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La Villa di Marmoraia


Imboccando la stretta strada bianca a lato della pieve di Marmoraia, si giunge ad un gruppo di case che conservano ancora evidenti le tracce di un insediamento medievale.
Poichè nella tavola del catasto della Repubblica di Siena del 1318-1320, tale toponimo non compare, è da ritenersi credibile l'ipotesi, avanzata da Odile Redon, che individua l'insediamento de "La Villa" con quello di una località chiamata "Culdiprato".
Dall'Estimo di quegli anni, si ha la prova che nella zona esisteva un nucleo assai importante, ma non si sa dove, costituito da ben 29 case, 3 casamenti ed un casolare.
Non è pensabile quindi che un agglomerato di tale entità possa essere così svanito, senza lasciare traccia.
Anche su quello che doveva essere l'aspetto originale del borgo, possiamo fare solo delle ipotesi e può essere di valido aiuto il confronto con altri siti medievali, la cui pianta ci è stata restituita anche da indagini archeologiche, come quella inerente al castello di Montarrenti.
Alla luce di quanto è emerso dallo scavo effettuato alcuni anni fa in quella località, non è difficile immaginare come anche La Villa fosse attraversata da una piccola strada (tuttora esistente), sulla quale si affacciavano le case su entrambi i lati.
Attualmente invece, gli edifici presenti sono solo a destra della via.
La ragione di ciò può essere forse messa in relazione con la distruzione subita nel maggio del 1554, durante la guerra di Siena. Non è infatti difficile supporre come le artiglierie spagnole, piazzate di fronte alla chiesa e che bombardavano La Villa, avessero soprattutto danneggiato quelle case che rimanevano nella traiettoria, ossia quelle poste sul lato sinistro della strada.
Oltre che da comuni case, pare che nel borgo vi fosse anche un castello e lo si può dedurre da alcune testimonianze architettoniche ancora oggi presenti.
Prima fra tutte un'architrave in pietra serena che poggia su due mensole, sulla quale è incisa l'iscrizione assai consunta, ma ancora leggibile, "Hoc opus factum fuit sub anno Domini MCCLXXXVII" (Quest'opera fu fatta nell'anno del Signore 1287), che documenta una realizzazione importante, forse lo stesso castello. Questo potrebbe essere identificato con i ruderi presenti nella parte estrema del borgo, sul versante che si affaccia sulla valle del fiume Elsa.
La presenza dei resti di un bellissimo acquaio poggiante su due mensole, fa ritenere l'edificio di notevole importanza, perlomeno rispetto ad altri dalle più povere caratteristiche.



In altre costruzioni circostanti, sono poi visibili alcuni portali ad arco in pietra e resti frammentati, ma eloquenti, di muraglie che fanno ritenere come questo insediamento fosse stato in origine ben fortificato.
La strada che l'attraversa, fu percorsa per secoli dagli abitanti della zona per raggiungere la sorgente di Sòcini e quindi risalire verso Monte Quegna e Casavanti. Il suo tracciato, pur tra la folta vegetazione, è ancora ben visibile in molti punti.