ETIMOLOGIA DEL COGNOME
Se sfogliamo un vecchio dizionario, ci
accorgiamo che tante parole oggi di uso frequente non vi
compaiono, poichè (leggi automobile) ancora non esistevano.
Ciò fa parte dell'evoluzione della lingua, che ne crea nuove
e allo stesso tempo ne fa cadere in disuso altre, specie se
legate a ciò che è divenuto inutile.
Questo è quello che in definitiva è accaduto per
"papeo" o "papeio", un accessorio dei lumi ad olio,
una volta di uso comune nel
linguaggio di tutti i giorni, specie nei dintorni di Siena.
Tra i pochi dizionari che spiegano il significato di
questa parola, quello della UTET testualmente riporta:
Papeio (papeo, papìo): lucignolo, originariamente
cartaceo, poi anche di altri materiali, della
lanterna a olio della candela; stoppino. In
particolare la parte estrema del lucignolo, che,
annerita dalla fiamma, sporge fuori dal luminello.
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Per completezza d'informazione, crediamo siano
interessanti alcune definizioni o frasi di autori dei secoli
passati che fanno uso di questo sostantivo:
- S.Caterina da Siena: "Sareste come candela senza el papejo
dentrovi, che non può ardere né
ricevere in sé questo lume".
- S.Caterina da Siena: "...gittò l'acqua della colpa dentro ne l'anima sua la quale fu una acqua
che inacquò il papeio del lume della gratia del battesimo...".
- S.Caterina da Siena: "Se ne l'anima vostra non aveste ricevuto
el papejo che riceve questo lume,
cioè la sanctissima Fede,"...ecc.
- Sermini: "Vi mette dentro un candelo grosso di sevo col papeo
di fuore".
- Biscioni: Quella parte del lucignolo che è fuora dal luminello
e arde.
- Gargiolli: I senesi chiamano così il fungo della moccolaia.
- Cagliaritano: Persona alta e magra, allampanata.
- Fanfani (anno 1855): Voce che si ode tutt'ora nel volgo senese
per lucignolo.
- Caix: Voce senese di uso molto antico. Ma si trova usata anche
per papiro.
- Tommaseo: Voce del dialetto senese. E per papiro.
Secondo Girolamo Gigli: "Onde strana cosa che il
Politi non l'abbia accettata fra le buone voci Sanese
almeno, se tra le Fiorentine non è stata ricevuta nella
Crusca". Sempre il Gigli, nella sua raccolta delle profezie
di Brandano, racconta che un certo Bartolomeo di Chiusi
veniva ammonito perchè non teneva mai accese le luci
dell'altare durante la notte e che, per ingraziarsi
ugualmente la benevolenza di Dio, recitava questo Te Deum:
Prete meo
Tien'acceso quel papeo
E non dir tanto Teddeo¹
(¹Teddeo sta per Te Deum)
Così scriveva invece il Fanfani nel "Vocabolario
dell'uso Toscano": "Venne certamente in Siena con la lingua
latina, la quale chiamò "Papirus" quella pianta d'Egitto, le
cui fila macerate servirono a fare la carta, ed i lucignoli
pure delle lucerne".
Dalla stessa
radice greca "papyros" e latina
"papyrus", provengono anche le
parole inglesi "paper", francesi
"papier", spagnole e portoghesi
"papel", che significano carta,
foglio di carta; come pure la forma
dialettale calabrese: "fà i
paparieddi", che vuol dire un lume
che sta per spengersi o una persona
che è in agonia.
Se consideriamo che l'inizio
della formazione dei cognomi risale
tra il Mille e il principio del
Trecento, si potrebbe arrivare a
credere che il primo dei Papei,
avesse avuto a che fare con lumi,
stoppini o qualcosa di simile, sin
dal primo medioevo.
Ma un'altra valutazione, ci
porta invece a riflettere
sull'abitudine diffusa, specie in
passato, di attribuire soprannomi
derivati da difetti o da
caratteristiche fisiche delle
persone. Infatti, secondo quello che
scrive Angelo Bongioanni nel libro,
"Nomi e Cognomi" il cognome è
quasi sempre un patronimico
(patronimia: consuetudine per la
quale i figli derivano il nome da
quello del padre), in qualche caso
matronimico, anche quando derivi da
un soprannome o da un mestiere.
Non è da escludere, quindi,
che un nostro avo, per la sua
particolare figura smilza e
longilinea, fosse soprannominato
"papeo", con riferimento preciso al
lucignolo della candela. Questo
accostamento ci fa ricordare il
Collodi, che nel libro di Pinocchio
racconta: "Ora bisogna sapere che
Pinocchio, fra i suoi amici e
compagni di scuola, ne aveva uno
prediletto e carissimo, il quale si
chiamava Romeo: ma tutti lo
chiamavano col soprannome di Lucignolo, per via del suo
personalino asciutto, secco e
allampanato, tale e quale come il
lucignolo nuovo di un lumino da
notte".
