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Paola Ancilli, 34 anni, rappresentante di prodotti odontotecnici residente a Siena, amante
della buona musica e degli angoli suggestivi della Maremma, poco avvezza ai fast-food ed ai ristoranti, uccisa a
colpi di pietra nelle macchie di Punta Ala il 14 marzo scorso;
Mauro Grobeddu, 31 anni, residente a Follonica, boscaiolo, condannato già a sei anni ed undici mesi per reati a
sfondo sessuale e ora accusato dell'omicidio della ragazza.

Ad unirli nel processo c'è il pianeta semisconoscito del Dna,
il patrimonio genetico di ogni essere umano che ognuno si porta dietro si dalla nascita
come il colore dei capelli o della pelle. Ebbene, secondo quanto hanno stabilito i magistrati inquirenti, gli esami di
laboratorio effettuati dall'università di Siena sul giubbino di
jeans dell'accusato ci sono macchie di
sangue "compatibili" con quelle delaa donna uccisa selvaggiamente.
La Ford Fiesta di Paola era stata ritrovata nella macchia da un boscaiolo.

Le indagini avevavano
portato al fermo del Grobeddu ed alla successiva scarcerazione per mancanza di prove schiaccianti. Dopo l'esame del Dna
erano scattate nuovamente le manette intorno ai polsi del taglialegna.
Al momento in cui Paola veniva uccisa, il boscaiolo non era coi suoi compagni a tagliare la legna nelle macchie di Tirli;
si era assentato
dalle 12 alle 14.30. L'orologio di Paola è fermo alle
14.03, per cui il delitto è avvenuto proprio
a quell'ora, minuto più o minuto meno: proprio dalle 14 alle 14.30 del 14 marzo dello scorso anno (1991), alcuni operai
che stavano sistemando una
tettoia al campeggio Baia Verde avevano notato fumo in mezzo alla macchia.

L'assassino, secondo un esperto della Forestale, aveva usato solamente arbusti ed erica. Una pianta che prende fuoco
facilmente: la temperatura
all'interno dell'abitacolo era così arrivata a mille gradi. I vetri si erano squagliati, le parti di plastica si erano
liquefatte, del corpo della donna rimanevano solo
ossa saponificate e brandelli di carne.
Secondo l'accusa il Grobeddu, nel tentativo di dare spiegazioni sul pomeriggio del 14 marzo del 1991, è caduto in una serie di contraddizioni.
Per cancellare possibili prove ha lavato la macchina che appena due giorni prima era stata accuratamente trattata in un autolavaggio di Follonica.
Per la difesa anche questa è una forzatura.
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