LE CITAZIONI DAI LIBRI
Allo scopo di ampliare la nostra ricerca, ci siamo
rivolti anche agli Archivi di Stato della Toscana, ma il
nostro tentativo si è rivelato vano, non essendo riusciti ad
avere notizie che potessero essere di una qualche utilità.
Per nostra fortuna da uno Studio di Araldica, ci sono
pervenute delle fotocopie di pagine di libri e di documenti
che riguardavano i Papei originari del Lazio.
E' stato così che abbiamo potuto approfondire l'attendibilità di molte informazioni, che hanno tentato di rimettere in discussione la nostra provenienza, che, come vedremo nel prosieguo, crediamo essere toscana.

DIZIONARIO DI ERUDIZIONE STORICO ECCLESIASTICA
Nell'89° volume di quest'opera che traccia la storia
di alcuni centri del Lazio e dei suoi personaggi celebri,
nel paragrafo che riguarda Velletri, è stato possibile
risalire per il dettagliato racconto scritto da Teofilo
Papei, a quanto avvenne nel 1543.
Theophilus Papeus descrive le vicende belliche che videro la sconfitta dei Colonna, per opera delle milizie di Papa Paolo III, nel periodo che va dal 27 al 9 maggio 1543
"... Il Papa che già mirava di mal occhio la potente
casa Colonna, per aver in altri tempi fatto fronte a' suoi
predecessori, nel 1541 mosse ad essa guerra con 10,000
soldati".
Rocca di Papa, Paliano, Ceciliano, Roviano e altri
castelli furono espugnati, e d'ordine del Papa smantellate
da' fondamenti le loro fortezze. Montefortino fu presa nel
1543, rendendosi al Pontefice, come dal manoscritto di
Teofilo Papei:
27 januarii 28 vero Romani versus abierunt. 24 februarii die
dominico, circa 22 horas,
Pontifex sub sua ditione habuit Arcem Montis Fortini. 19
martii die luna inceperunt
subditi Colmnensium demoliri jussu Pauli III. 3° die maii
perfecerunt, relicto uno
propugnaculo, seu aula demolitores omnes abierunt, 9° die
redierunt demolitores num. |

LA COLLEGIATA DI VALMONTONE
Una breve menzione su Giovanni Battista Papei,
arciprete di Valmontone, appare in una guida, stampata in
occasione della ricorrenza del tricentenario della
costruzione della Collegiata.
L'autore Stanislao Fioramonti, traccia la storia
dettagliata di questo luogo di culto, voluto da Giovan
Battista Pamphily, che fece demolire un'antica chiesa gotica
e sui resti ne fece costruire una nuova, in stile barocco,
dall'architetto De Rossi, allievo del Bernini.
Joannes B.Papeus
visse il passaggio
dal vecchio al nuovo tempio
e fu il primo di venti arcipreti
succedutisi nei 300 anni
della nuova Collegiata.
Giovanni Battista, figlio molto probabilmente di
Alessandro, che era capitano della comunità di Valmontone,
nacque intorno al 1624 e fu sicuramente l'esponente di
spicco dei Papei durante il XVII secolo.

RIMINI
Nel secondo volume della pubblicazione intitolata
"Rimini", edita dalla locale Cassa di Risparmio e curata da
Amedeo Potito, a proposito di una lettera del 5 dicembre
1682, nella quale la comunità di Piandimeleto si rifiutava
di concorrere alle spese di Roma, viene citato un tal
Baldassarre Papei, già "Dottore e Agente" di quel paese.
Di questo Baldassarre, che era figlio di Teofilo e
Chiara Bersante, sappiamo che morì a Valmontone il 15 agosto
1678.
...e perchè dopo la morte del
Dottore Baldassarre Papei,
ch'era Agente di Piandimeleto,
et era informato delle ragioni
di detti Castelli,
col di cui consiglio
fu fatto ricorso alla
Sac. Congregatione...
Piandimeleto è un piccolo centro agricolo, che vanta
un'antica origine (Planus Mileti), in provincia di Pesaro
(da cui dista 57 km.), nell'appennino marchigiano. Sulla
riva destra del fiume Foglia, a 320 metri d'altitudine, ha
un bel castello quattrocentesco che era stato dimora dei
conti Oliva.

VALMONTONE E DINTORNI
Un altro Baldassarre, giurista di curia, morto a Roma
nel 1741, è invece annoverato tra i personaggi notevoli di
Valmontone e citato in un libro, che riporta il testo di un
inedito manoscritto del 1759 di Carlo de Romanis, intitolato
"Memorie dell'antico Labico".
...Nelle leggi vi è stato
Baldassarre Papei,
assai caro al S.P.Innocenzo XII
per la sua virtù e integrità:
egli esercitò in Roma
la Giudicatura del Campo,
fù giudice de Mercenarii
detto Abbate Sacco,
fù Assessore dell'Agricoltura,
et ebbe la carica di
Per obitum:
acquistò la cittadinanza Romana,
morì il 1741,
e gli fu sostituito
Barnaba Belli da Camerino...
Quanto alle cariche attribuite a Baldassarre che si
leggono nella didascalia, trattavasi di uffici della Curia
Romana nel settore economico, forse della Camera Apostolica,
o comunque di altro dicastero simile.
Resta quindi confermato che questo Baldassarre non è
la stessa persona dell'agente di Piandimeleto, che era già
morto nel 1682, ma un suo discendente.

