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Il 2 giugno 1861 si verifica, per il Palio di Siena, una vera e propria rivoluzione, perché, di fatto, viene abolito il palio di luglio. O, per meglio dire, se ne trasforma radicalmente la natura. Da carriera nata per festeggiare la Madonna di Provenzano, in questo 1861 si lega l'appuntamento ad una scadenza assolutamente laica: la festa dello Statuto Albertino. E' di quest'anno, infatti, la decisione del governo italiano (assunta in data 10 maggio) di celebrare, la prima domenica di giugno, la festa dello Statuto.
A Siena, la disposizione di legge offre il destro per proporre una trasformazione di portata culturale enorme: invece di correrlo il 2 luglio, il palio viene spostato a inizio giugno. Non dimentichiamoci che, in questa aurora del Regno d'Italia, è forte l'anticlericalismo, soprattutto alimentato dagli intellettuali legati alla Massoneria. Così, dal drappellone scompare la Madonna di Provenzano, sostituita dalla Balzana senese, esattamente come identica iconografia campirà nel drappellone dell'anno successivo (per il palio corso, questa volta il 1° giugno e vinto dall'Istrice).

Resiste, invece, l'iconografia mariana nei drappelloni dell'agosto (una concessione alla matrice religiosa del rito? una par condicio? archeologia di groviglio armonioso? chissà...).
Il giorno del palio del 2 giugno 1861 è caratterizzato da un aspetto quasi esclusivamente di festa nazionale, perché, come scrive Alberto Comucci, "Nella mattinata del 2 suddetto vi fu nel Prato della Lizza, apparata per tal uopo, una gran Messa Militare con intervento di tutte le Autorità, tutta la Guardia Nazionale, tutta la Truppa, e tutti i Corpi Morali; vi erano tutti i volontari, vi era la Società degli Operai ed una rappresentanza di tutte le Contrade. Dopo la Messa vi fu una gran rivista della Guardia Nazionale, e dei Granatieri passata dal Colonnello di Piazza, dal Prefetto, e dal Gonfaloniere, e poscia vi fu il Defilè della Guardia Nazionale".
La carriera (alla quale parteciparono Istrice, Pantera, Giraffa, Civetta, Valdimontone, Oca, Bruco, Onda, Selva e Nicchio) fu vinta dall'Oca, con il fantino Paolaccino, essendo capitano Francesco Bani e governatore Camillo Lodoli, né mancò chi vide, in questo, il segno predestinato di un trionfo della contrada che aveva i colori della bandiera nazionale. Il Palio laicizzato ebbe vita breve: il vero e proprio tradimento dell'origine religiosa del rito non tardò a disgustare i Senesi, i quali, appena due anni dopo, nel 1863, riportarono la corsa al 2 luglio e reintrodussero (com'era giusto che fosse) l'immagine della Madonna di Provenzano nel drappellone (per la cronaca, questa volta vinto dalla Pantera).
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