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Con un testamento dettato nel novembre 1844, la Contessa Maria Assunta Leonida Butini,
vedova Bourke, dispose della considerevole cifra di 240.000 franchi per la realizzazione a Siena di un “Asilo di beneficienza per le donne povere, le quali gravi malattie o altri infortuni abbiano rese impotenti
a provvedere da loro medesime a tutti i bisogni della vita”.

(Archivio Arcivescovile di Siena, battesimi 1060)
La Butini nacque a Siena il 31 Marzo 1764, nel territorio di San Giovanni, figlia dell'irlandese Rosa Smith e dello scrivano dell'Ospedale Giuseppe Butini.

(Archivio Arcivescovile, Stati delle Anime di S.Giovanni, anno 1767)
Della sua gioventù sappiamo ben poco, se non che, dopo il licenziamento del padre e
la morte della madre, la famiglia si ritrovò in ristrettezze economiche tanto da dover ricorrere a un sussidio annuo di 500 lire.
Dopo qualche notizia non molto rassicurante sulla sua condotta morale durante il periodo giovanile e nonostante non si rintraccino provvedimenti coercitivi di esilio, una corrispondenza tra nobili senesi ci informa della sua presenza a Napoli, descritta come donna di notevole avvenenza.
La svolta decisiva alla sua vita avvenne in una casa da gioco dove ella conobbe il Conte Edoardo Bourke, ambasciatore danese presso la corte partenopea.
In quell'occasione l'ambasciatore perse un'ingente somma, che venne ricoperta da Maria Assunta.
Con questa mossa, ottenne pertanto l'ammirazione, la nobiltà araldica e pure l'anello nuziale.
Poi, divenuto Edoardo ambasciatore di Spagna, la Contessa senese lo seguì nei suoi viaggi a Londra e a Parigi, apprezzata ed ossequiata anche da Napoleone stesso.
Rimasta vedova nel 1821 e non avendo avuto figli, si prodigò in aiuti per gli italiani all’estero in difficoltà e, prima della sua scomparsa avvenuta a Parigi il 13 febbraio del 1845, volle imprimere alla propria esistenza un sigillo all’amore verso la sua città natale.
Così, con il suddetto lascito testamentario, la nobildonna senese permise l’acquisto di un vecchio convento presso Porta Pispini, denominato “Vitaeterna”, il suo restauro e soprattutto la sua attivazione secondo alcune indicazioni organizzative da lei stessa sottoscritte e riguardanti il corredo, il vitto e l’uniforme delle assistite.
L’inizio delle attività avvenne il primo giorno di giugno del 1852, con l'accoglienza di una quindicina di ospiti femminili.

La lapide riporta l'anno della fondazione dell'istituto
corrispondente a quello della morte della Butini Bourke
Il primo direttore fu Francesco Bindi Sergardi, affiancato da Caterina Grassellini.
La figura della Grassellini non è casuale in quanto ella era stata moglie di Giuseppe Terrazzi, figlio dell’amministratore della Farmacia dei Quattro Cantoni, con il quale Maria Assunta Butini era stata fidanzata prima di partire per Napoli.
Venuta a conoscenza che il Terrazzi era morto lasciando la moglie in condizioni disagiate, la contessa volle aiutarla indicando espressamente che sarebbe dovuta divenire la prima direttrice dell’Istituto.
questa pagina è stata curata da Franco Baldi
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