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CAPITOLO III - ARRUOLAMENTO E GUERRA

Introduzione
Se c'era una cosa a Quercegrossa e in altri luoghi che non piaceva a nessuno era partire o veder partire i familiari per il servizio militare, o peggio, per uno dei tanti fronti che troppo spesso si sono aperti nelle guerre che hanno insanguinato l'Europa nel XX secolo. Ma la Patria chiamava e bisognava rispondere "Presente!". Questo dovere risultava già evidente nel 1863 quando il Sindaco di Castelnuovo si rivolgeva al Prefetto con queste parole: “...come gli abitanti di questo Comune, sebbene trovino grave tutto ciò che attiene al militare, cioè alla leva e alla Guardia nazionale, perché disturbano le loro pacifiche abitudini e alle loro faccende agricole, pure per la maggior parte hanno inteso il bisogno che ha la nazione di tenersi armata e pronta ad ogni evento ....”. Il giorno della partenza, atteso con ansia e tanto temuto, arrivava, lasciando un vuoto nelle famiglie e solo alcuni fortunati evitavano l'arruolamento. Ma non era stato sempre così e prima di entrare nel clima delle Grandi Guerre che causarono anche a Quercegrossa la partenza per le armi di numerosi giovani e meno giovani, reputo interessante volgere uno sguardo al passato e vedere come era regolamentata la ferma militare nell'Ottocento, mosso inoltre dal fatto che si è ormai persa memoria di certe norme alle quali dovettero sottostare i nostri bisnonni. Non sto a dir quante possibilità avessero di essere arruolati o esonerati, ma lo capiremo leggendo le righe che seguono.



L'arruolamento nell'Ottocento
In linea generale nei secoli Sei/Settecento gli eserciti erano formati da volontari ai quali si aggiungevano elementi coscritti forzatamente. In Toscana si deve al granduca Pietro Leopoldo Secondo l'emanazione di più precise regole per la fornitura di reclute da parte delle Comunità. Con l'avvento del Governo dei francesi nel 1808, l'arruolamento divenne obbligatorio, come conseguenza delle sempre maggior fame di truppe per le guerre di Napoleone. A queste nuove condizioni, alle quali mal si adattarono i cittadini toscani, si reagì un po' dappertutto con tentativi di sottrarsi all'obbligo, ai quali non furono estranee le stesse Comunità. Ristabilita la sovranità granducale e ripristinate quasi tutte le leggi del periodo precedente, anche il reclutamento riprese con i vecchi sistemi fino ad essere adeguatamente regolamentato dalla Sovrana Legge dell’8 agosto 1826 che riformò senza stravolgerla la legge sul reclutamento: "Sua Altezza Imperiale e Reale, volendo rendere più facile e insieme meno gravoso alle Comunità l'adempimento dell'obbligo che loro incombe di fornire quel numero di Reclute che di anno in anno possano essere necessarie a tenere al completo i diversi corpi Militari del Granducato, dispone quanto appresso".
Vennero messe le basi per un sistema che con poche varianti resterà in vigore fino all'unità d'Italia, quando l'esercito toscano passò quasi interamente sotto le bandiere piemontesi e successivamente nel costituendo esercito italiano. La nuova legge attribuiva alle Comunità, nel nostro caso Castelnuovo B.ga e Monteriggioni, tutte quelle competenze amministrative ed esecutive per raggiungere il fine richiesto, cioè la fornitura del numero di reclute stabilite per quella Comunità.
Il primo passo previsto era la Costituzione di una Commissione Comunitativa che vedeva il Gonfaloniere dirigere le operazioni affiancato dal Cancelliere Comunitativo o da un suo sostituto. Comprendeva poi il Vicario Regio oppure il Giusdicente locale in rappresentanza del Governo, uno dei Priori della Comunità, il Provveditore Soprintendente della Camera Comunitativa di Siena o un suo rappresentante da lui nominato. Contribuivano in tempi diversi con vari servizi il Donzello (in pratica un messo comunale), il medico e, al bisogno, da altri incaricati anche esterni alla Comunità. Il sistema di arruolamento militare nel Granducato era molto semplice e soprattutto non richiedeva grossi contingenti.
La ferma militare o ufficialmente "Capitolazione" durava 6 anni e le superiori autorità militari stabilivano annualmente, in base alle necessita dei corpi, il numero di reclute da arruolare; ogni Comunità era chiamata a fornire i contingenti in proporzione alla popolazione.
