Quercegrossa (Ricordi e memorie)

CAPITOLO XI - COSE D'ALTRI TEMPI

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Fidanzamenti e Nozze (Nozze 1) (Nozze 2) (Nozze 3) (Nozze 4) (Nozze 5) (Fidanzamenti)



Fidanzamenti
Come dalle tradizioni più antiche della nostra società il matrimonio è sempre stato preceduto da un periodo di tempo detto fidanzamento, da fede, fidanza. Era una convenzione sociale accettata dalle famiglie per dare ai due fidanzati l’opportunità di conoscersi: tempo che parte dalla promessa reciproca di amarsi fedelmente scambiata dai due giovani, dapprima in modo privato, interpersonale, fondata sull’attrazione affettiva, poi ufficializzata con le famiglie in una prassi comportamentale ben definita da certi affermati rituali, oppure, come abbiamo visto nasceva in antico quasi sempre dall’accordo diretto fra le famiglie. Il “fidanzamento ufficiale” ancora ai miei tempi avveniva alla vecchia maniera con la richiesta al padre di lei, o semplicemente attraverso il meno formale permesso di fidanzarsi chiesto in famiglia dalla ragazza stessa al quale faceva seguito “l’entratura” del giovane in una domenica a pranzo presso la famiglia di lei. Questo passo segnava l’inizio di rapporti più stretti dando al contempo ufficialità al fidanzamento che diveniva di dominio pubblico. Seguiva il regalo dell’anello di fidanzamento da parte di lui come definitivo pegno di matrimonio. Dopo alcuni anni con le nozze, sempre con richiesta al padre di lei: “Ci si vorrebbe sposare...”, i fidanzati vedevano compiersi le promesse reciproche. Questa era la consuetudine per prender moglie, ma esistevano tante varianti che escludevano ora questo ora quel passaggio nella procedura tradizionale e tante volte l’amore non c’entrava per niente trattandosi di matrimoni di sistemazione o d’affari.
Cose Uno degli aspetti più curiosi del fidanzamento si aveva nel controllo esercitato dalla famiglia sul comportamento tra i due giovani, ma spesso facilmente eluso, e ce lo dimostrano i numerosi matrimoni celebrati con lei in stato interessante che davano adito a chiacchiere e maldicenze. Il compito di sorveglianti spettava alle mamme e alle nonne, le quali non perdevano d’occhio la coppia, in casa e fuori. Gina Rossi s’intratteneva con i fidanzati in fondo alle scale del Palazzaccio e la mamma Ersilia da casa: "Quanto ci hai con codest'uomo?". Qualcuno di famiglia restava presso il focolare finchè il fidanzato non partiva. In un podere di Quercia due ragazze della stessa famiglia si erano fidanzate con altrettanti giovani del vicinato, ma essendo i rapporti tra i due uomini non molto amichevoli accadeva che uno di loro entrasse in casa per primo per amoreggiare, mentre l’altro, informato della sua presenza, restava fuori in paziente attesa fino a che non veniva il suo turno, quando il primo lasciava la casa.

I fidanzati Dina Carli e Salvini Alfredo in pieno relax nei campi del Paradiso a Petroio. Il giorni canonici dei fidanzati che andavano a trovare le loro belle ossia "andavano a fare all'amore" erano il giovedi con il sabato e la domenica.


Un curioso documento come esempio di tutte le situazioni di “gravidanza prematrimoniale” ci viene da don Rigatti che da Quercegrossa il 25 novembre 1889 sollecita il Vicario a dispensare dalle pubblicazioni il matrimonio tra il giovane Zaverio Bandini e la fanciulla Cesira Rossi “ambedue di questo popolo umilmente dimandano all’Ecc. V. Ill.ma e Rev.ma la dispensa dalle proclame per il loro futuro matrimonio per evitare lo scandalo essendo la suddetta ragazza già prossima a sgombrare”. Un lato negativo dei rapporti interpersonali è dimostrato dai numerosi processi ottocenteschi nei quali si riscontrano situazioni di approfittamento e stupro dietro una promessa di matrimonio fatta ad una ragazza e poi non mantenuta. E non erano pochi i casi. Il periodo di fidanzamento vedeva due innamorati lontani scambiarsi lettere di contenuto amoroso con sospiri, promesse e sogni ed era inoltre costume da parte dell’uomo inviare frasi gentili e amorose attraverso biglietti o foto personali con dedica alla ragazza del cuore. Ci sono rimasti dei frammenti di queste dichiarazioni appassionate; una goccia di fronte a quello che doveva essere il grande mare dei sentimenti dichiarati fatti di bigliettini e lettere a volte segrete. Un gioco con le sue regole avente come obiettivo il matrimonio. La foto in divisa da bersagliere di Giotto Fontana datata 8 aprile 1912 spedita alla fidanzata Alessandrina Ticci, che sposerà due anni dopo, riporta sul retro una frase amorosa di sicuro effetto: "In segno di amore ardente Fontana Giotto alla mia unica speranza”. Un rebus amoroso la dedica di Alfredo Salvini rivolta a Dina Carli dal retro di una foto di lei: “Se i cuori gentili non dimenticano perchè dirti ricordami?”. Abelardo Carusi sul retro della cartolina postale nella foto scrive una frase che è un sospiro: “Spedisce Avelardo Carusi alla sua cara Brunetta la suddetta fotografia - Nellessere contraccambiato del ricordo di amore”.

