Cliccami per ritornare alla Home               Filastrocche In concomitanza al lavoro di ricerca per la preparazione delle memorie di Quercegrossa si è tentato, con buon risultato direi, di recuperare tutto quel patrimonio di testi fatto di filastrocche, commedie, canti, poesie e stornelli cantati o recitati nel nostro popolo. Molto di questo materiale recuperato è stato proposto al pubblico la sera del 19 settembre 2007 nello spettacolo serale detto “Intrattenimento” tenuto in occasione della presentazione del primo volume “Quercegrossa - Ricordi e memorie” con l’interpretazione di nostri compaesani. Ora, senza ripetere tutte quelle notizie relative agli usi di queste composizioni, già in parte accennato in “Cose di altri tempi”, aggiungo soltanto che erano passatempi per grandi e piccini e in particolare alcuni avevano l’utile funzione di tener buoni i bambini. Qui di seguito li riporto ricordando che altri testi sono sparsi nei due tomi di questo secondo libro. Il primo dicembre è S. Ansano il quattro S. Barbara Beata il sei S. Niccolò che vien per via l’otto la Concezion S. Maria. Il dodici convien che digiuniamo il tredici vien S. Lucia il quattordici S. Tommè la Chiesa canta il venticinque vien la Pasqua Santa. Se volete sapere anche il resto l'ultimo dell'anno e S. Silvestro. Poi andando avanti via, via c'è il primo dell'anno, e il sei gennaio l'epifania che tutte le feste le porta via. Poesia scolastica di Giovanni Bandini datagli da don Grandi il suo maestro intorno al 1916 Fulgido splende il sole, Nell'azzurro profondo fioriscon le viole cantano gli uccellini in festa è tutto il mondo, oggi è Pasqua bambini Sopra all'adorna mensa pizze ed uova dorate la mamma oggi dispensa a voi poveri larga parte ne fate oggi è Pasqua bambini Suonan le squille a festa ogni opera è sospesa con la più bella festa, e con grandi e piccini per recarsi alla chiesa, oggi è Pasqua bambini. Filastrocca Andavo giù pel bosco Incontrai una fontanina Mi ci lavai le mani Mi ci casco l’anello Pesca e ripesca pescai un pesciolino di color turchino Lo porto a un signore Ma il signore non c’era C’erano le sue sorelle Che facevano le frittelle Gliele chiesi una Mi parse troppo bona gliele chiesi un’altra mi parse troppo salata la misi sopra il banco il banco era rotto di sotto c’era un pozzo il pozzo era cupo di sotto c’era il lupo il lupo era vecchio non sapeva rifare il letto La gatta in camicia scoppiava dalle risa I topi sopra il muro Sonavano il tamburo La gallina per la via cantava l'ave maria Il gallo in forno Sonava mezzogiorno Chicchirichiii Ninne nanne e giochi ai bambini Ninna oh, ninna oh questo bimbo a chi lo dò lo darò alla befana che lo tenga una settimana lo darò all'omo nero che lo tenga un mese intero lo darò all'omo bianco che lo tenga tanto tanto e lo butti giù in un fosso lo ripiglio quand'è grosso. Ninna nanna ninna nanna la bambina è della mamma della mamma della e della nonna di Gesù e della Madonna Ninna in su ninna in giù questa bimba è di Gesù, di Gesù e della Madonna questa bimba a letto dorma. Fai la nanna coscino di pollo la tua mamma ti ha fatto il gonnello te l'ha fatto bellino rotondo fai la nanna coscino di pollo. È stato il vento Che ha buttato giù la canna Bambino fai la nanna Il babbo vol dormir. Stella stellina La notte s'avvicina, la fiamma traballa la mucca nella stalla, la mucca e il vitellino, la pecora e l’agnellino, la chioccia ed il pulcino, ognuno ha il suo bambino, ognuno ha la sua mamma e tutti fan la nanna. La bella Caterincina che bel visino che ha. Ricciolo biondo, testa spaziosa Occhi lucenti, naso soffiante Bocca ridente, collo vezzoso Mento battente, culino bombo Caterincina