I fatti del '21
L'Italia uscì dalla guerra del 1915-18 in una
situazione di grande tensione, paragonabile più a quella
degli Stati sconfitti, che a quella dei vincitori.
In questo contesto di instabilità, le agitazioni
operaie conobbero una crescita vertiginosa, tanto che il
1921 è ricordato dagli storici, come un anno di grandi
conflitti politici e sociali che ebbero per protagonisti
coloro che seguivano gli ideali del nascente Partito
Nazional Fascista (che sarà fondato a Roma nel novembre, nel
corso del III congresso del movimento fascista) e coloro che
invece, volevano instaurare un regime di tipo comunista,
seguendo l'esempio della Russia.
A tal proposito, sempre in quell'anno, a Livorno,
durante il XVII congresso nazionale del PSI, l'ala
massimalista dei comunisti puri, dette vita al Partito
Comunista d'Italia.
Sfogliando i giornali del periodo, ci si accorge del
continuo susseguirsi di aggressioni, assalti e attentati,
con morti e feriti di entrambe le fazioni.
Tutti pare si stessero armando, in attesa che
scoccasse la scintilla della rivoluzione.
E forse, proprio per prevenire eventuali scontri,
venne deciso di inviare da Siena un drappello di venti
carabinieri per svolgere una perquisizione a Marmoraia e a
La Villa, dove abitava, tra le altre, anche la famiglia
Peccianti.
Abbiamo così ricopiato dal quotidiano La Nazione dei
giorni 18 e 19 marzo 1921 (reperibile a Firenze presso la
Biblioteca Marucelliana) i due trafiletti, non firmati, che
raccontano con dovizia di particolari, come si svolsero i
fatti.
L'articolista non fa comunque menzione se i popolani
identificarono, non si sa se a ragione o a torto, nel
parroco don Silvio Francini, colui che esortò i carabinieri
a svolgere le perquisizioni nelle case degli abitanti di
Marmoraia e de La Villa.
Per questo motivo ci è stato raccontato che il
pievano, già cappellano militare della Grande Guerra e che
solo da pochi mesi aveva in affidamento la parrocchia, dopo
essere scampato anche ad un agguato mortale, decise di farsi
trasferire insieme alla sorella con la quale viveva, in una
pieve (SS.Quirico e Giuditta a Monternano) nel cuore del
Chianti.
Oggi, una lapide murata sulla facciata della Casa del
Popolo di Maggiano, dando un'interpretazione politica di
parte, ricorda che il Peccianti fu trucidato dai fascisti,
senza tener conto di come realmente si svolsero i fatti.
Più in basso, nella medesima lapide (che oltretutto
riporta anche la data sbagliata degli avvenimenti del '21),
viene citato anche tale Marsilio Chiarucci, che fu trovato
morto, dopo 22 giorni dalla sua scomparsa, nel luglio 1944,
nei boschi di Maggiano. Pare che fosse stato ucciso dai
tedeschi.
FEROCE AGGRESSIONE
CONTRO I CARABINIERI NEL
SENESE
NUMEROSI FERITI - MOLTI
ARRESTI
Siena 17, notte
Per denunzia ricevuta il
locale comando di legione dei
Carabinieri era da giorni
venuto a conoscenza che a
Marmoraia, comune di Casole
d'Elsa, nelle abitazioni di
noti comunisti, esistevano
armi e munizioni non
denunziate e venne deciso
perciò un sopraluogo per
l'eventuale sequestro. Difatti
questa mattina un drappello di
venti Carabinieri del
battaglione mobile al comando
del capitano cav. Locatelli si
è recato in "camion" da Siena
a Marmoraia dove è giunto
circa le ore 7. Vennero
eseguite numerose
perquisizioni nelle abitazioni
degli individui che hanno dato
per risultato il sequestro di
una certa quantità di fucili,
rivoltelle e munizioni di ogni
genere. Ed ecco a questo punto
come si sarebbero svolti i
fatti che abbiamo ricostruito
secondo il rapporto fatto
dall'Arma dei RR.CC.
Alle ore 14 quattro
Carabinieri col capitano
Locatelli si sono distaccati
dagli altri militi adibiti ad
altre operazioni e si sono
recati alla abitazione di
certo Peccianti Adolfo fu
Giovacchino di professione
fabbro ferraio. I Carabinieri
e il capitano vennero accolti
malamente e mentre il capitano
cercava di persuadere i più
esaltati a far eseguire la
perquisizione il Peccianti
Adolfo improvvisamente
armatosi di una scure, tentava
di colpire il capitano dei
Carabinieri che per vero
miracolo potè schivare il
colpo. I Carabinieri a questo
atto del Peccianti si
slanciarono contro i riottosi,
ma vennero accolti anche essi
con randelli, zappe e scuri.
