Andrea Degortes detto "Aceto" diventa sempre più la "chiave" del Palio, l'Oca lo gestisce al meglio, anche se è costretta a rinunciare in pochi anni ad un'altra alleanza. Dopo aver "prestato" Aceto all'Istrice nel 1972, con la conseguente rottura con la Lupa, questa volta il fantino sardo viene girato alla Chiocciola per montare il favorito Panezio. Infatti alla quarta prova Chiocciola e Oca si scambiano il fantino, la Tartuca rompe l'alleanza con Fontebranda.
Oltre alla Chiocciola sperano nella vittoria il Montone con Canapino e Rimini e il Bruco che con Ercolino e Rucola conta di spezzare un digiuno ormai ventennale. Queste tre Contrade sono infatti le assolute protagoniste del Palio.
La mossa è particolarmente tormentata, tanto da richiedere l'apertura della seconda busta. Quando Aceto entra di rincorsa partono velocissime Bruco e Montone, la Chiocciola a San Martino è già terza, le altre Contrade fanno da comparsa.
Rimini nel Montone passa primo e sembra in grado di poter centrare il cappotto, ma Canapino soffre la pressione del Bruco e della Chiocciola che resta sempre in agguato. Le posizioni restano invariate fino al terzo Casato dove il duello Montone-Bruco ha un esito clamoroso e imprevisto.
Ercolino tenta di passare all'interno, Canapino è costretto ad allargare, i due fantini si ostacolano reciprocamente e gettano alle ortiche l'occasione di vincere. Per la Chiocciola si apre un'autostrada che Aceto e Panezio sfruttano portando il Palio in San Marco quando ormai le loro possibilità sembravano sfumate.
Mentre i chiocciolini festeggiano ci sono momenti di terrore per Canapino che si salva a stento dal linciaggio dei brucaioli, amareggiati e infuriati per questa nuova incredibile beffa.
Questo Palio segna l'addio di due fantini che hanno fatto epoca. Bazza, sei vittorie, di cui cinque ottenute in età abbastanza matura, dopo varie squalifiche e prestazioni negative. Chiude la sua carriera anche Lazzaro Beligni detto "Giove", quaranta presenze sul tufo senza nessuna vittoria, uomo tattico del Palio, chiave determinante per tanti anni di strategie paliesche.
(Da "Daccelo!" di Roberto Filiani)


















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