ero, Caterincina so. Questo è l'occhio bello, questo è il suo fratello questa è la chiesina (la bocca) questo è l'altarino (il mento) questi so’ i fratini (denti) questo e il campanello (naso) e queste so’ le campane (orecchi) din, don. Cavallino arri arrò, prendi la biada che ti dò, prendi i ferri che ti metto per andare a San Francesco, San francesco c'è una via che ti porta a casa mia, a casa mia c'è un altare, con tre monache a cantare, c'è ne una più vecchietta, santa Barbara Benedetta. Mana mana piazza, qui c'è passata una leprina pazza pazza, questo la vide, questo l'ammazzò questo la scorticò, questo la mangiò, questo andò a prendere il pane e il vino, e ritorno su non ce ne trovò nemmeno un pezzettino. Girotondi e passatempo Giro giro tondo, Il pane è cotto in forno, Un mazzo di viole, Si danno a chi le vuole, Le vuole la sora Sandrina, S’inginocchi la più piccina. Piso Pisello colore zimbello, La bella Pinara che sale la scala, La scala bajù, tre picciù che va giocà, Va giocà la fin del re Alza la gamba tocca a te! Palla dorata dove sei stata dalla nonnina cosa ti ha dato una pallina dove l'hai messa nella taschina falla vedere eccola qua. Lunedì lunediai martedì non lavorai mercoldì persi la rocca giovedì la ritrovai venerdì la incanocchiai sabato mi lavai la testa domenica non lavorai perchè era festa Il nonno al nipote Lo sai i giorni della settimana che cosa dissero? Il lunedì andò dal martedì a sentire del mercoledì se avesse saputo dal giovedì che venerdì aveva detto al sabato che domenica era festa. Cecco velluto suonami l’imbuto suonamelo bene c’è un bambin che viene viene da Roma mi porta una corona d’oro e d’argento costa cinquecento .... Centocinquanta la pecorina canta canta il gallo risponde la gallina la vecchia menichina s'affaccia alla finestra con tre corone in testa bianco è il cavallo giallo il girasole che Gesù ci mandi il sole. Piove e c'è il sole la Madonna coglie un fiore lo coglie per Gesù fra un minuto un piove più. Cecco bicecco infilato in uno stecco lo stecco si rompe Cecco va nel ponte il ponte si rovina Cecco va in farina la farina si staccia e Cecco si sculaccia si sculaccia sodo sodo e Cecco va nel brodo il brodo si beve Cecco va nella neve la neve si strugge e Cecco fugge fugge fugge lontano lontano. Staccio buratto Martin fece il migliaccio … la brace è troppo nera si mangia pane e pera la pera è troppo bianca si mangia pane e panca la panca è troppo dura si va a letto addirittura Cecco rivolta rivoltava i maccheroni se la fece nei calzoni la su mamma lo brontolò per dispetto ci ricacò Capra, capra mangolla sei ben satolla e ben abbeverata? So ben satolla e ben abbeverata, montami in groppa ti porterò a casa. Capra, capra mangolla sei ben satolla e ben abbeverata? Son mal satolla e mal abbeverata, maledico quel guardian che mi ha guardata. La novella dello stento che durava tanto tempo, te l'ha dì o te la dirò? Si. Non si dice di si alla novella dello stento che durava tanto tempo, te l'ha dì o te la dirò? No. Non si dice di no alla novella dello stento che durava tanto tempo, te l'ha dì o te la dirò? Maria Giulia da dove sei venuta? Alza gli occhi al cielo, fai un salto, fanne un altro, fai la riverenza, fai la penitenza, ora in su, ora in giù, dai un bacio a . . . chi . . . vuoi . . . tu! Al mio bel castello, dirondino e dirondello Al mio bel castello, dirondino e dirondà. Il mio è più bello, dirondino e dirondello Il mio è più bello, dirondino e dirondà. Noi lo ruberemo, dirondino e dirondello Noi lo ruberemo, dirondino e dirondà. E noi lo rifaremo, dirondino e dirondello E noi lo rifaremo, dirondino e dirondà. Toglierem una pietra, dirondino e dirondello Toglierem