
Il mortaretto che al terzo giro sanziona
il successo del barbero passato
primo al bandierino ha continuato
sabato sera, a scoppiare ripetutamente
quasi che non fosse mai sazio di
sottolineare una così tanto attesa
vittoria.
Ha vinto il Bruco, la Nobil
Contrada di Pian d’Ovile, di Via degli
Orti e del Comune, e le bandiere
giallo e verdi hanno sfrecciato al
cielo in una cornice multicolore
fornita dalle alleate ed amiche e,
timidamente, anche da qualche avversaria,
soddisfatta di veder chiuso un
periodo sfortunato, troppo ingiusto
per la esuberante generosità di uno
dei popoli più Vivi della città.
"Non c'è al mondo vittoria alcuna
che sappia dare più forsennata
ebbrezza, nè calice più amaro di quello
della sconfitta". Così ebbe a dire
del Palio un carissimo collega di
Vicenza e così è stato in questo
Palio di Luglio, maggiormente in questo
Palio per l’ebbrezza dei brucaioli
e l’amarezza, la stizza, di chi, puntando
alla vittoria, si è viste tarpate
le ali dalla irresistibile conquista del
Bruco.
La tratta dei cavalli
Non è stato un Palio polemico, anche
se ogni vittoria lascia inevitabilmente
taluno a bocca amara, anche
se la polemica ebbe ad affiorare nel
primo atto, quello della tratta dei
cavalli effettuatasi il 29 Giugno.
All’entrone, in ritardo per la pioggia,
si presentarono 17 cavalli dei
quali alcuni già segnalati dalle polemiche
della vigilia come "puri sangue",
e quindi da non ammettere
alla giostra sia per i risultati discutibili
offerti in corse precedenti, per
i più facili infortuni, per i voti già
espressi dal Rettore del Magistrato
delle Contrade, personalmente ed in
rappresentanza del Magistrato stesso.
E’ superfluo chiarire che noi stiamo
esponendo la cronaca degli avvenimenti
e non la nostra presa di posizione. In
verità siamo un po' perplessi
dal timore della rarefazione
dei mezzo sangue, ma fino a che una
disponibilità esiste riteniamo che il
mezzo sangue, maremmano o sardo,
sia il soggetto più adatto per il
Palio che è giostra e non corsa di
velocità.
Un pensiero soggettivo, personale
che può essere (com’è) contrastato
nella stessa nostra direzione. Figuriamoci,
quindi, nel vasto campo dei
contradaioli!
Unica cosa importante è che una
decisione chiara sia presa, non per
una sola corsa, onde i "cavallai"
sappiano come regolarsi.
La mattina del 29 giugno i Capitani
si decisero per l’ostracismo ai puri
sangue e così avvenne che i più veloci
subirono l’onta dello
"scarto" trascinando nella stessa
sorte Gaudenzia che, con le sue tre
vittorie dello scorso anno, si era conquistata
la fama di imbattibile e la corona
di Regina della Piazza.
Bordate di fischi si ebbero quando
gli "scartati " uscirono dall'entrone
ma, nel contrasto delle diverse opinioni,
non fu possibile qualificare se
la maggior quantità dei fischi era diretta
agli "scarti" od a chi il provvedimento
aveva deliberato.
Niente di nuovo sotto il sole, anche
in questo caso, poichè non molti
anni sono trascorsi da quando Folco
e Ruello, dominatori incontrastati,
vennero rimandati a casa per ridonare
al Palio la sua splendida incertezza.
Ed incertezza è stata in questo Palio
ed ancor maggiore si sarebbe delineata
se il Bruco, gettando sulla bilancia
tutti i coefficienti a suo favore,
non avesse decisamente volto
a proprio favore ogni possibilità.
I protagonisti della corsa
I dieci cavalli prescelti furono:
1) Rondella di Fontani - 2) Ravi di
Giachetti - 3) Velka della Scuderia
Decoba - 4) Sturla di Pianigiani -
5) Vermiglia di Leoni - 6) Roburrina
di Bianchini-Nannini - 7) Archetta
di Celli - 8) Rondinella di Celli-Malatesta
9) Manfiche di Fontani - 10) Stella
di Fontani.
