La Selva conquista la sua undicesima vittoria dal dopoguerra, in una Carriera in cui era addirittura in dubbio la sua partecipazione.
La tratta fa felici Drago e Chiocciola a cui toccano rispettivamente Benito e Brandano. In San Marco arriva, dalla Selva, l'esperto Bastiano a caccia di rivincite, in Camporegio viene confermato l'emergente Falchino.
Fanno ben sperare anche Amore e Vipera che tuttavia non è in buone condizioni fisiche, come Marilù e Tulipano di Harlem.
La Selva nelle prime tre prove monta Bastiano, Bonito e Il Pesse, ma proprio quando la scelta sembra cadere su quest'ultimo nascono i primi problemi per Vipera che viene esentata per le restanti prove.
Il cavallo della Selva ha un ditino rotto, addirittura circolano voci di un prossimo abbattimento, la Contrada di Vallepiatta viene data per sicura assente.
Ma sottoposta a pazienti e "miracolose" cure Vipera si riprende, a sorpresa Il Pesse resta a piedi e viene sostituito dal diciannovenne Bonito, pescato all'ultimo momento già in procinto di tornare a casa.
La mossa del Palio ha tempi molto rapidi, quando la Selva entra c'è molta confusione, alcune Contrade sono fuori posto, ma per D'Inzeo la partenza è valida. In testa vanno Oca, Pantera e Chiocciola, attardata l'Aquila così come la Selva che è ultima.
A San Martino la svolta del Palio, cade prima l'Istrice, poi Pantera, Oca e Chiocciola, con il povero Brandano che trova la morte sul tufo.
La Selva, che era risalita in quinta posizione, evita il tremendo impatto e passa in testa, seguono Lupa e Drago.
Le prime posizioni restano invariate fino all'ultimo San Martino dove cade Ercolino nella Lupa e il Drago passa secondo, ma per Falchino c'è solo il secondo posto ed il dolore per la morte del suo Brandano.
Bonito alza il nerbo, la Selva vince un Palio che non doveva nemmeno correre, tra la gioia dei selvaioli si confonde il dolore per la morte dell'amatissimo Brandano. Nei giorni successivi al Palio le polemiche si sprecano.
La "rinascita" di Vipera non convince molti contradaioli, c'è chi accusa la dirigenza di Vallepiatta di aver sfruttato la frattura del ditino per fare pretattica, altri ipotizzano addirittura una sostituzione illegale del cavallo.
In risposta ironica a queste dicerie la Selva intitola il suo numero Unico "Il ditino nell'occhio".
(Da "Daccelo!" di Roberto Filiani)


















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