Quercegrossa (Ricordi e memorie)
CAPITOLO I - LUOGHI E PODERI
(QUERCEGROSSA - NUOVE COSTRUZIONI)
Indice luoghi e poderi
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Quercegrossa - Introduzione storica
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Villa
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Palazzaccio
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Quercegrossa di Sotto Case Ticci
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Casagrande
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Quercegrossa di Sopra
Nuovi edifici
Quercegrossa Nuove costruzioni
Escluse le abitazioni sorte intorno agli edifici storici sopraccennati, delle quali ho già parlato, rimane da trattare di tutte le altre costruite a Quercegrossa fino al 1960/63, restando per decenni sempre ancorati a una modesta e lenta attività edilizia che riguardava esclusivamente le vecchie famiglie del paese in cerca di nuove sistemazioni determinate da una migliore situazione economica oppure da esigenze familiari. Certamente questa ridotta attività non modificò che in modo trascurabile l’impianto urbanistico del paese; furono gli anni successivi a sfigurarlo, quando il fenomeno si fece più intenso.
1815 Casa del camporaiolo in parrocchia
Il primo intervento edilizio conosciuto di tipo abitativo risale al 1813 quando don Bianciardi, parroco di Quercegrossa, nel ristrutturare la chiesa ne prolungò l’edificio e il successore don Pratesi vi realizzò il quartiere per il camporaiolo della parrocchia (Vedi Storia religiosa).
Leccino
Non era un fenomeno raro, anzi era la norma, che un esperto muratore si costruisse la casa con le proprie mani, magari impiegandoci qualche annetto, trasportando pietra su pietra con l’aiuto di occasionali manovali. Così fece il muratore Giulio Rossi, il babbo di Brunetto, che nel 1891 rinnovo la sua abitazione posta in fondo alla discesa dell’Arginano sulla strada principale e al fabbricato venne dato il nome di Leccino. La famiglia Rossi vi abita da sola per molto tempo, poi, durante la Prima guerra mondiale, accoglie una pigionale, Emma Donnini, poi Riversi, in due stanze a destra e nel 1936 vi abitano sempre i Riversi e i Borgheresi sul retro, abitazione probabilmente aggiunta più tardi dal Rossi al corpo iniziale. Qui troveremo nel 1946 il Fabbrini mentre lo Starnini abita nell’appartamentino sopra il laboratorio di Brunetto. Più tardi, Dino Carli acquisterà l’immobile venduto dagli eredi di Brunetto.
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Sulla destra, nella foto, il vecchio Leccino poi la villa Castagnini e il Leccino Nuovo. A sinistra il palo del telegrafo. Anno 1933 c.a
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La zona del Leccino vista dalla fonte dei campi dell’Arginano. In primo piano il Leccino con affiancato il garage costruito da Spartaco Carletti, a destra il villino Edelweis con la villetta Castagnini - Papi di fronte.
Leccino Nuovo

Dal Leccino al Leccino Nuovo. Nel 1904 il calzolaio Oreste Mencherini acquista dal Pallini un pezzo di terra lungo la strada, dalla parte della chiesa e a 200 metri da questa dove il campo si rialzava leggermente. Vi erige una casa a due piani e in tre fasi vi realizza anche un quartierino per pigionali. La famiglia Mencherini ne mantiene ancor aggi la proprietà e la residenza. Le varie aggiunte alla casa servirono da appartamento per i tanti pigionali che vi hanno dimorato a partire dal 1920 circa: si ricordano Rutilio Rossi, un Fanetti e nel 1931 vi abitano il Nucci e i Meli. Nel 1936, Marchetti e Meli. Dopoguerra vi abitano le famiglie Carletti, Bruttini, Serafino Landi, Franco e Amabile Nardi, Manganelli e Taddei. Tra gli ultimi Giuseppe Bianciardi che già vi aveva dimorato per pochi mesi nel 1927.
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Vista che dal Leccino Nuovo spaziava per i campi del Casino e verso la Chiesa prima che la zone venisse urbanizzata. Nelle foto soprastanti a sinistra la facciata dell'edificio e a destra veduta della strada principale tra il Leccino Nuovo e la Chiesa.
Dopolavoro - Anno 1929
La sede “Dopolavoro” della sezione del fascio di Quercegrossa, con funzione di circolo ricreativo, venne edificata nel 1929 (Vedi Storia Civica).
Villino Edelweis
Nel 1932/33 la possidente senese Teresa Nenci e il marito Guido Castagnini decidono di farsi la villa in campagna, a Quercegrossa, dove hanno da poco acquisito delle proprietà. Scelgono quel tratto di campo libero tra i due Leccini che acquistano dal Pallini. Vi edificano una costruzione a due piani, con affiancato un piccolo ambiente di servizio, e le danno il nome della loro figlia Edelweis: “Villino Edelweis”. Alla loro morte sarà ereditata dai nipoti.
Casa Brogi
Passata la seconda guerra mondiale si deve attendere il 1952 per vedere spuntare la prima casa e fu Dante Brogi che, ceduta ai Landi la bottega e il quartiere dove abitava, si predispose a edificare la sua nuova abitazione. Prese il muratore Castagnini, e senza tanti permessi comunali, dopo un preventivo contrattato di tre milioni e mezzo, gli diede l’incarico. Vi lavorarono il Tognazzi, il Volpini e altri manovali di Quercegrossa. Dopo un paio di stagioni di lavori, la residenza su due piani, posta sulla destra 100 metri dopo la piazza di Quercegrossa in direzione di Castellina, venne terminata.