una pietra, dirondino e dirondà. O quante belle figlie Madama Doré o quante belle figlie. Son belle e me le tengo Madama Dorè son belle e me le tengo. Me ne daresti una Madama Dorè me ne daresti una. Che cosa ne faresti Madama Dorè che cosa ne faresti. La voglio maritare Madama Doré la voglio maritare. Con chi la mariteresti Madama Dorè con chi la mariteresti. La mariterei al principe di Spagna Madama Doré la mariterei al principe di Spagna. No, no che un ve la diamo Madama Dorè no no che un ve la diamo. Oh quante belle figlie Madama Dorè o quante belle figlie ….. Andiamo, andiamo al bosco finchè si trova il lupo. Lupo che fai? Mi metto la camicia. Andiamo, andiamo al bosco finchè si trova il lupo. Lupo fai? Mi metto i pantaloni. Andiamo, andiamo al bosco finchè si trova il lupo. Lupo che fai? Mi metto le scarpe e ti mangio Ahummm. Medicina, guarisci, guarisci il prete ci cachi e la serva ci pisci. Merda, merda di gallina guarisci, guarisci domattina. Stella, quante stelle ci sono in cielo? Tre! Alza il culo e rizza me. Lo sapevi il Padre Nostro? Questo posto un’era vostro! La sapevi l’Ave Maria? quando c’eri un’aveva andà via. Gaiole, Gaiole, dà la roba e la rivuole Spia, spia dell’alberaccio porta il libro sotto braccio e lo porta in sacrestia eccola lì la bella spia. A quei tempi le offese comprendevano un numero limitato di vocaboli che comunque rimanevano in un ambito di decenza accettabile. Questi i più usati: Accidenta a te! Strullo! Scemo! Cretino! Non mancavano: “Oh bischero”, “Demente” e “Imbecille”. Indovina indovinello chi fa l’uovo nel cestello? La gallina! Il più bischero è chi ci indovina. Chiocciola, chiocciola marinella, butta fuori le tue cornella, e se non le butterai calci e pugni tu avrai. Zigolinetta, Zigolinetta l’uomo di fuori e la donna in cassetta Quando Geppino faceva le scarpe Ogni puntino faceva così. Quando Geppino faceva le scarpe Ogni puntino faceva così. Quando Geppino faceva le scarpe Ogni puntino faceva così. Che me ne importa a me se non son bella tanto l'amore mio la fa il pittore e mi dipingera come una stella. Che me ne importa e me se non son bella. Ti dissi di venire ma te un tu viensi un viensi perchè piobbe ombrello un lao ma se veni da mene io te lo dao ma pe venì da tene io mammollao Ma se veni da mene ti divertii perchè c'era la fiera dei contadini mi importa un corno a mene della tu fiera mi preme più la pelle larillallera larillalla lari lari lalla larillalla lari lari lalla Fra Siena e Castellina In mezzo a due colline Ci vive un paesino Piccino ma gentile Dove vivono operai contadini e minator Tutta gente modesta col cuore da signor Ritornello Cicci che bel, ue ue ue Cicci che bel, ue ue ue Cicci che bel, ue ue ue E avanti in dre, avanti in dre, che bel divertimento E avanti in dre, avanti in dre, la vita è tutta qua. Quand’ ero più piccina la vecchia zia Velina al posto di un inchino mi dava mezzalira allora me ne andavo di corsa sul bastion e sul cavallo a dondolo cantavo una canzone e sul cavallo a dondolo cantavo una canzon … Ritornello Quand'ero più grandina e marinando a scuola nel pubblico giardino conobbi un bel biondino allora il mio cuore di colpò s'infiammò e sul cavallo a dondolo cantavo una canzone e sul cavallo a dondolo cantavo una canzon … Ritornello L'hai mangiata l'insalatina poverina, poverina, morirà e le genti che passeranno le diranno, le diranno che bel fior Questo è il fior della Teresina poverina, poverina morirà che gli è morta per l'amore per l'amore non si muore ma si soffre, ma si soffre un gran dolore. A veglia (sembra il canto di un innamorato deluso) Affacciati alla finestra unta bisunta e lorda se passa l'amor tuo fetente