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- 11 agosto -

1867: Garibaldi a Siena




Una delle più famose foto di Garibaldi
scattata nello studio Lombardi (alla Costarella)
nel corso della sua visita a Siena


  
L’11 agosto 1867, Giuseppe Garibaldi arriva a Siena in treno alle 10 del mattino ed entra in città circondato da oltre 400 volontari e seguito da una moltitudine di popolo (le cronache cittadine parlano di 25.000 persone). Indossa la divisa dei Mille ed è accompagnato dalla figlia Teresita e dal genero Stefano Canzio.
Scendono all'Albergo Aquila Nera (che si trovava nell'attuale Galleria Odeon) perché gli è stata negata l’ospitalità nel Palazzo della Provincia dato che il Governo della città non vuole compromettersi con Napoleone III, schieratosi con il papa, dopo che il generale ha dichiarato di voler conquistare Roma.
La folla lo acclama senza interruzione, tanto che Garibaldi deve affacciarsi varie volte al balcone; si dice che ad un certo punto si sente il grido "morte ai preti", ma Garibaldi prontamente ribadisce "morte a nessuno", e continua: "O Roma viene all’Italia, o l’Italia va a Roma".


La lapide in Banchi di Sotto

Il 15 agosto dal Casin de' Nobili assiste al Palio, che viene anticipato di un giorno in suo onore (si tiene quello alla tonda in sostituzione del palio alla lunga). Durante la sfilata del corteo storico giunta sotto la terrazza dove è affacciato Garibaldi, la banda si ferma e suona il suo inno.
Vince la Lupa con il fantino Mario Bernini detto Bachicche. A fine corsa, Bachicche, insieme ad altri rappresentanti della Contrada, si reca a rendere omaggio a Garibaldi e riceve in dono una fotografia, sulla quale il Generale appone una dedica significativa: “A Mario Bernini, campione della Lupa vittoriosa, augurio della vittoria di Roma”.


La foto autografata
esposta nel museo della Lupa


Nel 1896, Bachicche, costretto in condizioni di estrema povertà, in cambio di 219 lire vende alla Contrada della Lupa la foto autografata, che tuttora è visibile nella Sala delle Vittorie, assieme al drappellone, in una preziosa bacheca lignea sulla quale corre la didascalia: “Perché il patriottico augurio / onde l’eroe popolare / il decimo sesto d’agosto del MDCCCLXVII / rispondendo all’entusiasmo della contrada / elevò il pensiero al vicino trionfo di Roma / non andasse oblato / per lontananza di tempo”.


questa pagina è stata curata da Maura Martellucci e Roberto Cresti