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CAPITOLO III - ARRUOLAMENTO E GUERRA

Sabatino Carli
L'unità d'Italia aveva portato, il 4 maggio 1861 con Decreto del Ministro Fanti, all'unificazione della diverse forze militari e l'Armata Sarda, che aveva incorporato questi eserciti tra cui quello Toscano, prendeva la denominazione di Esercito Italiano. Ai soldati dell'ex esercito toscano, fossero essi graduati o soldati semplici, venne offerto di continuare la ferma sotto la nuova bandiera tricolore. Molti di essi accettarono e tra i primi ci fu Sabatino Carli, un contadino allora dimorante a S. Colomba ma che pochi anni dopo il congedo sarebbe tornato con la sua famiglia al podere Gallozzole e poi a Petroio. Reclutato dall'esercito toscano nella leva del Comune di Monteriggioni del 1858, fu inquadrato il 9 marzo nel 3° battaglione di fanteria. Alto 1 metro e 62, capelli “castagni” e colorito naturale, tra le sue qualità venne annotato: "Sa leggere e scrivere". Il 1 febbraio 1860, un mese prima del plebiscito che votò l'annessione al Piemonte, entrò a far parte dell'esercito sardo confermando la ferma di otto anni, e comandato al 35° reggimento di fanteria. Sempre in quell'anno, a seguito della spedizione dei Mille di Garibaldi, fece parte delle truppe che, guidate dal generale Cialdini, invasero il territorio dello Stato Pontificio, sconfiggendo le deboli resistenze dei suoi soldati a Castelfidardo il 18 settembre, e mettendo fine alle ultime difese borboniche con l'assedio di Messina nel marzo 1861, in quella che venne definita la Campagna di Ancona e Bassa Italia.
Presente a tutte le battaglie, ricevette per l'assedio di Messina la menzione onorevole con Regio decreto del 1 giugno 1861, dopo la sua promozione a caporale del 1 aprile, alla quale seguì l'anno successivo quella a sergente. Al termine della ferma, il 5 novembre 1866, veniva congedato ed entrava a far parte della riserva. Il suo onorevole servizio era durato otto anni. Rientrò a S. Colomba un uomo esperto e circondato dal rispetto di tutti.

Foglio di congedo di Carli Sabatino.



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