La cartolina scritta da Abelardo Carusi alla fidanzata.

L’atteggiamento in pubblico dei fidanzati doveva essere irreprensibile, senza tante smancerie o appariscenti gesti di affettività, e certi comportamenti “sfacciati” non erano pensati nemmeno lontanamente.
Ci si conosceva e ci si fidanzava, ma dove avveniva tutto questo? Generalmente, restando in tempi raggiungibili dalla memoria, la sala da ballo era il luogo privilegiato che dava la possibilità di corteggiare le ragazze e dove, di conseguenza, molti trovarono moglie, e poi le feste paesane o la visita frequente ai parenti distanti, ma certamente la vicinanza di abitazione o di podere facilitava un più stretto rapporto conoscitivo fra due giovani che sfociava poi nel fidanzamento come ci confermano le statistiche. La mi’ zia Piera Rossi conobbe il suo futuro marito Renato alla festa dell’Ascensione di Petroio, mentre Elina Turchini, moglie di Giulio Baldi, lo conobbe a ballare a Vagliagli, quando abitava al Mulino di S. Polo. Lo zio Nello conobbe Vera Franci, quando veniva a Quercegrossa col fratello, fidanzato in casa Losi, e ballavano allo Stanzone. L’operaio tornitore Leri Rino, dipendente Tortorelli, abitava ai Cappuccini ed ebbe modo di conoscere i giovani di Quercegrossa che in bicicletta arrivavano a Siena per lavoro. Dopodichè, con la squadra dello Stellino, cominciò a venire a ballare a Quercegrossa e in sala conobbe la giovane Rosanna Nencioni.
Un interessante esempio di come andavano le cose e sul ruolo importante dei mediatori in materia matrimoniale ce lo fornisce Lorio Corbini e riguarda suo nonno Giuseppe che gli raccontava: “Senti come presi moglie. Col sensale si andava a comprare vitelli in Valdichiana, avevo più di quarant'anni. Quasi tutta la Val d'Arbia andava in Val di Chiana a comprare le bestie. Fatto l'affare si va a far colazione e intrattenersi a chiacchiera. A un certo punto questo sensale mi dice: "Oh Beppe la vuoi pigliar moglie, c'è una famiglia che ci ha una ragazzina di 21 anni che se la vuoi pigliare ... Si va dal capoccio e si combina ma sembra che la famiglia non ci stia ... allora si va via. Quando s'è già passato l'uscio, mi sento chiamare: "Oh Beppe guarda se la vuoi è tua, puoi venire quando vuoi!".
Per avere dati precisi sui luoghi dove trovavano marito le ragazze di Quercegrossa un fondamentale aiuto ci viene dai registri parrocchiali, dove i curati annotavano, ma non sempre, il posto di origine dello sposo. Bisogna ricordare che tutti i matrimoni si celebravano nella parrocchia della sposa, e per far diversamente occorreva la dispensa del Vescovo. Più difficile, quindi, stabilire dove si sposavano gli uomini di Quercegrossa.
Prendendo a campione gli anni che vanno dal 1834 al 1905, tempo in cui si celebrano nella chiesa di Quercegrossa 165 matrimoni (2,3 annui) si ha subito la conferma che le nostre ragazze percorrevano ben poca strada per prender marito, risultando quasi la metà dei giovani essere della stessa parrocchia di Quercegrossa e di quella di Basciano che, ricordiamoci, comprendeva diversi poderi che entreranno dal 1884 a far parte della nostra parrocchia: infatti, 56 (34%) sono di Quercegrossa e 20 (12%) di Basciano. Regolare e logica la provenienza di mariti dai popoli limitrofi con 20 da S. Leonino, 11 da Vagliagli, e 7 da Lornano. Seguono a molta distanza le parrocchie abbastanza vicine come Pontignano con 5 provenienze, Uopini con 4, Castellina in Chianti, Pievasciata, S. Dalmazio, S. Fedele con 3 ciascuna, Fonterutoli e il Poggiolo con 2. Quasi assenti la Valdarbia e il Chianti fiorentino con sole 2 presenze da Radda. Meraviglia, ma non tanto, il fatto che vede solo tre senesi sposare ragazze di Quercegrossa. Uno di questi è il Cerpi Bernardino che prende la figliola del Nencini proprietario del Castello; l’altro è un vinaio e il terzo è un certo Ceccantini Michele di 40 anni, dimorante ai Tufi presso una proprietà dei Ticci di Quercegrossa, il quale sposa una loro pigionale di Quercegrossa.