Rimaneva ferito in quel
frangente il Carabiniere
Monaconi Pietro da un colpo di
accetta alla testa, che lo
ridusse in gravi condizioni,
il Carabiniere Severo
Baldassarri da un colpo di
zappa alla gamba destra e il
Carabiniere Cao Adolfo da un
colpo di scure alla spalla
destra. Durante la
colluttazione i Carabinieri
Mencani e Lindo vennero
disarmati dei moschetti che
poi vennero adoperati contro i
Carabinieri stessi dal
Peccianti Adolfo, sparando
quattro colpi che
fortunatamente andarono a
vuoto. I Carabinieri spararono
allora vari colpi di moscehtto
che ferirono gravissimamente
il figlio del Peccianti a nome
Egidio e il Peccianti stesso.
Durante il conflitto vennero
notati, dai Carabinieri che
erano accorsi in aiuto ai loro
commilitoni, tre individui che
sbucati da un bosco vicino si
dirigevano verso la casa del
Peccianti armati di fucile.
Essi vennero tratti in arresto
unitamente a un ragazzo di 15
anni che aveva sparato vari
colpi di dietro un
muricciuolo. Vennero in totale
tratti in arresto: Peccianti
Adolfo, ferito, Peccianti
Egidio, piantonato in casa e
che si crede sia morto,
Peccianti Gino, Peccianti
Marianna, Parenti Tullio,
Peccianti Narciso, Peccianti
Luigi.
Gli arrestati, meno il
Peccianti Egidio, sono stati
trasportati a Siena e il
Peccianti Adolfo è stato
subito ricoverato al nostro
opsedale.
Resta vivo fermento nella
popolazione di Marmoraia dove
sono stati inviati numerosi
rinforzi di Carabinieri.
LA NAZIONE, venerdì 18 marzo
1921
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LA MORTE DI UNO DEI FERITI
NEL CONFLITTO DI MARMORAIA
Siena, 18
In seguito al conflitto
avvenuto ieri a Marmoraia fra
i Carabinieri e comunisti del
quale già vi demmo notizia,
vennero feriti gravemente al
basso ventre da un colpo di
moschetto tale Peccianti
Egidio di Adolfo che risultò
subito essere in condizioni
disperate, quindi non venne
trasportato a Siena cogli
altri arrestati.
Ieri sera a tarda ora a
mezzo di un autolettiga,
veniva trasportato al nostro
Policlinico il ferito che
spirava appena deposto in sala
operatoria.
Il padre del morto
Peccianti Adolfo, anch'egli
ferito nel conflitto, venne
ieri sera ricoverato al nostro
ospedale, dove trovasi
piantonato ed è in condizioni
assai gravi, tantochè i medici
hanno emesso giudizio di
prognosi riservatissima. Egli
è ferito da tre pallottole di
moschetto.
Gli altri arrestati sono
stati tutti trasportati alle
carceri Giudiziarie a
disposizione dell'Autorità.
Il Carabiniere Mencani
Pietro, che per primo venne
ferito dal Peccianti Adolfo
con un colpo d'accetta
vibratogli alla testa, è stato
giudicato guaribile in giorni
18 s.c..
Durante la nottata sono
stati inviati a Marmoraia
numerosi rinforzi di
Carabinieri, temendosi
disordini tra quelle
popolazioni imbevute di idee
rivoluzionarie.
E' vivamente ricercato
dalla polizia il capolega di
Marmoraia, Manni Giuseppe di
Angelo, che sarebbe il
sobillatore dei disordini
avvenuti e, ai quali in un
primo momento avrebbe preso
anche parte, sparando un colpo
di fucile contro i Carabinieri
che stavano eseguendo le
perquisizioni stabilite e
dandosi poscia alla fuga,
internandosi in una fitta
boscaglia, inutilmente
inseguito dai militi della
benemerita.
Durante le perquisizioni
operate a Marmoraia, vennero
sequestrate numerose armi da
fuoco e grande quantità di
polvere.
Nella casa di un
segretario di lega certo
Lorenzetti Agostino di
Scorgiano, pure esso
latitante, è stata rinvenuta
una interessantissima
circolare riservata, scritta a
macchina, colla quale si danno
precise e dettagliate
istruzioni circa un prossimo
movimento rivoluzionario che
dovrebbe aver inizio col
paralizzarsi dei servizi
pubblici. La circolare non è
firmata e termina colle
seguenti parole: "...tutti gli
organizzati e tesserati
facciano vita fraterna, perchè
l'ora del cimento sta per
venire! Saluti e
solidarietà!".
LA NAZIONE, sabato 19 marzo
1921
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