Miniere a Quercegrossa
Fin dai primi anni della lignite, don Merlotti parla di scoperte vicino a Quercegrossa:
"In terzo luogo è stata fatta simile scoperta nel podere del Castellare poco sotto il diruto castello di Quercegrossa ma questa miniera sembra poco feconda, pure vi si cava in abbondanza". Si tratta certamente delle miniere, ricordate da tutti, nei piani della Staggia tra il podere Molinuzzo e Gardina di proprietà della fattoria del Castellare, da qui l'errata indicazione del parroco del Poggiolo. L'impresa avviata da sconosciuti finanziatori deve essere continuata forse alternando anni di chiusura a momenti di attività tra i quali si ricorda l’ultimo tentativo fatto dal Mosca, marito della proprietaria, che riaprì la miniera
"...ma durò poco". La lignite era in profondità perché in superficie c'era la torba: fu un mezzo fallimento. Altri ritrovamenti si segnalarono nella proprietà del Castello nei campi che guardavano il Casalino ma anche qui si trattò di un’attività molto ridotta e limitata nel tempo, se mai fu avviata. Questo sito era riconoscibile facilmente perché sul terreno non vi cresceva il grano. Furono effettuati altri saggi sotto il Castello dove in precedenza erano le miniere di zolfo,
"ma non trovarono niente". Al contrario, una più consistente cava venne aperta per iniziativa del fattore Bucci nei campi del Mori sempre in prossimità del Castello negli anni venti. In questo caso, oltre che a sbiaditi ricordi di questa industria, sono rimasti importanti carte, fondamentali per conoscere i tempi e i luoghi della miniera e che crediamo interessante riportare. Sono i contratti stipulati tra il richiedente Egidio Bucci e la famiglia Mori concedente l'autorizzazione indispensabile per lo scavo nelle proprietà da poco acquistate. La premessa nel contratto, datato 17 dicembre 1917, riportava:
"Come il Sig. Bucci Egidio esercitando il mestiere di escavatore di lignite si è rivolto al Sig. Mori Lorenzo F.lli perché voglia permettergli di fare delle esplorazioni per ricerche di lignite nel podere di Quercegrossa di proprietà di esso Sig. Mori F.lli lavorato attualmente dal colono Buti". Inoltre stabilivano che se dette esplorazioni avessero dato dei risultati favorevoli e positivi, il Bucci si sarebbe assunto l’onere dell’escavazione della lignite stessa alle condizioni che i due stipulanti si erano imposte reciprocamente nel contratto. Questo prevedeva in primo luogo l'autorizzazione a procedere nelle esplorazioni e che tutte quante le spese fossero ad esclusivo carico del Sig. Bucci. Il proprietario declinava anche ogni responsabilità verso operai e verso alcuna altra persona adibita a detto esperimento. Come era consuetudine, il punto tre stabiliva che il Sig. Bucci Egidio era obbligato a fare i lavori da buono e diligente padre di famiglia. La durata delle concessioni sia per le esplorazioni che per l'escavazione fu fissata in anni venticinque e
"come corrispettivo della concessione il Sig. Bucci Egidio dovrà corrispondere al Sig. Mori Lorenzo F.lli durante il tempo dell'esplorazione e per tutta la durata della concessione, qualora si effettuasse, un compenso di lire tre per ogni tonnellata di lignite escavata resa commerciabile e asportata dalla miniera pagabili entro il 30 di ciascun mese per la quantità spedita nel mese precedente". Al punto sei troviamo una clausola di garanzia per il sig. Bucci che prevedeva la disdetta e rescissione del contratto entro un mese nel caso la miniera si rivelasse infruttuosa e sterile e la qualità della lignite non fosse commerciabile a prezzo remunerativo senza compensi di sorta al proprietario. Continuava al punto sette con l'obbligo, allo spirare della concessione o risoluzione di esso, dell'asportazione di tutti gli attrezzi mobili e chiusura delle gallerie se al proprietario non piacesse conservarle e prendere il legname impiegato per la miniera. Precisava che le costruzioni in muratura sarebbero rimaste al proprietario del terreno. Ai punti successivi si stabiliva inoltre che, in caso di vendita della proprietà, i Sigg. Mori Lorenzo F.lli si obbligavano a far rispettare e assumere al compratore gli obblighi derivanti dal presente compromesso. Per i lavori al concessionario era riconosciuto l'uso gratuito di terreni e delle strade per il trasporto del minerale fuorché per coltivazioni e semine eventualmente distrutte. Nel caso di scoperta di altri minerali al sig. Bucci era riservato il diritto di prelazione e quindi favorito a parità di condizioni di fronte ad altri offerenti. In caso di controversia sarebbero stati nominati arbitri per dirimere la questione. Le ultime rovinate righe del documento parlavano di eventuali modifiche del prezzo della lignite e tracciavano limiti allo scavo che doveva rispettare la distanza di cinquanta metri dalla sorgente dell'acqua (Dorcio) e cento metri dai fabbricati abitati. Stipulato il contratto si diede il via alle esplorazioni che devono aver avuto esito positivo se i primi carri carichi di lignite cominciarono a percorrere la strada del Dorcio e scaricare nel piazzale dove oggi è la fermata del Tram. Da qui i camion del tempo, quelli con le gomme piene come viene ricordato, caricavano nuovamente e trasportavano la lignite alla stazione di Siena. Furono talmente ben avviati i lavori che tre anni dopo, il 9 febbraio del 1920 veniva firmato un atto di “buonafede” per la costituzione di una società. Entravano in società con Bucci Egidio i F.lli Lorenzo e Raffello Mori per una sola quota e per la terza quota il sig. Pietro Mannucci nato a Rignano sull'Arno e domiciliato a Montarioso. Le tre parti concordavano la formazione di una società per l'escavazione della lignite nella provincia di Siena con capitale comune e comunanza di utili. Si impegnavano alla regolare costituzione di una Società in accomandita qualora la società stessa
"abbia preso consistenza" e a versare un capitale di lire cinquemila da pagarsi in tre parti uguali per ciascun gruppo di soci. L'amministrazione della Società e la direzione dei lavori era affidata al sig. Egidio Bucci. Quei soci, che senza alcun giustificato motivo si fossero rifiutati di addivenire alla legale compilazione del contratto di società, s'intendevano senza alcun compenso sciolti dalla società. Questo secondo contratto deve aver avuto un seguito se l'escavazione della lignite continuò per qualche anno ancora, gestita dalla nuova Società in accomandita. Ma la sua breve stagione ci porta a ipotizzare quel che poi accadde. I casi sono due: o che non vi sia stato in realtà un buon giacimento e che si sia ben presto esaurito o che i guadagni non abbiano soddisfatto i soci. Infatti pochi anni dopo, nel 1927, a lavori chiusi veniva firmato un ulteriore accordo tra il Bucci e Raffaello Mori che metteva fine tra loro ad ogni vertenza derivata dalla concessione dell'escavazione della lignite e dalla società formata al riguardo. Da quel giorno, anche per la partenza del Bucci, cessò nei Mori ogni interesse verso l'industria della lignite.
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