e merda come te. E ora che t'aggio fatta questa bella serenata facciamo una c.... ci smerdiamo tutte e tre. Il re e la regina c... alla latrina la latrina si sfondò e la merda chi la mangiò. Te. Chi vuol saper la storia alla rovescia Chi da diritto non la sa cantare Mi combinai una mattina in dì di festa Presi la farce e me n’andai a vangare Per la strada trovai una querciola Mi misi a mangiar quelle susine Arrivò il padron dell’albicocco Mi disse lascia star quelle ciliegie Mi diede un carcio in un calcagno Mi fece buttar sangue da un ginocchio Andai a casa a prende un fasciola Per rasciugarmi il sangue dalla gola Un cacciatore perse la fiaschetta Senza fucile la lepre l’ammazzo La sua moglie si chiamava Maddalena A foco spento gliela cosse a cena Un affamato con la pancia piena Veniva dalle parti di Mugello ..... Un nobil fiorentino di barbiera Perse la pecora e l’agnello Povero a me disse quel disperato Ci avevo un branco grosso mi è scemato Un ciabattin che venia da Prato Tornava in via dei Sassaioli Beppino nella neve scamiciato Mangiava un diecino di fagioli Di lì passo l’abate con il nicchio Gli buttò in terra un piatto di radicchio Fermati sennò ti picchio Si credeva a ragionare con l’abate Di lì passò una sposa con una coppia di mele sgusciate Bistone disse dammene uno spicchio Lei gli rispose con tante pedate Queste non so’ per te sono pe’ frati della Vallombrosa La moglie di Bistone è virtuosa Spazzava la casa col forcone ... La tabaccaia gli è tanto curiosa Si mise a far rider le persone E se una mosca sul naso gli s’apposa È capace di metterla in prigione La granocchia che sonava la tabella E tutta quanto il popolo rideva ... Un soldato che fumava in sentinella Di dietro c’era un cieco che vedeva Disse il soldato che triste sfortuna Purché pulita un se ne faccia una Un asino dicea l’ave maria Lasciò la piana e prese la salita Al suo padron un gli volle da retta A forza di curreggion andette in vetta. E te che sei poeta ora ti provo è nato prima la gallina o l'ovo Dal cielo un ovo cadde sopra un masso e ne usci un pulcino che andava a spasso. Lo Spazzacamino Su e giù per le contrade di qua e di la si sente la voce allegramente dello spazzacamino S'affaccia alla finestra la bella signorina con voce assai carina chiama lo spazzacamin Prima lo fa entrare poi lo fa sedere gli dà mangiare e bere allo spazzacamin Quello che mi dispiace mio caro giovanotto il mio camino è stretto come farai a salir Non dubiti o signora son vecchio del mestiere so fare il mio dovere su e giù per il camin E dopo aver mangiato mangiato e ben bevuto gli fa vedere il buco il buco del camin E dopo quattro mesi la luna va crescendo la gente va dicendo è lo spazzacamin E dopo nove mesi è nato un bel bambino che assomigliava tutto allo spazzacamin Cittadino e Contadino Ero a Firenze per combinazione in una trattoria a desinare dove vi erano di molte persone che un poco a stretto ci convenne a stare Fra due di questi nacque una questione che più d'un ora la fecian durare eran due che siedevan a me vicino un di Firenze e l'altro del Casentino "Come tu puzzi" disse il Fiorentino il campagnolo la sua testa inchina "mi fai sortir fora pane e vino la zuppa, la bistecca e la tacchina. O porco sudicion d'un contadino sei più lercio te d'una latrina forse un po' d'acqua a casa ce l'avrai villan fottuto non ti lavi mai". E te con tutto il tuo lavar che fai con quell’acqua di crusca e saponetta con tutti gli odori che ti dai dai fondamenti, cima, colle e vetta Presto la vita tua terminerai non hai più fiato a regger la giannetta dimmi cosa lo conti il tuo lavare ti resta appena il fiato per parlare. Se io fossi la giustizia vorrei fare