CAPITOLO XI - COSE D’ALTRI TEMPI

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Filastrocche
In concomitanza al lavoro di ricerca per la preparazione delle memorie di Quercegrossa si è tentato, con buon risultato direi, di recuperare tutto quel patrimonio di testi fatto di filastrocche, commedie, canti, poesie e stornelli cantati o recitati nel nostro popolo. Molto di questo materiale recuperato è stato proposto al pubblico la sera del 19 settembre 2007 nello spettacolo serale detto “Intrattenimento” tenuto in occasione della presentazione del primo volume “Quercegrossa - Ricordi e memorie” con l’interpretazione di nostri compaesani. Ora, senza ripetere tutte quelle notizie relative agli usi di queste composizioni, già in parte accennato in “Cose di altri tempi”, aggiungo soltanto che erano passatempi per grandi e piccini e in particolare alcuni avevano l’utile funzione di tener buoni i bambini. Qui di seguito li riporto ricordando che altri testi sono sparsi nei due tomi di questo secondo libro.

Filastrocca dei Giorni di Vittorio Papi

Il primo dicembre è S. Ansano
il quattro S. Barbara Beata
il sei S. Niccolò che vien per via
l’otto la Concezion S. Maria.
Il dodici convien che digiuniamo
il tredici vien S. Lucia
il quattordici S. Tommè la Chiesa canta
il venticinque vien la Pasqua Santa.
Se volete sapere anche il resto
l'ultimo dell'anno e S. Silvestro.
Poi andando avanti via, via
c'è il primo dell'anno,
e il sei gennaio l'epifania
che tutte le feste le porta via.





Poesia scolastica di Giovanni Bandini datagli da don Grandi il suo maestro intorno al 1916

Fulgido splende il sole,
Nell'azzurro profondo fioriscon le viole
cantano gli uccellini
in festa è tutto il mondo,
oggi è Pasqua bambini

Sopra all'adorna mensa
pizze ed uova dorate
la mamma oggi dispensa
a voi poveri larga parte ne fate
oggi è Pasqua bambini

Suonan le squille a festa
ogni opera è sospesa con la più bella festa,
e con grandi e piccini
per recarsi alla chiesa,
oggi è Pasqua bambini.




Filastrocca

Andavo giù pel bosco
Incontrai una fontanina
Mi ci lavai le mani
Mi ci casco l’anello
Pesca e ripesca pescai un pesciolino
di color turchino
Lo porto a un signore
Ma il signore non c’era
C’erano le sue sorelle
Che facevano le frittelle
Gliele chiesi una
Mi parse troppo bona
gliele chiesi un’altra
mi parse troppo salata
la misi sopra il banco
il banco era rotto
di sotto c’era un pozzo
il pozzo era cupo
di sotto c’era il lupo
il lupo era vecchio
non sapeva rifare il letto
La gatta in camicia scoppiava dalle risa
I topi sopra il muro
Sonavano il tamburo
La gallina per la via cantava l'ave maria
Il gallo in forno Sonava mezzogiorno
Chicchirichiii




Ninne nanne e giochi ai bambini

Ninna oh, ninna oh
questo bimbo a chi lo dò
lo darò alla befana
che lo tenga una settimana
lo darò all'omo nero
che lo tenga un mese intero
lo darò all'omo bianco
che lo tenga tanto tanto
e lo butti giù in un fosso
lo ripiglio quand'è grosso.



Ninna nanna ninna nanna
la bambina è della mamma
della mamma della e della nonna
di Gesù e della Madonna



Ninna in su ninna in giù questa bimba è di Gesù,
di Gesù e della Madonna
questa bimba a letto dorma.



Fai la nanna coscino di pollo
la tua mamma ti ha fatto il gonnello
te l'ha fatto bellino rotondo
fai la nanna coscino di pollo.



È stato il vento
Che ha buttato giù la canna
Bambino fai la nanna
Il babbo vol dormir.



Stella stellina
La notte s'avvicina,
la fiamma traballa
la mucca nella stalla,
la mucca e il vitellino,
la pecora e l’agnellino,
la chioccia ed il pulcino,
ognuno ha il suo bambino,
ognuno ha la sua mamma
e tutti fan la nanna.



La bella Caterincina che bel visino che ha.
Ricciolo biondo, testa spaziosa
Occhi lucenti, naso soffiante
Bocca ridente, collo vezzoso
Mento battente, culino bombo
Caterincina ero, Caterincina so.



