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Il 21 Luglio 1457, poco prima dell’alba, la Vergine apparve al popolo di Camollia, nei pressi della chiesa romanica della Magione.
Alla destra di detta chiesa (fino al 1312 sede dell’Ordine dei Templari cui si avvicenderanno i Cavalieri Gerosolimitani, detti poi “di Rodi” e successivamente “di Malta”) è collegata una piccola cappella di evidente costruzione posteriore la cui porta d’ingresso, in seguito alla modifica di una preesistente scalinata, risulta oggi inarrivabile dal livello della strada e vi si accede quindi solo dall’interno della chiesa principale.
Poche panche e il silenzio raccontano un avvenimento di oltre mezzo millennio fa, lì illustrato da una pittura murale di Bartolomeo Neroni detto “il Riccio”.
La sua esistenza è testimoniata anche da Girolamo Gigli, meticoloso annotatore di vita senese, nel suo “Diario” a cui ci affidiamo per sapere cosa accadde in Camollia appunto poco prima dell’alba del 21 Luglio 1457: “…apparve sopra la chiesa di San Pietro alla Magione l’immagine di Nostra Donna vestita di bianco col divino Figliuolo in braccio tenendo Ella una Croce bianca in mano, e due il Bambino, stando in un circolo rosso dentro un giro di stelle… Pertanto il Popolo Senese intimorito dalla pestilenza che di quel tempo desolava tutta la toscana, fece solenni Processioni per implorare il divino ajuto, e fece dipingere la sopradetta Visione in un muro esteriore, finchè poi nell’anno 1523, fu segata la pittura dal muro, e collocata nella Cappella al lato alla Parrocchia stessa della Magione”.
Per quanto il terrore della peste avesse potuto influire sul fervido stupore degli spettatori, l’apparizione deve essersi comunque svolta senza inquietudine e in un arco di tempo piuttosto prolungato tanta è stata la precisione con la quale sembrano essere stati rilevati, riferiti e riportati nell’iconografia i particolari che ne permettono così una lettura inequivocabile in chiave simbologica, teologica e perfino cabalistica.
Sono dunque “croci della Passione” le tre croci latine, con l’asse verticale diviso in parti diverse a ricordare il Calvario di cui quella centrale presso la mano di Gesù è basata su un segno di origine forse precostantiniana interpretabile come croce “dissimulata” (contenuta nel segno ma non immediatamente percepibile) per timore di persecuzioni e quindi probabile simbolo della testimonianza dei Martiri… ed è forse solo un caso che tale segno grafico (uno dei tanti anticamente in uso in Babilonia da cui deriverà poi una scrittura cuneiforme) abbia il significato di “stella” o “dio”. Ma il segno più vistoso che tutti li incorpora è l’aura “a mandorla” che con l’apparente unico scopo scenografico di evidenziare la Madonna col Bambino, consiste invece in una forma alquanto usata per accogliere la figura del Cristo: vi si possono geometricamente inscrivere due triangoli equilateri, doppio segno del “tre” (numero dei numeri anche prescindendo dal Dogma Trinitario) e il cui impiego, proveniente dall’Asia, serve a conferire sublimità e trascendenza… e quale allusione migliore anche riferita a Maria, voluta da Dio perfetta e meditativa custode del Mistero dolcissimo dell’Incarnazione?
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