Pecci ricoprì numerose cariche pubbliche: fece parte del Concistoro, fu per quattro volte Capitano del Popolo, Deputato dello Studio Senese e Archintronato.
Grazie ai suoi studi e al suo operato come archivista, raccolse per tutta la vita notizie sulla storia di Siena che pubblicò in opere monumentali come lo stesso "Giornale Sanese" che, in cinque volumi raccoglie, sotto forma di diario, gli eventi accaduti a Siena a partire dal 1715.
L’opera fu conclusa dal figlio Pietro che la portò avanti fino al 1794.
Grazie al suo operato, dopo circa un secolo di assenza dai giochi di Piazza, nel 1718 l’Aquila risorse.
Fu lui a chiedere al tribunale di Biccherna che la Contrada potesse partecipare nuovamente al Palio.
La richiesta diede origine ad un acceso dibattito sviluppatosi in varie udienze ed anche il Capitano Ascanio Bulgarini sostenne le ragioni dell’Aquila davanti al tribunale tanto che questo emise sentenza favorevole.

Così l’Aquila rientrò in Piazza vincendo, l’anno successivo, il Palio del 2 luglio 1719.
Quel drappellone è tuttora conservato nel museo dell'Aquila ed è il più antico di quanti, in originale, si trovano nei musei delle diciassette Consorelle.
Il rientro dell'Aquila nella vita comunitaria delle Contrade, però, non fu "indolore" dato che nei decenni di latitanza le Contrade vicine si erano in qualche modo "spartite" il territorio aquilino.
Nacquero per questo non poche liti tra l'Aquila, che rivendicava il suo rione, e le altre consorelle, tanto che solo il Bando sui Confini delle diciassette Contrade, firmato da Beatrice Violante di Baviera nel 1730, mise un punto fermo alla questione.