Questo è l'occhio bello,
questo è il suo fratello
questa è la chiesina (la bocca)
questo è l'altarino (il mento)
questi so’ i fratini (denti)
questo e il campanello (naso)
e queste so’ le campane (orecchi)
din, don.



Cavallino arri arrò,
prendi la biada che ti dò,
prendi i ferri che ti metto per andare a San Francesco,
San francesco c'è una via che ti porta a casa mia,
a casa mia c'è un altare, con tre monache a cantare, c'è ne una più vecchietta,
santa Barbara Benedetta.



Mana mana piazza,
qui c'è passata una leprina pazza pazza,
questo la vide,
questo l'ammazzò
questo la scorticò,
questo la mangiò,
questo andò a prendere il pane e il vino,
e ritorno su non ce ne trovò nemmeno un pezzettino.



Girotondi e passatempo

Giro giro tondo,
Il pane è cotto in forno,
Un mazzo di viole,
Si danno a chi le vuole,
Le vuole la sora Sandrina,
S’inginocchi la più piccina.



Piso Pisello colore zimbello,
La bella Pinara che sale la scala,
La scala bajù, tre picciù che va giocà,
Va giocà la fin del re
Alza la gamba tocca a te!



Palla dorata
dove sei stata
dalla nonnina
cosa ti ha dato
una pallina
dove l'hai messa
nella taschina
falla vedere eccola qua.



Lunedì lunediai
martedì non lavorai
mercoldì persi la rocca
giovedì la ritrovai
venerdì la incanocchiai
sabato mi lavai la testa
domenica non lavorai perchè era festa



Il nonno al nipote
Lo sai i giorni della settimana che cosa dissero?
Il lunedì andò dal martedì a sentire del mercoledì se avesse saputo dal giovedì che venerdì aveva detto al sabato che domenica era festa.



Cecco velluto suonami l’imbuto
suonamelo bene
c’è un bambin che viene
viene da Roma
mi porta una corona
d’oro e d’argento
costa cinquecento ....



Centocinquanta la pecorina canta
canta il gallo risponde la gallina
la vecchia menichina
s'affaccia alla finestra
con tre corone in testa
bianco è il cavallo
giallo il girasole
che Gesù ci mandi il sole.



Piove e c'è il sole la Madonna coglie un fiore
lo coglie per Gesù
fra un minuto un piove più.



Cecco bicecco
infilato in uno stecco
lo stecco si rompe
Cecco va nel ponte
il ponte si rovina
Cecco va in farina
la farina si staccia
e Cecco si sculaccia
si sculaccia sodo sodo
e Cecco va nel brodo
il brodo si beve
Cecco va nella neve
la neve si strugge
e Cecco fugge fugge
fugge lontano lontano.



Staccio buratto
Martin fece il migliaccio
… la brace è troppo nera
si mangia pane e pera
la pera è troppo bianca
si mangia pane e panca
la panca è troppo dura
si va a letto addirittura



Cecco rivolta
rivoltava i maccheroni
se la fece nei calzoni
la su mamma lo brontolò
per dispetto ci ricacò



Capra, capra mangolla
sei ben satolla e ben abbeverata?
So ben satolla e ben abbeverata,
montami in groppa ti porterò a casa.
Capra, capra mangolla
sei ben satolla e ben abbeverata?
Son mal satolla e mal abbeverata,
maledico quel guardian che mi ha guardata.



La novella dello stento
che durava tanto tempo,
te l'ha dì o te la dirò?
Si.
Non si dice di si alla novella dello stento che durava tanto tempo,
te l'ha dì o te la dirò?
No.
Non si dice di no alla novella dello stento che durava tanto tempo,
te l'ha dì o te la dirò?



Maria Giulia
da dove sei venuta?
Alza gli occhi al cielo,
fai un salto,
fanne un altro,
fai la riverenza,
fai la penitenza,
ora in su, ora in giù,
dai un bacio
a . . . chi . . . vuoi . . . tu!



Al mio bel castello, dirondino e dirondello
Al mio bel castello, dirondino e dirondà.
Il mio è più bello, dirondino e dirondello
Il mio è più bello, dirondino e dirondà.
Noi lo ruberemo, dirondino e dirondello
Noi lo ruberemo, dirondino e dirondà.
E noi lo rifaremo, dirondino e dirondello
E noi lo rifaremo, dirondino e dirondà.
Toglierem una pietra, dirondino e dirondello
Toglierem una pietra, dirondino e dirondà.



