Chi avrebbe mai scommesso una lira su quel cavallo piccino e nervoso che Amleto Tancredi detto “Fagiolino”, storico barbaresco dell’Oca, presentò alla tratta il 29 giugno 1962 col nome di Eucalipto.
Eppure quel cavallino ben impressionò nella prima batteria, montato da Guanto, a tal punto da essere prescelto dai capitani.
Toccò alla Torre, fresca di vittoria, che ebbe non poche difficoltà a trovare una monta: per Vittorino quel cavallo era matto e poteva montarlo solo “il su padrone”, Rondone declinò l’invito…
Alla fine su Eucalipto salì Canapino, il suo giovane allenatore, che per la prima prova non riuscì a fermarlo prima del quinto giro finendo in terra stremato ed impaurito.
Per il Palio la sorte fu ancora peggiore: una caduta al canape con Eucalipto a correre scosso, indietro di un giro, “disturbando” la vittoria di Elena de Mores.
Un debutto così travagliato non lasciava presagire nulla di buono, a maggior ragione dopo una seconda presenza davvero incolore nel Leco, invece l’anno seguente Eucalipto e Canapino entrarono nella storia cogliendo a sorpresa la loro prima vittoria.
Partendo in sordina la Pantera stravinse quel Palio liberandosi della cuffia.
Ettore Bastianini, capitano panterino, decise di acquistare Eucalipto che prese il suo nome.
Il nuovo Ettore, già conosciuto come Topolone, passò da brenna matta a bombolone iniziando a contendere la palma del migliore al branco delle “femmine terribili”: Beatrice, Arianna e Selvaggia.
Il 1965 fu l’anno della consacrazione in un Palio rimasto nella storia per molteplici motivi.
Ettore-Topolone va nell’Aquila, montato da un giovane sardo detto Penna Nera il quale durante la terza prova cade rovinosamente a San Martino.
Topolone resta con le zampe impigliate nelle tavole dei materassi, si teme il peggio sono secondi di terrore per la piazza ma con un guizzo il cavallo si rimette in corsa.
Le cure amorevoli del barbaresco dell’Aquila ed i consigli e le misture medicamentose del vecchio Ganascia rimettono in sesto Topolone.
Anche nella carriera Penna Nera rischia di cadere ma alla fine arriva una vittoria netta ed il giovane sardo esce dall’anonimato e diventa Aceto…
Alcuni giorni dopo il Palio il grande Ettore Bastianini, pur amareggiato dalla vittoria della rivale, ricompensa con un dono significativo il barbaresco dell’Aquila che aveva curato nel migliore dei modi il suo pupillo.
Nel 1967 arriva un cappotto significativo, bissato due anni dopo.
A luglio, nella Tartuca, Canapino si fa sorprendere rigirato e parte ultimo, pare volesse addirittura scendere per protesta contro il mossiere.
Con lo zucchino calato il fantino inizia una rimonta forsennata, davanti è uno stillicidio di errori e cadute, dietro Topolone fila come un diretto e la Tartuca vince coronando una delle rimonte più clamorose di tutti i tempi, sottolineata dalla storica ed enfatica radiocronaca di Silvio Gigli.
Nello straordinario del settembre invece la vittoria è netta tanto che Tristezza taglia il traguardo con le mani levate al cielo alla stregua di Gimondi.
Ma l’epilogo di quella vittoria era stato comunque tormentato, infatti, come nel 1965, Topolone era “resuscitato” dopo una tremenda caduta a San Martino durante una mossa annullata tardivamente dal “mossiere fuggiasco” Jago Fuligni.
Tra i due cappotti Topolone viene acquistato dalla Società di Camporegio e cambia di nuovo nome diventando Dragone.
Dall’agosto 1969 inizia una striscia di tre vittorie consecutive che porterà il bottino di successi a quota sette.
La prima nel Nicchio, con il redivivo Rondone, nasce partendo di rincorsa e rimontando su Aceto nel Montone su Ercole.
In una poesia celebrativa della vittoria topoline viene definito “diavolo saraceno” dal compianto Gianni Brera.
Il Palio della Luna segna una vittoria nettissima, ancora di rincorsa Topolone ritrova per la terza volta Aceto e dietro l’Oca rimane solo Ercole nella Civetta.
Nel luglio 1970 Topolone torna nella Giraffa e viene montato da Bazza reduce da un pesante infortunio.
Per molti Topolone è ormai il vecchio nano della piazza, i favoriti sono altri, ma l’ultima vittoria arriva superando Ercole, ancora lui, che non gira al secondo Casato.
Gli ultimi tre Palii di Topolone, pur non vincenti, sono significativi : nel luglio 1971 su di lui corre il suo ultimo Palio il grande Ciancone; nell’agosto torna con Canapino nella Torre, i torraioli entusiasti cantano “S’è avuto Topolone e non c’ha detto male, faremo il decennale…”, invece, come nel 1962, il cavallo batte al canape, anche se non cade il Palio finisce prima di cominciare; nel luglio 1972 Topolone torna nella Pantera per la terza volta, lo monta Aramis e tra i canapi fa il suo esordio il suo erede e compagno di scuderia Panezio.
Articolo di Roberto Filiani tratto da "Il Carroccio"