LE ORE E IL CALENDARIO
Quando abbiamo scoperto che Giovanni Papei era nato a
Firenze, alle ore 18 del 4 marzo 1673, ci siamo domandati
istintivamente a quale ora attuale corrispondessero le "18"
indicate su quel vecchio documento.
Francamente non riuscivamo a darci una risposta ed è
stato proprio da lì che è sorto in noi il desiderio di
andare alla ricerca dei modi e dei mezzi con i quali l'uomo
ha sempre studiato la possibilità di misurare il tempo e di
rappresentarlo.
Certamente da tutto ciò abbiamo cercato di trarre un
qualche collegamento con la nostra storia dei Papei,
altrimenti potremo sempre considerarla una breve
divagazione, che ci siamo concessi, ritenendo tale argomento
interessante.
Sin dai tempi antichi, in tutta Italia si usava
contare le ore, usando come misura la durata della luce
diurna. Tutto dipendeva dal momento in cui tramontava il
sole, che segnava l'ultima ora, che era volgarmente
chiamata: "le ventiquattro".
Quella successiva prendeva il nome di "ora di notte" a
semplicemente "l'un ora" e diveniva quindi la prima della
nuova giornata, che principiava così alla "un ora di notte"
e aveva termine alle "ventiquattro".
Questa maniera di indicare il tempo, era detta
"all'italiana" ed aveva il difetto che le "ventiquattro" non
erano stabili e fisse in tutti i mesi dell'anno, perchè si
spostavano a seconda del variare delle stagioni: dal periodo
più lungo durante i giorni prossimi al solstizio d'estate, a
quello più breve al principio dell'inverno; con
accorciamenti e allungamenti della giornata,
astronomicamerite determinati da periodi di circa 10 giorni,
poi riportati in un'apposita tabella all'interno del
calendario stesso.
Per quanto tutti vi fossero abituati, si veniva a
creare una certa confusione specialmente nei rapporti con le
altre nazioni dove vigeva un diverso sistema. La Francia ad
esempio aveva adottato l'uso di dividere le ore della
giornata in due periodi: dalla mezzanotte al mezzogiorno e
viceversa, distinguendo le ore in antimeridiane e
pomeridiane: ciò veniva chiamato "contare le ore alla
francese".
Fu il Granduca Francesco II di Lorena, che poco dopo
la sua salita al trono, agli inizi del 1738, emanò con vero
spirito di modernità, un editto che stabiliva che in tutta
la Toscana fosse sostituito entro sei mesi il vecchio
sistema.
Infatti dal 30 marzo 1738 gli orologi pubblici,
cominciarono a battere le ore in due riprese e con un
massimo di 12 rintocchi ciascuna. Il primo orologio così
regolato fu quello del Palazzo Pitti a Firenze.
Palazzo Pitti
E proprio in Firenze, come abbiamo già detto, alle
"ore 18" del 4 marzo 1673 vi nacque Giovanni Papei.
Per vedere approssimativamente a cosa corrispondono
oggi le "ore 18", basta fare questo semplice calcolo: 24
(l'ora del tramonto) meno 18 (l'ora della nascita) uguale 6
(che sono le ore prima che giunga il tramonto). Poichè il
sole in quel periodo calava intorno alle nostre 6
pomeridiane, bisogna togliere 6 (risultato della precedente
operazione) e viene 12: ora in cui nacque Giovanni.
Lo stesso criterio va adottato per il fattaccio che
vide protagonista Agostino Papei, nella "prima ora della
notte" del 1° febbraio 1674.
Se poi vogliamo passare a parlare del calendario,
diremo che venivano usati altri "stili" o terminologie.
Fra queste la parola "Indizione", che appare nella
causa contro Agostino: era un periodo di 15 anni, in uso
dall'età dell'Imperatore Costantino e veniva adottata per
datare le bolle papali, documenti e atti pubblici.
Gli anni di ciascuno di questi cicli si numeravano
progressivamente dall'1 al 15 e poi si ricominciava da capo,
senza però indicare mai di quale periodo indizionale si
trattasse. Questo sistema di datazione variò anche secondo i
luoghi, infatti "l'indizione" non sempre coincideva con
l'inizio dell'anno comune: a Valmontone ad esempio aveva
inizio il 1° gennaio, mentre a Siena l'8 settembre; ne fanno
fede tutti i più antichi documenti e formulari dei notai, a
partire daI 1300.
Sempre a Siena, dal X secolo fino a tutto il 1749,
vigeva il calendario detto "dell'Incarnazione", che faceva
iniziare l'anno dal 25 marzo, festa dell'Annunciazione di
Maria Vergine, posticipando sull'odierno di due mesi e 24
giorni. Confrontandolo con il nostro, corrispondeva solo dal
25 marzo al 31 dicembre e quindi, per fare il computo esatto
per il periodo che va dal 1° gennaio al 24 marzo, bisogna
sempre aggiungere un anno.
Per esempio Giovanni Papei, nato ufficialmente il 4
marzo 1673, in realtà nacque nel 1674. Il medesimo discorso
vale per tanti personaggi di Valmontone e per lo stesso
Agostino che venne alla luce il 1° marzo 1652.
Tale calendario fu detto anche dello "stile
fiorentino" per l'uso che se ne fece a Firenze e in altre
città della Toscana fra cui Siena e, particolare curioso,
anche a Valmontone, nello Stato Pontificio.
Papa Eugenio IV nel 1445 lo rese obbligatorio, mentre
Gregorio XIII, cominciò a datare le bolle con lo stile
moderno, uso confermato definitivamente nel 1691 da
Innocenzo XII, il quale, e lo ricorda Paolo Di Re nel suo
libro intitolato "Valmontone", si avvalse spesso della
collaborazione dell'avvocato Baldassarre Papei.
Come sappiamo, il nome di Gregorio XIII è legato al
nostro calendario, denominato appunto "Gregoriano", in
quanto egli riformò quello precedente detto "Giuliano" (da
Giulio Cesare), che ogni 128 anni perdeva un giorno. Per
tale motivo, con una Bolla del 24 febbraio 1581, il
Pontefice riportò l'equinozio, che nel frattempo si era
spostato all'11 marzo, alla sua data naturale del 21 marzo.
Poi, per ristabilire l'equilibrio, ordinò di sopprimere i
giorni dal 5 al 14 ottobre 1581, che furono considerati come
se non fossero mai esistiti.
|