STORIA DI GUARCINO
Il notaio Giuliano Floridi, in un raro testo di Angelo
Sacchetti Sassetti, ha trovato che Francesco Maria Papej era
stato Podestà di Guarcino (paese in provincia di Frosinone)
dal 1792 al 1800:
"...Era allora Governatore di Guarcino Francesco Maria Papej
di Valmontone, uomo energico,
accorto, amantissimo della giustizia, il quale, durante il suo
governo, s'era adoperato di
nettare la terra dai delinguenti comuni. Ora, mutato regime,
egli insieme colla moglie fu
scacciato dal pubblico palazzo. Siccome poi, colla rivoluzione
molti definguenti, che per
suo ordine erano stati processati e condannati, uscirono liberi
dalle carceri di
Frosinone, volevano essi vendicarsi del Papej; e, se questi
ebbe salva la vita, fu perchè
si trovò in quel momento critico in casa dell'abate D.Gio,
Battista Innocenzi.
Pietrangelo Lucchese, detto Parasole, birro e spia, già
processato dal Governatore Papej e
liberato dal carcere di Frosinone, come tanti altri delinguenti
comuni, alla proclamazione
della Repubblica, viveva in apparenza calmo e tranquillo, ma
nel suo interno covava odio
mortale contro Luca Giansanti. Una notte il Lucchese, avanti
alla chiesa di S.Nicola, ferì
a morte Luigi Manni Pecatelli, che ebbe appena il tempo dI
ricevere, in casa, i
sacramenti. Ma poco dopo lo stesso Lucchese doveva incontrare
un'identica fine per opera
di alcuni birri, coi quali si disse essersi immischiato Luca
Giansanti. Quando il Lucchese
s'avvide che la sua vita correva serio pericolo, volle fuggire:
ma gli assassini lo
inseguirono e gli tirarono un'archibugiata sotto la chiesa
dell'Annunziata." |
Nel XIX capitolo, si parla di quando nel febbraio 1798, a Guarcino venne proclamata la Repubblica Romana. Le minute vicende della vita cittadina, scossa nel suo torpore dalla novità degli avvenimenti, sono riportate dalla cronaca dell'epoca, che cita più volte Francesco Maria Papej.
Questo Francesco Maria, figlio di Giovan Battista e
Felicita Coresotti, nacque a Valmontone il 26 febbraio 1754:
padrini del Battesimo furono il Signor Andrea Delfino e la
Signora Giulia Gaetana Papei, figlia del Signor Alessandro e
moglie del Signor Antonio Petricca. Poi, il 30 gennaio 1780,
come dal documento che segue, Francesco si sposò con Angela
Nardecchia, sua conterranea.


INSEGNE E SIMBOLI
Anche la citazione Che appare sul libro "Insegne e
Simboli", del quale possiamo vedere in basso il
frontespizio, si riferisce a un personaggio valmontonese: in
essa si dice che il 12 febbraio 1813, durante il Regno
d'Etruria, Vincenzo Papei, "Capitano del 20° reggimento
d'infanteria di linea italiano", era stato decorato
Cavaliere del prestigioso Ordine della Corona di Ferro di
Napoleone.
Costituito proprio dal Bonaparte, questo regno ebbe
come primo sovrano Lodovico I di Borbone, che fu eletto il
21 marzo del 1801. Due anni più tardi, alla sua morte, gli
succedette Carlo Lodovico fino al 10 dicembre 1807, sotto la
reggenza della madre Maria Luigia di Spagna.
Poco dopo, il regno fu unito all'impero francese e
infine il 3 marzo 1809, ristabilito il Granducato, Elisa
Bonaparte-Baciocchi venne eletta Granduchessa di Toscana e
principessa di Piombino, esercitando il suo potere fino al
1° febbraio 1814.
Sfortunatamente, le più accurate indagini non hanno
consentito agli autori di reperire le leggi relative
all'istituzione di una nuova nobiltà, che avrebbe dovuto
essere simile a quella napoleonica.
Probabilmente negli anni di Lodovico I, nei quattro
successivi del figlio e infine nei cinque di Elisa, non
furono mai approntate norme del genere né, per quello che ci
risulta, fu istituito un nuovo ordine cavalleresco, mentre
invece vennero conferite le nomine di Cavalieri di Santo
Stefano.
A pagina 950
di questo libro
reperibile anche presso la
Biblioteca Comunale di Siena,
si trova menzionato
Vincenzo Papei,
che nel 1813
era "capitano nel 2° reggimento
d'infanteria italiano".
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