Confrontando il periodo esaminato con il successivo 1908-1960, comprensivo di 265 matrimoni (5 annui) registrati nella chiesa di Quercegrossa, si confermano sostanzialmente i dati per la provenienza dalle parrocchie vicine e lontane con un unico, evidente, forte cambiamento riguardante Siena, la quale passa dai 3 matrimoni del periodo ottocentesco considerato, ai 28 del Novecento dei quali ben 17 concentrati nel decennio 1950-1959. In questi ultimi dieci anni si celebrarono a Quercegrossa 54 matrimoni e i 17 senesi che sposarono fanciulle del nostro popolo portarono la percentuale del 31%, sintomo evidente del cambiamento socio-economico in atto anche se 2 o 3 casi erano ritorni di giovani che già avevano abitato in Quercegrossa. La corsa al senese non interessò soltanto figlie d’artigiani e salariati, ma anche molte ragazze contadine lasciarono i campi per tornare in città. Si cominciarono poi a sposare ragazze e giovani provenienti d’altre regioni (la prima era stata Rita Bonelli del Mulino, maritata nel 1943 con Giuseppe Nicolich, detto Pino, di Zara, nell’Istria allora italiana) e merita di essere ricordato, pur essendo avvenuto in tempi più recenti, il primo matrimonio di un giovane di Quercegrossa con una cittadina straniera. Il primato spetta a Fabrizio Papi, il quale il 21 aprile 1990, a Las Palmas nelle Isole Canarie (Spagna), si unì in matrimonio con Pilar Artiles Camacho, e insieme presero dimora a Quercegrossa.
Se tante famiglie vigilavano sulla correttezza e integrità delle proprie figliole che si avvicinavano all’età del fidanzamento, e i fratelli erano spesso i più rigidi controllori delle sorelle limitandone persino il ballo e altre libertà di movimento, come rammenta Anna Florindi di Passeggeri, tanto più i pretendenti fidanzati ricercavano nelle fanciulle una profonda onestà di comportamento unita, per i più esigenti, alla gentilezza di modi e senza tanti grilli per la testa. Coloro che abitavano in altri popoli chiedevano informazioni sulla moralità di una ragazza rivolgendosi al parroco, il quale conosceva bene il suo gregge, ma si ricorreva ad amici, conoscenti e parenti, quando ce n’era l’opportunità. E’ ciò che fece un giovane di Lamole (Greve), il quale avendo messo gli occhi sopra una ragazza di Quercegrossa conosciuta a ballare, si fece scrupolo di avere la conferma che fosse una ragazza perbene e virtuosa. Giuseppe Socci, educato e di buona famiglia, sapeva che la citta era seria, ma gli premeva esser sicuro di ciò prima di fare il gran passo e chiederle di fidanzarsi con lui in una seria prospettiva di matrimonio.
Abitava in Quercegrossa un suo lontano parente, Adriano Socci, e colse l’occasione per interpellarlo ed avere da lui notizie certe e incoraggianti. Lo fece, non di persona, ma lo contattò attraverso una lettera, ritenendolo il mezzo migliore e più pratico per presentarsi a lui e confidargli il suo volere. Il 5 aprile del 1935 riceveva la risposta come avrebbe voluto ricevere:
“Appena ricevuta la sua gradita lettera, le rispondo con la massima sollecitudine riferendole quanto lei desidera. In quanto a quello che ho potuto conoscere in questi otto mesi che io sto a Quercia, non c'io conosciuto niente di nuovo, e non ho sentito dire a nessuno, ne che sia, ossia stata una civetta. E nessuno può dir niente ne di lei ne dei suoi genitori: tutti gli stimano per gente per bene. In qualità finanziarie non potrei dirle niente; tanto ci polesse poco come molto. Questo non lo so ... e se son sicuro che non ha nessun rigiro; Quando va via o a Siena ecc. va sempre con suo babbo, ossia con sua madre, sola non va mai. E pratica, le migliori personalità anche come sesso femminile. Avanti che tornasse qui non potrei dirle niente del suo contegno. Ma per quanto mi hanno riportato le persone del posto mi hanno detto che faceva all'amore con uno di Siena ma che da lungo tempo che questo non lo hanno più visto ... salute ne ha abbastanza ... buona e robusta”.
