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Le commedie della signora Grassi Una delle positive e feconde qualità riconosciute alla signora Grassi era la facilità con la quale inventava e componeva filastrocche, poesie e canzoncine per ogni occasione, realizzando piccole recite, spettacoli organizzati o improvvisati, trascinando e facendo partecipare soprattutto le alunne in quello che possiamo definire lo "studio alternativo". Alla sua vena poetica si deve il testo della piacevole canzoncina "Quercegrossa frazione ridente", e anche l’altra "Fra Siena e Castellina". A lei va il merito di aver realizzato il primo presepio vivente con Vanda Castagnini nelle vesti della Madonna, e un bambino di S. Stefano fece S. Giuseppe: un quadro originale proposto nell'aula scolastica e visitato da tanti incuriositi genitori. Tra il 1950 e il 1955 circa, le sue recite, ebbero un successo strepitoso, e si rappresentavano nei nuovi locali parrocchiali. Fu una forma di varietà con balletti, canti e scenette diverse interpretate dalle adolescenti del tempo. Da grande regista curava meticolosamente sia la recita sia la scenografia. A tal proposito chiamava espressamente un parente da Roma, il quale realizzava uno stupendo scenario con velluto rosso per dare risalto e pregio allo spettacolo. L’attento e numeroso pubblico, ben accomodato nelle poltroncine della sala cinematografica, trovava in queste ottime e simpatiche commedie un divertente passatempo. I ricordi, numerosi e nostalgici, fissati su fotografie, ci riportano su quel lontano palcoscenico. Per queste recite la signora Grassi si avvalse di un gruppo di alunne in gamba e ligie alle sue istruzioni, le quali interpretarono con grazia e spigliatezza i ruoli loro assegnati: Carla Buti, Annunziata Mori, Marcella Nencioni, Mirella Masti, Giorgina Rossi, Marcella Merlotti, Luisa Mori, Anna Tatini, Gabriella Brogi, Bruna Castagnini Graziella e Lucia Starnini, Lorenza Mori, Mirella Guarducci, Anna Carletti e Giuliana Mencherini. Fra i maschi si ricordano Marcello Landi, Bernardino Castagnini, Giulio Nencioni e Giancarlo Brogi. Le successive generazioni scolastiche non troveranno gradimento presso la maestra e l'attività sarà ridimensionata e ridotta a modeste declamazioni tenute nell'aula scolastica, come si può vedere dalla successiva foto del 1960/61 dove Luciano Vettori interpreta una scenetta che suscita le risate dei presenti. Solo dopo alcuni anni, nel nuovo complesso scolastico, la sig. Grassi coadiuvata dalle insegnanti, riprenderà le recite senza tuttavia toccare i fasti passati. Vi presenzieranno esclusivamente alunni e familiari e resteranno confinate nell’ambito scolastico. Le recite scolastiche, come facilmente si intuisce, si inserirono con successo nell'attività ricreativa paesana degli anni Cinquanta fino a diventare uno degli appuntamenti più attesi delle feste natalizie. Erano precedute da un periodo di prove tenute ovunque: in aula, nel boschetto dell'Arginano, ai Cipressini, sempre sotto le severa direzione della signora Grassi, la quale dettava le regole e tutti si adeguavano: tu fai questo, tu fai quello; tu dici questo tu dici quest'altro. Non essendoci rimasto nessun testo scritto della sua abbondante produzione solo le battute e le strofe più significative sono impresse nella memoria di quei piccoli attori e del pubblico che così ce li hanno tramandati a cominciare dal famoso canto “Quercegrossa frazione ridente” divenuta pietra miliare nella storia del paese: dove vive di gran brava gente gente buona, gentile a modino cominciando da don Ottorino. Rit. La canzon filulirulin filulirurella La canzon filulirulin filulirurella La canzon filuliruli filulirulà Quercegrossa eccola là. Sotto un tiglio che è una meraviglia c'è una grande e festosa famiglia casa Mori con dieci figlioli un paese lo forman da soli. Nella nostra ridente frazione Dante Brogi ci ha un bel bottegone dove vende ogni sorta di oggetti dai bottoni, tegami e confetti. A sinistra della nostra strada troverete il negozio di Ada dove vende di sale e tabacchi di quattrini ne ha pieni più sacchi Non ci mancan nè chiodi e bulletti per le scarpe ci abbiam Cappelletti Le risuola, sa fare benone ti ci appiccica solo il cartone. Anche a Londra, New York e Berlino noto è il nome del gran Brunettino è un poeta più grande di Dante. versi e rime ne ha scritte già tante. Alda Losi facciamo un inchino tutti i giorni ci lustra il banchino ce lo lustra, le viene il fiatone ci consuma granate e sapone. In mezzo a due colline Ci vive un paesino Piccino ma gentile Dove vivono operai contadini e minator Tutta gente modesta col cuore da signor Ritornello: Cicci che bel, ue ue ue Cicci che bel, ue ue ue Cicci che bel, ue ue ue E avanti in dre, avanti in dre, che bel