LA DOTE DI CINTIA
Sviluppatesi a partire dal Medio-evo, le compagnie o
confraternite ebbero tutte comuni finalità: il culto di Dio
e l'esercizio delle opere di pietà e misericordia. Loro
compito era distribuire il pane ai poveri, intervenire
caritativamente verso i carcerati, mendicanti, pellegrini,
ammalati; nonchè elargire sussidi a orfani e studenti poveri
e doti a fanciulle bisognose, spesso in procinto di
sposarsi.
In occasione di tutte le cerimonie, i "fratelli"
indossavano una veste: la cappa, che oltre a servire da
divisa, aveva lo scopo di rendere tutti uguali i membri
della comunità.
Il maggiore impegno di queste Compagnie
Laicali lo si ebbe tra la fine del XVI secolo e la seconda
metà del XVIII, quando Pietro Leopoldo di Toscana, per
finalizzare il piano di riforme dello Stato, decise di
sopprimere ben 1250 Confraternite, insieme ad altri enti
religiosi.
Una di queste era la Compagnia di S.Onofrio che, tra i
vari scopi, si prefiggeva di aiutare i fanciulli mendicanti e orfani, prendendone
cura e provvedendo alla loro educazione.
Fra le prescelte del 1600 a ricevere una dote in denaro vi fu
Cintia Papei, una dei primi personaggi toscani della nostra
famiglia di cui siamo venuti a conoscenza.
Adì 4 Aprile 1600 Martedì
3° dì dalla S.Pasqua
Messer Dionisio Tantucci Dottore nomina Cintia di Giovanni papej
Adì 19 Novembre 1600
Per buone informationi date da fratelli fù approvata
Cintia di Giovanni Maria Papej
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(Ass. Patrimonio Resti 1301, pp 15r e 29v)
La compagnia o congregazione dei SS. Tommaso e Benedetto, poi
dei SS. Andrea e Onofrio, detta dei
Poveri mendici (prima nel convento degli Umiliati, noi nella chiesa di S.Andrea, infine a fianco di
detta chiesa), fu fondata nel 1321. Attorno al 1348 costruì
il proprio oratorio e fondò un
ospadaletto per pellegrini retto da oblati e oblate e
inoltre si prometteva di assegnare venticinque
"gonnelle" (successivamente 25 doti) all'anno a fanciulle povere della città e dello Stato.
Alla metà del Cinquecento l'ospedaletto fu soppresso e durante
la guerra di Siena l'immobile servì
per alcuni anni come ricovero per le monache di S.Chiara. Dopo
la partenza delle religiose, nella
seconda metà del Cinquecento lo stabile fu trasformato in orfanotrofio
maschile; i ragazzi vestivano
una tonaca verde, imparavano varie professioni e si mantenevano in parte con le offerte ricevute
partecipando "processionalmente" ai funerali. Come già enunciato,
la compagnia fu sopressa dal
Granduca sul finire del Settecento.
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Proseguendo la lettura dello stesso manoscritto, si
trova la seguente delibera:
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Domenica il dì 20 di Maggio 1601
Convocato il Capitolo dello Spedale et Compagnia di Santo Onofrio numero sufficiente
per buone informationi date dalli fratelli delle sottoscritte fanciulle furno approvate cioè:
Citole* |
Margarita di Giulio |
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Caterina di Tommaso |
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Verginia di Giulio |
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Lavinia d'Ercolino |
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Orsola di Jac(omo) Ballati |
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Cintia à Monistero |
Cintia Papei |
Udito l'eccellente messer Dionisio haver dato la borsa à Cintia papej quale per la pioggia |
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non venne alaltare et oggi maritata ordinorno che venendo alaltare il (...) |
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Santo (...) et Onofrio se gli dia la borsa et il decreto |
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* Citole |
nell'antico linguaggio senese, significava citte, ossia ragazze, fanciulle |
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Si faceva obbligo alle fanciulle che ricevevano la dote, di sposarsi entro un anno dalla data della concessione offerta, pena il decadimento della stessa.
Questo non deve essere accaduto a Cintia, poichè la
nota sottolinea che dovette rimandare il matrimonio a causa
della pioggia.
Le poche righe trovate nel "Patrimonio Resti" non
forniscono molti spunti, ma non bisogna dimenticare che
stiamo trattando di fatti avvenuti 400 anni fa e che di
conseguenza, il materiale da dove abbiamo attinto le
notizie, oltre a essere di difficile lettura, presenta
diverse lacune, di cui la più frequente è la mancanza dei
cognomi accanto al nome.
Purtroppo dalle nostre indagini è scaturito che Cintia
non si sposò nella chiesa di S.Andrea, parrocchia che
ospitava i confratelli della compagnia, che tale unione non
risulta neppure nella "Gabella dei Contratti" e che non
esistono stati d'anime, né fedi di battesimo e di
matrimonio a comprovarne la permanenza a Monastero.
Il sostenitore della
nomina di Cintia fu Dionisio
Tantucci. I suoi familiari,
originari di Manciano, nel
territorio senese (oggi in
provincia di Grosseto),
risiedettero in Siena e
parteciparono alla vita
politica fino dal 1385. La
fortuna di costoro si formò
sostanzialmente nel XVI
secolo quando ricoprirono
alcune cariche politiche e
successivamente nel XVII
secolo allorchè si legarono
alla Curia pontificia. Il
loro palazzo, che ancor oggi
ne porta il nome, si ergeva
tra la vecchia chiesa di
S.Donato (in via Montanini)
e la Rocca Salimbeni e
rimase di loro proprietà
fino al 1748 quando, venuto a
mancare l'ultimo discendente, l'edificio venne dapprima affidato all'amministrazione
della Curia e infine nel 1770 fu acquistato dalla Real
Dogana.
Dal canto nostro, inizialmente non riuscivamo a dare
una risposta al perchè Dionisio Tantucci si fosse tanto
adoperato per aiutare quella fanciulla. Poi abbiamo trovato
nello Stato delle Anime di Stigliano del 1705 che Maddalena
(Landi) vedova (di Bartolomeo) Papei abitava a pigione con la figlia
Margherita e i nipoti, in un podere di proprietà Tantucci.

La figlia di Maddalena, che nello Stato delle Anime era indicata con il cognome da sposata e che si chiamava Margherita, risultava
esser nata a Torri il 2 settembre 1665, dove morì il 7
novembre 1736. Sempre a Torri si sposò l'11 giugno 1664 con
Giovanni Dei ed ebbe almeno cinque figli.
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