Quercegrossa (Ricordi e memorie)

CAPITOLO XI - COSE D'ALTRI TEMPI

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Fidanzamenti e Nozze (Nozze 1) (Nozze 2) (Nozze 3) (Nozze 4) (Nozze 5) (Fidanzamenti)



Libri matrimoniali
I libri matrimoniali rimasti, conservati in ogni archivio parrocchiale dal parroco per registrarvi i matrimoni da lui celebrati, iniziano per quasi tutte le parrocchie dagli ultimi decenni del Cinquecento e sono successivi alla visita del cardinale Bossi del 1575, ma vi sono resti di sporadiche e sintetiche registrazioni molto anteriori a Monteriggioni e Uopini, entrambe dal 1513, a S. Lorenzo a Merse, in S Maurizio in Santo Spirito dal 1545, e in alcune parrocchie della città e Buonconvento dal 1564 per concludere con Santa Colomba dal 1565 e Montepertuso dal 1566. Dei matrimoni cinquecenteschi per la nostra zona abbiamo le più antiche registrazioni nelle parrocchie di Basciano e Lornano, che ci riportano ad un tempo in cui avveniva la “dazione dell’anello”, ossia l’atto in cui lo sposo metteva l’anello alla sposa e la prendeva come moglie davanti alla chiesa a compimento della precedente promessa matrimoniale assunta da entrambi davanti al parroco. L’11 maggio 1578 il cappellano di Basciano rinnovava il libro dei matrimoni e in forma proclamatoria scriveva: “Per il presente scritto sia noto e manifesto a tutti i leggenti come questo dì e anno sopra detto Nicolo di Agnolo Morvidi finito le tre dennuncie come a ordinato il Sacro Concilio Tridentino dette l’anello alla sua cara e diletta consorte donna Margherita figlia di Antonio Vanni presenti e testimoni Antonio di Piero e Antonio di Niccolò. Io prete Benedetto Brandini al presente cappellano a Basciano fece il sopraddetto sposalizio”. Il 14 settembre dello stesso anno si ha un secondo matrimonio dove il cappellano ripete la stessa formula per sposare Chele di Meo Morrocchi e donna Caterina figlia di Raffaello Fondati davanti a due eccellenti testimoni come Domenico del fu Silvio Piccolomini e Amando di messer Ferrando Benvoglienti. La seconda pagina del registro è opera del rettore titolare di Basciano don Antonio Manenti, il quale, in uno stringato linguaggio e nessun segno d’interpunzione, omette alcuni dati richiesti dalle direttive conciliari, e così registra due sposalizi di benestanti che rivestono un certo interesse per celebrarsi il matrimonio di due sorelle e perchè vi si rammenta l’oste di Quercegrossa: “A dì 10 di febbraio (1579) io prete Antonio Manenti rettore al presente a Basciano feci il primo parentato e si de l’anello a monna Cinzia figlia già di Giovanni Barbucci da Alessandro di Mario Fondi notaro senese. E più il medesimo giorno si de l’anello a Monna Aurelia figlia del medesimo Giovanni Barbucci da Ginese figlio di Salvestro Vannucci. Presenti a detto parentato per testimoni Giovanbattista di Matteo senese tessitore di panni lini e Achille di Domenico Fracassi sanese tessitore del medesimo.
E più a di 22 detto si de l’anello a Maria di Domenico di Michele Mori da Giovanni di Niccolò Tassi del popolo di S. Piero a Cagno presente questi testimoni Domenico Barbi oste a Querciagrossa Lorenzo Baluanti mezzaiolo di messer Luzio Piccolomini”.