Ed il sorteggio determinò poi gli
accoppiamenti che sembrarono favorire
Selva, Aquila e Bruco ed anche
Onda e Pantera. Previsioni dubbie
data la poca conoscenza dei soggetti
nuovi cui la pista fu fatale come per
Rondella andata alla Pantera e Menfiche
toccato all’Oca o difficile come
a Sturla del Bruco.
Ma Sturla, affidata dalla seconda
prova a Gentili, migliorò di prova in
prova, giungendo perfettamente adattata
nel giorno del Palio che fu invece
non corso da Menfiche, impedito
da un infortunio.
Pochi i cambi dei fantini durante
le prove: Gentili dopo aver debuttato
nell’Oca passò al Bruco, mentre nel
Leocorno si alternarono Imolo e
Mezz’etto.
Per il Palio cavalli e fantini furono
così iscritti e così corsero, ad eccezione
dell’Oca che fu appunto la
"grande assente":
Oca: cavalla Menfiche - fantino
Remo Antonietti detto Rompighiaccio;
Nicchio: Vermiglia - Vittorino
Terni detto Razzo; Pantera: Rondella -
Saro Pecoraro detto Tristezza;
Chiocciola: Roburrina - Ivan Magnani
detto Il terribile; Selva: Ravi -
Primo Arzilli detto Trecciolo;
Lecorno: Stella - Imolo Naldi detto
Falchetto; Bruco: Sturla - Giuseppe
Gentili detto Ciancone; Aquila: Archetta -
Albano Nucciotti detto Ranco;
Onda: Velka - Donato Tamburelli
detto Rondone; Tartuca: Rondinella -
Lazzaro Beligni detto Giove.
Il corteo delle meraviglie - una corsa indimenticabile
Largo è stato il concorso degli spettatori
sin dalle prove svoltesi senza troppo
accanimento. Immensa la folla nel
giorno del Palio, una folla curiosa
che ha sciamato in tutti i rioni
alla ricerca delle prime sensazioni
per la uscita delle Comparse con i
nuovi costumi, una folla entusiasta
che ha gremito il Campo applaudendo
con calore e convinzione.
Una breve apparizione ha fatto pure
S. E. Segni richiamato d’urgenza
a Roma mentre erano presenti S. E.
Pella, l’ambasciatore inglese e quello
giapponese presso la Santa Sede,
l’Ambasciatore d’Etiopia presso il
Quirinale, il Capo di Stato Maggiore
dell’Esercito, il comandante generale
dell’Arma dei Carabinieri, i Prefetti
di Grosseto, Arezzo e Pisa, le Autorità
della città di Aquila, il vice Sindaco
di Firenze.
E numerose pure le personalità del
mondo cinematografico da Frederich
March, Tyron Power e Silvana Pampanini,
applauditissima.
Il corteo è stato veramente fastoso,
un corteo da "mille ed una notte",
da fiaba delle meraviglie per la ricchezza
dei costumi sui quali ci riserviamo
di parlare a parte in un prossimo
articolo.
Costumi tutti nuovi, di valore
incalcolabile, eseguiti con ricercatezza
e precisione che hanno suscitato commenti
benevoli seppure un tantino
contrastanti. Ma forse siamo noi gli
incontentabili, sempre supercritici.
Perchè, in generale, viva è stata l’ammirazione
ed il plauso dei turisti indigeni
e stranieri.
Quando, terminata la sfilata, il Palio
è andato sul Palco dei Giudici
la tensione del pubblico si è fatta
più viva e tutte le facce si sono rivolte
verso il Palazzo Comunale, in
attesa dell’uscita dei cavalli.
E’ stata una esplosione di grida, di
invocazioni di incitamenti.
Superata la prima difficoltà dell’ingresso
fra i due canapi del riottoso
cavallo del Leocorno, fortunatamente
destinato dalla sorte al primo posto,
gli altri si sono susseguiti con una
certa celerità. Poi qualche attimo di
indecisione all’ingresso dell’Aquila,
Onda alle quali seguiva il Nicchio di
«rincorsa».