- ALTRE DEFINIZIONI -
In papeo: registrato o messo per scritto.
- Busone da Gubbio: "Non solamente basti a Monsignore che tale
cose in papeo siano, ma a rimembranza
di tale offesa una statua marmorina di lui si faccia".
Giove papeo: divinità suprema scitica equiparata,
dai greci, a Zeus.
- Boiardo: "Giove papeo, che viene a dire aiere".
- Garzoni: "Con liete voci, tutto l'ospidale risuonerà: viva
Giove elicio, ...predatore, ultore,
pistore, ...niceforio, papeo, lucezio, olimpo".
Papea (papeia, pappea): pianta della famiglia
tifacee.
- Trattato delle Mascalcie: "Tolli delle scorza de l'arbore
pini e della cortecia de l'arbusto
tamarindi e d'una erba che si trova nell'acqua la quale si
chiama papeia".
- Tramater: nome volgare della Typha Latifolia detta anche
pappea.
Typha Latifolia o Papea
Per finire, curiosando tra i vocabolari, si
scopre che in portoghese "papear" significa chiacchierare,
ciarlare, cinguettare e gorgheggiare.
E dunque, come avevamo previsto, rimane arduo trarre
delle conclusioni sulle origini di questo
cognome, perchè oltre alle dette definizioni, esistono
persino quattro località, delle quali parleremo nei capitoli
successivi, che si rifanno al sostantivo "papeo".
Come nasce il cognome? La storia è più o meno
uniforme e può fare testo quella italiana. In tempi arcaici era presente
il solo nome, ma già negli ultimi secoli della Repubblica, presso i romani
era invalso l'uso dei tre nomi, tria nomina: Marco Fulvio Nobiliore, ad
esempio, dove Marco è il preanomen, nome individuale, Fulvio è il nome,
nomen, della gens d'appartenenza, in questo caso la gens Fulvia, e
Nobiliore è il cognomen, all'origine per lo più soprannome per distinguere
le varie omonimie.
In qualche caso, si aggiungeva anche un quarto nome, o
nuovo cognome, agnomen, per diversificare ancor meglio una persona
dall'altra. Naturalmente, c'era tra i nobili chi aggiungeva a proprio
piacimento altri nomi-cognomi, costituendo a volte liste
lunghissime.
Attorno al V secolo il sistema si semplifica. Si
riduce la distinzione fra nomen e cognomen, e si affacciano i supernomia o
signa: nomi unici, non ereditati, dal significato chiaro, immediatamente
comprensibile: Costantius ecc.
Caduto l'Impero, si torna ad un nome solo,
con vezzeggiativo nell'ambito familiare, accompagnato da qualcosa che
allude alle caratteristiche della persona o al luogo di provenienza o alla
paternità.
Con l'avvento del cristianesimo, sopraggiungono
nuovi nomi ad aggiungersi a quelli pagani, con le invasioni barbariche
altri ancora e la scelta è piuttosto vasta, non è difficile trovare il
modo per distinguere un Deogratias da un Adelpertus.
È nel secolo XI che
la possibilità di formare combinazioni incomincia a scarseggiare: la
popolazione cresce e i nomi che girano incominciano a ripetersi, diventa
sempre più difficile distinguere un individuo da un altro. Incomincia a
consolidarsi in Europa il sistema dei cognomi.
In Italia, i cognomi sono prima appannaggio delle
famiglie ricche, ma nel 1200 a Venezia e nel secolo seguente in altre
aree, anche se con qualche resistenza e ritardo, l'uso si estende agli
strati meno abbienti della popolazione.
Però, è solo nel 1564, al termine dei lavori del Concilio di
Trento che si fa obbligo ai parroci di tenere un registro ordinato
dei battesimi con nome e cognome, per evitare matrimoni tra consanguinei.
Il soprannome, o secondo nome, diventa così ereditario.
Una vera e propria statistica riguardante l'origine dei vari cognomi non
esiste, ma si stima che un 35% derivi da nomi propri del padre o del
capostipite, un altro 35% abbia relazione con la toponomastica, cioè
faccia riferimento a nomi di paesi o località o zone, un 15% sia relativo
a caratteristiche fisiche del capostipite, un 10% derivi dalla professione
o dal mestiere o dall'occupazione o dalla carica mentre un 3% sia di
derivazione straniera recente ed un 2% sia un nome augurale che la carità
cristiana riservava ai trovatelli.
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