Al di sopra dell'organizzazione Comunitativa operava nel Granducato l'Incaricato della Direzione del Reclutamento Militare il quale comunicava annualmente a ciascuna Comunità il numero di reclute che era tenuta a fornire. Nel 1826 il contingente richiesto dalle autorità militari per tutto il Granducato era di 600 reclute e Castelnuovo doveva inviarne 4. Avete letto bene, 4 era infatti la quantità richiesta e in quell'anno vennero scelti da una lista o “Nota” di 73 iscritti. Un anno particolarmente abbondate perché poi la cifra si assesterà intorno ai 60 con 58 nel 1828, 58 nel 1829 e 59 nel 1830. Successivamente inoltre diminuisce anche il numero di reclute da inviare che scende a 3. Nel 1851 la quota per Monteriggioni era di 2 soldati. Questi dati ci mettono in chiara evidenza quante poche probabilità avesse un giovane di essere arruolato, in considerazione del fatto che la leva era annuale e trascorsa questa egli non aveva più nessun obbligo con la milizia: "Passato l'anno 21° nessuno sarà più soggetto al Reclutamento".
Se pochi erano quelli destinati a partire, al contrario, tutti i giovani domiciliati nel territorio di competenza che entravano nel 21° anno di età, nessuno escluso, erano obbligati a iscriversi nelle liste dalle quali sarebbe poi scaturita la Nota finale purgata dalle esenzioni riconosciute dalla legge e presentate dagli interessati 10 giorni dalla fatidica scelta. Ad esempio la leva del 1826 riguardava i nati nell'anno 1806 e gli idonei, dopo la selezione di settembre, sarebbero partiti entro breve tempo. L'articolo parlava chiaro e quando diceva tutti intendeva tutti: "Scapoli o Ammogliati, Impiegati in qualunque Uffizio, Ebrei, Eterodossi, Figli unici, Capi di Famiglia, Addetti a qualsivoglia Collegio, o Corpo Morale, o chiunque altro generalmente dell'età prefissa, qualunque ne sia il grado, lo stato e la professione a presentarsi volontariamente e immancabilmente...". Gli ebrei non potevano comunque essere arruolati e vedremo che cosa stabiliva la Legge per loro. Sul piano esecutivo e come prevedeva le Legge, entro il 15 gennaio il Cancelliere doveva inviare una circolare ai parroci del territorio per informare opportunamente la popolazione dell'annuale reclutamento: "In ordine alla Circolare della Direzione all'Arruolamento Militare del 5 febbraio 1827 ho l'onore di accompagnare a VS. Molto Reverenda due esemplari dell'acclusa Notificazione affinché si compiaccia leggerla al Popolo dall'Altare in tempo della Messa Parrocchiale per due volte almeno. E con distinta stima, ed ossequio mi pregio essere Di VS. Molto Reverenda. Siena dalla Cancelleria Comunitativa. Li 22 gennaio 1831".
In tempi diversi si raccomandava anche di tenere affissa la Notificazione alla porta di chiesa. La detta Notificazione invitava i giovani nati nell'anno indicato "a darsi in nota e di iscriversi presso la Cancelleria Comunitativa” che per Castelnuovo aveva sede a Siena e per Monteriggioni a Colle di Val d'Elsa. Nel 1847 il testo terminava così:" .... e nessuno è escluso quand'anche si trovi nelle Note che portano i Paroci e rammenta le pene pronunziate dalla sullodata Legge". Il tempo messo a disposizione per presentarsi era di 2 mesi. Le Note suddette non erano altro che le liste dei giovani in età per la ferma che i parroci avevano obbligo di tenere, di aggiornare e comunicare al Gonfaloniere quando questi l'avrebbe richieste perché, come ho ripetuto, non esistevano allora gli uffici anagrafici e questo incarico era tenuto per legge dal clero parrocchiale il quale non si poteva sottrarre, cosa che i Gonfalonieri non esitavano a ricordare:"... penetrata della delicata ed importante missione sono certo che vi adempirà con la precisione ed accuratezza a scanso di responsabilità". Infatti l’art. XIII comandava: "Frattanto la deputazione raccoglierà presso i parroci i nominativi dei giovani soggetti alla leva", concetto ribadito anche da una norma del 1840: "Il disimpegno delle incumbenze dell'Arruolamento militare essendo dichiarato di Uffizio, s'intenderanno però anco i parochi costituiti nell'obbligo di prestarsi gratuitamente non solo nella formazione delle note contenute nelle ridette module, egualmente al rilascio di quelle fedi delle quali fossero richieste ... per la purgazione delle liste".

