 la Società concessionaria richiede di unificare tutte le concessioni che risultano in quel momento essere le seguenti: Concessione Campalli, ettari 111; Lilliano, ha 122; Permesso S. Antimo, ha 32; ex Topina, ha 66; area libera prossima a Campalli, ha 10. Totale ha 343.
1954: tutte le concessioni sono state riunite in un'unica "Concessione Lilliano - Campalli" dell'estensione di ettari 342 con decreto ministeriale del 1 dicembre 1954.
1960, 24 maggio: la Concessione Lilliano - Campalli è trasferita alla Cooperativa.
1962: In data 17 dicembre la Cooperativa chiede la riduzione dell'area concessa nel 1954 alla Società Anonima Ligniti e Derivati e successivamente trasferita alla detta Cooperativa avente un'estensione di 342 ettari. Riduzione a 87 ettari "perchè nelle aree di cui si chiede lo stralcio i lavori hanno esaurito quelle parti di giacimento economicamente sfruttabili".
1963, 4 giugno: Rinuncia della Cooperativa alle concessioni minerarie e fine lavori.

I giacimenti
Dai resoconti di carattere generale fatti dai diversi ingegneri, si può tracciare un quadro di base di tutto il giacimento minerario localizzato intorno a Lilliano e Campalli.
I banchi di ligniti di queste miniere facevano parte del giacimento lignitifero miocenico che si estendeva per una lunghezza di circa 10 km e larghezza di 1 km circa, partendo, con direzione NO - SE, da Fizzano e dirigendosi verso Lilliano, Cignan Bianco, Cignan Rosso, Gardina e Quercegrossa. I banchi conosciuti erano 4, dello spessore variabile da 1 a 6 metri, estesi fino a 35 metri, e con banchi di argille interposti dello spessore di 6/8 metri, inglobanti stecconi di lignite. La lignite disponibile in questi giacimenti fu stimata essere circa 4 milioni di tonnellate.

Piano di insieme delle concessioni “Lilliani e Casino” e “Campalli” e dei permessi “S. Antimo” e “Topina”. 1. Nuova Concessione Lilliano - Campalli 2. Permesso S. Antimo. 3. Concessione Lilliano - Casino. 4. Concessione Campalli. 5. Ex permesso Topina.

Mappa della zona di scavo delle Bocche 6 e 8.

Particolare degli scavi a Cignan Bianco. Oltre alla Bocca 6, l’ultima ad essere stata chiusa, si notano le Bocche 3, 4 e 5 attive tra Ottocento e Novecento.

Particolare dell’area di Cignan Rosso con la Bocca 8 e le struture esterne.

La miniera di Monteo. Si distinguono i banchi di lignite che in numero di quattro si concentravano intorno a Monteo. A sinistra la vecchia miniera abbandonata.

Il cantiere di Pian dei Meli con le gallerie

Pianta dei lavori della "Miniera lignifera di Ligliano". 17 febbraio 1924

Particolare della mappa del 1954 con il perimetro detto "Zona abbattuta ed abbandonata delle vecchie miniere". Le bocche chiuse si trovavano nel triangolo Campalli, Sietina e Cignan Bianco.


