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- 10 aprile -

1911: nasce Renzino, unico fantino rimasto imbattuto







  
Il 10 aprile 1911, a Gaiole in Chianti, nasce Lorenzo Provvedi detto Renzino, passato alla storia per essere il solo fantino ad aver vinto l’unico Palio corso.
Renzino vince il Palio d'esordio: il 2 luglio 1945 per la Lupa su Mughetto.
L'esordio di Renzino coincide con il ritorno del tufo in Piazza del Campo dopo la sospensione dovuta alla Seconda Guerra Mondiale. I fantini protagonisti sono gli stessi degli anni pre-bellici (Ganascia, il Biondo, Tripolino, Pietrino), mentre tra i cavalli l’unico conosciuto era Folco, il più ambito alla tratta. La Lupa, capitanata da Giulio Cinquini, dopo aver avuto in sorte Mughetto, un roano potente quanto impreciso in curva, si trova in difficoltà nella monta dato che i fantini più esperti rifiutano l’offerta di montare un soggetto così difficile.


la mossa

La carriera si avvicina e capitan Cinquini non trova un fantino, mentre la Giraffa con Folco e Tripolino (già vincitori di sei carriere a testa) si presenta come favorita. Mario Bracci, grande lupaiolo (illustre giurista, docente e poi rettore dell’ateneo cittadino, ministro del commercio con l’estero nel primo governo De Gasperi e giudice della Corte costituzionale) e proprietario di Pontignano, suggerisce a Cinquini di affidare Mughetto a Renzo Provvedi, suo stalliere, che cavalcava molto bene. Non avendo altra scelta, la Lupa si presenta al canape con Renzino.
Alla carriera assistono anche le truppe alleate che hanno incoraggiato e supportato la ripresa del Palio. Il drappellone, dipinto da Bruno Marzi, rappresenta in primo piano il drago nazista colpito a morte da un missile alleato e sullo sfondo, appaiono le bandiere dei paesi che avevano sconfitto la Germania: è l’allegoria del Palio della Libertà, come viene ribattezzata la prima carriera del secondo dopoguerra.


cena della Vittoria del 1945 in Vallerozzi

Renzino ha il decimo posto al canape e invece di lanciare il cavallo entra al passo tra i canapi. Questa manovra inganna i fantini dell'Oca e della Tartuca che fiancano in anticipo e cadono. La mossa viene invalidata e le Contrade rientrano tra i canapi nel medesime ordine.
Quando Renzino, che evidentemente non ha ben capito i compiti che spettano alla rincorsa, entra nuovamente al passo tra i canapi, tocca alla Selva farne le spese e cadere rovinosamente: solo la terza mossa sarà finalmente considerata valida.


cena della Vittoria del 1945: l’allestimento scenografico

Tra le curiosità di questo Palio si racconta che Renzino non conoscesse nemmeno i colori delle Contrade e per questo venne “istruito” dal parroco di Pontignano, don Vittorio Bonci, contradaiolo dell'Istrice (in seguito divenne correttore della Selva), che non solo gli spiegò i colori ma anche cercò di metterlo in guarda dalle insidie della Piazza.
Un aneddoto racconta che Renzino, prima di indossare il giubbetto della propria Contrada, chiese addirittura quanto avrebbe dovuto pagare per correre il Palio.
Oppure si racconta che dopo essere giunto per primo al bandierino non si sia fermato fino a quando non venne bloccato a San Martino: aveva perso il conto dei giri.
Renzino rimase ancora nel giro: disputò alcune prove e batterie negli anni successivi ma non corse più il Palio.
Avrebbe dovuto correre il palio del ‘46, sempre nella Lupa, ma venne talmente impaurito dagli Istriciaioli che si rifiutò di ricorrere, per sempre.
È rimasto l'unico fantino imbattuto della storia.




questa pagina è stata curata da Maura Martellucci e Roberto Cresti