Per vederlo ognuno deve pagare addirittura “un pavolo” (1 paolo toscano valeva oltre mezza lira).
L’elefante resta a Siena fino al 16 maggio, facendosi ammirare dagli stupiti senesi, poco abituati ad tale spettacolo.
Dopo Siena l’elefante sarebbe andato a Roma.
Nel XVIII secolo, ad esempio nel parmense, i girovaghi delle valli del Taro e del Ceno sapevano procurarsi orsi, cammelli, scimmie ed altri animali di origine esotica; con questi animali, giravano l’Italia e l’Europa, arrivando fino in Finlandia, o in Persia, “per procacciarsi il vitto”, mostrandoli al pubblico e improvvisando “spettacoli” di strada.

Ignazio Scolopis di Borgostura
Passeggio della cittadella con l’elefante venuto
in Torino l’anno 1774
incisione (1780)
È possibile che l'elefante sia lo stesso venuto a Siena l'anno successivo
Per quanto riguarda Siena e l’approccio con le “meraviglie esotiche” di cui si favoleggiava, basti pensare al racconto di Sigismondo Tizio che descrive, nel maggio del 1480, il passaggio da Siena del corteo che portava uno straordinario dono del re di Spagna al re di Napoli Ferdinando d’Aragona: una zanna d’elefante lunga quattro braccia (quasi due metri e mezzo) per 140 libbre di peso (poco meno di 50 Kg.).
I senesi, racconta Sigismodo Tizio, ne rimasero profondamente colpiti e fecero la fila per vederla.