Palio di Siena

L'ORIGINALE SOPRANNOME

Una volta i soprannomi servivano a riconoscere un individuo, non altrimenti identificabile dai suoi conoscenti che talvolta ne ignoravano addirittura il nome e il cognome. I soprannomi erano inventati da tutti e da nessuno e non si aggiungevano al nome, ma in alcuni casi, come per i fantini del Palio, lo sostituivano.
A tal proposito, possiamo affermare che probabilmente pochi sanno chi fosse stato Francesco Santini o Giuseppe Maria Bartaletti, ma tutti ricordano invece il Gobbo Saragiolo o Strega.
Per molti di questi nostri eroi del passato, il soprannome si rifaceva alle loro caratteristiche fisiche, vedi appunto il Gobbo Saragiolo o il Moro...; per altri al loro mestiere: Pettinaio, Cappellaro... per altri ancora al luogo della loro provenienza: Napoletano, Manciano, eccetera.
Era inusuale, ma capitava anche di trovare, trasformati in soprannomi, alcuni cognomi di famiglie, quali Biggeri, Gistri, Fenzi, Stralanchi e Cigna.
Proprio all'interno di quest'ultimo gruppo deve essere inquadrato Agostino Livi di Ansano, di 30 anni, vedovo, calderaio in Calzoleria, detto Papei, che fu uno dei principali protagonisti di una rissa avvenuta fra brucaioli e giraffini alle 10 di sera del 15 agosto 1827, il giorno del Palio alla lunga, per la "strada nuova della Lizza".
Per questi fatti venne aperta un'inchiesta, attraverso la quale siamo venuti a sapere che il giovane Livi, acceso brucaiolo abitante da generazioni in Pian d'Ovile, preso dalla concitazione degli eventi, non aveva risparmiato di colpire una donna incinta e ciò gli costò una condanna a tre giorni di carcere segrete a pane e acqua.
A rimarcare quanto inizialmente accennato, scorrendo le deposizioni dei testimoni e di coloro che furono gli artefici di questo scontro, ci accorgiamo che il Livi non venne mai menzionato con il suo vero nome e cognome, ma indicato sempre come il Papei e, in un caso, addirittura come Agostino Papei.
Perché venisse così chiamato probabilmente non riusciremo mai a scoprirlo. La madre si chiamava Margherita Bacchini e la moglie Leopolda Zacchini: ciò esclude che via sia stato un legame di parentela con i Papei, che oltrettutto, a quel tempo, abitavano lontano da Porta Ovile.
Egli non è stato comunque l'unico a vantare questo soprannome. Se ricordate bene, anche in uno dei capitoli iniziali di questa monografia che trattava del rapporto esistente fra la toponomastica e il cognome Papei, emerse che a tale Mario Montagnani gli venisse procurato il nomignolo di Papeo.

da notare l'errore di paternità. In realtà era figlio di Ansano e non di Alessandro


Rapporto del Capitano Bargello di Siena

Il 17 Agosto 1827

La sera della festività dell'Assunzione stavano riuniti a bevere del vino presso la bettola Spinelli in Camollia alta certi
Pietro Tani, calzolaro dimorante ai Pispini
Pietro Vannucchi, calzolaro
Gio Batta Conti, conciatore, con sua moglie,
il Campini, volgarmente chiamato Gughino
Adamo Bartali, barbiere
Giovanni Gigli, calzolaro
e il giovine Papei vedovo, di condizione
e venuti tra loro a contestazioni di contrade, si provocarono, e s'inasprirono al segno, che l'armoniasi convertì in rissa clamorosissima, con offese reciproche, avendo il Bartali, il Papei,e Gigli scagliate delle sassate contro il Tani, Vannucchi, e Conti, nel mentre pronunziavano delle bestemmie, addebitandosi inoltre il Papei, di aver dato dei pugni alla moglie del Conti, che trovasi in stato di gravidanza. Questo pubblico sconcerto non fù di breve durata, e somministrò grande scandalo nel vicinato, e pose in qualche pericolo di offesa ancora le persone che passavano, collo scagliare che facevasi delle sassate.


Archivio di Stato di Siena - Governo di Siena 726 - Atti Economici senza risoluzione n. 588