Vittorino, ormai aduso a tanta fortuna,
scattato in piena velocità ha
presto impanciato e superato il Bruco
che era partito primo portando via
il canape con il petto. Fra la mossa
e San Martino, in lotta serrata, cavalli
e fantini hanno cercato di guadagnare
la posizione pur senza far
sfoggio di nerbo.
Con il Nicchio si è fatta avanti
la Pantera ed i due cavalli, più svelti,
sono voltati per primi creando le
prime difficoltà al Bruco mentre Selva
ed Aquila, altre due pretendenti
alla vittoria, partite in ritardo,
stavano cercando di riguadagnare le
posizioni.
Beppe Gentili, calcolatore freddo,
ragionatore senza pari, superata la
difficoltà della prima curva incitava
fortemente il suo cavallo ed in breve
riguadagnava la prima posizione sulla
quale aveva puntato fin dalla
partenza.
Tagliata dal priamo posto e provata
dallo scatto iniziale la Pantera
retrocedeva andando alla ricerca
dell'avversaria, l'Aquila, con la quale
ingaggiava una bella battaglia a suon
di nerbate. Anche il Nicchio non reggeva
l’andatura e cedeva alla Selva
il cui cavallo assumeva il suo vero
ruolo di diretto antagonista del
vincitore.
Cadeva, indisturbato, il Leocorno
e le posizioni rimanevano alternate
mentre si compiva il terzo giro fra
le grida frenetiche della folla:
appassionatasi al successo della Contrada
giallo-verde. Drammatico il duello
fra Selva e Bruco nell’ultimo tratto,
ma Ciancone, con accorta condotta
di gara, rimettendo alla frusta
la cavalla risparmiata passava,
indisturbato e nettamente primo, il bandierino
della vittoria. La Selva era
seconda, poi la Chiocciola, Pantera,
Onda, Nicchio, il cavallo scosso del
Leocorno, Aquila e Tartura.
Il trionfo del Bruco
Non era ancora terminata la corsa
che da ogni parte i brucaioli sciamavano
affollandosi sotto il palco dei giudici
al fatidico grido di "daccelo!".
Bandiere e bandiere da ogni parte,
scoppi di mortaretto, tamburi e scene
di entusiasmo ridanciano e commosso,
abbracci e baci a non finire.
Il drappellone, ondeggiante fra tanta
folla, ha traversato la Piazza fra
una fiumana di popolo fino a Provenzano
e quindi nel rione di Barbicone
ove le campanine della Chiesa
già suonavano a distesa.
E’ corso il vino a rivoli e fiumi,
sono saltati a centinaia i tappi dello
spumante euforico mentre canti e
stornelli si sono diffusi a squarciagola
fino a che l’alba, ordinando lo
spegnimento delle luci non ha ricordato
che il Palio doveva esser condotto
a giro per la Città, nelle onoranze
ai Protettori e nell’omaggio alle
contrade amiche ed alleate.
Trentatre anni di digiuno hanno
valso una notte di lunga durata aprendo
il ciclo ai trentatre giorni
di baldoria, alle trentatre cene per la
fuga del malocchio.
E la dimostrazione della domenica,
il grande corteo imponente, senza
possibilità di raffronto, ha coronato
il luminoso successo facendo sventolare
cento e cento bandiere in un
corteo di varie migliaia di persone,
fra le quali, satiricamente acconciata
e assisa in un carretto siciliano, la
Lully, fantina senza cavallo e senza
contrada, è stato il numero di attrazione
per la simpatia del pubblico.
Un vero trionfo, un trionfo degli
artefici della vittoria, dei quali ricordiamo
uno per tutti a riconoscimento
di tutti i suoi collaboratori: il
capitano e Rettore Ing. Luigi
Socini Guelfi.
A Lui, ai suoi tenenti, ai membri
del Seggio i nostri rallegramenti e
gli auguri più fervidi vadano a tutto
il popolo della bella Contrada.
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