Palio di Siena

Cronache dei Palii del 1950


28 MAGGIO 1950


Quell'anno l'estate, per i senesi, cominciò molto presto. Venne infatti deciso di commerorare il grande Santo Senese S. Bernardino, nel V Centenario della sua canonizzazione, con un Palio che venne corso nel mese di Maggio.
La mattina della tratta ben 16 cavalli vennero portati nall'Entrone per le batterie di selezione. I sei cavalli scartati furono: Dorina, Leo, Stellina, Eraldo II, Stella del Rio e Frubetto. Quelli che invece ebbero maggior fortuna furono:
Popa, Ribolla e Salomè, che vinsero anche la loro batteria, ed Orafo, Lola, Marco Polo, Fato, Stella, Miranda e Gaia che vennero cosi assegnati: 1) Pantera - Orafo; 2) Drago - Lola; 3) Leocorno - Ribolla; 7) Nicchio - Marco Polo; 8) Oca Fato; 9) Aquila - Stella; 10) Onda - Miranda 12) Lupa - Salomè; 13) Montone - Gaia; 16) Istrice Popa.
La prima prova, svoltasi di fronte a 10.000 persone, mise in risalto le doti di spericolatezza e bravura del piccolo Francesco Cuttoni da Cortona, che per la sua minuscola statura venne soprannominato immediatamente Mezz'etto. Il piccolo fantino vinse la prova per i colori della Lupa, infatti dopo che l'Oca, al Calar dei canapi, era balzata in testa anche se prontamente raggiunta dall'Istrice, a S. Martino con una spericolatezza incredibile per un debuttante, Mezz'etto passò mantenendo la posizione e vincendo la prova davanti a Leocorno e Nicchio. In questa prova venne sperimentato un nuovo meccanismo per la partenza. L'ordigno, preparato dall 'artigiano senese Giuseppe Sprugnoli, ottenne molti consensi e superò brillantemente l'impegno.
La seconda prova, corsa da 9 Contrade, per la mancanza del Montone, vide l'affermazione della Pantera che, scattata in testa, mantenne la prima posizione per i tre giri vincendo davanti all'Aquila, Drago e Lupa. La terza prova, corsa ancora senza il Montone, fu piuttosto emozionante. Partiti in testa, Nicchio, Oca ed Onda, curvarono nell'ordine a S.Martino. Al secondo giro passò in testa l'Istrice che vinse la prova seguito da Pantera e Lupa.
La quarta prova, ancora assente il Montone, veniva complicata dal disordine che regnava tra i canapi. Quando questi finalmente calarono, la Pantera prese rapidamente la testa e vinse la prova precedendo il Drago ed il Leocorno. La Prova Generale, che venne vinta dall'Istrice, ebbe uno svolgimento piuttosto incerto, intatti sia il Leocorno, che la Pantera ed il Nicchio, si alternarono al comando fino a che l'Istrice, nonostante non avesse curvato a San Martino, recuperò con estrema facilità posizioni su posizioni, vincendo nettamente sull'Onda e sul Drago. La provaccia venne vinta dall'Onda e, come sempre, quasi nessuna Contrada provò il cavallo.
La sera del Palio, alla presenza di 50.000 persone, tra cui Luigi Einaudi, Presidente della Repubblica, le Contrade si schierarono tra i canapi nel seguente ordine: Pantera - Orafo - Ranco (Albano Nucciotti); Drago - Lola - Bazza (Eletto Alessandri); Lupa - Salomè - Tripolino (Tripoli Torrini); Montone - Gaia - Ganascia (Fernando Leoni); Oca - Fato - Amaranto (Amaranto Urbani); Istrice - Popa - Trecciolo (Primo Arzilli); Aquila - Stella - Il Terribile (Ivan Magnani); Leocorno - Ribolla - Zanna (Giovanni Pierotti); Onda - Miranda - Ciancone (Giuseppe Gentili); Nicchio - Marco Polo - Tirone (Sergio Maggi).
Subito dopo l'abbassamento dei canapi, partì prima l'Onda seguita dal Leocorno e dal Nicchio. Alla curva di San Martino le Contrade girarono nel medesimo ordine. All'altezza del Palazzo Civico le tre Contrade si contendevano tenacemente a suon di nerbate la prima posizione. Intanto l'Istrice si era fatto largo velocemente, ma l'Onda, che nel frattempo aveva perso la prima piazza, ne ostacolò la rimonta. Nel frattempo era caduta la Pantera e si era ferito gravemente il cavallo dell'Aquila che dovette essere abbattuto dopo la corsa. Al Casato del secondo giro cadde anche il LeocoRno, passò così in testa la Lupa che era a sua volta tallonata dal Montone. L'Istrice era intanto andato a dritto a San Martino. Al terzo giro al Casato il Palio si decise: Il Montone, che oltretutto aveva il cavallo zoppo, riuscì ad inforcare la Lupa. Entrambi i fantini caddero, ed il cavallo del Montone, Gaia, continuò la corsa fino alla vittoria, precedendo di poco il Nicchio e l'Istrice che si era di nuovo fatto sotto. Per la Contrada dei Servi fu la 43ª vittoria riportata sul Campo e per il bravo fantino Ganascia, la nona. Il Capitano vincitore fu Alfredo Pianigiani.