Il parroco Gaetano Pratesi sul giovane Pietro Giachetti, non più residente in parrocchia, allega le proprie osservazioni.

Il giovane interessato alla leva di quell'anno doveva quindi recarsi personalmente alla sede indicata e iscriversi nelle liste. La precarietà del tempo per quanto riguardava le registrazione degli individui, anche a causa dei tanti trasferimenti di residenza che spesso impedivano il controllo, ben si rifletteva nelle parole del Gonfaloniere nel 1831: "Onde procedere alla Coscrizione richiede al parroco nome e cognome dei nati del 1811 domiciliati nella parrocchia o almeno residenti da sei mesi, di quelli che possa rilevarlo con sicurezza e di quelli che secondo il suo parere si approssimino all'età di venti anni compiti, di qualunque stato o condizione essi siano, niuno escluso né eccettuato". Accanto ai registri dei matrimoni, dei morti e degli stati delle anime il parroco compilava e aggiornava la sua lista e motivava le presenze e assenze dei nominativi che gli venissero richieste. Completata la fase delle iscrizioni il Gonfaloniere concordava con le altre autorità preposte la data per procedere alla scelta dei giovani e nel 1827 era stata fissata il 18 settembre tenendo conto che: "...divisando che effettuarla in tempo anteriore e di mezzo alle più forti faccende dell'imminente raccolta porterebbe notabile disturbo alle famiglie colone alle quali la massima parte dei giovani appartiene".
Mentre veniva pubblicizzato verso giugno il giorno prescelto attraverso il solito sistema delle parrocchie, era nel frattempo preparata la Lista generale basandosi sulle iscrizioni personali, confrontando i dati dei parroci con quelli raccolti e verificati dal Donzello. La Lista definitiva restava affissa per i 10 giorni precedenti la leva al Palazzo Pretorio e alla Cancelleria Comunitativa. In questo lasso di tempo ogni giovane aveva facoltà di presentare reclami, certificati e altro per l'esenzione dal servizio e tutto veniva annotato nell'apposito registro. Al termine dei 10 giorni la Deputazione depennava gli esentati e nei casi dubbi il nominativo rimaneva in Nota con possibilità di rivolgersi successivamente all'Incaricato della Direzione dell'arruolamento. Arrivava finalmente il giorno stabilito e all'ora stabilita, le 8 o le 9 della mattina, una cinquantina di giovani si presentavano eccitati alla Residenza Comunale dove si sarebbe compiuto il loro destino. La legge dava facoltà alle comunità di optare per due metodi di reclutamento: quello per Tratta o sorteggio oppure l'arruolamento volontario "o per acquisto", con premio in denaro per i volontari che nel 1826 "non dovrà eccedere i 50 scudi", con tutte le spese a carico dei giovani che componevano la lista. Il metodo adottato da Castelnuovo e da molti Comuni fu quello della Tratta, che poi era anche il più semplice e soltanto nel 1836 fu applicato il metodo dell'ingaggio. Naturalmente quando questo non riusciva a fornire il contingente si procedeva con il sorteggio restituendo a tutti i soldi della tassa. Negli ultimi anni, dopo la formazione del Circondario comunale prese campo un sistema misto volontari - estratti per il raggiungimento del numero prefissato.

Il frontespizio dello stampato governativo in dotazione ai parroci.



