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Si vuole che la definizione “omnibus” per un veicolo di uso collettivo trainato da una o più pariglie di cavalli abbia avuto origine a Nantes, suggerita dall’insegna del negozio di un cappellaio posto di fronte alla stazione di arrivo e partenza delle nuove grandi carrozze.
Il commerciante si chiamava Omnès e l'insegna recitava "OMNES OMNIBUS", con lo scopo di indicare sia la proprietà che un ampio assortimento di taglie e modelli adatti a tutti. Bastò che qualcuno giocasse un po' con il latino per dar vita ad un neologismo ben presto accolto in tutta Europa: "Omnibus" (per tutti).
La rapidità della diffusione di tale mezzo di trasporto, iniziata nei primi decenni dell’Ottocento, fu dovuta all’espansione delle grandi città, dove molti non potevano permettersi spostamenti con la carrozza su percorsi sempre più lunghi.
Ideali nelle zone collinari per raggiungere la ferroviaria che di solito era nei fondo valle e pure per soddisfare l’esigenza di un servizio urbano collettivo e pertanto più economico, nel 1827 gli “omnibus” erano già una realtà nei più popolosi centri urbani.
A Siena giunsero solo verso la fine del 1886 (quando a Milano c’era già chi li riteneva obsoleti), con lo svolgimento di un servizio di trasporto passeggeri verso Costalpino organizzato da Natale Turillazzi.
Alle richieste di collegare nello stesso modo anche Porta Camollia con San Dalmazio e Porta San Marco con Costafabbri (con partenza da Piazza Salimbeni) il 10 settembre 1887, la Giunta Comunale di Siena rilasciò una concessione ad una Società formata da Natale Turillazzi e dalla “Antonio Gracci vetture di rimessa”, non senza pretendere un minimo di corse giornaliere e, soprattutto, dietro un congruo compenso di 20 Lire annuali.
Pure Lorenzo Franci, il famoso Pirrino, fantino del Palio tre volte vittorioso, volle affacciarsi a tale attività.
Infatti, nel 1888, fresco di vittoria nella Civetta, chiese di operare fra piazza Indipendenza e l’Antiporto di Camollia in occasione di una fiera e nel 1894 venne autorizzato ad inaugurare una linea tra Porta Romana e la Coroncina.

Lorenzo Franci detto Pirrino

All’avvento del nuovo secolo, un’accresciuta sensibilità sociale verso l’igiene, portò
a un’insofferenza per il cattivo odore emanato dai cavalli che trainavano gli omnibus.
Nello stesso tempo, da parte delle Autorità, si aggiunsero controlli sempre più severi sul numero massimo delle persone trasportate e sulla gestione delle tariffe divenute tutt’altro che “popolari”.
In breve, anche con l’influenza dei nuovi e più evoluti mezzi di trasporto motorizzati, si cominciò anche ad esigere carrozze più confortevoli e illuminate durante le ore serali.
Così nel primo decennio del Novecento gli ultimi omnibus , gestiti da Carlo Gracci e Carlo Cambi, vennero affiancati dai primi “filobus” o “tram”, vetture a trazione elettrica, che iniziavano a percorrere le strade di Siena.
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