Attività di scavo e ricerca
Presento ora una sintesi per anno dell'attività lavorativa di scavo nelle varie concessioni, vista attraverso i resoconti delle istituzioni statali preposte: il Regio Corpo delle Miniere di Firenze e l'Ufficio Distrettuale delle Miniere di Grosseto dipendenti dal Ministero Economia Nazionale - Direzione Generale Industria e Miniere.
1914 - Miniera di Campalli: si trova a fianco della vecchia miniera di Sigliano, in proprietà della tenuta Campalli. Con una discenderia di 75 metri si raggiunge il banco medesimo di Sigliano con potenza di 1,40 - 2,50 metri in direzione NS ed inclinazione ad est. La discenderia continuò per altri 85 metri nel banco lignitifero seguendo la sua inclinazione. Negli anni seguenti continua lo scavo.
1918 - Miniera di lignite brune di Sietine o Campalli: si scoprì l'affioramento di un secondo banco e lo si seguì con una discenderia di 40 metri la potenza era di 3,80 metri. Infine si compì la ferrovia a scartamento ridotto fino a Castellina stazione di 7 km da correggersi per le troppo forti pendenze degli ultimi due chilometri. Sospensione lavori ultimi mesi, preparatori a una lavorazione limitata.
A Lilliano galleria di aerazione.
1920 - A Lilliano: estesi tracciamenti nel 2° e 3° banco da considerarsi come unico fascio di strati di lignite della potenza di 7,40 metri con 5,50 metri utili di lignite e in qualche punto si è iniziata la lavorazione di questi strati.
1921 - Continuano i lavori.
1922 - Poca intensità.
1923 - Niente per Campalli e Sigliano.
1924 - Nella miniera di Campalli si riscontrano grandi difficoltà a causa di incendi comunicatesi di banco in banco. A fine anno vengono riorganizzati i servizi a Castellina Scalo dove fu impiantato un forno "Pieters" per la carbonizzazione della lignite e accessori per l'utilizzazione dei sottoprodotti.
Miniera di Lilliano: lavori spinti fino all'esaurimento del 1° banco. Lavori di esplorazione nei banchi inferiori constatati in numero di due della potenza superiore a 2,40, l'inferiore di m. 6, separati da circa 8 metri di argilla. E' probabile che questi banchi si estendano sotto le antiche miniere di Cignan Rosso e Cignan Bianco.
Si stanno eseguendo i lavori per una periferica per Castellina Scalo di 5 km.
1925 - Miniera di Campalli: fin dal 1918 furono realizzati nella miniera due piani inclinati distanti tra loro 240 metri e comunicanti per mezzo di 5 gallerie tra le quote 200 e 230 slm. Incendio nel 1921, inattiva nel 1922. Nel 1922 e 23 si lotta per impedire il progredire degli incendi.
Lilliano: i giacimenti sono la continuazione degli strati di Campalli. Lavori sul primo banco di 650 metri di lunghezza secondo la pendenza.
Strutture a Castellina Scalo: capannoni banchina di carico.
1926 - Campalli: sospensione lavori nella miniera vecchia degli incendi e costruzione di due discenderie per l’apertura di nuovi cantieri indipendenti dai precedenti.
Monteo (Campalli): con la seconda discenderia presso il poggio Monteo è stato incontrato il banco e spinte 180 m di gallerie alle due quote.
Lilliano: aperti cantieri di abbattimento del 2° banco, potenza di 2 metri. Scavato per una estensione di circa 650 metri in direzione e 110 metri in pendenza. Sono scavati due piani inclinati.
Automotori esterni per il trasporto della lignite alla teleferica.
1927 - Monteo (Campalli): Lavoro al poggio di Monteo aprendovi una terza discenderia e attaccando cantieri di coltivazione al 3° e 4° banco, al 1° e 2° livello.
Lilliano: Prolungati fino a 700 metri al 2° banco al 2° e 3° livello.
1928 - Lilliano: continuano i lavori e trasporto via teleferica a Castellina Scalo, ma data la crisi di vendita della lignite, la produzione fu limitata alla qualità migliore.
Monteo (Campalli): Due visite nell'anno: lavori al poggio di Monteo con discenderia di 60 metri. Abbattimenti in ritirata del 3° e 4° banco. Nel 1927 i banchi vennero abbattuti per 65 metri al 1° livello e per 60 al 2°.
Monteo (Campalli): lavori più importanti continuano a svolgersi nella zona del poggio di Monteo. Nel 1926 le gallerie sono spinte per 180 metri a due differenti livelli: il primo a 20 metri dalla bocca e il secondo a 30. Estrazione con argano azionato dal motore a vapore (Locomobile da 10 HP) che aziona anche una pompa. Si producono attualmente 25 t al giorno e si consumano giornalmente 2 kg di cheddite.
Campalli: incontrati il 3° e 4° banco con potenza di 2 metri separati da 2 metri di argilla, coltivati per 20 metri di lunghezza, ma sospesi per infiltrazioni d'acqua dal torrente Cannicchia e principalmente per le esalazioni di gas provenienti dalle zone incendiate del vicino sotterraneo.
Impianti Castellina Scalo: il forno Pieters giace inattivo da vari mesi perchè il carbone ottenuto con detto forno viene difficilmente acquistato perchè di piccola pezzatura e qualità scadente. Nel piazzale vi sono parecchie decine di tonnellate invendute. Costruito un impianto di macinazione che trasforma la lignite in “Nero Siena” capace di 5/6 q di nero all'ora: è il mulino a martelli Raymond azionato da un motore elettrico.

Con questa lettera al Corpo Reale delle Miniere la Società Anonima Ligniti e Derivati chiede l’autorizzazione per attraversare il Borro Cannicchia con una galleria sotterranea alla quota 211, mentre il borro si trova a quota 261.”Lo strato superiore è quindi di m. 49 composto interamente da argille compatte. Nella coltivazione si lascerà un massiccio di protezione di m. 50. Il Borro Cannicchia è quasi asciutto tutte le stagioni estive”.

