Quercegrossa (Ricordi e memorie)

CAPITOLO VIII - STORIA RELIGIOSA

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Indice Storia religiosa


La Chiesa di S. Maria a Quercegrossa
Distrutta quindi l’antica chiesa di S. Giovanni a Quercegrossa come documentato nella Storia civica, già dall’aprile 1217 risulta riedificato all’interno del castello un nuovo tempio intitolato a S. Maria, ben testimoniato da un documento di compra vendita dell’aprile 1217: “Vanna, moglie di Orlandino di Peretto, dona a Tebaldo suo figlio, una vigna a Querceto. - In Quercegrossa - Tra i testimoni trovasi Guido rettore della chiesa di S. Maria di detto castello. - Bencivenni not.”.
La Chiesa di S. Maria (Assunta?) col suo primo rettore Guido doveva avere quindi la giurisdizione sul nucleo primitivo di Quercegrossa, ossia le case del Castello, del borgo e poche altre poderali d'intorno, e dipendeva direttamente dal Vescovo di Siena.
Ma vita breve ebbe questo tempio, perchè non passarono 15 anni, quando nel 1232 a seguito della guerra tra Firenze e Siena il castello di Quercegrossa venne distrutto dai fiorentini e la chiesa gravemente danneggiata.
La seguente ricostruzione del castello certamente vide conseguentemente riaprire anche un modesto edificio di culto, ma non più sede di parrocchia e di un sacerdote, perchè venne affidato al pievano di Lornano e da quel momento il popolo ebbe a soffrire per la mancanza di assistenza spirituale, svolta, come appare, occasionalmente da quel pievano. Tutto ciò risulta da vari testi come dall’elenco delle chiese dipendenti dalla pievania di Lornano, fatto da ser Bernardino, pievano, nell’anno 1317, per privilegio concesso da papa Innocenzo III, nel quale rammentava la chiesa di S. Maria a Quercegrossa (quindi esisteva un oratorio), dei SS. Fabiano e Sebastiano a Larginano, San Giovanni Evangelista a Basciano, Santo Stefano a Basciano e di S. Pietro a Gardina per citare quelle a noi vicine. Inoltre la Tavola delle Possessioni del Comune di Siena non la riporta fra gli enti ecclesiastici della zona a riprova che si trattava di una semplice cappella.
La nascita nell’ultimo decennio del Duecento di un hospitale a Quercegrossa dove probabilmente si registrava la presenza occasionale di qualche religioso non dovette portare nessun vantaggio non avendo detto hospitale nessuna competenza nè giurisdizione territoriale per la cura spirituale della popolazione locale.
Fatto sta che il popolo di Quercegrossa attese fino al 22 aprile del 1338, quando finalmente sessanta uomini inviarono una istanza al supremo Governo della Città di Siena facendo presente di essere mancanti di una chiesa e dovendo ricevere i sacramenti dovevano ricorrere al pievano di Lornano, e molte volte morivano senza riceverli. L'iniziativa intrapresa non è occasionale, ma essendo di pochi mesi posteriore alla costituzione della Vicaria di Quercegrossa nel 1337, con conseguente presenza del giudice e di armati nel Castello con un seguito di civili, si comprende come tale richiesta sia stata avanzata. Proposero al tempo stesso al Comune, beneficiario di una somma annuale per gli affitti di alcune terre, orti e case di proprietà dell'antica chiesa, di destinare le rendite di tre anni al restauro della loro chiesa del Castello. Avrebbero così avuto in mano sessantasei lire per i lavori. "Era tanto trasandato quel vecchio fabbricato con il tetto e la porta da rifare e tutte le muraglie cadenti che non sarebbero state sufficienti cento lire. Ma essendo detto popolo immerso nella miseria più nera per la perversità dei tempi, non potevano affrontare la spesa senza il contributo del pubblico Erario (Merlotti)". Preso atto delle ragioni di questo popolo il Consiglio della Campana approvò le loro giuste pretese e l'anno successivo, nel 1339, il pievano di Lornano ricevette dal Comune di Siena la somma di lire ventuno in denari senesi per il restauro della chiesa di Quercegrossa. Risulta ancora che il 22 agosto dell'anno 1343 fu stanziata ancora una somma di denaro allo scopo di perfezionare la fabbrica di questa medesima chiesa, confermata il 18 dicembre 1350 come dipendenza dal pievano di Lornano, a quel tempo ser Antonio del fu Niccolò de’ Malavolti.
Ora è necessario soffermarsi un attimo e cercare di capire cosa sia avvenuto in quegli anni difficili del Trecento ai quali, nel 1348, si sarebbe aggiunta la tragedia della peste nera con conseguente impoverimento delle campagne sul piano economico e soprattutto umano. L'assistenza concreta data dal Comune di Siena dimostrò il suo interessamento al problema, e i due contributi consentirono certamente il restauro dell'antico edificio affinché fungesse come cappella per il servizio del pievano di Lornano, il quale forse vi officiava per le feste più solenni e in ogni modo continuò a prestare il servizio sacramentale come poteva. Dopo quel fatidico 1348 non si hanno memorie, l’ultima è la ricordata del 1350, e certamente finirono le lamentele dei pochi popolani rimasti, i quali per forza di cose si arresero, avendo altro a cui pensare tra la peste e altre epidemie, le incursioni delle compagnie di ventura e le frequenti carestie che in quel periodo immiserirono ancor più le nostre campagne. Col passare del tempo la dipendenza di Quercegrossa da Lornano divenne definitiva e gli abitanti accettarono di fatto una precaria situazione risolta solo dopo tre secoli nel 1653. Infatti, Lornano mantenne la sua giurisdizione sul Castello e l'Osteria, ma non sulle altre case di fronte, entrate nella competenza di Basciano.


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