Nella pagina seguente cambiano nuovamente le parole usate dal parroco per definire l’unione tra i due sposi: “A di 17 di maggio (1579) si de l’anello a Maddalena figlia di Mattio di Domenico Granai (dell’Arginano) quale si maritò a Benedetto di Bastiano Mecacci dalla Pieve di S. Agnesa in quel di Firenze. Presenti i testimoni Domenico di Chimento Barbi oste a Quercia grossa e Cinello di Simone di Valdambra”.
Vediamo le registrazioni di questi anni, e anche di quelle pre conciliari, limitate a riportare soltanto il nome degli sposi e dei testimoni e per alcuni il luogo di provenienza. Poi dopo il concilio tridentino pian piano la formula si amplia con l’aggiunta delle date delle tre pubblicazioni e finalmente nel Settecento le registrazioni contengono tutti quei dati anagrafici e di procedura previsti. Con una legge granducale successiva al dominio francese e messa in pratica nel 1818 c’è l’obbligo per i parroci di registrare i matrimoni in registri stampati, indicati con la sigla Mod. s. c. (Modello dello stato civile). Con i modelli stampati finisce la libera espressione del parroco. Inoltre dal 1781 un decreto dell’Arcivescovo senese faceva obbligo ai parroci di consegnare in Curia i duplicati dei registri dei battesimi, dei matrimoni e dei defunti.
Nel 1593 il prete di Lornano registrava così un matrimonio della sua parrocchia: “Ricordo come il dì 25 febbraio 1593 secondo la Chiesa Romana Piero d’Antonio habitante alla Magione ha contratto matrimonio per verba de presenti con dazione dell’anello con Alissandra di Niccolo Borselli habitante a Gardina di messer Girolamo Benvoglienti alla presenza di me Curtio Vieri al presente Rettore della Chiesa e Pieve di S. Giovanni a Lornano essendo tutti due della nostra Cura e alla presentia di Niccola Niccolucci habitante a Topina e di Bastiano Mori essendosi fatta ... le tre solite denuntie in detta Chiesa in giorni di Domenica cioè il dì 27 di settembre la 2° il dì 4 di ottobre e la 3° il dì 11 detto ne trovato alcuno impedimento”. Mentre il pievano si dimentica di riportare il cognome dello sposo fa apparire la nuova formula “per verba dei presenti”, ossia per la parola dei presenti. Questa locuzione avrà continuità fino all’Ottocento.
Scomparsi tutti i registri anagrafici della Chiesa di Petroio, abbiamo quelli della nuova parrocchia di Quercegrossa dal 1653 al 1663 e dal 1700 ai giorni nostri.
Le prime due registrazione sono in lingua italiana e riguardano i matrimoni, celebrati da preti senesi, del padrone di Petroio Adriano Credi che si sposa nella cappella a Petroio, e della fanciulla Cinzia Amidei (famiglia proprietaria della Villa) che va in sposa a Quercegrossa al conte Pannocchieschi d’Elci dopodichè don Carducci prosegue in latino le sue 17 registrazioni per un totale di 19 matrimoni in dieci anni.
“Addi 22 Xbre 1653