L' esenzione
Il Regolamento del 1826 trattava ampiamente sulle esenzioni delle quali poteva beneficiarne chiunque. Erano normative che miravano anche a non penalizzare troppo le famiglie contadine in particolari condizioni: sono regole che in generale saranno applicate anche nell'esercito italiano. Innanzitutto erano esentati i chierici seminaristi, tutti gli ecclesiastici e religiosi vari. Poi gli ammogliati negli anni precedenti la tratta, i figli unici di madre vedova, i figli unici di padre settuagenario, i giovani che abbiano un fratello carnale in servizio nei corpi di linea purché non sia Uffiziale o coatto o cambio, i capi delle famiglie coloniche che trovansi a podere quando in famiglia non rimangano altri due maschi e così i capi di famiglia livellari. In questi calcoli non rientravano i ragazzi minori di dodici anni e gli anziani maggiori di settanta. Era anche esentato uno dei due fratelli gemelli da determinarsi a sorte. Chiunque si fosse sposato nell'anno della Tratta, prima o dopo la medesima, non avrebbe goduto dell'esonero. Abbiamo visto che gli ammogliati degli anni precedenti la Tratta beneficiavano invece dell'esenzione e questo sistema del prender moglie per non fare il militare si diffuse talmente, forse dal 1847/48 quando aumentò il numero dei chiamati, tanto da richiede una modifica codificata nella legge del 1853 la quale annullò il detto beneficio: "...esclude qualunque titolo d'esenzione dal servizio militare a favore di quei giovani, che in qualunque epoca precedente fossero passati allo stato coniugale". Ci si premurò da parte di alcune autorità locali, probabilmente dietro qualche fatto accaduto, di sensibilizzare i giovani a non ricorrere al matrimonio quando, una volta scelti, non avessero i mezzi per sottrarsi e farsi rimpiazzare o titoli di esenzione. Ciò avrebbe procurato e "reso sempre più rilevante il danno della pubblica morale ed i pericoli delle spose nel caso che rimanessero abbandonate dai mariti chiamati dalla Legge al servizio militare". I parroci furono incaricati di questo delicato compito e "... farà rilevare ai medesimi con gravi parole il pericolo a cui si espongono e in caso d'insistenza ce ne darà parte". La menzionata Legge del 1853 introdusse anche l'interessante novità che riguardava l'applicazione dell'esenzione agli alunni della scuola normale di Pisa qualora fossero in regola con lo studio.
Il cambio
Se l'esenzione consentiva di evitare il rischioso sorteggio, la legge offriva però ancora una scappatoia a coloro che erano stati reclutati e questa era rappresentata dalla presentazione di un Cambio che lo avrebbe sostituito nel servizio militare. Era una norma della quale beneficiavano i più abbienti dato il comprensibile costo per compensare il sostituto che si accollava i sei anni di ferma. Questi cambi dovevano avere le caratteristiche richieste ed essere alti 3 centimetri in più dei normali reclutati ed era obbligatorio ricorrervi per gli ebrei "..gli individui della nazione ebrea" i quali non erano ammessi al servizio militare.
Il sorteggio
Riunita quindi il 18 settembre 1827 nei locali comunali la Commissione precedentemente nominata, di fronte ai giovani e alla popolazione, il Gonfaloniere dava il via alle operazioni osservando scrupolosamente la procedura stabilita dal Regolamento, mentre il cancelliere redigeva il verbale sul quale erano già annotate le fasi anteriori che avevano portato a quella riunione. Il Gonfaloniere disponeva di due borse di tela di cotone (l'anno successivo sarà una cassetta di legno e un'urna di latta) metteva, leggendo a voce alta, in una borsa le cedole relative a ogni giovane con nome e cognome che risultava nella Lista in stretto ordine alfabetico e nell'altra le cedole dei numeri progressivi dall'uno al 73, cioè quanti comparivano nella lista che era stata letta precedentemente dal cancelliere ".. conveniente lettura fatta a chiara voce". Terminata l'operazione di "imborsatura" il Gonfaloniere estraeva la prima cedola dei nomi e il giovane estratto o chi per esso si faceva avanti e personalmente levava dalla seconda borsa una cedola con un numero. Quello era il suo numero. I numeri più bassi avrebbero portato al reclutamento. In questo caso, essendo 4 le reclute da scegliere ed essendo ben chiara la direttiva, si tenevano prudenzialmente reclutati gli 8 numeri più bassi onde sostituire in tempi brevi gli eventuali riformati sia dal medico presente che dalla commissione medica di Siena, che avrebbe visitati i giovani prima della partenza oppure per far fronte a sopravvenuti esoneri o ritiri per cause diverse e impreviste. In assenza del giovane procedeva all'estrazione il Gonfaloniere, e per l'assente Massimo Faleri estrasse il numero 1 mentre per gli altri assenti estrasse il numero 5 per Chiantini Michele e il numero 8 per Clemente Grilli. Ai suddetti giovani venne intimato di presentarsi entro tre giorni per la visita medica. Intanto si procedette a riconoscere l’idoneità o l’incapacità al servizio militare dei restanti primi numeri verificando il loro stato con la visita medica del Sig. Dottore Lorenzo Ferraccini. Alla fine si decretò quanto segue: Falugi Giovanbattista che estrasse il n° 2 fu trovato buono e dell'altezza di braccia due, soldi 16.6. Ora è necessario ricordare che l'altezza richiesta per essere abili era allora calcolata in braccia, soldi e denari fiorentini e il minimo richiesto era di due braccia fiorentine e 14 soldi che corrispondevano a 156,6 centimetri; al di sotto di questa soglia si era riformati. Quindi il Falugi che era alto circa mt. 1,63 risultò idoneo e arruolato sedutastante, come Vannini Pasquale che aveva pescato il n° 3 fu trovato buono e dell'altezza 2.14.9 braccia. Invece Tommasi Agostino, che tirò il numero 6 e trovato buono di braccia 2.15, rimase in attesa degli eventi. Immediatamente esonerati furono invece i due Brogi: Patrizio col numero 4 "fu riformato come mancante di misura" per essere alto 2.11.8 e Luigi per lo stesso motivo con 2.13.7.
