Luigi Regoli (1872-1878)
Il 12 giugno 1851 il quindicenne Luigi Regoli di Siena (era nato il 3 aprile 1836) presenta istanza e supplica al Vicario generale per essere accolto nel seminario diocesano
"desiderando da grande tempo di indossare gli abiti ecclesiastici". Non sappiamo se vi entrò subito, ma il 17 giugno 1854, tre anni dopo, ricevette la tonsura e il 19 aprile 1857 l'ostiariato, i primi gradi verso il sacerdozio al quale pervenne il 25 maggio 1861 alla giusta età di 25 anni. Una vocazione fiorita quindi nell'adolescenza alla quale corrispose con grande impegno spirituale e intellettuale divenendo professore di teologia presso il seminario arcivescovile di Siena e mantenendo in pieno le premesse evidenziate nella lettera referenziale del parroco di S. Pietro alle Scale che accompagnò la ricordata domanda nella quale è presentato come "giovine di buoni costumi" ed esente da qualunque richiamo, ma soprattutto "frequenta con esemplarità e devozione i SS. Sacramenti della Penitenza ed Eucaristia". Un'altra nota di un professore privato attesta che il giovane frequenta con assiduità e profitto le sue lezioni di umanità e della lingua latina,
"sicché per le sue doti morali e intellettuali merita di essere considerato".
Quando partecipa al concorso per Quercegrossa don Regoli è alla ricerca di una sistemazione e di una rendita adeguata che il solo incarico al seminario non può dargli. Dopo aver svolto da giovane chierico servizio per cinque anni presso la Compagnia della Madonna sotto l'Ospedale, riveste l'incarico di prefetto per sei anni nel collegio del seminario arcivescovile e successivamente un anno a Buonconvento come cappellano e due anni come vice parroco a S. Donato in Siena. Da sei anni ha l'incarico di economo spirituale alla pieve di S. Lorenzo a Sovicille. Ha partecipato ai concorsi per la Pieve di Monteriggioni e la parrocchia di S. Regina ricevendo però soltanto buone attestazioni ed ora fa un altro tentativo per ottenere finalmente una parrocchia presentandosi al concorso per Quercegrossa. Vince il concorso e il 27 settembre 1871
“essendosi personalmente presentato e stando genuflesso dopo aver fatta la solenne professione di fede a forma delle prescrizioni del S. Pontefice Pio IX ricevè da noi la canonica investitura di detta parrocchia con la spedizione delle relative bolle il 18 novembre fu immesso nella presa di possesso da don Celso Ricci da noi espressamente deputato nel dì 2 febbraio 1872”.
Luigi Regoli fu dunque il successore del Pratesi nella conduzione della parrocchia di Quercegrossa, ma, come era prassi alla morte del parroco, venne subito nominato un economo spirituale.
Giuseppe Bracaloni
Infatti, si era spento da poche ore don Pratesi che il Vicario capitolare di Siena, Luigi Romboli, nominava il 18 dicembre
“per provvedere al servizio di quella popolazione” economo spirituale della parrocchia don Giuseppe Bracaloni, prete senese, e il 6 gennaio 1868 il Procuratore generale della Corte di appello di Firenze concedeva il R. placito alla sua nomina proposta dalla Curia senese, e l’Economato generale dei benefici vacanti gli attribuiva un mensile onorario di lire 40 non potendo, come detto, l’economo provvisorio gestire e beni parrocchiali. Bracaloni, prete dal 1856, rimase a Quercegrossa fino al 1870 perchè l'11 luglio 1870 informava il cancelliere della Curia che il giorno successivo avrebbe lasciato l'incarico di Quercegrossa per prendere possesso il 17 della cura di S. Rocco a Pilli. Lì sarebbe rimasto fino alla morte avvenuta nel 1908.
Oltre all’onorario predetto, aumentato in seguito a 50 lire, il 18 giugno 1868 venne dato in affitto al Bracaloni, per aumentare il suo reddito, la casa e l’orto della parrocchia con un canone annuo di lire 165 per tutto il tempo che sarebbe restato economo, e si accordò col logaiolo per il subaffitto. In quel periodo di gestione subeconomale le spese annue della parrocchia vacante assommavano a lire 1.132 comprese le 600 dell’onorario all’economo:
Tasse comunitative L. 52; Tassa Manomorta L. 62,48; Tassa detta Ricchezza mobile L. 120; Mantenimento beni suolo e canonica L. 84; Olio per la lampada L. 42; Festa titolare L. 49; Canone alla Cura di Cellole L. 12,18; Obblighi di Messe L. 39,28; ... L. 70; Onorario Economo L. 600.