Avendovi fatte tre solite proclame in tre giorni festivi tra le Solennità della S. messa e non avendovi trovato niuno impedimento Io Girolamo Carducci fui surrogato dal Molto Reverendo Sig. Spinello Spinelli curato della parrocchiale di S. Andrea di Siena, alla dazione dell'anello, nella chiesa di S. Michele Arcangiolo a petroio in quercegrossa annesso della Chiesa Curata de Gloriosi SS. Iacomo e Nicolo a quercia grossa mia propria cura: fra la Sig.ra Maddalena Cerbi vedova lassata dal fu Sig. Giovan ... e fra il Nobile Sig. Adriano del già Sig. Asdrubale Credi della Cura di S. Stefano di Siena. Avendo ambedue le parti preso il consenso per verba de presenti, e presenti l'infrascritti testimoni, Carlo di Domenico Cavigli, abitante al podere di Petroio e ... Pagliantini mezzaiolo del Sig. Squarcialupi in petroio e per servizio della verità per il medesimo Girolamo Carducci Curato de SS. Iacomo e Nicolò a quercia Grossa”.
A di 25 maggio 1655 - In Quercia grossa
Avendovi fatte le tre solite proclame in tre giorni festivi nella solennità della S. Messa et non essendosi scoperto impedimento alcuno Io Girolamo Carducci rettore della chiesa parrocchiale de SS. Iacomo e Niccolò à Quercia Grossa fui surrogato dal Molto Reverendo Signor Curato della Cura di S. Martino in Siena, parrocchia della sposa, alla dazione del Annello nella chiesa delli sopraddetti santi in Quercia Grossa alla Sig.na e Onestissima fanciulla Cinthia filia del già Sig. Giovanni Amidej datoli dall’Illustrissimo Signore Conte Andrea Lodovico Pannocchieschi d’Elci suo sposo della cura di S. Pietro in Castel Vecchio in Siena havendo da ambe due le parti preso il consenso alla presenza delli infrascritti testimoni Giovanbattista detto il ... e Bartolomeo Mastachi oste a Quercia Grossa e per servizio della verità Io Girolamo Carducci suddetto li scrisse mano propria”
. Appare qui un aggettivo che sarà d’uso comune per molto tempo e mi riferisco “all’onesta fanciulla”, per indicare la giovane sposa, abbinato all’altrettanto usato “provvido giovane”, per indicare lo sposo.
La lingua latina rimane in auge per molti anni ancora, poi, l’11 giugno 1786, il parroco don Borselli comincia a registrare i matrimoni in italiano. Ma la vacanza dura poco perchè don Bianciardi nel 1801 reintroduce il latino nei libri anagrafici fino all’annotazione di don Pratesi del febbraio 1823: “Per ordine superiore si registrano in seguito i matrimoni di questa parrocchia in lingua italiana”. Nonostante ciò dopo pochi anni il curato riprende con il latino e finalmente nel 1832 si mette fine alla questione e annota: “Per ordine superiore si registrano nuovamente questi atti in lingua italiana”. I ricordati Mod. s. c. dal 1818 sono andati persi e soltanto il periodo 1851-1885 e documentato sugli stessi, poi si deve attivare al 1930 per ritrovare le registrazioni stampate sul modello dello stato civile, mentre per tutti gli altri anni esistono vacchette e quadernoni compilati a mano.

