| |
L’11 maggio 1717 il Concistoro emana un bando in base al quale proibisce alle Contrade, Confraternite e luoghi pii di "Cantar Maggio", sia di giorno che di notte. Un primo divieto era già stato emanato il primo maggio 1701 dato che, a causa della mancanza di precise delimitazioni territoriali, scoppiavano continue liti tra i vari gruppi di cantori che si incontravano per le vie cittadine.
Del resto i contradaioli fin dal XVI secolo erano soliti “Cantar Maggio” per le strade del proprio rione per ricevere elemosine destinate, ad esempio, a dire messe in suffragio dei contradaioli defunti oppure, talvolta, venivano utilizzate addirittura per finanziare la costruzione o l’arricchimento dei propri oratori.

Un manoscritto della fine del XVII secolo, conservato nella Contrada della Pantera, riporta moltissimi stornelli e dimostra come si possono coniugare gli elementi rituali antichi e attinenti alla cultura agraria, con il livello lessicale e stilistico più vicino al mondo cittadino. Del resto un elemento come la questua, probabilmente, convinse i senesi della bontà della Maggiolata come mezzo utile per raccogliere fondi. In città, addirittura, alla classica richiesta dei doni si accompagna la presenza di opuscoli e fogli volanti a stampa, che venivano venduti come facevano i cantastorie. E a Siena progressivamente, al canto dei Maggi profani, si sostituisce quello dei Maggi religiosi, dedicati sia ai Santi Patroni delle Contrade, per i quali si faceva la raccolta di denaro per la costruzione delle chiese, oppure ad altri santi oggetto di particolare devozione: per la Madonna delle Nevi, San Biagio, San Giuseppe, la Madonna del Refugio.
|