O quante belle figlie Madama Doré
o quante belle figlie.
Son belle e me le tengo Madama Dorè
son belle e me le tengo.
Me ne daresti una Madama Dorè
me ne daresti una.
Che cosa ne faresti Madama Dorè
che cosa ne faresti.
La voglio maritare Madama Doré
la voglio maritare.
Con chi la mariteresti Madama Dorè
con chi la mariteresti.
La mariterei al principe di Spagna Madama Doré
la mariterei al principe di Spagna.
No, no che un ve la diamo Madama Dorè no no che un ve la diamo.
Oh quante belle figlie Madama Dorè
o quante belle figlie …..



Andiamo, andiamo al bosco
finchè si trova il lupo.
Lupo che fai?
Mi metto la camicia.
Andiamo, andiamo al bosco
finchè si trova il lupo.
Lupo fai?
Mi metto i pantaloni.
Andiamo, andiamo al bosco
finchè si trova il lupo.
Lupo che fai?
Mi metto le scarpe
e ti mangio Ahummm.



Medicina, guarisci, guarisci
il prete ci cachi e la serva ci pisci.



Merda, merda di gallina
guarisci, guarisci domattina.



Stella, quante stelle ci sono in cielo?
Tre!
Alza il culo e rizza me.



Lo sapevi il Padre Nostro?
Questo posto un’era vostro!
La sapevi l’Ave Maria?
quando c’eri un’aveva andà via.



Gaiole, Gaiole, dà la roba e la rivuole



Spia, spia dell’alberaccio
porta il libro sotto braccio
e lo porta in sacrestia
eccola lì la bella spia.



A quei tempi le offese comprendevano un numero limitato di vocaboli che comunque rimanevano in un ambito di decenza accettabile. Questi i più usati:
Accidenta a te!
Strullo!
Scemo!
Cretino!
Non mancavano:
“Oh bischero”,
“Demente” e “Imbecille”.



Indovina indovinello
chi fa l’uovo nel cestello?
La gallina!
Il più bischero è chi ci indovina.



Chiocciola, chiocciola marinella, butta fuori le tue cornella,
e se non le butterai
calci e pugni tu avrai.



Zigolinetta, Zigolinetta
l’uomo di fuori e la donna in cassetta
Quando Geppino faceva le scarpe
Ogni puntino faceva così.
Quando Geppino faceva le scarpe
Ogni puntino faceva così.
Quando Geppino faceva le scarpe
Ogni puntino faceva così.



Che me ne importa a me se non son bella
tanto l'amore mio la fa il pittore
e mi dipingera come una stella.
Che me ne importa e me se non son bella.

Ti dissi di venire ma te un tu viensi
un viensi perchè piobbe ombrello un lao
ma se veni da mene io te lo dao
ma pe venì da tene io mammollao

Ma se veni da mene ti divertii
perchè c'era la fiera dei contadini
mi importa un corno a mene della tu fiera
mi preme più la pelle larillallera

larillalla lari lari lalla
larillalla lari lari lalla



Fra Siena e Castellina
In mezzo a due colline
Ci vive un paesino
Piccino ma gentile
Dove vivono operai contadini e minator
Tutta gente modesta col cuore da signor
Ritornello
Cicci che bel, ue ue ue
Cicci che bel, ue ue ue
Cicci che bel, ue ue ue
E avanti in dre, avanti in dre, che bel divertimento
E avanti in dre, avanti in dre, la vita è tutta qua.
Quand’ ero più piccina
la vecchia zia Velina
al posto di un inchino
mi dava mezzalira
allora me ne andavo
di corsa sul bastion
e sul cavallo a dondolo cantavo una canzone
e sul cavallo a dondolo cantavo una canzon …
Ritornello
Quand'ero più grandina
e marinando a scuola
nel pubblico giardino
conobbi un bel biondino
allora il mio cuore
di colpò s'infiammò
e sul cavallo a dondolo cantavo una canzone
e sul cavallo a dondolo cantavo una canzon …
Ritornello



L'hai mangiata l'insalatina
poverina, poverina, morirà
e le genti che passeranno
le diranno, le diranno che bel fior
Questo è il fior della Teresina
poverina, poverina morirà
che gli è morta per l'amore
per l'amore non si muore
ma si soffre, ma si soffre un gran dolore.