1929 - Monteo: lavori sospesi a fine anno.
Lilliano: c.s. Per la produzione migliorie all'impianto di distillazione, ma il mercato non tira e grosse quantità di lignite rimangono in miniera.
1930 - Monteo (Campalli): i lavori di produzione, non avendo la miniera energia elettrica, sono sospesi nei primi mesi per la crisi del mercato.
Lilliano: per i motivi precedenti i lavori furono molto limitati.
1931 - Lilliano: solo questa miniera continuò un'attività molto ridotta.

L'acquisto delle concessioni minerarie da parte dei fratelli Serafin nell'anno 1937 costituì una svolta importante per l'attività di estrazione che sembrava ormai compromessa e senza futuro. La produzione a Campalli era sospesa da anni e stentava a Lilliano. I Serafin gli ridiedero un vigoroso slancio investendovi mezzi e cifre importanti, facendo vivere alla miniera i tempi migliori di tutta la sua storia. Sono questi gli anni ricordati dai minatori di Quercegrossa.

Nel 1938, da una relazione appare subito che i Serafin hanno già rilanciato la produzione, con prospettive interessanti per il futuro: "La potenzialità di detti impianti permettono una produzione annua di 15.000 tonn. di lignite. E' intenzione della ns. società aumentare la produzione fin dal corrente anno; la nuova discenderia appena ultimata permetterà di riprendere i lavori nella miniera di Campalli con un congruo aumento di mano d'opera; produzione da aumentare a circa 30.000 tonn. all'anno".
Dalla stessa relazione veniamo a conoscenza della classificazione della lignite e la sua destinazione e uso. Esistono vari tipi di pezzature: grossa, media, trito, tritino e polvere. La pezzatura grossa viene in gran parte venduta alle vetrerie, quella media alle Ferrovie dello Stato, ad enti militari e a privati (per riscaldamento domestico), il trito e il tritino alle fabbriche di laterizi, mentre la polvere viene utilizzata come assorbente dalla fabbrica di concimi chimici. Esiste una teleferica lunga 4 km della capacità di trasporto di 300 t al giorno.
Fino al 1940 lo sforzo dell'azienda è rivolto al recupero e potenziamento dei vecchi impianti trovati in completo abbandono. In sintesi si può così ricapitolare il grandioso lavoro di ripristino fatto dai fratelli Serafin, i quali hanno affrontato diverse difficoltà legate alla fornitura dei materiali.
Hanno rimesso a posto la teleferica e i cavi mancanti; fatti tutti i nuovi piani della miniera; acquistate e messe in azione due nuove sonde; rifatte gallerie in muratura per il risanamento delle miniere; acquistato e piazzato potenti elettropompe, ventilatori, argani interni ed esterni, compressori per aria compressa per il funzionamento dei verricelli, martelli perforatori e per l'aeraggio delle gallerie; hanno provveduto ai tubi delle condutture, binari, vagonetti, cabine e impianti elettrici per l'azionamento degli argani di estrazione, per le pompe, ventilatori ecc.
All'esterno hanno proceduto alla costruzione di strade, binari, capannoni per officine, per compressori, magazzini, spogliatoi, silos ed impianti di vagliatura e cernita nonchè di tettoie per deposito, case per operai, uffici ecc. Inoltre hanno costruito sul posto una fornace da mattoni e stanno lavorando a una casa per la mensa operai, bagni ed abitazioni per gli stessi.
"Poichè l'estrazione alle bocche 6 e 8 si rende sempre più difficile e costosa ... si è provveduto in località Monteo (Concessione di Campalli) una nuova miniera che promette assai bene. Collegata agli impianti fissi di Lilliano da una teleferica lunga ca. ml 1500. La stazione di arrivo di questa teleferica dista circa 200 metri dall'impianto di vagliatura e cernita. La lignite del Monteo quindi è convogliata con vagonetti a detto impianto di vagliatura.
Allo stabilimento di Castellina Scalo si è costruito una casa per abitazione impiegati e Uffici, vari altri capanni e locali, nonchè un importante impianto di sili raccordato mediante un anello pensile alla stazione di arrivo della teleferica. Anche qui sono state sistemate ed attrezzate officine per le necessità dell'azienda, magazzini, mensa operai ecc. La miniera è collegata alla Stazione di Castellina con una teleferica lunga circa 4,2 km. Questa teleferica ha una potenzialità di 15 tonn/ora ed è azionata da un motore elettrico da 20 CV. In vicinanza della stazione di Castellina esisteva un impianto di distillazione e carbonizzazione della lignite. Questo impianto è stato negli ultimi tempi demolito. Attualmente esiste una tettoia sotto cui sono stati sistemati: un piccolo impianto di vagliatura, ed i depositi del materiale classificato”.