dei contadini tutta una brigata tutti a Livorno li vorrei portare al porto dove giunge ogni fregata. Tutti al mare li vorrei gettare per finir questa setta tribolata senza rimorsi e né coscienza in seno buttà giù fino a che il mare un fosse pieno. Per pietà fiorentino parla meno io vedo bene che hai perso il cervello il contadin lavora il terreno custodisce la pecora e l’agnello. Raccoglie frumento, paglia e fieno lo custodisce il bove e il bel vitello l’arte del contadino ha il suo talento Che serve a lui per darti il nutrimento Dai più fastidio che d'inverno il vento guardalo con la lingua il piatto lecca alla mensa dove mangiate voi mangian pecore, maiali, vacche e buoi Ma io con i contadini un mi ci metto Il contadino quando parla pecca ma se lo guardi sotto il mento fra quella po’ di barba ci ha una zecca. I contadini biasimar li vuoi sai dalla spina nacque il buon rosaio leggilo il libro degli antichi eroi troverai Giotto che era un pecoraio Lui pascolava gli animali suoi senza paura di Tizio nè di Caio prese una lastra bianca e poi su quella ci fece una pittura di un'agnella. Guarda questo grullo cosa mi favella che a parlar di Giotto un ti conviene quello che ha fatto lui non si cancella quello che fece era fatto bene. Natura gli donò la virtu bella Non era un mammalucco come tene a chi ti paragoni o montanaro non sei capace a dar bere al somaro. Di certo non so capace e non imparo perchè il tuo ciuco non è mia compagnia ma l'ho trovato qui per caso raro perchè son giunto in questa trattoria. Oste lei venga qua prenda il denaro gli lascio il posto libero e vo' via che tante miglia l’ho da fa' di strada do bere al ciuco e una mezzetta di biada Villan fottuto contadino bada se mi trovo d'accordo coi fiorentini ci si mette alle porte con la spada e proibirem l'ingresso ai contadini Quando l’avrò empiti sacchi e balle d’ogni raccolta che tanto mi preme e quelle pesche colorite e gialle, ogni specie di frutto e ogni seme Quei bei prosciutti, salami e quelle spalle tra noi villani mangeremo insieme mangeremo polli galletti e pollastre e te in Firenze mangerai le lastre. L’asino di Pipone Un contadino di verso Castello Che pei somari gli era poco accorto Compro’ per sua sventura un asinello Per rimpiazzar un altro ch’era morto Pieno di vitaleschi, gli era quello Vecchio, sdentato, con un piede storto Tanto i giovani, vecchi, belli e brutti Lui con la testa riveriva tutti! Era Pipone un di quei farabutti Che ritrovarne un altro è caso raro Avea sempre quel grullo i labbri asciutti Tutti i giorni a discorrer col somaro Non voglio che per terra tu ti butti! Va là Marco, la biada ti preparo, Se volentieri stai sotto la sella Ti do la biada e fien di lupinella Fu nel dicembre una mattina bella Quando a Firenze volle andar Pipone Con ognuno di famiglia ne favella Di portare i capponi al suo padrone Dopo affibbiata l’ultima tirella Prende in mano le guide col bastone E si mette a seder sul traversino, Va’ là, Marco, se no ti disciplino! Alla partenza il ciuco fa l’inchino! Disse Pipi: Di correr non m'ìmporta Conosco e compatisco, poverino, Il tuo difetto della gamba corta; Se seguiti così, tu vai benino, Prima di mezzodì siamo alla Porta.... Se vai sempre così, stasera a cena, Un quarto ti darò fra crusca e vena. Cinquanta passi gli avea fatto appena, Li si mette ad annusare una pisciata, E allor Pipòne fortemente mena Sulle spalle del ciuco una legnata. Eppure la trippaccia tu l’ hai piena, Hai mangiato un corbello d’impagliata ! Il ciuco sempre con il naso li, Prima di un quarto d’ora non partì. Un accidente a chi ti partorì! Ho bell’ è visto - tu le vuoi le bòtte! Aveo detto alla Porta a mezzodì, Non si