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Il 7 febbraio 1786 "Gaetano Winter, professore d'oriuoli - informa il Pecci - che da lungo tempo dimora, accasato, in questa città, adattò l'orologio (della Torre del Mangia) a suonare dodici tocchi all'oltramontana".

L'ora italica è un metodo di suddivisione del giorno diffusosi a partire dal XIV secolo principalmente in Italia, metodo secondo il quale la giornata era divisa in 24 ore della stessa durata, che venivano numerate a partire da mezz'ora dopo il tramonto (quando le campane suonavano l'Ave Maria).
Questo momento rappresentava quindi la ventiquattresima ora.
Il vantaggio principale di questo metodo è che rendeva facile calcolare le ore di luce residue, dato che bastava sottrarre da 24 l'ora tipicamente segnalata dal numero di rintocchi del più vicino campanile.
L'inconveniente fondamentale di tale sistema era invece che, dato che l'ora del tramonto cambia durante l'anno, lo stesso momento della giornata era individuato con ore diverse al variare delle stagioni: ad esempio, il mezzogiorno (il momento che divide a metà l'intervallo di tempo tra alba e tramonto) corrispondeva all'incirca con le ore diciannove in inverno e con le ore sedici in estate.
Inoltre, la lunghezza delle ore non era costante, variando la distanza di due tramonti successivi di alcuni minuti ogni giorno, in più o in meno a seconda del periodo dell'anno.
Tale metodo di calcolo del tempo venne gradualmente soppiantato dopo la metà del XVIII secolo dalla cosiddetta ora alla francese o ultramontana, usata ancor oggi, che definisce le ore dodici (mezzogiorno) il momento della giornata in cui il sole è alla massima altezza.
L'adozione di tale metodo fu favorita dalla diffusione degli orologi meccanici, i quali per essere regolati sull'ora italica richiedevano aggiustamenti continui che, vista la rudimentale tecnica del tempo, provocavano problemi di manutenzione dei meccanismi.
Il passaggio fu poi definitivamente sancito con il dominio napoleonico sulla penisola italiana.
Tracce di questa vecchia consuetudine nel calcolo del tempo si possono trovare ancora in espressioni rimaste ancora oggi in locuzioni idiomatiche, come ad esempio «portare il cappello sulle ventitré», ad indicare l'inclinazione per riparare gli occhi dai raggi del sole basso sull'orizzonte un'ora prima del tramonto.
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