Questa intensa attività di estrazione e scavo non poteva non suscitare lamentele nei possidenti della zona che, secondo loro erano penalizzati per la produzione di grano e vino. Per evitare le continue questioni con il proprietario delle terre, marchese Arturo Berlingieri, la Società nel 1940 acquistò il podere di Cignan Rosso di circa 34 ettari e concordato con lo stesso marchese l'acquisto di altri 109 ettari di terreno facente parte della concessione. Ma questo impegno non venne rispettato dal marchese che contrattaccava con una lettera al ministero:
Lettera del 28 marzo 1942 del marchese Berlingieri Arturo fu Pietro dei marchesi di Valle Perrotta. Egli invia vivace protesta al Ministro delle Corporazioni per l'apertura di una nuova miniera (il Pian dei Meli) e ricorda l'interesse nazionale della produzione agricola che non può esser posposto a quello della lignite. Egli dichiara di possedere la tenuta di Lilliano estesa per 900 ettari, con 34 poderi e circa 500 contadini, e la considera, non a torto, "una delle più importanti del senese con copiose produzioni. Precedenti contrasti arrecati alla produzione specialmente vinicola erano stati risolti con la vendita di un podere alla società mineraria ma l'apertura di una nuova miniera al centro della tenuta e in prossimità del paese causerebbe dei danni immaginabili e anche la società si esporrebbe a rischi enormi".
Nel 1943 la Società mineraria denuncia apertamente il mancato permesso a causa del marchese, unito ad una serie di imprevisti nelle forniture di materiale dovuti alla guerra che rallentano la produzione e altre difficoltà del momento. Si hanno anche importanti dati relativi al personale.
La Società ha ottenuto permessi di ricerca detti S. Antimo e Topina, ma, mentre per quest’ultima ci sono grossi problemi tecnici, per S. Antimo i lavori potrebbero iniziare anche subito se il Ministero delle Corporazioni, accogliendo il reclamo del Berlingieri e ordinando un sopralluogo, non avesse fermato tutto (si fa notare che alla profondità di m. 9 e m. 23 si trova un banco di ottima lignite dello spessore di oltre 1,80 m.). “A tuttoggi nulla è stato risolto; la Società continua a pagare all'Erario tasse di concessione senza poter lavorare ... e qui per il solo motivo che il proprietario del fondo conta aderenze in alto e non desidera una miniera in quel posto; si devono sacrificare gli interessi di terzi e della Nazione in questi momenti di maggior bisogno”. Il Ministero ci ha fatto assegnazione di 130 q di cemento per il mese di agosto da ritirare a Pontassieve e di q 150 da ritirarsi a Prato, ma attualmente c' è bisogno dall'autorizzazione del comando germanico è il cemento è urgente per gallerie e pozzi di raccolta delle acque.
Cheddite. La società di Livorno nostra abituale fornitrice non può farci la consegna di esplosivo capsule e miccia abbiamo interessato l'Unione industriale per lo stabilimento di Orbetello dove producono e per il trasporto.
Carburo. La Società Montecatini Stabilimento di Apuania ci deve consegnare 46 q di carburo assegnazione ministeriale per i mesi settembre/novembre. Bisogna trovare il mezzo di trasporto. Presto saremo senza.
Nafta Benzina e Lubrificanti. Di fronte ai nostri bisogni il Miproguerra ci ha fatto l'assegnazione per il mese di ottobre di 50 kg. di nafta e 5 di benzina, ma il C. P. C. di Siena non ha potuto farcene consegna ... così si devono fermare anche le sonde per il cui uso è richiesta la nafta e senza benzina non possiamo usare le lampade di sicurezza. I lubrificanti arrivano insufficienti e intempestivi.
Autocarro e mezzi di trasporto. Fino al 1941 abbiamo acquistato un camion Fiat 666 e un motofurgoncino. Il Ministero non ha autorizzato la consegna e in seguito a lunghe pratiche ha dato un camion derequisito a Chivasso, ma visitato risulta mancante di varie parti. Il Prefetto aveva assegnato alle miniere un camion requisito all'uopo, ma risultava privo di gomme quindi mai usato. Il camion di ns. proprietà un 18 BL necessita di continue riparazioni e attualmente manca di due gomme alle ruote posteriori, Le pratiche per ottenerli ... furono oltre ogni dire laboriose ma la Ditta Michelen di Firenze non può darle perchè il comando germanico ha requisito. Spedizione in ferrovia difficile entro 30 chilometri. Maestranze e operai (percorrono) distanze anche di 20 km. Formitura di copertoni e camere d'aria ... abbiamo potuto ritirare una partita di 300 copertoni e 135 camere d'aria (Assegnazione straordinaria del Ministero delle Corporazioni); altro uguale quantitativo ordinato a Torino è andato perduto... con una distribuzione di scarpe e zoccoli con le continue riparazioni di scarpe in miniera dove lavorano due calzolai.
Nel mese di ottobre gli operai in forza erano 342 al lavoro 250 di media. La produzione del mese è stata di tonn. 1853. La nostra ditta ha bisogno di 10 carri ferroviari al giorno per un lavoro normale”.