Patrizio arrivava a 1 metro e 51 scarsi, Luigi con 1 metro e 55 se la sgabellò per 1 centimetro e mezzo. Nessuno dei sunnominati giovani era della parrocchia di Quercegrossa. Il 19 novembre successivo si riuniva nuovamente la Deputazione incaricata della Consorteria (l'insieme delle pratiche per arrivare al reclutamento). Prendeva atto che il contingente di 4 reclute era già stato consegnato al Comando Militare e deliberava la liquidazione delle spese occorse per l'attivamento dell'arruolamento predetto “Mandando a richiedersi per l'approvazione al Sig. Direttore Generale del Reclutamento la conveniente approvazione delle medesime cioè: allo stampatore Guido Mucci per prezzo di stampe, notificazioni e avvisi ai parrochi... Lire 12. Al Sig. Luigi Minucci incaricato delle diverse ispezioni, delle notificazioni pubblicate nei 28 comunelli.. trasmissioni.. ricevimenti... intimazioni...compilazione delle liste e rimborso per spese di carta e corrispondenza colla deputazione... Lire 66, soldi 13 e denari 4. A Giuliano Morandi cursore del tribunale per avere di commissione... prestato assistenza per il buon ordine nel giorno della Tratta, Lire 2. All'Ecc.mo Sig. Dottor Lorenzo Ferraccini medico per onorario di visite e relazioni fatte sullo stato fisico di diversi giovani i primi disegnati.... Lire 13, soldi 6, denari 8. A Pietro Sensi Donzello della Comunità per gratificazione per le molteplici gite fatte a pubblicare... le intimazioni ed altro, Lire 20. Al Cancelliere Comunitativo per rimborso di spese vice commesse in due gite fatte esclusivamente per affari riguardanti l'arruolamento, Lire 16”.
Per il reclutamento del 1836 fatto col sistema dell’acquisto, rimane l’elenco dei giovani delle varie parrocchie e tra le 50 potenziali reclute soltanto 4 provenivano da Quercegrossa e 2 dai poderi vicini della parrocchia di Basciano:
38 - Losi Domenico di Giuseppe, pigionale;
38 - Cappannoli Valente di Domenico, colono a Belvedere;
39 - Losi Domenico del fu Antonio, garzone al Castello;
39 - Foti Agostino di Pietro, colono a Querciagrossa;
41 - Cappannoli Paolo di Giuseppe, colono a Castagnoli;
44 - Bronzini, garzone a Larginano.

Sanzioni penali
Prevedeva la Legge anche le sanzioni penali per coloro che, reclutati, non si fossero presentai alle armi o "sotto le bandiere" come si diceva e per quelli che avessero in qualche modo imbrogliato per favorire se stessi o altri: "LXVII - Colui che in qualsiasi modo sfugge al reclutamento in ogni tempo venuto nelle mani della giustizia dovrà esser posto sotto le bandiere per nove anni e qualora trovato incapace incorrerà nella pena di un anno di detenzione nella casa di Forza di Volterra.
Colui cui fosse toccato in sorte un numero basso e sfugge all'arruolamento "si renderà refrattario" celandosi con la fuga o contumace in altro modo verrà una volta preso arruolato per dodici anni oppure se inabile punito con due anni di reclusione nella suddetta casa di Forza.
- LXX.- Colui che coopera o in qualsivoglia modo dasse mano alla manomissione delle Note, alla sottrazione dell'Arruolamento o all'indebita riforma di qualche individuo incorrerà nella multa di scudi Cento da scontarsi con il carcere nel caso di impotenza.
