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- 29 giugno -

1921: Rino Daus ucciso a Grosseto







  
Rino Daus è stato uno squadrista italiano appartenente ai Fasci italiani di combattimento.
Morì in un agguato, a Grosseto, il 29 giugno 1921 divenendo una figura simbolo prima del movimento e poi della propaganda fascista, che lo celebrò come martire.
Nato nel 1900 a Perugia, con la madre e la sorella Flora lasciò Roma dopo la morte del padre. Nel 1907 si stabilì a Siena, in Via Lizza 11, dove la madre prese in gestione l'albergo che chiamò Flora, oggi edificio privato.


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Affascinato dagli aspetti patriottici della prima guerra mondiale, svolse gli studi in Marina prima di rientrare a Siena nel 1919 dove, giovanissimo, fu tra i primi aderenti al neonato movimento fascista, fondato nella città del Palio il 2 ottobre del 1919.
Collaborò attivamente alla propaganda dei Fasci e alle azioni guidate da Giorgio Alberto Chiurco e Remigio Rugani. Il comune del capoluogo, guidato dal sindaco socialista Tito Bolognesi si era segnalato per aver fatto rimuovere il busto del re Vittorio Emanuele III dalla sala consiliare provocando nel marzo 1921 l'intervento del prefetto e nel comprensorio numerose erano le amministrazioni socialiste che rifiutavano di esporre il Tricolore.
Il 20 giugno 1921 il segretario politico regionale fascista Dino Perrone Compagni, avviò una campagna di penetrazione nella città di Grosseto che insieme alla Maremma restava saldamente nelle mani dei socialisti e inviò degli attivisti incaricati di verificare la situazione.
Alcuni giorni più tardi, il 28 giugno 1921 il commissario provinciale di Siena Giorgio Alberto Chiurco dette ordine di mobilitazione ai fasci della provincia affinché si concentrassero sulla città maremmana. Giunte lì, le squadre d'azione furono assalite dai militanti socialisti e vi furono duri scontri. Al termine della giornata si contarono 5 feriti gravi e un morto, Cesare Savelli, capolega dei muratori e ad un fascista gravemente ferito fu persino impedito di accedere all'ospedale cittadino.
Rino Daus aveva voluto prendere parte all'azione di Grosseto nonostante che fosse stato dimesso da poco dalla clinica oculistica di Siena, dove era stato curato a causa di una ferita, causata da un proiettile conficcatosi sotto l'occhio sinistro che ne aveva cagionato la perdita, durante un'analoga spedizione a Montalcino.
Dopo le notizie di questi scontri, il 29 giugno le squadre fasciste toscane, cominciarono a convergere su Grosseto e si posizionarono alla periferia. E proprio in prossimità di uno dei bivacchi presso Porta Nuova, Rino Daus che si trovava di guardia venne ucciso con un inganno da militanti socialisti.
Ecco cosa scrivera a tal proposito il periodico "La Scure", rivista ufficiale della Federazione dei Fasci Senesi: «Rino Daus si trovava nel pomeriggio del 29 con altri compagni presso la ferrovia del paese, per vigilanza. Scorti degli individui armati, fu dato il segnale d'allarmi. Questi hanno gridato in direzione dei fascisti il grido nostro: eja, eja, eja, alalà, avanzandosi. Il povero Rino andava loro incontro. Ad un certo momento una scarica di schioppettate lo colpiva al cuore, fulminandolo».
Il 1º luglio 1921 la salma di Daus fu traslata da Grosseto a Siena, nella sala dell'Accademia dei Rozzi, locale sede del Fascio in piazza Indipendenza.


Piazza Indipendenza il giorno del funerale

Il funerale ebbe luogo il 2 luglio. Alle esequie parteciparono tutte le principali autorità civili e religiose, tutte le associazioni cittadine, rappresentanze dei fasci della provincia e della regione, nonché oltre diecimila persone (pur durante il giorno del Palio) comprese tutte le bandiere delle Contrade listate a lutto Pur non essendo un personaggio di spessore intellettuale o politico, data anche la sua morte prematura, Rino Daus divenne il martire fascista di Siena. L'eroe a cui tributare tutti gli onori, potente icona del martirologio fascista. L'albergo della famiglia, ove abitava, si trasformò in una sorta di luogo di pellegrinaggio. Lì terminavano le manifestazioni fasciste senesi durante il ventennio. Il martirio di Rino Daus venne ricordato in un volume del 1934, oggi raro, di Giorgio Alberto Chiurco (edizioni Pinciana) e addirittura fu inserito nel percorso della grande mostra della Rivoluzione fascista, tenutasi nel 1932 e nelle antologie usate nelle scuole elementari italiane.


Il funerale

A lui furono intitolati a Siena lo stadio comunale (oggi "Stadio Artemio Franchi"), un viale a San Prospero (oggi viale Trento), una colonia e perfino la "Tenda Rino Daus" in Africa Orientale da parte della 97a Legione Camicie Nere Siena, ma anche vie e piazze in provincia e in altre parti d'Italia, un Gruppo rionale a Roma, una sezione di Rieti chiamata Madonna del Riposo "Rino Daus".


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Il corpo di Rino Daus fu traslato il 27 novembre 1938, insieme ad altre nove salme di fascisti dell'epoca, nella cripta della chiesa di San Domenico che divenne il Sacrario Fascista della città. La salma e il suo busto in bronzo, opera di Ezio Trapassi, rimasero nella cripta fino al 1945 quando, su iniziativa delle autorità, le tombe in marmo furono svuotate e i corpi inumati nei cimiteri della città e ogni suo riferimento venne rimosso nel rifacimento della toponomastica cittadina.
Oggi è sepolto presso il cimitero della Misericordia di Siena in una tomba che porta il suo nome, decorata dal busto di Trapassi.


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questa pagina è stata curata da Andrea Bianchi Sugarelli