DEI BATTESIMI E NOMI PROPRI
Pochi anni dopo l'unità d'Italia, nel novembre 1865,
fu istituito lo "stato civile", che era un ufficio che
doveva segnare tutte le nascite e le morti dei cittadini che
avvenivano all'interno del territorio comunale. Fino a tale
data, gli unici registri anagrafici erano quelli
parrocchiali, che cominciarono ad essere tenuti solo dopo la
conclusione dei lavori del Concilio di Trento.
Le pievi più remote tardarono un po' ad
uniformarsi ai nuovi regolamenti ecclesiatici, a differenza
delle città che, per motivi fiscali, già stilavano delle liste con annotate
le nascite dei propri abitanti (a Siena dal 1374).
All'inizio ciascun parroco teneva un suo metodo, tanto che non era raro leggere
il nome del neonato seguito da quello del padre, senza però riportarne il cognome e ciò ha reso arduo, se non impossibile, il lavoro di molti genealogisti.
Rimanendo in tema di battesimi e scorrendone le pagine, ci accorgiamo di
come sono cambiati i gusti in fatto di nomi nel corso dei secoli.
Oggi, alcuni ci fanno persino sorridere perchè curiosi e caduti in disuso.
Fra quelli dei Papei abbiamo scelto i seguenti:
Agata, Alduina, Amabile, Aquilina, Argia, Artemisia, Assunta,
Attilia, Baldassarre,
Brunetta, Clementina, Corinna, Elvira, Eros, Ester, Gaetano,
Giuditta, Gustavo,
Isolina, Iva, Mirta, Morgaro, Narciso, Natale, Orsola,
Ortensia, Palma, Pasquina,
Regina, Remigio, Santi, Savina, Sestilia, Teofilo, Valdo,
Virgilio, Zelinda.
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Altra peculiarietà ebbero i
vari: Bernardino, Giulia, Gaetano, Baldassarre, Vittoria,
Giovanni, Virgilio, che si ritrovano sia nei Papei che
vissero in Toscana che in quelli del Lazio e delle Marche.
Ipoteticamente, quindi anche Gaetano Baldassarre, nato a Sant'Andrea a
Montecchio il 7 marzo 1798 da Giuseppe e da Albina Burroni,
potrebbe essere un discendente del dottore di cui si parla
in quella lettera inviata a Roma dai Priori di Piandimeleto,
o di colui che era Giurista di Curia.
Certamente questi nomi, molto diffusi in quel tempo,
non possono provare da soli un legame di parentela fra i
nuclei laziale e toscano.
Dobbiamo aggiungere che a quell'epoca era
costume dare ai figli anche i nomi dei personaggi storici
del momento, ma soprattutto venivano tramandati quelli dei
parenti più stretti, come testimoniano le numerose omonimie che
abbiamo riscontrato.
Degli oltre 200 Papei censiti originari
della Toscana, i nomi di Giuseppe e Giovanni figurano ben nove volte,
seguiti rispettivamente da Maria con otto e
Giulio con cinque: come è facile intuire, tutto questo ha reso talvolta difficoltosa la
stesura della genìa.
Adesso quest'abitudine è pressochè scomparsa e soltanto
Silvio, riprende il
nome che appartenne ad un suo trisavolo: Silvio Casini,
nonno di sua nonna Elsa. Tutti gli altri giovani Papei,
eccetto Giovanni di Claudio, hanno nomi che
nessun altro aveva mai vantato prima di loro.
Anche la stima e il rispetto verso i conoscenti poteva influenzare la scelta del nome.
Nel 1928, i genitori di Piero avevano concordato che quest'ultimo si sarebbe dovuto chiamare Mario, se non che mentre il padre
si stava incamminando verso l'ufficio dello Stato civile del Comune di Siena, incontrò lungo la via un suo carissimo
amico: il pediatra, prof. Piero Barbacci.
L'incontro fu talmente cordiale che, all'insaputa della consorte, il neonato venne segnato con il nome di Piero.

Piero con la sorella Mara
Quelli erano gli anni del Fascismo e molte famiglie, seguirono l'appello di Mussolini che esortava gli italiani a dare
figli alla Patria, in cambio di cospicui incentivi economici.
Giuseppe e sua moglie Caterina Gradi, raccolsero l'invito e ne misero al mondo nove, di cui sei riuscirono a superare l'età della pubertà.

Giuseppe Papei
Oggi che la mortalità infantile si può considerare debellata e l'attuale benessere ha trasformato radicalmente il
modo di vita, nessun nucleo delle nuove generazioni dei Papei ha invece più di due bambini.
Ma avere famiglie numerose non era solo prerogativa del Regime Fascista. Fino agli inizi del Novecento era consuetudine, in
special modo nelle campagne, di mettere al mondo tanti figli, anche se la maggior parte di loro non riusciva a superare i primi due/tre anni di età.
Ciò era dovuto a molteplici fattori, fra i più evidenti si possono elencare: un vitto insufficiente e non appropriato, la mancanza di stanze riscaldate in inverno, la scarsità di igiene, una diffusa ignoranza e una medicina poco progredita.
E' utile ricordare che la grande quantità dei decessi dei secoli passati, veniva superata dalle numerose nascite.
Fra i Papei, per esempio Giovanni (di Agostino) ebbe 10 figli: 6 maschi e 4 femmine
e suo fratello Giuseppe altri 8: 3 maschi e 5 femmine.
Averne un tale numero, era pratica in un'epoca nella quale
si faceva affidamento sulla prole per il futuro sostentamento dei familiari, i quali, col tempo, sarebbero divenuti
vecchi e incapaci di mantenersi.
Per questi motivi la preferenza andava ai maschi, considerati indispensabili per il duro lavoro nei campi.
Bernardino, altro fratello di Giovanni e Giuseppe, fu invece davvero sfortunato: ebbe solo femmine,
addirittura sette!
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