Testimoni
Fin dai primi matrimoni documentati appare l’indispensabile ruolo di due testimoni senza i quali il matrimonio non poteva essere valido. Analizzando le registrazioni di Basciano e della nostra parrocchia di quattro secoli si osserva subito che questa figura viene ad assumere in molti casi un ruolo puramente amministrativo: un ruolo secondario funzionale allo scopo richiesto svolto da persone scelte dal parroco tra le più vicine alla chiesa compreso il suo camporaiolo, e generalmente per i matrimoni con famiglie di un certo rilievo economico appaiono testimoni prescelti dai genitori o dagli sposi nella loro cerchia di parenti e amici. Si ritrovano così tanti personaggi paesani che svolgono più volte il loro compito di testimoni. Si hanno inoltre molte presenze testimoniali di padroni ai matrimoni dei loro contadini. Già dalla fine del Cinquecento l’oste di Quercegrossa Domenico Barbi appare in sei matrimoni al quale succede in questa speciale graduatoria il più gettonato Domenico Granai dell’Arginano con 14 matrimoni dal 1579 al 1601. Nel prosieguo del tempo troviamo ancora osti di Quercegrossa (dai Mastacchi ai Ticci), proprietari e contadini alternarsi in questo ruolo fino a giungere ai recenti camporaioli Bernardo Bandini, testimone per ben 20 volte ai primi del Novecento, e Attilio Bernardeschi, l’ultimo della categoria, il quale, dal 1927, sarà presente a 18 matrimoni. Le cifre esposte possono meravigliare, ma niente sono in confronto ai matrimoni testimoniati dal disponibilissimo Modesto Boddi, logaiolo dai Ticci, il quale tra il 1880 e il 1908 raggiungerà il record di 44 presenze delle quali 18 in coppia con Giuseppe Buti di Quercegrossa. E’ da sottolineare l’esclusiva dell’accoppiata Bogi Vittorio - Bandini Bernardo con 21 matrimoni dei quali 14 consecutivi dal 5 giugno 1910 al 18 ottobre 1913. Dopo aver visto questi dati sembra quasi inutile aggiungere che il ruolo di testimone era unicamente maschile a sottolinearne ancora una volta la supremazia in ambito socio-familiare.

