Palio di Siena

I RAPPORTI CON LA CHIESA

Si dice, ma non abbiamo documentazione, che nel Settecento, una Papei, abbia preso la coraggiosa decisione di ritirarsi a vivere in un monastero come "velata", ossia suora di clausura.
In realtà, non sappiamo se altre donne abbiano seguito il suo esempio e, tanto meno, ci risulta che degli uomini si siano rinchiusi in qualche eremo, anche perchè non è affatto facile reperire gli elenchi dei religiosi che alloggiavano nei conventi, né di quelli che erano affidati alla cura delle varie parrocchie cittadine.
Nonostante ciò, abbiamo scovato tre Papei che intrapresero la carriera ecclesiastica come preti, classe potente e numerosa, anche se non sempre illuminata dalla grazia di una vera vocazione.
In questo elenco cronologico, si collocano: Agostino da Belforte, clerico dello Spedale di Siena intorno al 1674; Domenico, sacerdote in Siena in casa Spannocchi nel 1677; Giovanni Maria, prete, sepolto nella chiesa di S.Procolo a Firenze il 29 novembre 1745, figlio di un altro Domenico che aveva cercato di prendere i Voti, che gli vennero negati (cfr.), reo di aver commesso un furto.
Tal Domenico, nel 1659, mentre stava ancora studiando per diventare chierico, fu chiamato a testimoniare a favore di un suo amico: don Giuseppe Molletti, accusato di essersi intrattenuto con una prostituta, in casa del Papei.
Assicurano le cronache, che soltanto nella prima metà del Seicento, l'inquisizione senese dovette trattare ben 142 cause a carico di religiosi implicati in crimini aventi a che fare con prostitute, tanto da portarci a supporre che il clero, oltre a trascurare il proprio apostolato, tenesse in poco conto le severe disposizioni del diritto canonico.
A quei tempi le meretrici, spesso forestiere, erano conosciute con il nome di battesimo accompagnato da quello del paese d'origine oppure con il semplice soprannome e, per non incorrere nelle sanzioni legali, dovevano essere iscritte al "Libro" e pagare di conseguenza una tassa annua.
Particolare curioso, fra i loro più assidui clienti, figuravano proprio gli ecclesiastici e specialmente i preti.


Adì 8 di Maggio 1659

Io Giuseppe Molletti Prete son stato trovato dal Caporal Valerio e i suoi compagni a hore di notte una in circha, uscendo di Casa di Domenico Papei standovi dentro Caterina detta la Contessa Cortigiana e nel uscire di Casa son stato per il sospetto di essa arrestato dal sopradetto Caporale.
Arch. Arciv. di Siena, 5552

Il fatto che si sia indicato la casa dove il Molletti si era appartato, come quella di Domenico, ci informa indirettamente che già a quindici anni il Papei (nacque a Massa Marittima il 23 novembre 1643), era orfano di padre e di conseguenza, capofamiglia.


Domenico figlio legittimo et Naturale di Giovanni Maria habitante in Massa di donna Lucia (Mazzanti) sua legittima Consorte fu battezzato da me Domenico Ricci conforme nel rito di Santa Romana Chiesa al sacro fonte lo testimonia Giovanni di Augustino da Massa e donna Maria da Siena.


La località di provenienza della madrina, come recita il testo del battesimo, è assai importante per la nostra indagine, perchè questo proverebbe un legame già esistente fra la famiglia di Domenico e Siena.
Altre informazioni sul suo conto, si trovano nel volume n.3051, "Acta Ecclesiastica" dell'Archivio Arcivescovile di Siena, dove viene rilevato che il 23 settembre 1662, finito il seminario, nella Cappella del Palazzo Arcivescovile, Dominicus Papei Senenses, ricevette i primi gradi del sacerdozio dall'Acivescovo Ascanio Piccolomini d'Aragona, anche se, come leggeremo nel successivo capitolo, gli vennero rifiutati i Voti.
Chi invece riuscì ad indossare l'Abito Talare, fu suo figlio Giovanni Maria, che abitava a Firenze.
Anche un omonimo di Domenico, figlio di Mariano e Domenica Manni, nativo Cerbaia, podere poco distante dalla Colonna di Montarrenti, divenne sacerdote.
Classe 1634, da quello che ci risulta, egli trascorse la sua vita da prelato al servizio dai nobili Spannocchi, dove svolse tutte quelle mansioni relative al suo ufficio.
Il suo ruolo fu quello di istruire la prole, di celebrare le funzioni liturgiche, di confessore e di dispensatore di consigli spirituali.
La scelta che gli Spannocchi fecero su Domenico, venne probabilmente favorita dalla vicinanza di Cerbaia al Castello di Spannocchia, da dove, come ci suggerisce il nome, ebbe origine il nobile Casato.

Tale castello anticamente era compreso nella giurisdizione dei Signori di Montarrenti, conti di Frosini, i quali nel 1217 avevano fatto sottomissione allo Stato Senese. La prima testimonianza del rapporto che Domenico ebbe con gli Spannocchi, l'abbiamo nel dicembre del 1677. Nelle ultime righe della pagina 30 di una raccolta cronologica di documenti dell'Archivio Arcivescovile di Siena, denominata "bollario n.121" il giorno 11, il Papei fu testimone, insieme al Rettore di S.Pietro alle Scale, dell'assegnazione a Mario Spannocchi della Cappellanìa di S.Antonio a Belvedere, della diocesi di Pienza.

"...Data Senis in Curia Archiepiscopi Anno a Nativitate dicti n. D. Christi millesimo sexcentesimo septuagesimo septimo inditione prima die vero undecima decembris tempore Pontificatus Santissimi in Christo Patris ac dicti nostri D. Innocentii divina providentia Papa Undecimi Anno eius secundo, coram ibidem presentibus Rev. Petro de miniatij Rectore Sancti Petri ad Scalas et Reverendo D. Dominico de Papeij Presbiterij pro testibus".


Proseguendo, nel faldone n.380, che raccoglie le "Liste di sacerdoti e monaci di parrocchie e monasteri", nel dicembre dello stesso anno egli risultava fra sacerdoti della parrocchia di S.Antonio in Fontebranda e maestro in casa Spannocchi.

Secondo quanto siamo riusciti a stabilire, questo ramo degli Spannocchi abitava a Siena, all'inizio dell'attuale via della Sapienza.