Le eloquenti parole espresse nella lettera spronano il giovane a scrivere immediatamente alla famiglia Tacconi e alla ragazza palesandole chiaramente i suoi sentimenti e le sue intenzioni alle quali la giovane presta fede e acconsente a un rapporto per ora squisitamente di stretta amicizia apprezzando l’uomo, ma forse è già presa da una emozione più profonda. Comunque la famiglia si è attivata per cercare informazioni che confermino la buona qualità e il buon nome del giovane. Ma una settimana di silenzio epistolare basta già ad allarmare un po’ tutti, e il parente di Quercia non solo si fa premura di rammentarlo al futuro fidanzato, ma si prende la libertà di sollecitarlo ad agire e consigliarlo come fare, e il 19 aprile risponde subito a una seconda lettera del parente lontano:
“... al tempo stesso gli dico non puole mai immaginare quanta mestizia si trovava Anna Tacconi in questa settimana, non avendo avuto nessuna nuova da lei; come pure la sua famiglia; non poterono immaginare quale mistero ci fosse stato in lei; senza darle nessuna notizia. Creda a me; che gli à fatto buona impressione: gli piace tanto il suo carattere; come pure in qualità di giovanotto. Dato che hanno avuto buone informazioni, tanto da me, come pure dalle persone che lo conoscono; di questi dintorni e altrove; cioè vale a dire che pure alla famiglia gli è piaciuto tanto. In ogni modo se lei si sente veramente di amare questa ragazza; non faccia come fanno i giovanotti che stanno sull'albero a cantare, perchè non è una ragazza che si diverta a farsi corteggiare e vanesiare come tante fanno ancora a Querciagrossa e altrove ... Ma in ogni modo faccia così; venga qua il Lunedì di Pasqua, dato che c'è anche la festa da ballo, così può parlare più allungo ancora con essa e avrà miglior soddisfazione che parlare con lettera. Al tempo stesso vede bene che effetto gli fa, e si dico la verità di quanto gli ho scritto in questa mia presente. In quanto a quel giovane che mi dice lei, di Siena, che fece all'amore con la ragazza. So che era uno studente ma da quando ci sono io a Quercegrossa non ce lò mai visto; e ne conosciuto; e non sò neppure come si chiami. Solo gli posso dire che è una buona ragazza e figlia di degne persone, che da tutto il vicinato sono rispettati”.
Tranquillizzato su quello che appariva soltanto un fidanzamento tra adolescenti ormai superato, Giuseppe prende atto delle incoraggianti parole di Adriano Socci ed inizia a frequentare assiduamente Anna Tacconi con la quale stringerà un forte legame amoroso, e dopo qualche anno di fidanzamento ufficiale convoleranno a nozze.
E’ questo un tipico esempio di rapporto epistolare: uno strumento assai efficace per ogni evenienza nella comunicazione interpersonale di quel tempo e usatissimo mezzo espressivo di confidenze tra innamorati nelle cui sospirate righe si potevano dichiarare, anche se con una certa retorica, i propri sentimenti, sogni, stati d’animo e desideri alla persona amata. Le lunghe lettere attese con trepidazione, portatrici di illusioni, delusioni e fiduciose speranze, erano lette e rilette con emozione o freddezza decine di volte e magari bagnate con qualche lacrima di passione.
Cose
Il mitico Landino ... che aveva rifiutato, come lui diceva, le principessime.