Trascorsi dieci anni i casi di contumacia cadranno in prescrizione".

Refrattari erano coloro che non si sottomettevano alle leggi o che non intendevano adempiere ai loro obblighi e doveri. L'esperienza nel valutare molte situazioni e ricorsi, portò a risolvere con ragionevolezza quei casi determinati da ignoranza, assenza ecc. nella legge del 1853: "Il giovane che sia mancato di mettersi in nota e si presenterà prima della Tratta verrà rimesso in "buon giorno". Coloro che non saranno messi nemmeno nelle liste del Circondario potranno chiedere entro un anno la messa in "buon giorno". Curioso il detto "buon giorno" che significava rientrare nei ranghi, nella normalità. Previdente il legislatore ma anche attento e pronto a punire coloro che furbescamente o con procurate menomazioni tentavano di sfuggire al loro dovere: "art. 18 Quel giovane il quale chiamato a far parte del contingente alleghi maliziosamente una imperfezione non esistente allo scopo di sottrarsi alle obbligazioni del reclutamento sarà considerato e punito come refrattario. Qualora poi si procuri questa imperfezione con lo scopo che sopra sarà punito a forma delle vigenti leggi penali". Quindi non si scherzava.
Modifica all'arruolamento nel 1853
Nel gennaio del 1853, per decreto granducale il sistema del reclutamento subì una grossa novità sostanziale a seguito della riforma delle amministrazioni comunali e provinciali fatta nel 1848 che divise il territorio in Compartimenti e Circondari. Si concentrarono in un unico organismo tutte le operazioni previste, liberando così tanti amministratori locali da queste lunghe e impegnative pratiche. Si creò in pratica, col Circondario, una forma di consorzio tra Comuni per la gestione delle operazioni di reclutamento che probabilmente mirava anche ad un risparmio economico per le loro casse. Fermi restando gli obblighi di legge previsti per i giovani e per i metodi procedurali, nacquero su base intercomunale le Consorterie; del Circondario di Delegazione di Siena, come venne chiamata la nuova istituzione consorziale, facevano parte i Comuni di Siena, Terzo di S. Martino, Terzo di Città, Castelnuovo Berardenga, Monteroni, Monteriggioni e Sovicille.
Doveva la Consorteria arruolare le reclute previste nella somma di tutti i comuni e per l'anno 1854 il contingente assommava a 45 elementi da scegliere fra i giovani dei comuni suddetti e arruolare nello stesso tempo i volontari che si fossero presentati. La Consorteria, sotto la guida del Sig. Giuseppe Romualdi nominato Direttore con ufficio posto in Via del Casato, eseguiva le operazioni di arruolamento con la generale soddisfazione, come ebbe a dichiarare lui stesso. E' probabile che tale struttura abbia funzionato fino al 1859/60.
Il 26 marzo 1853, per l'Arruolamento dei nati del 1833 il Gonfaloniere di Monteriggioni informa tra le altre cose che "...la Tratta avverrà a Siena nel palazzo Civico la mattina del 15 prossimo futuro nella sala detta del Consiglio da tutti i giovani portati sulle liste dei sette comuni componenti il circondario di Siena in conformità al Sovrano decreto del 18 gennaio ultimo”. Continua e dice "che ai termini del successivo art. 35 soltanto dopo eseguita la tratta si fa luogo rispetto ai giovani, che per numero da essi estratto dovrebbero far parte del contingente, all'esame e risoluzione delle cause di esenzione, riforma, sostituzione ed esclusione dal servizio militare enunciate nel titolo V del più volte citato decreto in coerenza con gli articoli 25 e 29 del medesimo.
Dalla Residenza Comunale il 26 marzo 1853. Il Gonfaloniere".

La novità era rappresentata dalla possibilità di presentare la documentazione per l'esenzione dopo l'estrazione.
I principi dettati dalla Legge del 1826 subirono, come abbiamo visto, marginali modifiche nel corso degli anni e il sistema funzionò nel complesso secondo quei dettami. Vi furono però anni particolari nel periodo delle guerre risorgimentali che portarono a un aumento spesso notevole della leva e alla costituzione di corpi speciali che videro la popolazione mobilitata e chiamata a parteciparvi e vediamo come la grande storia affondi le sue radici nel tessuto sociale.



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