A veglia
(sembra il canto di un innamorato deluso)
Affacciati alla finestra
unta bisunta e lorda
se passa l'amor tuo
fetente e merda come te.
E ora che t'aggio fatta
questa bella serenata
facciamo una c.... ci smerdiamo tutte e tre.



Il re e la regina c... alla latrina
la latrina si sfondò
e la merda chi la mangiò. Te.



Chi vuol saper la storia alla rovescia
Chi da diritto non la sa cantare
Mi combinai una mattina in dì di festa
Presi la farce e me n’andai a vangare

Per la strada trovai una querciola
Mi misi a mangiar quelle susine
Arrivò il padron dell’albicocco
Mi disse lascia star quelle ciliegie

Mi diede un carcio in un calcagno
Mi fece buttar sangue da un ginocchio
Andai a casa a prende un fasciola
Per rasciugarmi il sangue dalla gola

Un cacciatore perse la fiaschetta
Senza fucile la lepre l’ammazzo
La sua moglie si chiamava Maddalena
A foco spento gliela cosse a cena

Un affamato con la pancia piena
Veniva dalle parti di Mugello
.....

Un nobil fiorentino di barbiera
Perse la pecora e l’agnello
Povero a me disse quel disperato
Ci avevo un branco grosso mi è scemato

Un ciabattin che venia da Prato Tornava in via dei Sassaioli
Beppino nella neve scamiciato
Mangiava un diecino di fagioli

Di lì passo l’abate con il nicchio
Gli buttò in terra un piatto di radicchio
Fermati sennò ti picchio
Si credeva a ragionare con l’abate

Di lì passò una sposa con una coppia di mele sgusciate
Bistone disse dammene uno spicchio
Lei gli rispose con tante pedate
Queste non so’ per te sono pe’ frati della Vallombrosa

La moglie di Bistone è virtuosa
Spazzava la casa col forcone
...

La tabaccaia gli è tanto curiosa
Si mise a far rider le persone
E se una mosca sul naso gli s’apposa
È capace di metterla in prigione

La granocchia che sonava la tabella
E tutta quanto il popolo rideva
...

Un soldato che fumava in sentinella
Di dietro c’era un cieco che vedeva
Disse il soldato che triste sfortuna
Purché pulita un se ne faccia una
Un asino dicea l’ave maria
Lasciò la piana e prese la salita
Al suo padron un gli volle da retta
A forza di curreggion andette in vetta.



E te che sei poeta
ora ti provo
è nato prima la gallina o l'ovo
Dal cielo un ovo
cadde sopra un masso
e ne usci un pulcino che andava a spasso.




Lo Spazzacamino

Su e giù per le contrade
di qua e di la si sente
la voce allegramente
dello spazzacamino

S'affaccia alla finestra
la bella signorina
con voce assai carina
chiama lo spazzacamin

Prima lo fa entrare
poi lo fa sedere
gli dà mangiare e bere
allo spazzacamin

Quello che mi dispiace
mio caro giovanotto
il mio camino è stretto
come farai a salir

Non dubiti o signora
son vecchio del mestiere
so fare il mio dovere
su e giù per il camin

E dopo aver mangiato
mangiato e ben bevuto
gli fa vedere il buco
il buco del camin

E dopo quattro mesi
la luna va crescendo
la gente va dicendo
è lo spazzacamin

E dopo nove mesi
è nato un bel bambino
che assomigliava tutto
allo spazzacamin



Cittadino e Contadino

Ero a Firenze per combinazione
in una trattoria a desinare
dove vi erano di molte persone
che un poco a stretto ci convenne a stare
Fra due di questi nacque una questione
che più d'un ora la fecian durare
eran due che siedevan a me vicino
un di Firenze e l'altro del Casentino

"Come tu puzzi" disse il Fiorentino
il campagnolo la sua testa inchina
"mi fai sortir fora pane e vino
la zuppa, la bistecca e la tacchina.
O porco sudicion d'un contadino
sei più lercio te d'una latrina
forse un po' d'acqua a casa ce l'avrai
villan fottuto non ti lavi mai".

E te con tutto il tuo lavar che fai
con quell’acqua di crusca e saponetta
con tutti gli odori che ti dai
dai fondamenti, cima, colle e vetta
Presto la vita tua terminerai
non hai più fiato a regger la giannetta
dimmi cosa lo conti il tuo lavare
ti resta appena il fiato per parlare.