2 LUGLIO 1950


I cavalli presenti alla tratta di questo Palio furono 19. Le tradizionali batterie di selezione, che vennero vinte da Marco Polo, Salomè. Orafo, Forletto e Saetta, permisero la scelta dei soggetti che avrebbero partecipato a questo Palio; ai cavalli vincitori vennero aggiunti altri cinque e vennero così assegnati: Saetta - Civetta; Orafo - Leocorno; Donna - Giraffa; Forletto - Pantera; Salomè - Lupa; Miranda - Aquila; Gioia - Onda; Marco Polo - Istrice; Niduzza - Drago; Gina - Nicchio.
La prima prova venne vinta dalla Giraffa che superò l'Onda sin dal II giro e precedette nell'ordine il Leocorno, la stessa Onda e la Civetta. Al terzo giro a S. Martino cadde il Nicchio. La seconda prova fu vinta dalla Lupa, dopo che il Leocorno e la Pantera avevano impegnato i propri cavalli per sorpassarsi reciprocamente. La terza prova fu vinta dalla Pantera che si mantenne in testa per tutti e tre i giri, minacciata da vicino dal Drago che giunse secondo. La quarta prova tu caratterizzata da un'ottima partenza dell'Onda che era tallonata dalla Lupa. La Contrada di Malborghetto rimase in testa sino alla vittoria, mentre al secondo posto si alternavano Drago e Lupa. Il fantino del Drago (Bazza) cadde al terzo giro, per sua fortuna senza conseguenze, ed il cavallo scosso continuò la corsa giungendo secondo dietro all'Onda e precedendo la Civetta e la Lupa.
La Prova Generale fu piuttosto movimentata alla mossa. Dopo che la partenza ebbe luogo, l'Aquila prese la testa seguita dal Leocorno e dall'Onda. Davanti alla Cappella il Leocorno riuscì a passare in prima posizione mentre sopraggiungeva velocissima la Pantera. Al Casato il fantino di quest'ultima cadde, e trattenne istintivamente il cavallo per le briglie: intanto sopraggiunsero l'Istrice ed il Nicchio che si trovarono così difronte all'ostacolo. La prima Contrada riuscì, sia pure fortunosamente, a superarlo, mentre il Nicchio vi sbatacchiò malamente, cadendo. Nel frattempo il Drago era passato in testa e vinse la prova con molto distacco dall'Aquila, che giunse seconda, e dalla Civetta. La provaccia fu vinta dalla Contrada del Castellare.
La sera dei Palio le Contrade si schierarono tra i canapi nel seguente ordine: Lupa - Salomè - Ranco (Albano Nucciotti); Onda - Gioia - Ciancone (Giuseppe Gentili); Giraffa - Donna - Amaranto (Amaranto Urbani); Istrice - Marco Polo - Ganascia (Fernando Leoni); Pantera - Forletto - Lampino (Renzo Mellini); Drago - Niduzza - Rompighiaccio (Remo Antonetti); Civetta - Saetta - Trecciolo (Primo Arzilli); Aquila - Miranda - Il Terribile (Ivan Magnani); Nicchio - Gina - Zanna (Giovanni Pierotti); Leocorno - Orafo - Pietrino (Pietro de Angelis).
Quando calarono i canapi, il gruppo compatto si lanciò nella pista: all'altezza della Fonte Gaia, l'Onda era già prima seguita dalla Lupa, dal Nicchio e dal Leocorno. Al primo giro a San Martino il passaggio avvenne nell'ordine sopra detto, mentre al Casato era ancora prima l'Onda seguita dalla Lupa e dalla Pantera. Il secondo giro mise in evidenza la clamorosa rimonta del Drago che avanzava velocissimo, e giunse persino a minacciare l'Onda. Al terzo giro al Casato, con un'abile manovra, Beppe Gentili costrinse la Contrada di Camporegio ad interrompere l'azione del cavallo, spianandosi così la strada verso una splendida vittoria che puntualmente giunse. Il Capitano vincitore fu il professor Dario Neri.

