Si trattava del secondo volo giornaliero del velivolo, che nella mattinata aveva già effettuato la rotta Genova - Roma.
Alle 15.19 il pilota si mise in contatto radio con l'Aeroporto dell'Urbe per comunicare che l'aereo stava regolarmente sorvolando Civitavecchia, facendo tuttavia notare che le condizioni meteo erano particolarmente avverse e che sarebbe stato preferibile dirottare il velivolo su Torino o Nizza anziché su Genova. Tardando ad arrivare un responso da parte di Roma, mentre si trovava in volo sull'isola d'Elba, durante un forte temporale l'aereo - dopo aver valicato il crinale compreso tra La Grottaccia e il Monte Cenno - precipitò sul declivio tra il Monte di Cote e La Tabella, in un'area particolarmente impervia e difficilmente raggiungibile.
La causa più probabile della sciagura fu dovuta all'impossibilità, da parte del pilota, di stabilire l'esatta posizione dell'aereo e non essendosi reso conto di trovarsi già sull'isola d'Elba, diresse l'aereo a una quota molto più bassa - addirittura di circa 800 metri - rispetto a quella di volo, schiantandosi all'altitudine di 728 metri.
Nonostante tre cacciatori, riparatisi dal temporale in un capanno della vallata di Pomonte, avessero udito chiaramente il rombo di un aereo che scendeva rapidamente di quota, si era ipotizzato che l'aereo avesse tentato un atterraggio di fortuna in Corsica con l'impossibilità di comunicare la propria posizione a causa dei ponti radio preclusi per il maltempo.
Vennero organizzate difficoltose ricerche in mare con i dragamine Squalo e Storione partiti da La Spezia sotto un forte vento di libeccio.
I resti dell'aereo vennero scoperti casualmente il mattino di domenica 16 ottobre da un contadino che andava in cerca di funghi.

I corpi delle vittime, tranne quello della hostess Giovanna Pertusio e della piccola Maria Pia Dalmau, erano mutilati e parzialmente carbonizzati dalle fiamme sprigionatesi dopo l'impatto dell'aereo e, data l'abbondante pioggia al momento dell'incidente, i primi soccorritori rinvennero i corpi senza visibili tracce di sangue e le mani del pilota, mozzate all'altezza dei polsi, che stringevano ancora la barra di comando.
I resti degli undici corpi furono trasportati a dorso d'asino dapprima a Pomonte e poi, su camion, a Marciana, dove vennero deposti in bare presso l'obitorio; la dodicesima cassa conteneva i resti non identificati

Marciana:il trasporto dei corpi
Il pilota, si scoprì nell'inchiesta che seguì, stava volando secondo le regole del volo a vista, anziché secondo le regole del volo strumentale come avrebbe dovuto per le condizioni atmosferiche in cui si trovava, perché non aveva le idonee abilitazioni; inoltre non deteneva neppure la licenza di pilota commerciale necessaria ai piloti di aerei di linea.
Equipaggio:
Ennio Scipione, pilota (anni 30),
Francesco Cossu, secondo pilota (anni 44),
Giovanna Pertusio, hostess (anni 25),
Grazia Candeloro, allieva hostess (anni 20)
Passeggeri:
Giorgio Bracci, sindacalista (anni 38),
Ernesto Cuomo Ulloa, avvocato (anni 60),
Maria Pia Dalmau (anni 4),
Adelaide Rocca Dalmau (anni 40),
Elio Perugi, consulente commerciale (anni 32),
Silvio Sciunnach, titolare di agenzia immobiliare (anni 48),
Naomichi Takashima, esportatore di tonno di nazionalità giapponese