Nel marzo 1868, il responsabile della gestione economale Marco Schiatti fa effettuare al muratore Giovanni Rossi urgenti lavori di riparazione alla canonica e il 16 ottobre i Della Ciaia venivano autorizzati ad effettuare i lavori loro spettanti di riparazione a Quercegrossa. Quanto preoccupante fosse la responsabilità sui beni della parrocchia e il timore che gli venissero addebitati lo dimostra un banale fatto che in una lettera del 26 settembre don Giuseppe denuncia a Marco Stiatti comunicandogli che il mercoledì sera un fulmine era caduto nel piccolo noce nel campino posto nel comune di Monteriggioni,
“che è danneggiato e crede che non faccia più frutti neppure il prossimo anno perciò chiede di tagliarlo e se crede opportuno che debba piantarlo un altro lo farò. Attende una risposta”. Non vuole ritrovarsi un giorno addebitato il noce perchè anche le piante venivano contate una per una. Il 6 ottobre 1868 comunica al sig. Marco che gli hanno offerte lire 7 per il noce e non vogliono metterci di più perchè è piccolo bianco e rovinato e quello che ho ottenuto è di non spendere nulla nè per tagliarlo nè per farlo trasportare. Poi:
“Mi dia una risposta che cosa devo fare di quel noce che in settimana dovendosi far seminare sarebbe meglio levarlo se ci vogliamo retrattare qualche cosa”.
Nei rimanenti mesi don Bracaloni è alle prese con i problemi di manutenzione della chiesa e canonica e cominciano a entrare in ballo gli Ottieri della Ciaia come mallevadori del fu don Pratesi, ma se andò a S. Rocco lasciano la patata bollente in mano ad altri.
Giovanni Petricciani
Lo stesso giorno delle sue dimissioni ossia l’11 luglio 1870 viene nominato economo di Quercegrossa Giovanni Petricciani con exequatur dal 7 agosto e
“l’autorizzazione a corrispondere per onorario e spese di culto le stesse 50 lire mensili che si sono pagate finora all’economo precedente”. Il giorno della nomina avvertì che sarebbe andato a casa per alcuni giorni
“a fare i bagni” ma sarebbe ritornato dopo poco e il 31 luglio celebrò la prima messa parrocchiale.
Petricciani rimase poco più di un anno a Quercegrossa, ricevette l’aumento a 60 lire di onorario, fece in tempo a essere coinvolto in uno spiacevole fatto e gli vennero fatte pressioni per i lavori da effettuarsi a carico degli eredi e mallevadori del defunto Pratesi. Poi il 16 settembre 1871 concorse per la parrocchia insieme al Regoli dove disse di essere
“in età di anni 27 nativo di Comano diocesi di Pontremoli dimorante in Siena dal 4 gennaio 1869 e servita la diocesi come correttore in Valli e come economo a Paganico da dove uscire per ragioni di salute e poi prestò servizio alla parrocchia delle Tolfe come vice parroco e attualmente per un anno e mesi due nella parrocchia di Quercegrossa al di cui concorso si segna sempre che riceva il permesso dal suo ordinario. Dichiara poi di non voler partecipare al concorso per non aver ottenuto il consenso dal suo Ordinario come costa dalla qui unita lettera”.
Avendo vinto il concorso Luigi Regoli, il 31 dicembre 1871 don Giovanni Pietricciani cessò dall'ufficio di economo spirituale di Quercegrossa e subentrò il nuovo parroco che avrebbe voluto entrare il primo gennaio 1872, ma non essendogli giunto l'exequatur si attenne di portarsi nella parrocchia e affidò il servizio a don Giovanni per tutto il mese di Gennaio p.p. e ci occorsero le seguenti spese:
Per l'elemosina di n° 6 messe festive pro-populo a L. 2 ciascuna L. 12,00
Olio cera L. 11
Vitto e servizio L. 20
Assistenza spirituale della popolazione L. 16,80
Somma L. 59,80.
Finalmente il 2 febbraio 1872 don Regoli entra in possesso della parrocchia alle ore tre pomeridiane e dalla Curia erano state date a don Celso Ticci le indicazioni sugli atti da eseguire per una presa di possesso:
“E’ l'incaricato della Curia (in questo caso lo stesso don Celso)
a dare il possesso al Nuovo parroco. Egli si presenta in Chiesa dalla porta principale con il candidato e due testimoni. Il parroco novello giunto in Chiesa si genuflette all'adorazione del SS Sacramento e levato questo assume il ... proprio e la stola, quindi si porta all'altar maggiore benedice la mensa come il ciborio e lo richiude. Poi visita l'olio santo, si reca al confessionario, apre e chiude la porta di chiesa e suona le campane. Intona quindi l'antifona e si canta il Te Deum. Imparte al popolo la santa benedizione e i sacramenti”. I Testimoni sono Antonio Ticci e Giovanni Ticci.