Il passaggio del fronte nel luglio 1944 fece cessare per qualche mese la produzione mineraria e i documenti degli anni successivi parlano di crescenti difficoltà finanziarie della Società in un mercato sempre più limitato e la lignite sempre più costosa nel processo di estrazione. Il marchese è scomparso di circolazione e nel 1946 può iniziare l'attività al Pian dei Meli (Permesso S. Antimo). La grande novità e rappresentata dalla chiusura delle storiche Bocche 6 e 8 con conseguente diminuzione del personale da risolvere con una contrattazione sindacale intorno a un tavolo delle trattative. La cessazione di una miniera doveva essere autorizzata dal ministero.
Le relazioni che seguono ci danno un esauriente panorama di questo difficile momento.
Relazione 29 aprile 1948. Avviene un'ispezione in seguito alla domanda di cessazione di attività nelle bocche 6 e 8; cessazione anche di ogni manutenzione. La quota esterna risulta di 270 e raggiunge in basso 180 metri.
Le bocce 4 e 5 sono franate e abbandonate all'epoca dell'altra guerra. Esiste un piano inclinato che una volta si spingeva sotto quota 155. Risulta che il passaggio della guerra ha arrecato alcuni danni alla miniera, ma con l'impiego di locomobili (macchine a vapore) fu possibile evitare l'allagamento del livello più profondo allora di 161 m. Nel 2° banco la zona persa per allagamenti e frane al tempo della guerra. La produzione lignite grezza nel marzo 1948 dava i seguenti risultati: Monteo 913 tonnellate; S. Antimo 225; Bocche 6-8 190 t. Produzione in grave diminuzione se confrontata al novembre 1947: Monteo: 2277 t, S. Antimo: 595 t; Bocche 6 e 8: 676 tonnellate.
Fra il novembre 1948 e il marzo 1949 sono state vendute 3446 tonnellate di lignite (689 al mese) e altre 740 consumate negli impianti della miniera. Nei vari piazzali attendono 5100 t di lignite.
Nelle bocche 6 e 8 si lavora solo 4 giorni alla settimana con una forza di 25 operai che si avvicendano in modo da fare 3 giornate lavorative alla settimana ciascuno. A Monteo vi sono 83 operai che si alternano per fare 3 giorni lavorativi a settimana ciascuno. Al Pian dei Meli lavorano 31 operai per 6 giorni la settimana, ma come nelle altre miniere non più di 3 giorni a operaio. Alla Stazione di Castellina Scalo ci sono 27 operai con 3 giorni lavorativi.
Raccomandata 28 maggio 1948. Al Ministero dell'Industria e Commercio Direzione Generale delle Miniere Roma. Si fa domanda di sospensione di lavori nella sezione di Bocca 6 e 8 concessioni di Lilliano e Campalli, cioè sospendere completamente ogni attività lavorativa e di manutenzione in una parte del sotterraneo compresa nell'ambito delle due concessioni (rimane escluso Monteo). La richiesta di sospensione è motivata dalla perdurante crisi dell'industria lignifera. Si vede ogni mese aumentare nei piazzali le giacenze di minerale, e la Società si dice costretta a ridurre la sua attività produttiva e a concentrarla nei cantieri più economici e redditizi. Aggiunge che mantenendo gli indispensabili lavori di manutenzione del sotterraneo occorrerebbero 5 milioni annui: gli operai potrebbe trasferirli a Monteo o S. Antimo.
Si parla anche di un prima, possibile, gestione operaia: "Da parte della Federazione minatori di Siena è stato fatto presente che gli operai potrebbero gestire autonomamente le bocche 6 e 8 ... non sarebbe economicamente vantaggioso".
Ormai la produzione è cessata completamente. Molti operai lasciano la miniera e ne restano una quarantina tra esterni e interni di centotrenta che erano l'anno precedente. Si lavora a Monteo e al Pian dei Meli. Altri operai, non quantificati, sono a Castellina Scalo.

La Società Anonima Ligniti e Derivati fa domanda per l’abbandono dei lavori nelle bocche 6 e 8.