Lettere scritte con la speranza di ricucire un rapporto deteriorato; di conoscere il perchè di un distacco affettivo chiedendo invano una spiegazione come scriveva una certa Rina a Landino, della rinomata famiglia di calzolai Mencherini di Quercegrossa, in un estremo tentativo di ricondurlo a sè. Ma la delusa innamorata sapeva che Landino era uno spirito libero, un galletto, un giovanotto che, a sentì lui, quando era a Cuneo per lavoro, aveva rifiutato le principessine savoiarde. Quindi un uomo restio ad accettare ogni vincolo amoroso con chiunque, ma disponibile sempre per la fugace avventura e come sappiamo non disdegnava frequentare certi luoghi famosi per l’amore a pagamento di Siena, Firenze e altre città. La poveretta scrive negli anni immediati del dopoguerra, il 21 aprile 1948, e cerca di riportare il fidanzato alla ragione, ma la sua accorata pretesa resterà delusa perchè, come sappiamo, Landino si manterrà scapolo per tutta la vita.

“Carissimo Orlando
già da alcuni giorni che attendo un tuo scritto ma non vedendo ancora niente mi sono decisa io, è già passato venti giorni senza sapere da te nulla, soltanto ho ricevuto due cartoline ed ho veduto che ti sei recato a Cuneo, sono rimasta un po' sorpresa perché tu non mi avevi detto niente, immagino che sarà stato una cosa improvvisa. ora ti scrivo a Quercia sono un po' indecisa non so' se sarai tornato ma almeno credo che per le elezioni sarai stato a casa. Credo però che in questo tempo che sei stato assente avrai avuto ancora dei momenti liberi per poter scrivere due righi su di un foglio vero? ..... Dimmi Orlando: che cosa pensi di me?.....
Pensi solo che io sia una fidanzata fatta a comodo?...
O pure non ci pensi affatto di avere dei legativi con una donna che pur essendo lontana ma pensa ancora a te?.... Credi non posso capire il perchè di tutto questo silenzio e non riesco a capacitarmi di tutto ciò non so' capire quello che tu abbia ricevuto da me e che cosa sia successo fra noi, forse non ti senti più di stare fidanzato con me?....
Certo ora che ti sei dato alla pazza gioia, avrai trovate altre donne e così ti sei dimenticato di quella che veramente ti ama. Ragiona un poco con la tua testa Orlando e rifletti!.... e poi dirmi se può essere questo il modo di agire da vero fidanzato... Tutte le domeniche ti ho atteso e non sei mai venuto ma non solo questo non mi hai mandato neppure un rigo di scritto vero?... Sono passati dal nostro ultimo incontro ben 30 giorni ma dirmi cosa devo pensare di te?... Avrei piacere parlarti a voce perchè avrei da dirti diverse cose, e Domenica giorno 25 ti aspetto perchè io dovrò fra breve assentarmi diversi giorni da casa però avrei piacere parlarti così che combineremo a voce di tutto.
Termino di scrivere e così ti saluto caramente
Rina


Se questa lettera ebbe un esito negativo per i motivi esposti, non si può dire altrettanto della successiva che contiene anch’essa la speranza di realizzare un sogno d’amore, ma che vedrà esaudito il corteggiatore grazie alla sua tenacia nel sollecitare con pazienza, attraverso un iniziale rapporto epistolare, una corrispondenza di sentimenti che porterà la ragazza, lentamente, a credere alla possibilità di un legame più profondo e cedere, lettera dopo lettera, alle insistenti promesse d’amore.
Per entrare nello specifico dei personaggi ricordo che nel primo volume di queste storie si narra come il maresciallo Ruberto Cosimo abbia preso commiato da Gina Brogi chiedendole il permesso di scrivere alla di lei figlia Lara di cui si era invaghito. Trasferito col suo raggruppamento dalla sede di Radda a Bologna non perde tempo e si accinge a stendere, certamente in più volte e dapprima in brutta copia con mille correzioni e ripensamenti tipici di questo genere, una lunga lettera alla ragazza nelle fredde campagne bolognesi di quel freddissimo anno per la qual cosa si lamenterà non potendo scrivere come vorrebbe: ”La prego di scusarmi per la scorbutica scrittura e ciò a causa del maledetto freddo che costì si fa sentire più che tra le montagne del Chianti”.
Abbiamo conosciuto il Maresciallo come persone di carattere e deciso nel realizzare quelli che erano i suoi obiettivi nella vita e nella professione di carabiniere alla quale si era votato completamente ora, da questa prima lettera, nonostante si presenti come un corteggiatore con poche chances al quale sono già state fatte delle obiezioni sull’età della ragazza, traspare dalle sue righe la sicurezza o meglio la certezza che a lui non sarà detto di no, che non sarà respinta la sua proposta e alla fine piegherà il destino al suo volere. Dopo una prima parte quasi titubante dove comunica le sue aspirazioni, espone i suoi pensieri, svela i suoi segreti e pone fiducia nell’amore, infine affonda il colpo e viene al sodo scrivendo chiaramente la magica parola “fidanzata”.
Cose Lara ricevette questa lettera il 13 aprile 1945, passata in precedenza alla censura militare il 21 marzo 1945, e, come si dice, la buttò in un cassetto senza dargli nessuna importanza non nutrendo in quel momento nessun interesse nè tantomeno un affetto verso quel militare confuso con tanti altri e poi aveva ancora 16 anni, non aspirando ancora a quel genere di amicizie. Ma cortesia ed educazione vollero concedere una risposta, che non si nega a nessuno, e quel rispondere dopo un mese, così quasi per gioco, fu l’inizio di tutto.
Dopo tante lettere si rividero dopo un anno.

