
il drappellone del 17 agosto 1752 conservato dalla Contrada dell'Aquila
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Questo Palio lo fece correre la Chiocciola, e si corse in questo giorno per essere l'antecedente piovuto dirottamente, la Chiocciola comparve con un bel Carro e Cavalleria, e la Pantera con gran Cavalcata.
La carriera fu mediocre, però bellissima mossa essendo partite le 10 Contrade tutte contemporaneamente, mantenendosi in un solo gruppo fino alla Fonte; se non che l'Aquila ove correva Bechino con prontezza guadagnato terreno potè voltar prima a S.Martino e mentre andava sempre più avvantaggiandosi le altre a poco a poco formarono, come suol dirsi, la fila dell'oche.
Il terzo giro stava per compiersi, allorquando alla salita del Casato, alcuni spettatori, che in quell'epoca occupavano pure la pista percorsa dai cavalli, afferrarono per le guide quello dell'Aquila in modo da soffermarla; raggiunta dalla Pantera ove correva Ministro costui si diè subito cura di prendere per le redini il cavallo dell'Aquila, indi voltatosi indietro incitò quello della Torre a sollecitarsi ed infatti poco prima del palco dei Giudici essa passava ambedue e conseguentemente veniva dichiarata vincitrice.
La Contrada dell'Aquila energicamente protestò avanzando ricorso all'Autorità Giudiziaria contro gli Autori che avevano tenuto o fatto tenere il suo cavallo. Dalle investigazioni praticate venne a risultare che certo Giuseppe Vichi detto Gigiaccio era stato l'autore principale del fatto compiutosi a carico della Contrada dell'Aquila.
Intentata così la lite, la quale ebbe un seguito di circa due anni, furono in questo periodo di tempo pronunziate diverse sentenze, infine l'ultima in terza istanza venne data a favore dell'Aquila e condannato il Vichi al pagamento del premio alla detta Contrada in talleri 40, all'indennizzo della carriera e mance al fantino della medesima ed a dover far eseguire un Drappellone simile a quello ottenuto dalla Torre.
Sembra però che il drappellone fosse fatto eseguire in tela e non già in seta e quindi inviato alla Contrada dell'Aquila con un seguito di trombe e tamburi. In detta circostanza furono fatte grandi feste nella Piazza di Postierla; inoltre avendo posto sopra una girandola un fantoccio esprimente Gigiaccio, con intendimento di abbruciarlo, fu dall'Imperial Governo provveduto a che quel fantoccio fosse rimosso (Ms. "Le Contrade di Siena", 1889).
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