La controversia sulle miniere
Nei pochi documenti riguardanti la zona,
custoditi perlopiù nell'Archivio di Stato di Siena, si
evidenzia l'importanza che Marmoraia raggiunse dal XII al
XIV secolo.
Degne di attenzione sono: la bolla che Clemente III
spedì nel 1189 a Bono, vescovo di Siena, alla cui cattedrale
quel pontefice confermò la pieve di Marmoraia con tutte le
sue pertinenze; l'azione mossa nel 1229 dal pievano di
Marmoraia per rivendicare contro gli abati dell'Isola la
preminenza sul romitorio di S.Maria nel Montemaggio; il
manoscritto del 1317 tendente a sottolineare l'autorità del
pievano, che poteva esercitare una giurisdizione
ecclesiastica su un territorio che si spingeva fino a Fungaia.
Ma forse il documento storico più importante è
costituito dalla trascrizione dal latino, del testo
originale della pergamena del 7 settembre 1181, con la quale
vennero rogati i patti, davanti all'altare della chiesa di
Marmoraia, tra la Repubblica di Siena ed il Vescovo Ugone di
Volterra, per una controversia sorta circa il possesso delle
miniere d'argento di Montieri.
Anno del Signore 1181, mese di Settembre, indizione XV. Essendoci controversia tra me
Ugone, per grazia di dio venerabile Vescovo della Chiesa di S.Maria di Volterra, e i
Senesi riguardo alla metà di tutto il castello di Montieli e dei borghi e di tutta
l'argenteria che sono nel detto castello, e corte o distretti, la quale metà i Senesi
dicono di appartenere a loro per permuta fatta con il Vescovo Adimaro, mostrando un
pubblico documento redatto dal giudice Orlando, mentre io sono sicuro per prescrizione
e altri motivi, ci piacque estinguere la controversia piuttosto per transizione che
per causa civile.
Per ciò io, Ugone, per grazia di Dio, vescovo della Chiesa volterrana, per transazione
dò e concedo a Voi Abramo e Guidone consoli senesi e a Mariano e Fortarrigo e
Rustikino consiglieri, a nome della Università senese, l'intera quarta parte di tutto
il castello e la torre di Montieli e dei suoi borghi, con l'integra quarta parte dei
beni e dei placiti e con ogni diritto e uso, che in quelle parti io ho, altri ha per
me, a nome del Vescovato della Chiesa di S.Maria di Volterra, affinchè abbiate,
possediate, facciate qualunque cosa piaccia a voi e ai vostri successori in onore e
utilità della detta università per diritto di dominio e di proprietà.
Io e i miei successori a voi e ai vostri successori prometto quanto sopra di
difenderlo e tenere fermo per mio mezzo e dei miei successori di fronte ad ogni uomo
sotto pena di mille marche di puro argento. Per questo mi è piaciuto ricevere da voi
300 lire e di spenderle a favore del vescovato. Infine dichiaro io Vescovo di aver
dato e consegnato il corporale possesso del predetto castello e torre di Abramo
console della predetta città a nome della predetta Università, in presenza di Galgano
di convento, di Ugo di Aldibrandino di Cugnano, di Scolaro di Chiusdino, di Guido
Manzi, di Ugone di Rogesio testimoni.
Redatto questo documento entro la Chiesa della Pieve di Marmoraia davanti all'altare.
E io Ugo vescovo, ho giurato per i Santi Vangeli di Dio, di tenere sempre valida e
incorrotta questa transazione e per questa di non fare nessuna lite o molestia.
Redatto davanti a Bonone di villano, Aldibrandino di Dagondane, Scolaro di Chiusdino,
Galganetto console di S.Gimignano, Pariscio di S.Gimignano, Rosso di Volterra,
Aldibrandino scrivano di detto Vescovo, chiamati come testimoni.
Io Ranieri giudice, richiesto, ho scritto quanto sopra si legge e l'ho rogato.
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