Ma per don Regoli occorse un’altra presa di possesso di natura economica fattagli da Francesco Pollini, reggente il subeconomato dei benefizi vacanti, trasferitosi a Quercegrossa in compagnia di due testimoni. Egli lo immise
“nel reale e corporale possesso” della chiesa medesima e di tutti i beni di suolo, fabbriche e rendite civili, arredi sacri e sinodali risultanti dal primitivo inventario del 30 ottobre 1788 e dai successivi riscontri del 1822 del 1868 e dalla perizia Lenzini. Seguono tutte le formule di impegno ad accettare la parrocchia e mantenerla nei suoi possessi.
Il Regoli dichiarò che entro quaranta giorni si sarebbe sistemato cogli eredi o mallevadori del defunto parroco Pratesi per i danni riscontrati alla chiesa.
Appena vinto il concorso dovette creare un fondo di garanzia per entrare nella parrocchia e gli fu concesso con atto del 16 novembre 1871 del notaio Pollini dal R. Economato dei benefici vacanti di Firenze di costituirlo con rate annue di 200 lire con la prima rata di 600 lire. Tale fondo previsto in 3065 lire doveva considerarsi vincolato alla parrocchia e
“fin d'ora le vincola per far fronte alla refusione dei danni e degradazioni che avvenir potessero e si trovassero nelle cose costituenti la dote della chiesa di Quercegrossa al cessare per qualsiasi caso del predetto rettore della predetta chiesa e non può essere restituito in parte o in tutto a chicchessia se non previa giustificazione di avere resarcito e reintegrato i danni e degradazioni e senza l'autorizzazione dell'economo generale dei vacanti”.
Tra gli atti da ricordare in quegli anni di don Regoli risalta la continua e snervante corrispondenza con Firenze per i lavori da eseguirsi dagli Ottieri della Ciaia che inizialmente eseguiti in malo modo vengono ancora richiesti come si ricava da una lettera dello spazientato erede che il 26 dicembre 1872 al Subeconomato dei Benefici vacanti annuncia l’effettuazione dei lavori
“per essere liberato dell'ipoteca che pesa sul suo patrimonio a causa della mallevadoria al Pratesi”. Fa riferimento anche ad una domanda del 10 marzo 1871 dove era stato chiesto di pagare in contanti tutto quello che mancava dagli arredi e dai beni sinodali. La storia si protrasse per tutto l’anno seguente a cruccio del parroco che perde anche la pazienza come si ricava da una lettera del 21 agosto 1874:
“Quantunque il parroco reclamasse con modi inurbani il pagamento di lire 80 dovute a titolo di sussidio per restauri concessogli...” Era avvenuto che nel luglio 1874 un “turbine” aveva colpito Quercegrossa e una grandinata distrutto i raccolti. Il parroco aveva chiesto un sussidio per lavori di riparazione e danni subiti a tetti e infissi chiedendo che si constatasse la verità. L’11 agosto 1874, dopo altre lettere e tergiversazioni, Firenze autorizzava a concedere un sussidio di lire 80 per la perdita del raccolto subita dal parroco Regoli
“a carico di questi fondi economali per aiutarlo a riparare i guasti fatti dal turbine a quelli stabili parrocchiali. La somma sarà consegnata quando il parroco produrrà regolari certificazioni degli avvenuti lavori”.
Per la pastorale vediamo che svolge la sua missione con coscienza e applicazione, e il 22 febbraio riceve la visita del vescovo Bindi; visita preceduta dalla stesura di un interessante promemoria sulla situazione parrocchiale e sui problemi derivati dalla dismissione del cimitero di Petroio che ha costretto i parrocchiani a ricorrere ad altri cimiteri vicini per seppellire i morti. La relazione, polemica verso i parroci precedenti, dichiara:
“Passato agli estinti il Pratesi volle Provvidenza noi occupassimo il suo luogo, e risarcite le piaghe nostre economiche aperte ed accresciute dall'esigenza dé tempi, sentiremo lo stretto dovere di migliorare le condizioni di questa Chiesa”.
Il 26 dicembre 1873 presentava il bilancio della parrocchia all'Ufficio del Registro di Siena: Entrate Lire 1518; Spese L. 277. Resto utile 1240,65.
Il dotto don Luigi Regoli amministrò la parrocchia per sette anni e morì prematuramente il 18 ottobre 1878 alle ore otto del mattino assistito dal sacerdote Giovanni Vespi che si definì "supplente" per delegazione della Curia. Evidentemente la malattia che privò della vita il parroco all'età di 42 anni aveva colpito da tempo.
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Don Adriano Rigatti
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