Se io fossi la giustizia vorrei fare
dei contadini tutta una brigata
tutti a Livorno li vorrei portare
al porto dove giunge ogni fregata.
Tutti al mare li vorrei gettare
per finir questa setta tribolata
senza rimorsi e né coscienza in seno
buttà giù fino a che il mare un fosse pieno.

Per pietà fiorentino parla meno
io vedo bene che hai perso il cervello
il contadin lavora il terreno
custodisce la pecora e l’agnello.
Raccoglie frumento, paglia e fieno
lo custodisce il bove e il bel vitello
l’arte del contadino ha il suo talento
Che serve a lui per darti il nutrimento

Dai più fastidio che d'inverno il vento
guardalo con la lingua il piatto lecca
alla mensa dove mangiate voi
mangian pecore, maiali, vacche e buoi
Ma io con i contadini un mi ci metto
Il contadino quando parla pecca
ma se lo guardi sotto il mento
fra quella po’ di barba ci ha una zecca.

I contadini biasimar li vuoi
sai dalla spina nacque il buon rosaio
leggilo il libro degli antichi eroi
troverai Giotto che era un pecoraio
Lui pascolava gli animali suoi
senza paura di Tizio nè di Caio
prese una lastra bianca e poi su quella
ci fece una pittura di un'agnella.

Guarda questo grullo cosa mi favella
che a parlar di Giotto un ti conviene
quello che ha fatto lui non si cancella
quello che fece era fatto bene.
Natura gli donò la virtu bella
Non era un mammalucco come tene
a chi ti paragoni o montanaro
non sei capace a dar bere al somaro.

Di certo non so capace e non imparo
perchè il tuo ciuco non è mia compagnia
ma l'ho trovato qui per caso raro
perchè son giunto in questa trattoria.
Oste lei venga qua prenda il denaro
gli lascio il posto libero e vo' via
che tante miglia l’ho da fa' di strada
do bere al ciuco e una mezzetta di biada

Villan fottuto contadino bada
se mi trovo d'accordo coi fiorentini
ci si mette alle porte con la spada
e proibirem l'ingresso ai contadini

Quando l’avrò empiti sacchi e balle
d’ogni raccolta che tanto mi preme
e quelle pesche colorite e gialle,
ogni specie di frutto e ogni seme
Quei bei prosciutti, salami e quelle spalle
tra noi villani mangeremo insieme
mangeremo polli galletti e pollastre
e te in Firenze mangerai le lastre.



L’asino di Pipone

Un contadino di verso Castello
Che pei somari gli era poco accorto
Compro’ per sua sventura un asinello
Per rimpiazzar un altro ch’era morto

Pieno di vitaleschi, gli era quello
Vecchio, sdentato, con un piede storto
Tanto i giovani, vecchi, belli e brutti
Lui con la testa riveriva tutti!

Era Pipone un di quei farabutti
Che ritrovarne un altro è caso raro
Avea sempre quel grullo i labbri asciutti
Tutti i giorni a discorrer col somaro

Non voglio che per terra tu ti butti!
Va là Marco, la biada ti preparo,
Se volentieri stai sotto la sella
Ti do la biada e fien di lupinella

Fu nel dicembre una mattina bella
Quando a Firenze volle andar Pipone
Con ognuno di famiglia ne favella
Di portare i capponi al suo padrone

Dopo affibbiata l’ultima tirella
Prende in mano le guide col bastone
E si mette a seder sul traversino,
Va’ là, Marco, se no ti disciplino!

Alla partenza il ciuco fa l’inchino!
Disse Pipi: Di correr non m'ìmporta
Conosco e compatisco, poverino,
Il tuo difetto della gamba corta;

Se seguiti così, tu vai benino,
Prima di mezzodì siamo alla Porta....
Se vai sempre così, stasera a cena,
Un quarto ti darò fra crusca e vena.

Cinquanta passi gli avea fatto appena,
Li si mette ad annusare una pisciata,
E allor Pipòne fortemente mena
Sulle spalle del ciuco una legnata.

Eppure la trippaccia tu l’ hai piena,
Hai mangiato un corbello d’impagliata !
Il ciuco sempre con il naso li,
Prima di un quarto d’ora non partì.

Un accidente a chi ti partorì!
Ho bell’ è visto - tu le vuoi le bòtte!
Aveo detto alla Porta a mezzodì,
Non si arriva neppure a mezzanotte.

Sconta dell’altro ciuco che morì....
Dal gran lavoro gli avea l’ossa rotte;
Ma se la biada gli daveo più spesso
Chi sa se sottoterra l’ aveo messo.

