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- Die 15 Aprile 1719 -
Coll'occasione di dare sepoltura al Cadavere del Sopradetto
Defonto Giuseppe Romagni seguì
l'orrendo caso e funesto accidente, quod non est a Seculo
auditum* in questi nostri paesi
e contado dello Stato Senese, et è dunque questo che segue. Nel
dare sepoltura al
sopradetto cadavere di Giuseppe Romagni Popolano delle Cura
d'Uopini, della Chiesa
Parrocchiale della Madonna Santissima in S.Dalmazio essendosi
questa la sepoltura della
Compagnia ove si seppelliscono i fratelli e sorelle della
medesima esistente fuori della
soglia della Porta di detta Chiesa, celebrata da me Girolamo
Guelfi Curato d'Uopini, la
Santa Messa, e fatte l'esequie al sopradetto cadavere, assieme
col Sig.re Pini Curato di
detta Chiesa di S.Dalmazio, entrato dentro alla detta Sepoltura
Domenico Ciatti giovane in
età d'anni 24 Sagrestano di detta Compagnia per seppellire il
sopradetto Cadavere assieme
coll'altro Sagrestano Domenico Quercini, Vedovo in età d'anni
50, ambedue li sopradetti
Sagrestani vi morirono dentro e caddero addosso agli altri
morti affogati dal pestifero
fetore di tant'altri cadaveri sepolti ivi in breve tempi,
ascendenti in tutto al numero di
quarantaquattro così referito dal detto Sig.re Curato Pini e
come apparisce al libro de
morti di detta Compagnia; vedendo dunque i circostanti questo
lagrimevole spettacolo de
due sopradetti Sagrestani caduti subbito in detta sepoltura
morti senza poter chiedere
aiuto tutti li circostanti addimandavano* pietà, misericordia e
tutti piangevano la madre
presente piangeva il figlio i fratelli piangevano l'altro
fratello defonto i nepoti
piangevano il zio in somma col lagrime compassionevoli tutti
addimandavano soccorso per
poterli estrarre fuori da detta Sepoltura vivi, ò morti come
erano. In questo mentre
passando due vetturali* uno de quali chiamavasi Antonio Vannini
mezzaiolo del Sig.re
Pievano di Monteriggioni e suo Popolano mosso da pietoso zelo e
vedendovi entro a detta
sepoltura Domenico Ciatti sopradetto suo nepote vi scese dentro
ancor esso per porgere
aiuto a quei poveri morti ancor esso soffogato dal
pestilentiale fetore de tanti cadaveri
vi cadde a terra adosso agl'altri morti, presasi poi
resolutione, vedendo che quanti
rientravano dentro alla detta sepoltura, vi morivano, furono
dunque estratti fuori con
certi uncini, et il primo estratto dal detto Sepolcro fù il
sopradetto Antonio Vannini
Vetturale quale vedendo che ancora palpitava, e dava segni
evidentemente vitali da me
Girolamo Guelfi sopradetto gli fù data l'assolutione, e datogli
ancora l'olio Santo in
fronte prout de more* si confarisce in tali subbitanei casi, e
morì essendo in età d'anni ...
l'altri due Sagrestani defonti parimente furono estratti fuori
dal detto Sepolcro, ma
perchè solo palpitavano e non davano altri segni Io sopradetto
Girolamo Guelfi ad ambedue
diedi l'assoluzione, e l'olio Santo, in fronte sub conditione
etc quali però poi
cominciarono a raffreddare, e realmente poi furono giudicati
morti per esercitare
l'operazione della misericordia corporali di seppellire i
morti, morirono essi per la
carità del prossimo; ne fù di tal fatto dato parte tanto alla
Giustizia del foro Secolare
dal Sindaco del Comune di S.Dalmazio, quanto per lettera
scritta da me Girolamo Guelfi
sopradetto; ne fù avvisato Il Sig.re Cancelliere della
Cancelleria Archepiscopale e dal
Sindaco sopradetto; ne fù portata altra lettera responsiva
dalla sopradetta Cancelleria
Archepiscopale ch'i sopradetti cadaveri stassero esposti in
Chiesa quelle debite hore
prescritte da Sacri Canoni, e poi si seppellissero, qual
lettera restò nelle mani del
sopraddetto Signore Curato Pini, ed in vigore di detta lettera
li sopradetti tre cadaveri
furono vestiti con cappe di detta Compagnia e collocati in tre
bare furono esposti in
detta Chiesa di S.Dalmazio, ove vi concorse molto popolo tanto
della Città di Siena, quanto del contado circonvicino a vedere si lagrimevole
spettacolo. Circa le due hore di
notte vennero quì alla Cura mia d'Uopini a chiamarmi un
famiglio* assieme con Michele
Becatti Mio Popolano, che d'ordine di Monsignore Arcivescovo e
del Magistrato della Sanità