Al termine del rito religioso sposi e testimoni erano chiamati a firmare il registro matrimoniale. Nella foto si nota la firma dello sposo e dei due testimoni: Bernardeschi Attilio e Losi Adamo che traccia una croce non sapendo scrivere. Sulla destra appare anche la croce della sposa Rosa Maria Sequi. E’ il 13 gennaio 1944. In alto le firme per il matrimonio tra Provvedi Virgilio e Losi Alda del 6 marzo 1937.


Le stagioni dei matrimoni
Essendo la nostra una società agricola a forte intensità di lavoro stagionale era conseguenza naturale far cadere tutte le cerimonie e festività nei periodi di basso impegno lavorativo e così era anche per i matrimoni per i quali, oltre al condizionamento economico, si aveva anche quello religioso a causa dei tempi proibiti della Quaresima e dell’Avvento. Prendendo come esempio il secolo Ottocento, ma il discorso è valido per tutti gli altri tempi della mezzadria, vediamo celebrati a Quercegrossa 214 matrimoni e di questi ben 87, ossia il 40%, si addensano nei mesi di gennaio e febbraio quando è assai ridotto il lavoro nei campi. In buona posizione anche novembre con 27, aprile con 21 e giugno con 35 sposalizi alla vigilia della segatura. Al contrario abbiamo solo 6 matrimoni a marzo, il mese dove cade la Quaresima, e 5 in dicembre in concomitanza con l’Avvento. Bassi anche luglio, agosto e settembre con 4 o 5 matrimoni per motivi comprensibili.

L’età degli sposi
Fra tutte le statistiche matrimoniali riveste particolare interesse quella riguardante l’età degli sposi perchè influisce direttamente nella loro sfera personale mentre si accingono al gran passo che li disporrà per un ruolo diverso nei confronti della famiglia e della società oltre che assumersi fondamentali responsabilità personali. L’informazione che possiamo trarre dai registri parrocchiali dei matrimoni sull’età degli sposi si limita all’Ottocento e al secolo successivo, e di conseguenza per una statistica completa e un confronto in tempi diversi sui matrimoni a Quercegrossa prendo in esame due distinti periodi: per l’Ottocento dal 1851 al 1900 e per il Novecento dal 1929 al 1960.
In quei 50 anni della seconda metà dell’Ottocento si celebrano nella chiesa di Quercegrossa 111 matrimoni (2,2 all'anno), mentre nei 32 anni considerati del Novecento i matrimoni sono 157 (mediamente 5 all'anno). Bisogna subito sfatare la credenza che le ragazze nell’Ottocento si sposassero giovanissime (forse tanti secoli prima), ma non è così: infatti, l’età media nel prendere marito è di 23 anni e mezzo, e l’età in cui ci si sposava maggiormente andava dai 19 ai 25 anni (il 74% dei matrimoni). Soltanto una giovane ha 16 anni, una 17 e cinque sposine hanno 18 anni. All’opposto solo otto donne prendono marito passati i 30 anni d’età.
Alquanto diverse le statistiche per gli uomini nello stesso periodo: l’età media dello sposo è molto alta essendo di 29 anni e i matrimoni si concentrano maggiormente tra i 24 e i 30 anni. Il secolo Novecento presenta una situazione in evoluzione per quanto riguarda le donne, ora spose a 24,1 anni, e rimane sostanzialmente immutata per gli uomini (28,8). Ma la tendenza del decennio 1951-1960 dimostra chiaramente che le donne vanno all’altare sempre più tardi con un’età media di 25,4 anni d’età. Aumentano anche gli anni dove si concentrano i matrimoni che ora vanno dai 20 ai 27 per le donne (78% dei matrimoni) e dai 24 ai 29 per gli uomini (61%) ma per molti di quest’ultimi si procrastina il matrimonio dai 30 ai 37 anni (28%).
Scuriosando fra queste due liste troviamo che la coppia più anziana (110 anni in due) si presentò nella chiesa di Quercegrossa il 25 aprile 1885 e si sposarono il bracciante vedovo di Vagliagli Pierini Paolo di 60 anni e l’attendente a casa Teresa Cellesi, abitante a Belvedere, impalmata all’età di 50 anni. Tra i più giovani sposi (48 anni in due) abbiamo Primetta Bruttini del Mulinuzzo, la quale a 16 anni prese marito sposando il colono Ettore Riccucci 22enne di S. Leonino nel 1940. La maggior differenza d’età tra i due sposi (22 anni) si riscontra nel 1869, quando il due volte vedovo Bonci Domenico di Castellina in Chianti in età di 52 anni si risposa per la terza volta a Quercegrossa con la contadina nubile Anna Palazzi di 30 anni della Casanuova, mentre il record per la maggiore età della moglie rispetto al marito (19 anni) appartiene alla contadina Annunziata Losi, vedova del fu Palazzi Alessandro, la quale all’età di 43 anni contrasse matrimonio con il giovane Patacchini Bernardino di 24 anni, garzone di un podere di Quercegrossa, sposandolo il 30 novembre 1869. Ma il matrimonio dei molti record, non compreso in questi due periodi storici paragonati, è quello celebrato a Quercegrossa il 1 ottobre 1923 nella cappellina del Castello tra la proprietaria Teresa Cerpi di 56 anni e il giovane Giuseppe Vienni di 27 anni con una differenza d’età di 29 anni. Per terminare dirò che nel 1869 vennero celebrati otto matrimoni a Quercegrossa dall’economo spirituale don Giuseppe Bracaloni, e che in 10 anni, sparsi tra il 1851 e il 1900, non si ebbero sposalizi. Il primato dei matrimoni annui spetta, però al 1949, al tempo di don Luigi Grandi, con dieci, ma un altro primato spetta anche a don Ottorino Bucalossi con tre matrimoni nella stessa giornata del 27 settembre 1950: alle ore 7,40 si sposarono Manganelli Aldo e Losi Silvana di Angiolo e alle 9,15 i due sposalizi fra fratelli e sorelle Peccianti e Nannini.

