Il 7 aprile 1799 i festeggiamenti per l’entrata in Siena dei Francesi (avvenuta il 29 marzo) culminano con l’innalzamento nel Campo dell’albero della libertà, un ciliegio rubato dagli studenti nel giardino del nobile Donusdeo Malavolti.
Questa festa, considerata importante per educare il popolo ai nuovi principi democratici, viene preparata con cura e inizia con un corteo a cui prendono parte le autorità politiche, quelle istituzionali, religiose e le Contrade.
Sono particolarmente acclamate l’Oca e la Pantera che rappresentano i colori delle repubbliche cisalpina e francese.

L’allocuzione viene pronunciata dal sacerdote Francesco Lenzini, che dopo aver esaltato i veri democratici d’Oltralpe, fautori di libertà e uguaglianza, indirizza pesanti strali contro “l’imbecille scettrato e i suoi visiri”, cioè il Granduca Ferdinando III di Lorena e i suoi ministri, rei, dice, insieme a molti uomini di Chiesa, di troppe prepotenze e oppressioni.
La storia ben presto dimostrerà quanto il Lenzini si sbagliasse.