Relazioni varie in tempi diversi dell'anno 1949. Il 22 marzo 1949 si ha al Pian dei Meli una produzione giornaliera di 15 t con 17 operai, ma la lignite prodotta non viene venduta perchè alcune fornaci di laterizi sono temporaneamente ferme, e anche a causa dell'aumento delle tariffe ferroviarie. Le industrie della zona hanno trasformato gli impianti a olio pesante e gas povero.
Il sorvegliante dei lavori è il sig. Pasqualetti Salvatore. L'ing. Crida abita a Firenze e visita tre volte al mese la miniera. A fine anno gli operai sono 23 e la produzione è di 18 t di media al giorno.
Al cantiere Monteo viene raggiunto il livello a quota 200 del terzo banco. Da qui inizia un piano inclinato lungo 22 metri in direzione normale alla pendenza del banco col quale è stato raggiunto il quarto banco sino a metà massiccio. Dai piedi di questo piano si dipartono due gallerie. La miniera è in fase produttiva ridotta a causa della poca vendita della lignite: si producono 28/30 tonnellate giornaliere e di queste solo gli 8/10 vengono vendute. Gli operai occupati sono 31 di cui 23 all'interno. Un turno a piena produzione e un turno a manutenzione.
Relazione 25 gennaio 1950. Nell'ambito della Concessione Lilliano - Campalli l'unico cantiere aperto è quello di Monteo. Ha una discenderia di 162 metri sul 3° banco e 5 livelli: i primi quattro sono esauriti. Il 2° banco è a quota 273 - 265. Il 3° banco è spesso 3/4 metri. Il 4° banco è migliore con altezza di 4/6 metri. Dalla discenderia si raggiunge il 5° livello a quota 200 m. Una galleria è stata chiusa perchè si teme di trovare i vecchi lavori della miniera "Lusini". La faglia non è stata superata perchè si dovrebbe, oltre a essa, trovare la vecchia miniera "Camici" della Soc. Valdarno. Di questa miniera la Società è in possesso del piano dei lavori.
Nel livello 191 si raccoglie l'acqua di tutta la miniera in pozzetto circolare di metri 2 di diametro e 5 di profondità rivestito con muretto di mattoni dove pescano due pompe azionate da due motori elettrici a 12 litri d'acqua al secondo di smaltimento. E' approfondita la discenderia fino a quota 170. Operai occupati nella miniera: 38 in due turni di lavoro; produzione 20/25 t al giorno; dal 1 gennaio 1950 gli operai lavorano 40 ore alla settimana.
Nel 1950 la Società chiede di rinunciare alla perpetuità della Concessione Campalli portando la scadenza a corrispondere con quella della Concessione Lilliano nel 1987.
Erano frequenti le ispezioni improvvise a opera dei tecnici del Distretto minerario e le più volte venivano denunciate irregolarità. Il 6 maggio 1950 la Società subisce un richiamo per un operaio trovato a lavorare da solo nella nuova discenderia. Nel corso del medesimo sopralluogo il funzionario ha rilevato la necessità di adottare lampade elettriche di sicurezza negli avanzamenti che procedono verso la miniera Lusini e di predisporre una particolare vigilanza nei lavori della zona.
Il cantiere Monteo 2° è iniziato nel marzo 1951.
Alla fine del 1951 è direttore tecnico il perito minerario Mario Crida.
Sorveglianti: Saracini Azelio, Burroni Nello, Belli Marsilio, Pasqualetti Salvatore.
Il Crida risiede a Firenze ed è in età di circa 80 anni e, come detto, due, tre volte al mese visita le miniere.
Dopo l'incidente del 1952 la Direzione delle Miniere di Grosseto invita la Società a sostituirlo con un tecnico giovane che risieda permanentemente alle miniere. Il 16 agosto 1952 il Crida è sostituito da Direttore Tecnico da Claudio Schena e nello stesso anno, 3 ottobre, da Sebastiano Fontanive di Agordo (BL), nato nel 1920.
Rapporto del 1953. Monteo 2°. Si attuano lavori di riattamento del vecchio sotterraneo della limitrofa miniera Camici a quota 197. A Monteo si lavora il primo turno a produzione e il secondo a manutenzione. Gli operai occupati sono 20. La produzione a 70 vagonetti il giorno, pari a tonnellate 28.
Nel cantiere S. Antimo lavori alle quote 220-222; gli operai occupati sono 14 per una produzione di 30 vagonetti, pari a 12 t. Ogni vagonetto carica 4 q.
Con lettera dell'8 novembre 1954 la Società informa di aver sostituito il direttore tecnico Sebastiano Fontanive (dal 1952) con il perito minerario Giacomo Novaria.
Nel 1955 si registra una modifica alle concessioni Campalli - Casino - Lilliano ridotte a una, denominata "Concessione Lilliano - Campalli", estesa per 342 ettari.
La Società è tenuta a informare ogni tre mesi l'Ufficio Minerario Distrettuale dei lavori eseguiti e dei risultati, e di fornire ai funzionari del Corpo delle Miniere i mezzi necessari per visitare i lavori e comunicare i dati statistici. Il Corpo delle Miniere Distretto di Grosseto ha la responsabilità nella sorveglianza fatta attraverso i propri tecnici con visite e sopralluoghi e lettere di richiamo all'osservanza delle norme di sicurezza e dei materiali sicuri.
Si aggrava la crisi produttiva. Se nel 1952 il personale della miniera era di 60 interni e 30 esterni ora, nel 1956, è ridotto a 27 interni e 16 esterni. La produzione 1956 è di circa 25 t giornaliere e l'andamento dell'azienda è assai precario e si dibatte in gravi difficoltà finanziarie tanto da non poter sopportare nuovi aggravi di spesa come per un tecnico presente sempre alla miniera come vorrebbero da Grosseto.
Rapporto 13 febbraio 1957. La sezione Monteo 2° (Sietina) è ormai prossima all'esaurimento. A 18 tonnellate al giorno vi sarà lavoro per quattro mesi ancora. Si riaprono per dei saggi vecchie gallerie.
Al Pian dei Meli (S. Antimo) un banco misto presenta 90-1,10 cm di spessore, poi argilla per 30 cm cui seguono 20 cm di lignite. Altri caposquadra: Del Mastio Dino e Fabbrini Adamo; nel cantiere di Sietina - Bocca 4 (Monteo 2°) sono caposquadra Meiarini Pietro e Baldini Raffaello.
Una situazione economica non più sostenibile da parte della Società Anonima Ligniti e Derivati porta la direzione alla decisione di abbandonare l'attività estrattiva e chiudere le miniere. Verso il mese di giugno viene chiusa la sezione di Sietina (Monteo 2°) e licenziati 29 dei 41 operai.
Al Pian dei Meli l'ing. Novaria chiama in assemblea gli operai a comunica loro che entro l'anno anche quell’ultimo cantiere avrebbe sospeso per sempre i lavori.