L’ora del sì
Due righe soltanto per ricordare che fino agli anni Sessanta del Novecento i matrimoni erano celebrati esclusivamente la mattina ad un’ora concordata col parroco e, come vedremo, l’ora variava secondo le esigenze degli sposi (c’è un solo matrimonio serale alle ore 19 nel 1955). Dai registri matrimoniali di don Luigi Grandi e don Ottorino, entrambi annotavano anche l’ora della cerimonia, possiamo sapere quale era la consuetudine dal 1930 al 1960. A prima vista si nota che non c’era un’ora usuale per entrare in chiesa e sposarsi, ma si evidenzia che le cerimonie si svolgevano concentrate in un lasso di tempo di circa due ore: dalle 7 alle 9 (9,30 dopo la seconda guerra) ai tempi di don Luigi (1907-1950) e dalle 8,30 alle 10,15 con don Ottorino, facendosi sempre più frequenti i matrimoni intorno alle 10/10,30. Un’altra eccezione nel 1954 ed è rappresentata da un matrimonio iniziato alle ore 5,15.

Viaggi di Nozze
Non si sa esattamente quando abbia avuto inizio l’usanza di effettuare un viaggio, detto anche “luna di miele” da una tradizione nordica di bere vino e miele come afrodisiaco, subito dopo aver celebrato il matrimonio. Dai ricordi popolari di Quercegrossa si può solamente risalire al Novecento e premettere subito che per contadini e salariati era un’usanza del tutto estranea e inattuabile e poche furono le eccezioni. La loro giornata nuziale si apriva con lo scambio delle fedi in chiesa davanti a parenti e amici, e, pranzo in casa della sposa. Poi “per i contadini avveniva nel pomeriggio l’ingresso della sposa nella nuova famiglia, come per il mi babbo”, ricorda Albertina Fabiani, portando sopra un carro le poche cose e il corredo della sposa. Ancora dopo la seconda guerra mondiale sono molte le coppie che restano a casa e si deve giungere agli anni Sessanta per avere una piena diffusione del viaggio di nozze tra tutte le classi sociali divenendo per un paio di decenni un invitante obbligo abbinarlo al matrimonio. Dallo schema sottostante abbiamo il primo ricordo di Giuseppe Mori e Arduina, quando in carrozza raggiunsero Firenze, e a seguire una lista dove inizialmente prevalgono artigiani, impiegati e possidenti. Firenze e Roma sono le mete prescelte e alcune coppie approfittano di parenti lontani per essere ospitati come i fratelli Rossi a Roma da Guido, i Castagnini a Firenze dal fratello Tonino così come i fratelli Carli dai parenti fiorentini, accompagnati da Milia Guarducci “che conosceva Firenze”. Fuori dell’ordinario il viaggio di nozze di Albana Tacconi nel 1940 perchè, beneficiando della professione di capostazione del marito Alfredo Paolini corse l’Italia in lungo e largo, visitando Roma, la Svizzera e le Grotte di Postumia. Insolito anche il viaggio di nozze di Dino Mori e Settimia Brogi: durò un giorno. Era il 27 agosto, stagione afosa e la sposa indossava un vestitino nuovo, normale. La messa venne celebrata di buon ora alle 6,30, poi partirono con la Balilla di don Grandi, ma non erano soli. C’erano, infatti, a bordo a fargli compagnia il parroco, la sorella Dina Mori e la cognata Anna. Riproponendo un viaggio fatto l’anno precedente da Dino, Spartaco e don Grandi arrivarono fino a Livorno dove pranzarono con del pesce e quindi fecero ritorno a Quercegrossa. Il primo contadino in viaggio di nozze che si conosca è Losi Ezio nel 1931, il quale, non mancandogli i soldi, con la moglie Primetta Bruni e a bordo del taxi guidato dal Palagi partirono per Livorno e pernottarono all’Ardenza per rientrare il dì successivo. Tra le tante storie originali e comiche legate ai viaggi di nozze ce n’è una che merita di essere ricordata. Siamo nel 1943 ed il 9 settembre si sposa a Fogliano il senese Luigi Sprugnoli, in seguito presidente dell’Associazione Artigiani e Cavaliere della Repubblica, inventore del collaudato marchingegno tutt’oggi in uso per stabilire l’ordine d’ingresso delle contrade alla mossa nel Palio, e sarà il babbo di Lucia la futura moglie di Mario dei bottegai Landi di Quercegrossa. Preso il treno, Luigi ed Emma Favilli intendono raggiungere Roma e fanno tappa a Chiusi. Portano due grosse valigie con loro: una piena di vestiti e l’altra di cibarie. Il giorno avanti (8 settembre) c’è stato l’armistizio e la situazione è incerta, ma soprattutto la linea è gravemente danneggiata e viene comunicata ai passeggeri la sospensione dei treni per Roma, probabilmente per diversi giorni. Non c’è altro da fare se non ritornare a casa. Il giorno dopo bussano a casa Sprugnoli in Siena. “Chi è?”. “Siamo noi”. Si sentono rispondere: “Gli sposi sono partiti per Roma”, e non gli vogliono aprire.

Benito e Anna partono per il viaggio di nozze col Mariani verso la stazione e accompagnano la sarta della sposa Albertina a Siena. Prima tappa a Firenze poi a Venezia albergando a Mestre dove ha loro prenotato l’albergo un parente dei Salvini.
In basso: Sorri Pasquale di Siena e Giovanna Tognazzi si apprestano a partire (1936)