Io non dico con te di far lo stesso,
Ma peggio sette volte voglio fare;
Non sei bono per farmi l’interesso,
Accidenti al tuo naso e l’annusare

Ma non lo vedi, che v’è l’ancipresso!
Forse la sala mi vuoi far tribbiare?
Tirati in là, ti venga una saetta,
Eppur la strada un’ è tanto stretta.

Il somaro alla redina dà retta
Di andar dall’altra parte gl’intendea,
Una ruota calò nella fossetta,
Se non arriva gente, un la rilea.

Figlio di un can! Razzaccia maledetta!
Il povero Pipone allor dicea...
Ma quando scaricato avrò i capponi,
Voglio empire il barroccio di bastoni.

Giunto avanti la porta dei padroni
Il ciuco si fermò, del guazzo vide....
Un accidente a te, Dio mi perdoni!
Scende Pipone, e gli ferma le guide.

Il ciuco con gli orecchi ciondoloni
Alza la testa, gli scoreggia e ride
Disse Pipone: Un credeo, porca resìa,
Di sentir l'ordinotte per la via!

Picchia alla porta e gli apre la Maria,
La serva dei padroni un po’ vermiglia:
Venga, venga, Pipone! venga via!
Questa gli disse con allegre ciglia....

Padrone, buona sera signoria,
O Pipi, come sta la tua famiglia?
Gli stanno tutti bene! Ciò piacere,
Posa i capponi, e mettiti a sedere.

Prendi il fiasco, Maria, dagli da bere
Al povero Pipone, gli è sudato.
E lui ringrazia, come gli è dovere,
Appena che il bicchiere ebbe votato.

Padrone, provo molto dispiacere,
Per cagion di quel ciuco che ho comprato,
Lei, mi ci creda, padrone, addirittura,
Gli è quello che mi manda in sepoltura.

Io maledico la trista sventura,
Cose che v’è da fare il capogatto
Mi ha fatto bestemmiar fuor di misura,
Gli ho detto: Un accidente a chi t’ha fatto!...

Se lei, signor Padrone se ne cura,
Vado alla fiera, e questo lo baratto
Se lo devo tener per tutto l’anno,
Dalle bestemmie l’anima mi danno.

Chi sa quei di famiglia icchè diranno,
Sono partito stamani avanti giorno,
Che abbia perso la strada crederanno,
Vedendo in questa sera non ritorno.

Ai vicinanti ne domanderanno,
Se sono stato visto all’incontorno.
Chissà quanti pensieri hanno formato,
Vedendo in questa sera un son tornato.

Padrone, di partire ho già pensato,
Mi perdoni s’io manco a’ miei doveri:
Disse il Padrone: Vi è un letto spicciato
Se tu vuoi dormir ben volentieri.

Grazie, signor Padron, troppo garbato,
Conosco il buon amore e i buon pensieri;
Troppo conosco il suo buon naturale,
Ma la famiglia penserebbe a male!

Scioglie le guide, e sul barroccio sale.
Va’ là, Marco, va’ là, mettimi in giostra
Per veder se le feste di Natale,
Siamo buoni a farle a casa nostra ?

E parte coraggioso l’animale.
Alla partenza di ubbidir dimostra,
Ma quando poi di miglia ha fatto un paio,
Gli si ferma allo scolo d’un acquaio.

Si ferma il ciuco e dorme il barrocciaio,
E di notte battean le dodici ore.
Lui si approfitta del momento gaio,
E si leva dal naso il pizzicore.

Di lì passa la ciuca di un merciaio,
Andava più veloce del vapore....
Rizza gli orecchi, e di annusar sospende,
Di voler seguitarla lui pretende.

La spada imbrandì come s'intende,
Benchè sia zoppo, si mette in cammino,
Ma dopo venti passi si distende,
Una stanga tribbiò col traversino.

La forza di rizzarsi non riprende,
Si risveglia dal sonno il contadino;
Nel mentre che quel fatto gli osservava
Qualche fiocco di neve incominciava

Dicendo: Guarda lì, la bestia brava,
A rizzarsi lo spirito gli manca!
E sempre a nevicar continuava,
Che divenne la strada tutta bianca.

E lui sempre col ciuco ragionava....
Gli ha la testa più dura di una panca
E perchè la salute non gli preme,
Fu costretto a morir col ciuco insieme.

Nuovi versi e detti: Vai alle Rimembranze dello zio Nello




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