Casa Castagnini - Papi
Appena due anni dopo il Brogi, nel 1954/55, una villetta cresce nel comune di Monteriggioni lungo la statale di fronte al Leccino Nuovo e al Villino Edelweis. E’ la nuova casa del Castagnini Corrado e di Papi Vittorio. Una costruzione su due piani a pianta quadrata, sulle terre dell’Arginano.
Casa Finetti Adelmo Finetti che la copiò, prendendola a modello per la sua nuova abitazione in Castelnuovo, da costruire ai bordi della strada, tra il Castellare e Macialla, sulla terra avuta dai Vegni. La disegnò lui stesso e "Fu il primo edificio a copertura in cemento in diagonale, mentre quella del Castagnini è a travi di legno". L’abitazione venne detta “S. Giuseppe”. Iniziata nel 1959 e terminata l’anno successivo, Adelmo e il fratello vi tornano nel 1962 quando lasciarono Macialla.
Lungo la strada in Comune di Castelnuovo
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Quercegrossa sotto la neve del 1920 ca. Il paese ha ancora l’aspetto antico, mancano soltanto i muri lungo la strada e il forno davanti Casagrande è l’unica novità rispetto al Settecento. La capanna in primo piano fra pochi anni sarà trasformata in scuola.
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La nevicata del 1956: nell'immagine di sinistra Giancarlo Brogi in primo piano con veduta del paese. A destra sempre Giancarlo Brogi con veduta rivolta alla chiesa mentre Dante Oretti cammina verso casa. Come si può osservare nessuna nuova abitazione sorge ai lati della strada.
Casa Buti
Negli anni 1956/57 erano anche state gettate le fondamenta alla casa di Augusto Buti e della sor Ada, in territorio di Castelnuovo, lungo la statale, a metà strada tra l'abitazione di Dina Mori e la Chiesa, quasi di fronte alla scuola vecchia. Una casa a pianta rettangolare, ad un solo piano, allungata verso l’interno, con una larga terrazza coperta sul davanti. I Buti che gestivano l’appalto lo trasferirono nella nuova abitazione e qui rimase per lungo tempo, anche con la successiva gestione di Anna Mori. L’abitazione venne venduta verso il 1961/62 e acquistata da Dino Guarducci la cui famiglia ancor oggi vi vive.
Con gli anni Sessanta il lento procedere nel fabbricare subì un grosso scossone, grazie anche alla lottizzazione fatta dai proprietari Mori, e si prese a costruire lungo la statale tra la vecchia scuola e la chiesa, in entrambi i Comuni.
Il primo a iniziare i lavori fu Giovanni Bandini nel 1960 e l’anno dopo la villetta era terminata. Sorge accanto alla casa del Guarducci.
Anche Spartaco Carletti acquista la terra nel 1960, contigua a quella del Bandini, e nel 1962 aveva la casa pronta. "Si fece tutto da noi, le fondamenta, il primo solaio da me; la casa venne rifinita da un muratore di Vagliagli. Il direttore dei lavori era il Castagnini". Una stanza del pianterreno divenne la sua bottega.
Nel 1963 tra la casa del Guarducci e l’orto di Dante Oretti, Giuseppe Landi detto Picciola costruisce un notevole fabbricato.La facciata, che da sulla strada statale, su due piani, e il retro su tre piani con seminterrato che guarda a Est. Sarà l’ambiente del nuovo forno di Quercegrossa gestito dai Pucci e dai Sestini.
Ultima costruzione di quegli anni, proprio al bivio per Vagliagli, la costruì il Bonucci, noto industriale di farine di Siena. Edificio su due piani con a terra il magazzino di farine e grani e al primo piano un’abitazione, rinnovata dai Losi.
Lungo la strada in Comune di Monteriggioni
Quel tratto di terra lungo la statale che andava dalla scuola vecchia alla strada del Poggio, davanti alla chiesa, venne diviso in tre lotti e tra il 1961 e il 1965 vi sorsero altrettante abitazioni. Partendo dalla scuola Silvio Cappelletti vi edificò la sua, a un piano, innalzato successivamente. A seguire, Serafino Landi costruì la sua villetta e l’ultimo lotto venne edificato da D’Orio Saverio che l’aveva acquistato dal fattore Tacconi nel 1962. Vi costruì un edificio a due piani che servì anche da garage a Spartaco Carletti, a officina meccanica e negozio di casalinghi delle sorelle del proprietario, con al primo piano l’abitazione del medesimo e due pigioni.
Un intervento di modifica e adattamento si ebbe nel 1965 con la trasformazione in abitazione della vecchia scuola, già capanna anteriormente al 1929, utilizzata per alcuni anni dalla famiglia di Elio Mori, che poi tornerà (1967) nella nuova casa di fronte alla Chiesa. Dopo di loro appartenne ai Petri e poi ai Guideri che oggi vi abitano dopo avervi effettuato lavori di ampliamento.
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