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Negli anni '80, Giulio Pepi, tartuchino, giornalista, tra i fondatori del Comitato Amici del Palio, cercò di stimolare il dibattito intorno ad un fatto storico di sangue avvenuto nel '500 e alla rimozione di una pietra ai Quattro Cantoni che ne ricordava i tragici eventi. Ma il suo appello rimase inascoltato fino al 6 settembre 2019. Grazie alla iniziativa della Contrada dell'Aquila e alla sensibilità del Comune di Siena, la città si riappropria delle sue radici.
Le vicende storiche testimoniano che Pandolfo Petrucci, despota senese ma grande politico che seppe rendere Siena importante per gli equilibri politici italiani dell'epoca, nel luglio del 1500 abbia ordinato l'uccisione del suocero Niccolò Borghesi, uomo di grandi virtù e di profonda cultura, autore della celebre Vita di Caterina Benincasa (titolo originale De Catherinae gestibus) e la cui storia si intreccia tra l'altro con le origini dello stemma araldico della contrada del Drago, ma questa è un'altra storia. Petrucci sposò la figlia di Borghesi, Aurelia, nonostante il padre non risparmiasse critiche al genero per i suoi metodi tirannici di governo. Stanco dei rimproveri, delle censure e degli ammonimenti, non è improbabile che Pandolfo, dietro suggerimento del suo consigliere Antonio da Venafro, abbia deciso l'eliminazione del suocero.
Il 17 luglio, Niccolò era da poco uscito dal Duomo quando giunto in Piazza Postierla fu bloccato e pugnalato con estrema ferocia. La storia racconta che Borghesi cadde ai piedi della colonna che sorregge la lupa, al tempo precisamente all'angolo della strada che ne delimitava il perimetro. Aveva un braccio quasi del tutto staccato e il corpo pieno di sangue. Fu portato nel proprio palazzo all'angolo di via di Città dove morì due giorni dopo. Si dice che prima di spirare non abbia invocato vendetta esprimendo il desiderio che il suo arto amputato, proprio quello con cui aveva scritto la biografia di Caterina, fosse sepolto nella basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma, vicino all'altare maggiore dove riposa il corpo della Patrona d'Italia. Nel 1513 i Borghesi si trasferirono a Roma mutando il cognome in Borghese. Vantavano antiche origini nella Roma dei Cesari e tra gli antenati e successori ebbero vari cardinali, tra i quali Camillo che divenne Papa Paolo V mentre tra gli ultimi valorosi discendenti si ricorda il comandante Junio Valerio Borghese. A ricordo del misfatto del Cinquecento, che lasciò un profondo dolore nella città, venne scolpita e murata nella lastricatura della strada nel punto in cui avvenne l'assassinio, una piccola placca in marmo bianco con incisa una croce nera.

Di quella testimonianza nessuno ha mai saputo niente ed i fatti erano totalmente ignorati.

A Palazzo Patrizi, nel pomeriggio del 6 settembre 2019, gli storici Giovanni Mazzini e Gabriele Fattorini di fronte ad un folto pubblico, sono riusciti a ricostruire tutta la storia aggiungendo anche particolari inediti e molto stuzzicanti. Subito dopo l'evento il noto artigiano senese e restauratore del pavimento del Duomo di Siena e della Basilica di San Pietro a Roma, Emilio Frati, ha ricollocato la pietra in copia da lui stesso realizzata nel punto esatto in cui secoli fa venne rimossa per lavori di lastricatura.
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