Saggi

Sin dall'inizio della nuova attività estrattiva si ricercarono, attraverso numerosi saggi del terreno, i nuovi giacimenti da sfruttare e per far ciò era necessaria la licenza della Concessione di scavo su un determinato territorio e l'autorizzazione dei proprietari dei terreni. Gli ultimi grandi industriali minerari di Lilliano, come abbiamo visto, furono i fratelli Serafini. La loro concessione copriva una striscia di territorio compreso tra Lilliano e Santo Stefano di Basciano. Effettuavano continuamente sondaggi un po' dappertutto avvalendosi di personale esperto e manovalanza. Un motore a scoppio "Lombardini" forniva l'energia necessaria alla trivellatrice: si perforava il terreno con l'uso delle prolunghe e di punte che sfondavano anche le grosse pietre. Le prolunghe erano tubi di sei metri entro i quali girava la trivella vera e propria; tubo dopo tubo si raggiunsero profondità fino a duecento metri. Ogni due o tre giorni, col procedere del saggio, si levava la "carota" cioè la punta terminale della trivellazione e si controllava il materiale che vi era rimasto attaccato. Durante il sondaggio veniva gettata acqua in abbondanza nel terreno per ghiacciare le punte. Si rammentano saggi alle Cogne, a Topina e addirittura a Basciano. Tra gli operai addetti il Bandini e Silvano Socci che si rivede in quei piani ghiacciati dalla stagione invernale attaccato, tra fumo e frastuono, al "Lombardini" per riscaldarsi un poco. Molti tentativi di saggi andarono a vuoto, altri rappresentarono un vero fallimento o meglio una sorpresa. Questo fu l'effetto che suscitò lo scavo del piano inclinato tra le Cornie e le Bagnaie, detto della Cannicchia. Venne scavato un piano inclinato di 250 metri ma nessuna traccia della lignite, soltanto un banco formato da milioni anzi miliardi di chiocciole che si polverizzavano al contatto dell'aria. Alla Cannicchia per il tiro dei carrelli sul piano inclinato era impiegato un motore a vapore e vi era addetto Giovanni Bandini. Tra i tanti sondaggi risultò positivo quello al Piano dei Meli; questo giacimento venne sfruttato dalla Cooperativa degli operai.

