Dal XVI secolo in ogni città si chiamarono ghetti le zone
destinate agli Ebrei, ai quali era vietato abitare in mezzo ai Cristiani.
Così, il 3 febbraio 1572 il Collegio di Balìa venne incaricato di individuare in Siena un luogo dove far abitare gli ebrei.
Con la caduta della Repubblica, infatti, si capì subito che la loro situazione sarebbe peggiorata: già nel dicembre 1571 il Granduca Cosimo I aveva tolto agli ebrei il Banco del Prestito senese, avvertendoli, inoltre, che di lì a poco sarebbero stati rinchiusi dentro un ghetto, come stava succedendo in altre città.

vicolo delle Scotte
A Siena fu scelto il Terzo di San Martino perché era una zona centrale, già abitato in parte da Israeliti e perché lì le case costavano poco essendo occupate da meretrici e da persone di dubbia reputazione.
Si pensava così che gli ebrei, andandoci ad abitare, avrebbero risanato l'intero ristretto.
Saranno loro stessi a provvedere alle opere necessarie alla recinzione dell’area (compresa tra la Via di Salicotto e la Via di San Martino) e tutti gli ebrei residenti in città furono costretti, sotto pena di precise sanzioni, ad indossare un “segno giallo” per contraddistinguersi dai cristiani.
Il ghetto fu definitivamente aperto solo nel 1859.