L'architettura della chiesa
La pieve di Marmoraia, che si ritiene edificata agli
inizi dell' XI secolo, fu varie volte rimaneggiata fino ad
epoche relativamente recenti. E' una chiesa costruita in
calcare locale, che si presenta attualmente a tre navate,
divise da archi impostati su pilastri quadrangolari e con
una sola abside terminale con finestrella a doppio strombo.
Essa nella sua estrema semplicità e mancanza di decorazione,
sembra derivare dagli edifici preromanici padani (Ava era di
origine longobarda), anche se non è da escludere che sulla
grande semplicità abbia influito la povertà della zona.
Arte modesta, quella del primo romanico, ma sempre
interessante per la sua spiccata cura dei particolari e
spesso viva e colorita d'impronte paesane e locali.
Le absidi erano in origine certamente tre, poichè di
quelle laterali, oggi non più esistenti, gli ultimi restauri
hanno messo in evidenza dall'interno gli archi di apertura.
Può darsi che siano state demolite quando furono
sopraelevate le navate laterali per sovrapporci altri
ambienti, coprendo la travatura in legno, con volte a
mattoni (in totale contrasto col carattere della chiesa),
che danno alla facciata quell'aspetto di capanna. Dalla
trasformazione, rimane comunque visibile la traccia di
quella che doveva essere la forma primitiva.
In un inventario del 9 aprile 1639, conservato
nell'Archivio Vescovile di Colle val d'Elsa, tra gli atti
relativi agli anni che vanno dal 1594 al 1761 (n.1076
d'inventario), della Cappella dei SS. Gervasio e Protasio a
Marmoraia, vi è notizia che già in quell'epoca la
costruzione dei due ambienti sulle navate laterali era già
avvenuta. In questo inventario, è citata infatti "un'altra
stanza che risponde sopra quella parte della chiesa dove è
l'altare dei Santi sopradetti" (SS.Gervasio e Protasio).
Sulla parete opposta, anche se non visibile dall'esterno,
c'è anche una meridiana, priva dell'asta, scolpita nella
pietra. Sulla facciata si aprono quattro grandi finestre
allungate che illuminano l'interno, delle quali forse
soltanto le due di centro sono originali, mentre le altre
sono state sicuramente aperte molto dopo. Di grande
semplicità anche le porte di accesso, sia quella di
facciata, sia le due laterali, oggi murate, di cui quella
sul fianco sinistro risponde all'interno di un'abitazione.
Queste porte, secondo un sistema assai diffuso negli edifici
romanici della zona, sono costituite da un semplice arco
richiuso, che sormonta l'architrave in pietra.
Addossata al fianco destro della chiesa (l'originale
canonica), resta la traccia di una loggetta, con pilastrino
in laterizio, presumibilmente quattrocentesca.
L'altare di sinistra, come si legge in un'iscrizione,
fu fatto erigere nel 1728 dal rettore Simone Tinacci, forse
durante i lavori di trasformazione della chiesa in stile
barocco, a cui probabilmente si rifà anche l'altar maggiore
in finto marmo. Sempre di quell'epoca, intorno al 1730, il
fonte battesimale.
Trascurata per decenni dalla Soprintendenza ai
Monumenti, con parte dei soffitti pericolanti, adesso è stata
restaurata, con rifacimento del tetto e dei solai.
Dei resti che comprendono alcuni tratti della cinta
muraria, particolarmente ben conservato è quello di fronte
alla chiesa, con portale di accesso ad arco ribassato e
fiancheggiato da due arciere sul lato ovest e da due belle
arciere-archibugiere sul lato nord. Invece ad un intervento
più tardo si riferisce probabilmente il basamento a scarpa,
sormontato da cordone, di una torretta rotonda a destra
della facciata della chiesa.

L'attuale campanile, ingenua interpretazione in stile
neo-gotico, si presume che risalga al secolo scorso. Le
campane sono quattro. Nella prima vi è inciso:
"Giovanni Feri fece nell'anno 1832"; poi ve ne sono due con scritto "Salvatore
Rafanelli fonditore in Pistoia 1886" e infine l'ultima, con sole
decorazioni a rilievo, senza data.
Il campanile primitivo, per l'individuazione di alcune
pietre affioranti dal suolo, sarebbe stato sulla destra,
poco discosto dalla facciata e simile a quello di Pernina.
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