L'assassinio del Pievano
Il 14 luglio del 1670, nei pressi di Mucellena, fu
ucciso il pievano Girolamo Senesi. Fu trovato dal nipote il
giorno successivo, riverso bocconi in un borro di un bosco
vicino ai beni della chiesa, detto "Le Citine"; colpito da
numerose coltellate e con un braccio mutilato da alcuni
maiali al pascolo. Gli interrogatori, compiuti nei giorni 22, 23 e 24 dello stesso mese, non fornirono esaurienti spiegazioni sul movente e su chi avesse avuto interesse a sopprimere il sacerdote. Si seppe soltanto che il prete, alcuni giorni prima di morire, ebbe una lite con Francesco Accarigi (1), proprietario di diversi poderi della zona, "per via di alcune pietre di una torre e un mese prima, alla Fiera di Rosia, una discussione col curato di Tonni, certo Baroni, a causa di alcuni interessi". Fra coloro che furono interrogati, è interessante la testimonianza di due bambine di 6 e 8 anni: Caterina Muzzi e Vittoria Senesi, che videro due sconosciuti armati di pugnale e terzetta (un'antica pistola da cintura con canna ridotta ad un terzo), andare alla volta del bosco. Dettagliata fu la descrizione di questi presunti sicari: "uno vestito di verde e nero, l'altro di grigio e uno aveva la zazzera nera e l'altro bionda e avevano le basette". In realtà questi due loschi individui non furono visti il giorno del delitto e quindi non poterono avere parte alcuna nell'omicidio, che pare fosse stato commesso dal suo contadino e sacrestano Lando Mattii, detto Landone, il quale avrebbe scoperto che sua moglie soleva tradirlo con il pievano.
Restano comunque da chiarire e da verificare tutte le
circostanze e le fonti che indicano nel Mattii l'assassino,
il quale stranamente non risulta nemmeno interrogato, pur
essendo persona molto vicina al curato. Inoltre, nonostante minuziose ricerche compiute presso gli archivi (Vescovile di Colle val d'Elsa e di Stato di Siena), non sono stati mai trovati nè gli atti di questo processo, nè tantomeno la condanna di un colpevole. Pare infatti che il Mattii, preso dal rimorso, confessasse il delitto solo in punto di morte. Il "pare" è d'obbligo, poichè la diceria popolare tramandatasi nei secoli, contiene molti particolari, spesso anche in contrasto con quelli dei documenti ufficiali. Ad esempio ancor oggi si racconta che don Girolamo fosse stato ucciso con un colpo di archibugio durante una battuta di caccia al capriolo, vicino ad un cipresso (tagliato pochi anni or sono, detto appunto il cipresso del morto) e che da lì, benchè ferito, si fosse addentrato nel bosco. Pur essendo vero che il curato fosse andato a caccia di un capriolo, armato di un archibuso lungo (che non viene specificato se fosse stato rinvenuto accanto al cadavere), sappiamo per certo che egli fu ucciso da numerose pugnalate. Comunque per chi volesse meglio documentarsi, presso l'archivio della Curia Vescovile di Colle val d'Elsa, si trova la trascrizione completa di tutti gli interrogatori dell'istruttoria e della scomunica "fulminata" all'assassino. Oggi, a testimonianza dell'accaduto, a circa un chilometro dalla tomba etrusca, sulla destra, al centro di un'ampia curva della strada che collega Mucellena a Casalteri e seguendo cinque picchetti di ferro verniciati di bianco, ai margini di una carbonaia, si trova un cippo funerario in pietra alto circa un metro, fatto collocare nel 1892 dai quattro fratelli della famiglia Senesi, discendenti di don Girolamo. Detto cippo contiene comunque un errore di datazione: anno 1669 anzichè 1670.
|