di Siena, che Io sopradetto subito mi trasferissi a S.Dalmazio
per fare l'esequie alli
sopradetti tre defonti, e seppellirli, havendo così decretato
Monsignore Arcivescovo
assieme col Magistrato della Sanità che si seppellissero
nell'istessa sera, Io Girolamo
Guelfi Curato sopradetto intesa tal'imbasciata subbito andiedi
ad eseguire l'ordini di
Monsignore Arcivescovo e mi transeferij alla Cura di
S.Dalmazio, ove trovai esservi il
Sig.re Dottore Fancelli del Cancelliere della Sanità, et il
Sig.re Dottore Tattarini del
attuario* della Cancelleria Archepiscopale, quali di nuovo mi
ratificarono l'ordini del
Molto Superiore Monsignore Arcivescovo quali erano, che si
facessero l'esequie ai
sopradetti cadaveri e l'accompagnassi per seppellirli, si
discorreva dalli due sopradetti
Sig.ri Dottore Fancelli e Dottore Tattarini di portarli a
seppellire nel Cimitero di
S.Martino a Quarto Annesso alla Cura di Marciano perchè
dovevano seppellirsi all'aria in
luogo Sacro nel modo, che si dirà: Io Curato sopradetto risposi
che non parevami cosa
doverosa portarli al detto Cimitero di S.Martino a Quarto,
perchè con i sopradetti
cadaveri dovevasi passare in quell'hora notturna, così
intempestivamente d'avanti alla
Casa de parenti delli sopradetti defonti, che sarebbegli stato
di maggiore travaglio e si
sarebberli rinnovate le lagrime, e fù risposto da alcuni di
quei popolani, che il Cimitero
di S.Martino per essere ripieno di sassi macigni che
difficilmente potevansi fare le
buche, conforme gli ordini prescritti, e che un tempo fù quando
passarono per Siena Le
Truppe Militari Tedesche, che vi morì un Tedesco, e che per
seppellirlo in detto Cimitero
con grandissima difficoltà poterono fargli la buca un braccio e
mezzo profonda per esserci
molti macigni, e poi giorni doppo trovarono il detto Cadavere
schavato, e mangiato da
cani, ed ancora per essere di notte dovevasi stare molto tempo
allo scoperto esposti
all'aria insalubre dal pian del Lago, siche per tali difficoltà
fù resoluto da tutti di
portarli a seppellire nel Cimitero della mia Cura d'Uopini,
coll'approvazione delli
sopradetti due Signori protestandomi Io sopradetto Curato di
non volere progiudicare al
ius* d'altri Sig.ri Curati, e così stabilito si portarono li
sopradetti tre cadaveri
collocati in tre bare alla Cura d'Uopini, coll'intervento di
molte persone de popoli
circonvicini, con torce accese e candele colla Croce precedente
inalberata, et Io Curato
sopradetto con Cotta e stola nera per la strada cantandoli i
soliti salmi delle Laudi de
Defonti, coll'accompagnatura delli sopradetti Due Signori
Dottori Fancelli e Tattarini,
colli famigli, per fare li comandamenti alli Popoli, che tutti
portassero vanghe, zappe e
pale, e giunti al detto Cimitero della mia Cura d'Uopini, ivi
posate le bare, colle torce
e candele accese furono fatte da me Girolamo Guelfi l'esequie
solennemente cantate assieme
con tutti quelli che intervennero alla detta funzione e doppo fù
dal Sig.re Cancelliere
Fancelli ordenato che si facessero le fosse in detto Cimitero
profonde cinque braccia, per
ciaschedun cadavero che ogni cadavero si seppellisse nella sua
fossa separatamente et
dentro collocati li cadaveri gli buttarono a dosso numero sei
some* di calcina, fatta
portare per comandamento da Popoli poi ripiene le fosse
sopraddette di terra, comandarono
i sopraddetti Signori che i Popolani vi portassero numero
cinquanta fastella di ginepro, e
queste spartite separatamente sopra le sopraddette tre tosse
vele bruciarono sopra. Il
tutto scritto da me sopradetto Girolamo Guelfi Curato, quale
fui presente al tutto il
successo d'ordine del sopradetto Sig.re Dottore Tattarini
attuario della Cancelleria
Archepiscopale.
* QUOD NON EST A SECULO AUDITUM = Mai udita una cosa simile.
* ADDIMANDARE = Domandare, chiedere.
* VETTURALI = Barrocciai, coloro che trasportavano merci con
carri o animali da soma.
* PROUT DE MORE = Come è d'uso.
* FAMIGLIO = Servo, domestico, ma anche guardia, sbirro.
* ATTUARIO = Persona incaricata dall'Arcivescovo di custodire
gli atti della curia.
* IUS = Diritto, ragione.
* SOMA = Carico di un mulo, somaro, ecc., che a Siena equivaleva
a circa 100kg.
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