arriva neppure a mezzanotte. Sconta dell’altro ciuco che morì.... Dal gran lavoro gli avea l’ossa rotte; Ma se la biada gli daveo più spesso Chi sa se sottoterra l’ aveo messo. Io non dico con te di far lo stesso, Ma peggio sette volte voglio fare; Non sei bono per farmi l’interesso, Accidenti al tuo naso e l’annusare Ma non lo vedi, che v’è l’ancipresso! Forse la sala mi vuoi far tribbiare? Tirati in là, ti venga una saetta, Eppur la strada un’ è tanto stretta. Il somaro alla redina dà retta Di andar dall’altra parte gl’intendea, Una ruota calò nella fossetta, Se non arriva gente, un la rilea. Figlio di un can! Razzaccia maledetta! Il povero Pipone allor dicea... Ma quando scaricato avrò i capponi, Voglio empire il barroccio di bastoni. Giunto avanti la porta dei padroni Il ciuco si fermò, del guazzo vide.... Un accidente a te, Dio mi perdoni! Scende Pipone, e gli ferma le guide. Il ciuco con gli orecchi ciondoloni Alza la testa, gli scoreggia e ride Disse Pipone: Un credeo, porca resìa, Di sentir l'ordinotte per la via! Picchia alla porta e gli apre la Maria, La serva dei padroni un po’ vermiglia: Venga, venga, Pipone! venga via! Questa gli disse con allegre ciglia.... Padrone, buona sera signoria, O Pipi, come sta la tua famiglia? Gli stanno tutti bene! Ciò piacere, Posa i capponi, e mettiti a sedere. Prendi il fiasco, Maria, dagli da bere Al povero Pipone, gli è sudato. E lui ringrazia, come gli è dovere, Appena che il bicchiere ebbe votato. Padrone, provo molto dispiacere, Per cagion di quel ciuco che ho comprato, Lei, mi ci creda, padrone, addirittura, Gli è quello che mi manda in sepoltura. Io maledico la trista sventura, Cose che v’è da fare il capogatto Mi ha fatto bestemmiar fuor di misura, Gli ho detto: Un accidente a chi t’ha fatto!... Se lei, signor Padrone se ne cura, Vado alla fiera, e questo lo baratto Se lo devo tener per tutto l’anno, Dalle bestemmie l’anima mi danno. Chi sa quei di famiglia icchè diranno, Sono partito stamani avanti giorno, Che abbia perso la strada crederanno, Vedendo in questa sera non ritorno. Ai vicinanti ne domanderanno, Se sono stato visto all’incontorno. Chissà quanti pensieri hanno formato, Vedendo in questa sera un son tornato. Padrone, di partire ho già pensato, Mi perdoni s’io manco a’ miei doveri: Disse il Padrone: Vi è un letto spicciato Se tu vuoi dormir ben volentieri. Grazie, signor Padron, troppo garbato, Conosco il buon amore e i buon pensieri; Troppo conosco il suo buon naturale, Ma la famiglia penserebbe a male! Scioglie le guide, e sul barroccio sale. Va’ là, Marco, va’ là, mettimi in giostra Per veder se le feste di Natale, Siamo buoni a farle a casa nostra ? E parte coraggioso l’animale. Alla partenza di ubbidir dimostra, Ma quando poi di miglia ha fatto un paio, Gli si ferma allo scolo d’un acquaio. Si ferma il ciuco e dorme il barrocciaio, E di notte battean le dodici ore. Lui si approfitta del momento gaio, E si leva dal naso il pizzicore. Di lì passa la ciuca di un merciaio, Andava più veloce del vapore.... Rizza gli orecchi, e di annusar sospende, Di voler seguitarla lui pretende. La spada imbrandì come s'intende, Benchè sia zoppo, si mette in cammino, Ma dopo venti passi si distende, Una stanga tribbiò col traversino. La forza di rizzarsi non riprende, Si risveglia dal sonno il contadino; Nel mentre che quel fatto gli osservava Qualche fiocco di neve incominciava Dicendo: Guarda lì, la bestia brava, A rizzarsi lo spirito gli manca! E sempre a nevicar continuava, Che divenne la strada tutta bianca. E lui sempre col ciuco ragionava.... Gli ha la testa più dura di una panca E perchè la salute non gli preme, Fu costretto a morir col ciuco insieme. |