Gentile Signorina Lara l'uomo che vive privo di ogni affetto femminile sente sempre il bisogno di parlar con qualcuna che può sentirsi vera amica o confortatrice a seconda dei casi. Si ricorre alla scelta e quindi fido nella bella e giovane Laretta. Partendo, la sera che la salutai, la avvertii che le avrei scritto ed aggiunsi: però... come intendo io! Lei me lo permise ed io ne fui orgoglioso e, fremendo all'anzia di parlarle, la mattina ritornai perchè volevo che lei sapesse prima che io partissi ciò che sentivo dirle. Non la trovai, perchè ancora presto, e lei assaporava la dolcezza del sonno mattinale ed in quel momento era forse assorta nei più dolci sogni ... A sua madre ...parlai di lei e mi fu dato motivo di chiederle la sua età. Troppo giovani; mi disse, ed io lo ammisi ...Le espressi il mio desiderio, ch'è quello a lei forse nasconderò e mi rispose: ancora è bambina!
Comprendendo ciò le chiesi che mi permettesse di scrivere ed acconsentì dicendomi: lei risponderà!Partii incaricandola di darle un mio saluto, cosa che avrei desiderato fare personalmente ma il dovere mi chiamava e dovetti andare anche se contro la mia volontà. Allontanandomi dicevo in me: ritornerò ancora in questi luoghi! La potente forza della volontà mi rispondeva di si se alla mia non si opporranno quella di Dio e di Lara. Il distacco, pensavo. è prezioso perchè permetterà che lei si faccia più donna ed allora avrò più possibilità di esporle le mie intenzioni. Questi sono i discorsi che facevo in me e con me solo in seguito alla parola di sua madre ma non avevo ancora interrogato il cuore della persona interessata; il tenero cuore della giovane Lara. Forse risponderà anche lei come sua madre? Non credo! Non lo credo perchè so che nel cuore della donna il sentimento dell'amore è il primo a nascere ragion per cui è necessario interrogarlo. Quella che io faccio non posso chiamarla una dichiarazione d'amore (così non mi sembra) è solo una rivelazione dei miei ... sicuro di parlare ad una donna che sa comprenderli e alluopo, meditando possa rispondere come io spero. Ricorda quando venivo a trovarla? Per stare con lei ero giunto al punto di farmi giudicare un alcoolico mentre invece sono quasi astemio. Chiedevo del liquore dolce perchè non mi facesse male ma quando andavo via non mi sentivo più io.
Cara Lara. mi permette di dirle cara? Tante cose vorrei dirle ma non posso prima che abbia sentito parlare lei, prima che abbia saputo come debbo trattarla. Da fidanzata o da amica? A lei la decisione e chiedo che sia sincera. Nel caso che la sua giovane età non le permettesse di amare, per il momento sarò lo stesso contento se vuole accettare la mia amicizia col proposito poi di arrivare ad esaudire il mio desiderio. Questo lo desidero per esser felice e la felicità si ottiene in tanti modi e in qualunque modo può donarla soltanto la persona che al cuore rimane cara. ...e da quando mi sono sentito uomo ho cercato di trovare quella donna che per me possa rappresentare tutto e che possa amarla come sposa e sorella e rispettarla come una madre. Sarà lei la donna che cerco? Io ho scelto, Dio intervenga con la sua volontà e lei comprenda quali siano i miei principi e cerchi di capirmi. Desidero che lei scelga liberamente quello che devo considerarmi e la prego in qualunque modo di rispondere e di scrivermi sempre.
La lascio ma con un solo pensiero: quello di poterla leggere al più presto augurandomi che la sua risposta sia quella che desidero.
Mi saluti tanto sua madre e i nonni.
A lei una affettuosa stretta di mano e cari saluti
Ruberto Cosimo



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