divertimento E avanti in dre, avanti in dre, la vita è tutta qua. Quand' ero più piccina la vecchia zia Velina in cambio di un inchino mi dava mezzalira allora me ne andavo di corsa sul bastion e sul cavallo a dondolo cantavo una canzone e sul cavallo a dondolo cantavo una canzon - Rit. Quand'ero più grandina e marinando a scuola nel pubblico giardino conobbi un bel biondino allora il mio cuore di colpo s'infiammo e sul cavallo a dondolo cantavo una canzone e sul cavallo a dondolo cantavo una canzon - Rit. curo i malati a tutte l'ore quelli sani … li fo guarire quelli malati … li fo morire. Don Cicisbetico aveva un corno che gli cresceva di giorno in giorno col mio rimedio efficacissimo presto - prestissimo … l'altro spuntò. Donna Antonetta aveva un tumore e subito corse dal gran dottore col mio rimedio efficacissimo presto - prestissimo … crepò e morì. Don Celestino si era incurvato cercò il dottore per essere drizzato col mio rimedio efficacissimo presto - prestissimo … lui si stroncò. A voi presenti Signori e Signore Venite presto dal gran dottore col mio rimedio efficacissimo presto - prestissimo … vi spaccherò. il mio latte vendo, senza chiasso far. Tutti nel vedermi, corrono vicino tazza e pentolino, vengono a colmar. Il mio latte è rinfrescante, già molto bene alla salute fa. Su venite in tutta fretta che c'è qui l'Annetta, a litri ve ne dà. Il mio latte fresco, dolce e profumato sa d'erba di prato, venitelo a gustar. Tutti a me dicon, con la voce gaia vieni qua lattaia, fammi ristorar. Grande ilarità invece in una commedia dove il coro ripeteva il miagolare del gatto, in un ameno testo che richiamava una lieta giornata in campagna: sbocciano i prati e sgorga la risata e lieta giornata, è festa del villaggio. Rit. Su paesani cantiamo e danziam su, su cantiam, su, su danziam. Tutti i gatti gnao, guao, guao, gnao. Posa la vanga e cessa dal lavoro vestiti a festa e vieni sulla piazza grida e schiamazza un allegro coro. tutta fresca tutta gaia con le rose e le viole Chi le vuole? chi le vuole? Chi la vuole la violetta nata ora su l'erbetta? e la primula dorata così fine e delicata fiori, fiori freschi e belli che son nati sui ruscelli e si bella e si gaia Margherita la fioraia. Un’altra interpretazione di Carla Buti in “Paesanella”, quando vestita da contadinella si pavoneggiava mentre il coro cantava: Non ti chiamano Mari e neppure Mariù / ma il tuo nome è Maria - paesanella Tu non porti le ciglia rivolte all'insù / ma il tuo sguardo vale di più - paesanella E la sera all'ombra del chiaro lunar / è così dolce cantar paesanella. Quando scendi dai tuoi monti, ti sorridono le fonti, paesanella Sognano i cuori un tuo bacio d’amor, paesanella.
Le sigaraie del 1950. Carla Buti la primadonna, con, da destra nella foto: Annunziata Mori, Marcella Nencioni, Mirella Masti, Giorgina Rossi, la detta Carla, Marcella Merlotti, Luisa Mori, Anna Tatini, Gabriella Brogi.
Della recita si ricordano poche parole sull’aria della Bella Gigogin: “A quindicianni quando fumai, mi ubriacai, mi ubriacai... Oro non provo nessun dolore...”.
Ti ricordi vecchio mio di quel tempo che ormai fu. Mi ricordo e penso anch'io alla nostra gioventù. Fu a quel ballo mascherato dove il fato ci portò. A quel ballo ti ho incontrtato e la storia cominciò. (Maschere) Oh che bella mascherina che simpatico Pierrot vuol ballare signorina molto lieta mio signor. Allor pian piano ti presi la mano mentre Cupido rideva lontano oh, come è bella la vita stasera, che tempo era, che tempo è. Oramai siam vecchiarelli, pian di acciacchi e di dolor son passati i tempi belli, delle maschere e dei fior. Lo scialletto e la poltrona il tabacco ed il giornal lo scaldino e la corona papalina e i grossi occhial Or che l’inverno è ormai arrivato niente non resta del nostro passato la nostra vita sia sempre serena che tempo era che tempo è. ![]() Giorgina Rossi, mentre interpreta un distinto signore in viaggio (notare i sandali ai piedi). Frammenti del testo: “Voglio andare nel Tonchino...in quel paese parlan così. Voglio andare nel... ![]() Bruna Castagnini e Luisa Mori, moglie e marito: "Che si fa signor marito è da tempo che si pena non si pranza non si cena non ne posso proprio più. Ero si grassa qualcuno lo dice sembro un alice guardami tu". Il testo che potrebbe essere una ottima aria da musicare alla maniera di Mozart ci dà la misura del talento della signora Grassi.
Dal Giappone siam venute fino qua. Siamo bambole viventi in verità. L'ombrellino manovriamo e l'inchino più perfetto sappiam far. Piccine, carine, del Giappone bamboline, pien di grazia e di beltà. Le giapponesine. Da destra: Lucia Starnini, Luisa Carusi, Mirella Guarducci, Anna Carletti e Marcella Merlotti.
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