Cose Ancora un viaggio a Roma raccontato da Silvano Socci sposo a Lea Oretti nel 1953: “Tanta gente fu presente al nostro sposalizio, il pranzo in casa Mori nella sala grande, fu una giornata bellissima piena di sole, la sera partimmo per Roma. A Roma arrivammo tardi, ci aspettava un conoscente che per lavoro si era trasferito a Roma, si chiamava Guido Rossi, trovammo un albergo, bellissimo, ma caruccio, la mattina ne trovammo un altro spendendo molto meno. Dopo qualche giorno subito le difficoltà. Lea si ammala, febbre, vomito, due giornate a letto e poi di corsa il ritorno a casa”.
Dalla metà degli anni Cinquanta gli sposi novelli dimostrano di apprezzare sempre di più questa usanza e anche le mete si fanno più azzardose superando i vecchi timori dei campagnoli (una coppia di sposi a Firenze non si allontanava dall’albergo perchè avevano paura di perdersi) e si parte per Venezia e Montecarlo e non mancarono alcuni piccoli inconvenienti. Nel 1956 Benito Bandini e Anna raggiungono Firenze in treno per la prima notte, poi a Mestre-Venezia dove Remo, il fratello di Alfredo Salvini, ha prenotato per loro l’albergo a Mestre. Nel 1957 Stracciati Renato e Rossi Piera ancora in treno partono il pomeriggio delle nozze, fanno tappa a Genova per proseguire poi verso Montecarlo e Nizza e l’anno successivo Rosanna e Nencioni e Rino Leri partendo la mattina seguente il matrimonio in treno, a tappe arrivano a Sanremo. Con una Cinquecento prestatagli dal futuro cognato Sergio, Spartaco Carletti e Luigina Costanzi, dopo il pranzo nei locali della parrocchia, si dirigono verso Sanremo dove alloggiano a 7.000 lire a notte. Un’escursione in pullman a Montecarlo prolunga la gita ed essendo senza passaporto l’albergo come consuetudine ottiene dalla questura un passaporto collettivo valido un giorno per tutta la comitiva di turisti. Noie alle candele della macchina resero disagevole il ritorno specialmente sul passo del Bracco. I giovani sposi Bernardino Castagnini e Lorenza Mori nel 1963 viaggiarono in treno per Genova dove viveva la sorella di lui Vanda, ma ebbero la sventura di partire il lunedì di Pasqua. Un giorno in cui si muovevano numerosi treni di emigranti. Alle ore 16 partirono da Siena e dopo una notte in treno e soste alle varie stazioni arrivarono a Genova soltanto la mattina.

Un documento indispensabile alle coppie in viaggio di nozze per alloggiare negli alberghi era il “Certificato di matrimonio” come questo del 1953 consegnato da don Ottorino a Silvano Socci e Lea che sono in procinto di partire per Roma. “Rilasciato in carta libera per il viaggio di nozze dalla Parrocchia di Quercegrossa”. I documenti di identità degli sposi non portavano ancora la modifica del loro stato civile risultando ancora celibe o nubile.

Occupato
Quando la realtà supera la fantasia. Il 14 aprile 1947 nella chiesa di Quercegrossa si celebrò il matrimonio di Gino Rossi e Ilda Nencioni. Era arrivato da Roma anche il fratello dello sposo, Guido, con la moglie Bruna, la piccola Carla e l’amica di famiglia Zelinda detta “Dinda”. Gli sposi li avrebbero poi accompagnati a Roma in quella che sarebbe stata la loro meta del viaggio di nozze.
Dopo il pranzo nel Palazzaccio in casa Rossi gli sposi e lo zio Guido sono portati alla stazione di Siena per prendere il treno per Roma. Sono sei persone con alcune valigie. Già alla stazione il treno è affollatissimo. Praticamente non c’è un posto libero e anche i corridoi sono stracolmi di gente e bagagli. Guido dice al gruppetto. “Venite dietro a me”. Si spostano con fatica nello scompartimento dove alla fine, da una parte, c'è una porticina chiusa. Guido l’apre ed entrano. E’ il piccolo gabinetto del vagone. La valigia sopra il lavandino servirà da letto a Carla, e i grandi in piedi, come acciughe in una scatoletta. Erano le sei del pomeriggio quando vi entrarono e vi rimasero chiusi dodici ore, fino alle sei della mattina, quando giunsero a Roma. Lo zio Gino, preso dalla stanchezza, chiudeva gli occhi, s'addormentava e cascava: tutti lesti a sollevarlo. Ogni tanto bussavano e lo zio Guido rispondeva: "Occupato", e così trascorsero la notte.
Poi, ospiti dello zio Guido, si rifecero del disastroso viaggio, e le impressioni ricavate nel vedere per la prima volta la cupola di S. Pietro, i grandi magazzini della Rinascente che “mi sembrava una cosa...”, li ripagarono ampiamente.