Selezione e trasporto lignite

Le miniere dette di Lilliano, rimaste attive nel tempo precedente la Seconda guerra, comprendevano le tre bocche storiche aperte nel territorio compreso dal podere di Monteo e quello tra Cignan Rosso e Cignan Bianco. Una quarta bocca venne aperta più tardi e dal luogo prese il nome di Pian dei Meli che con la successiva detta di Cogna furono le uniche bocche sfruttate dalla costituenda Cooperativa degli operai nel 1958. Le tre principali erano denominate Monteo, Bocca 6 a Cignan Rosso e Bocca 8 vicino Cignan Bianco. Le Bocche 8 e 6 erano collegate da gallerie interne. Una volta portato in superficie e con una serie di operazioni scelto e selezionato, il minerale veniva inviato al centro di raccolta. Escludendo l'ultimo periodo della Cooperativa, quando il minerale era trasportato solamente da camion, negli anni precedenti la quasi totalità della produzione viene avviata alla stazione di Castellina Scalo con una efficiente linea teleferica che, partendo da Monteo via Sietina, giungeva alla Bocca 6 e poi da lì alla stazione suddetta. Si sfruttava però anche il trasporto su gomma e a Monteo i pezzi di lignite più grossi venivano messi direttamente sui camion, caricandoli a mano. Alla Bocca 6 di Cignan Rosso si concentrava lo smistamento e la pesatura della produzione fatta lì e alla Bocca 8.
Concentrazione alla Bocca 6

E’ bene premettere che la scelta della lignite con vagli e nastro trasportatore avveniva soltanto alla Bocca 6 dove arrivavano via teleferica i carrelli di Monteo e via binario la produzione della Bocca 8. A Monteo, quando un convoglio di quattro carrelli pieni di materiale arrivava all'esterno a ridosso dell'argano, con uno scambio indietro i carrelli erano spinti a mano su un altro binario e su questo condotti per 15/20 metri in favore di discesa verso un silos dove veniva riversato il loro contenuto. Sotto il silos, trascinati da una ruota orizzontale munita di grossi canapi, passavano i carrelli vuoti della teleferica che venivano riempiti di lignite che cadeva “a cascata” dalla bocca del silos, aperta e chiusa manualmente. Dal silos di Monteo i carrelli si dirigevano alla Bocca 6. Qui venivano nuovamente scaricati in un secondo silos che raccoglieva tutta la produzione delle tre bocche per la scelta e la vagliatura.
Vagliatura

Una volta che il silos della Bocca 6 è pieno di lignite, questa cade, attraverso un'apertura comandata, sui vagli che, scuotendo orizzontalmente, separano i pezzi grandi da quelli piccoli facendoli cadere sul nastro trasportatore posto in leggera pendenza. Qui una squadra di ragazzi e donne, tra le quali si ricorda Alduina Torsoli, controllavano e toglievano l’ultima terra attaccata alla lignite, anche se qualche residuo rimaneva sempre. Il nastro trasportava il combustibile in una botola e da qui, attraverso la larga apertura comandata da un manico, veniva caricato nei carrelli della teleferica per il loro ultimo viaggio verso Castellina Stazione. Con il pezzo di lignite in viaggio sulla teleferica si è compiuto così il ciclo completo della produzione: dal colpo di piccone alla spedizione. Se da Monteo il minerale arrivava via teleferica, la Bocca 8 era collegata da binari all'aperto sui quali si muoveva un mezzo adattato per il trasposto della lignite. Era un camioncino al quale erano state tolte le gomme che viaggiava con un motore a carbonella ma alla vigilia della chiusura della Bocca, quando la produzione era molto calata, era trainato da animali. Vennero impiegati sia ciuchi che cavalli a più coppie che trascinavano fino a 5/6 carrelli. Quando alla Bocca 6 si erano accumulati una decina di carrelli, allora venivano vuotati nei silos per la vagliatura. Alessandro Mori nel periodo che lavorò alle Miniere per avere l'esonero dal militare fu appunto un conduttore del camioncino. Addetto alla pesa di Monteo si ricorda invece un Renzo Fontani. La lignite scelta e vagliata veniva dunque caricata alla Bocca 6 sui carrelli della teleferica che viaggiavano a diversi metri da terra diretti a Castellina Scalo."La teleferica funzionava solamente dalle otto alle tre nel primo turno. La distanza tra i carrelli era di 40/50 metri e ogni carrello della teleferica di 1 metro per 1 e mezzo trasportava un quintale e mezzo di materiale. Alla stazione davano balta, sganciavano e riagganciavano e la mettevano nei silos per il treno e camion". Quando la produzione era abbondante perché si era sbancato e c'era tanta lignite, si aggiungevano carrelli supplementari in legno per far fronte alle necessità del momento.