16 AGOSTO 1950


Alla tratta di questo Palio erano presenti 19 soggetti. Ciò comportò un notevole disagio per la scelta dei 10 cavalli che avrebbero dovuto correre il Palio. Dopo le consuete discussioni, anche se amichevoli, tra i Capitani delle Contrade partecipanti, l'Entrone si aprì lasciando uscire i cavalli che erano stati considerati meno forti degli altri. L'assegnazione dei barberi si svolse nel seguente ordine:
11 Drago - Salomè; 8 Giraffa - Santa Fiorenza; 16 Bruco - Miranda; 17 Aquila - Gioia; 2 Lupa Lola; 14 Leocorno - Niduzza; 1 Montone - Dorina; 19 Onda - Bottarella; 13 Nicchio - Gioia; 7 Oca - Forletto.
La prima prova, svoltasi, come sempre di fronte a numerosi spettatori, vide l'affermazione dell'Oca che, dopo aver superato a San Martino del primo giro la Giraffa, che era scattata in testa, vinse agevolmente la corsa seguita, da lontano, dall'Aquila, dalla Giraffa e dal Montone che giunsero nell'ordine. La seconda prova registrò un fatto curioso: per una improvvisa indisposizione, il mossiere non potè presenziare alle consuete operazioni di partenza, il suo po- sto fu preso dall'allora direttore di Polizia Dr. Barra. Subito dopo il via, abbastanza felice nonostante l'improvvisazione del nuovo mossiere, prese la testa del gruppo l'Oca seguita da vicino dal Bruco. Dopo S. Martino il fantino dell'Oca rallentò sensibilmente l'azione al cavallo facendosi sorpassare dal Leocorno che intanto si era portato in seconda posizione. La corsa di quest'ultima Contrada non fu contrastata da nessun antagonista ed il Leocorno giunse primo al bandierino, seguito nell'ordine dal Drago, Aquila, Giraffa e Bruco. Nessuna caduta si registrò in questa corsa. A causa del nervosismo dei cavalli, occorsero ben due mosse per far disputare la terza prova che fu comunque molto bella; prese per prima la testa l'Onda che venne superata a S.Martino dal Bruco che mantenne la prima posizione, spingendo il cavallo a gran carriera. Però, al terzo giro al Casato, la Giraffa, con uno scatto formidabile, riuscì a superare la rivale vincendo la prova. Il Bruco si prese immediatamente la platonica rivincita il giorno dopo vincendo mirabilmente entrambe le prove. La provaccia venne vinta dalla Lupa, ma intanto tutti i pensieri erano concentrati nell'imminente Palio che appariva molto incerto.
Dopo lo scoppio del mortaretto i cavalli uscirono dall'Entrone dirigendosi verso i canapi. La sorte chiamò le Contrade nel seguente ordine: Bruco - Miranda - Ranco (Albano Nucciotti); Oca - Forletto - Trecciolo (Primo Arzilli); Onda - Bottarella - Ciancone (Giuseppe Gentili); Leocorno - Niduzza - Rompighiaccio (Remo Antonetti); Giraffa - Santa Fiorenza - Lampino (Renzo Mellini); Lupa - Lola - Il Terribile (Ivan Magnani); Aquila - Gioia - Pietrino (Pietro de Angelis); Drago - Salomè - Amaranto (Amaranto Urbani); Montone - Dorina - Dino (Dino Pieraccini); Nicchio - Gioia - Ganascia (Fernando Leoni).
Il nervosismo dei cavalli e dei fantini impedì che la mossa potesse essere data velocemente. Varie volte si dovette far uscire i cavalli dai canapi per farli poi rientrare nel medesime ordine. Finalmente il mossiere riuscì a cogliere l'attimo favorevole ed i barberi si lanciarono sulla pista a gran velocità. Per primo prese la testa l'Aquila che era seguita dal Leocorno e da un gruppo compatto da cui si stava facendo luce l'Oca, nonostante una pessima partenza. Al Casato curvò prima l'Onda, seguita dal Leocorno e dall'Oca, mentre il fantino del Drago cadde malamente. Al secondo giro a S. Martino le posizioni erano immutate, ma il fantino dell'Oca cadde e la lotta per la vittoria si ridusse tra le due Contrade di testa.
Davanti al Palazzo Comunale si ebbe il secondo colpo di scena: il fantino dell'Onda, cercando di ostacolare l'avversario, sbattè negli sprangati e rischiò di cadere; con tempestività si riprese, ma quell'attimo di incertezza gli fu fatale perchè il Leocorno, che aveva tentato di entrare dall'interno, si portò nel centro della pista, trovando così la strada spianata. All'inizio del 3° giro, le Contrade passarono nel seguente ordine: Leocorno, Onda e Giraffa, che nel frattempo si era fatta luce dalle retrovie. Le posizioni non mutarono più ed il Leocorno potè così aggiudicarsi la sua 23ª vittoria sul Campo. Il fantino vincitore, Remo Antonetti detto Rompighiaccio e Niduzza portarono la gioia in Pantaneto. Il Capitano vincitore fu la Contessa Placidi.

Testi tratti da "Il Mangia" n°34 del 17 settembre 1972, ricerche e scritti del sig. Mauro Marzucchi, foto dei drappelloni da "Pallium"