www.ilpalio.org     ACCADDE OGGI

- 2 ottobre -

1919: anche a Siena i Fasci di Combattimento



L'edificio in Piazza S.Spirito
dove nacquero i Fasci di Combattimento


  
Siena, dicembre 1918. In Piazza Santo Spirito, numero 1. Come una fotografia, in bianco e nero, al primo piano dell’elegante Palazzo che svetta imponente dietro a San Giorgio. Quattro, forse cinque ex combattenti si ritrovano in casa di un giovane aspirante avvocato, Manlio Ciliberti.



Hanno le suole delle scarpe consumate, fuori dal portone le hanno pulite perchè la terra delle strade vicine era bagnata. Da bere c’è solo acqua, alle finestre entra un po’ di luce dalle tendine bianche consunte. Sono reduci delle trincee e della vittoria, ma il loro animo arde.
Qualcuno ha letto gli scritti di George Sorel che inveiva contro la “platitude” umanitaria, altri provengono dal socialismo e dal sindacalismo rivoluzionario con l’idea di “lotta spietata, aggressiva, violenta contro l’ordine costituito della borghesia per la creazione di una nuova realtà storica, di un nuovo ordine eroico”. Grande Guerra e socialismo, il babbo e la mamma dell’Idea che diventerà dottrina.
C’è anche un liberale, Agostino Bassi. È lui, soprattutto, che sta tenendo unite le fila di chi è tornato dal fronte. Lo fa insieme ad un dipendente del Monte dei Paschi, Nazareno Mezzetti. Tutti leggono Il Popolo d’Italia diretto da Benito Mussolini, ex socialista come loro, e vorrebbero un loro giornale locale che parlasse di politica, di guerra, di nuovo Stato, di vittoria e quotidianità. Quel foglio sarà un periodico e nascerà soltanto nove mesi dopo, come tutte le gestazioni naturali. Si chiamerà L’Intervenuto. Nel frattempo parlano, si confrontano. C’è da organizzarsi, c’è da scrivere il futuro per non restare “mutilati” pure lontani dal Fronte. Ma come? Intanto con la fondazione dell’Associazione nazionale combattenti di cui Mezzetti sarà uno dei trascinatori. Ma questo avverrà solo ai primi di marzo dell’anno venturo.
Gli animi sono sempre più irrequieti, Siena si riorganizza dopo il conflitto bellico e lo fa ripartendo dalla sua Banca e dal Comune in attesa delle elezioni nazionali. Le masse e la campagna torneranno alla loro vita, ma non sarà più come prima. Da Milano gli ufficiali che fino a pochi mesi prima ordinavano gli assalti adesso cercano di mettersi in contatto con i loro ex commilitoni che hanno fatto rientro a casa. Quello che i 4-5 senesi stavano discutendo seduti intorno ad un tavolo in Piazza Santo Spirito a dicembre sta prendendo forma, a loro insaputa, in via Paolo da Cannobbio nella città meneghina. I confronti vanno avanti nei primi mesi del nuovo anno, il 1919, quello che aprirà le porte della storia. Intanto il 1 marzo sorge vicino ai giardini della Lizza, l’Associazione nazionale combattenti.
Si iscriveranno centinaia di ex militari, perfino l’aspirante procuratore legale Manlio Ciliberti e l’ufficiale Nazareno Mezzetti. Pochi giorni dopo, quest’ultimo invierà un telegramma, nella sede del Popolo d’Italia - dove sta nascendo il movimento rivoluzionario - confermando la sua adesione (c’è soprattutto la firma di Agostino Bassi dei Combattenti di Siena) alla riunione in Piazza San Sepolcro a Milano ordinata da Benito Mussolini per il 23 marzo 1919.
Mezzetti e Bassi non andranno fisicamente a quella riunione. Però per le vie del centro, ricorderà molto tempo dopo il nobile Zondadari, “si videro spuntare tanti manifestini attaccati sui muri delle case”. I Fasci iniziano a costituirsi in tutta Italia, ma a Siena stentano. Intorno al neonato movimento ruotano una decina di giovani perlopiù ex combattenti e studenti. Le settimane passano senza iniziative significative.
Il 5 luglio 1919 nasce un gruppo attivo di nazionalisti. Scelta dovuta soprattutto al carovita e al conseguente scoppio di tumulti. Ci sono Bargagli Petrucci, Raveggi, Fiore, De Felici, Caroli, Bellucci, Bianco, Nanni. Non si uniscono ai ragazzi di Mussolini, ancora acerbi e da cui anche Agostino Bassi si distaccherà (morirà liberale nell’ottobre 1923). Però condivideranno insieme le prime battaglie. Il gruppetto dei nazionalisti sarà fortemente attaccato dal giornale senese dei socialisti.
È il 28 agosto 1919, a Firenze si tiene una imponente assemblea fascista a cui partecipa il segretario nazionale Umberto Pasella. Nell’occasione da Siena partono Mezzetti, Adolfo Pieri, Enrico Bruni.

   

Sarà proprio nella culla del Rinascimento che Pasella potrà prendere contatti più approfonditi con i senesi. Quando tutto sembra pronto per la costituzione senese dei Fasci di combattimento, l’impresa fiumana di Gabriele D’Annunzio rimanda ancora l’iniziativa (quattro giorni prima dell’adunata di Firenze, da Fiume vennero cacciati i granatieri italiani tra le cui fila vi era il senese Victor Hugo Zalaffi).
Il 14 settembre il fascio romano lancia un appello per la Patria contro il governo Nitti, il 17 settembre il Popolo d’Italia scrive: “Il Sudario della Patria è oggi Fiume. La dignità della Patria oggi è in Fiume. Due sole parole fanno i discorsi: o Italia o morte”. Tre anni dopo gli squadristi urleranno: “O Roma o morte” durante la Marcia sull’Urbe. Ma Pasella non si distrae. L’ex socialista senese Adolfo Pieri è tra i più ferventi animatori della nuova Patria e proprio in quei giorni sarà lui a ricevere da Pasella il primo incarico ufficiale di costituire a Siena i Fasci italiani di combattimento. Si trascinerà dietro anche Giuseppe Cantucci. Il giorno fatidico è scritto nei documenti che la storia ha conservato e nelle testimonianze: il 2 ottobre.



questa pagina è stata curata da Andrea Bianchi Sugarelli