Nel successivo decennio anni Sessanta si lascia il treno e si comincia a viaggiare in macchina, sempre più lontano. Lista ordinata cronologicamente di alcuni viaggi di nozze:
1923 Mori Giuseppe e Alduina Terzuoli - Firenze
1929 Brogi Dante e Gina Vienni - NO
1931 Losi Ezio e Bruni Primetta - a Livorno in taxi - 2 giorni
1935 Dino Castagnini e Leda Lorenzini - Firenze dal fratello Tonino
1936 Socci Giuseppe e Tacconi Anna - a Roma
1937 Castagnini Corrado e Papi Marina - a Firenze dal fratello Tonino
1936 Mori Alessandro e Petri Anna - a Roma
1938 Mori Dino e Brogi Settimia - a Livorno in macchina
1938 Landi Serafino e Pierina Sestini - a Roma in treno
1940 Paolini Alfredo e Tacconi Albana - Roma, Svizzera e Grotte di Postumia
1940 Buti Guido - Bonucci Giovanna - a Roma
1940 Mori Umberto e Anichini Dina - NO
1941 Mencherini Otello e Cellesi Maria - NO
1941 Volpini Vasco Bianciardi Teresa - NO
1942 Pratellesi Pietro e Sorbi Marietta - a Firenze
1943 Sestini Bruno e Losi Liliana - NO
1943 Salvini Alfredo e Carli Dina - a Firenze dai parenti di Alfredo
1944 Bonelli Lando e Losi Duilia - NO
1944 Guarducci Dino e Carli Giulia - NO
1944 Sestini Angelo e Orietta Travagli - NO
1945 Mori Elio e Rossi Maria - NO
1947 Bianciardi Lorenzo e Lorenzini Rosina - NO
1947 Rossi Gino e Nencioni Ilda - a Roma dal fratello Guido
1947 Landi Bruno ed Elsa Barellini sp. a S. Colomba - NO
1948 Francioni Egisto e Rossi Gina - a Roma dal fratello di lei
1949 Riversi Aldo e Masti Anna - NO
1949 Pagliantini Gino a Fagnano - NO
1950 Pistolesi Altero e Fabiani Iolanda - a Roma ospiti di Guido Rossi
1951 Rossi Piero e Pistolesi Maria - a Roma dal fratello Guido
1951 Pagliantini Duilio e Bianciardi Maria - NO
1952 Rossi Nello e Franci Vera - a Roma dal fratello Guido
1952 Stazzoni Mario e Palazzi Dina - Firenze e Cesena dal fratello di lui
1953 Barucci Lodovico e Baldini Duilia - NO
1953 Socci Silvano e Oretti Lea - a Roma in treno
1954 Carli Dino e Fabbrini Fosca - a Firenze e Bologna in treno
1954 Nencioni Eliseo e Ilva Buti - NO
1955 Donzellini Adolfo e Buti Ginetta - a Colleferro (Roma) da una zia
1955 Carli Giulio e Cennini Marina - a Firenze dai parenti in treno
1956 Bandini Benito e Anna Bucciarelli - Venezia in treno
1957 Barbagli Luciano e Travagli Albertina - SI
1957 Stracciati Renato e Rossi Piera - a Montecarlo - Nizza in treno
1959 Starnini Franco e Costanzi Caterina - a Roma
1958 Giunti Enrico e Pruneti Elia - Liguria in treno
1958 Leri Rino e Nencioni Rosanna - a Sanremo in treno
1960 Costanzi Federigo e Auzzi Marina - a Firenze
1960 Nocciarelli Mario e Palazzi Lorena - a Genova da Pierugo Buti in treno
1961 Pistolesi Rolando e Fabiani Albertina - a Firenze Pisa e Venezia in treno
1961 Bruttini Augusto e Taddei Anna Maria - a Montecarlo
1962 Buti Pierugo e Castagnini Vanda - a Montenero (Livorno) e Roma in treno
1962 Pagliantini Adamo e Nara Monciatti - NO
1962 Spartaco Carletti e Costanzi Luigina - a Sanremo con macchina prestata
1963 Castagnini Bernardino e Mori Lorenza - a Genova dalla sorella di lui
1963 Buti Carla e Lazzeri Mario - a Chamounix e Monte Bianco
1965 Finetti Adelmo e Sanleolini Leda - a Roma in macchina
1965 Losi Armando e Mori Annunziata - base a Lavagna in Liguria
1965 Provvedi Fabio e Palazzi Graziella - ad Ancona in macchina dai parenti
1965 Fabiani Gina e Pallanti Giovanni - SI



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