
Scrivemmo palio incandescente e la realtà è stata più drammatica delle
previsioni: molte le aspiranti alla vittoria fra le dieci partecipanti e
nel breve giro di ottanta secondi cinque Contrade hanno comandato la
corsa suscitando ed avvalorando le speranze di cinque popoli,
deludendone quattro.
Al termine della battagliata giostra che ha visto cadere ben cinque
fantini, svanire le conquistate possibilità di altrettante Contrade,
l'Oca ha esultato ed il trionfo è apparso ed è stato eccezionale
quando al grido di daccelo ed all'entusiasmo che straripava sul dorato
tufo ancora ingombro delle amarezze degli sconfitti ha risposto la
marea di popolo e di bandiere che da Santa Caterina e la Galluzza ha
invaso le vie cittadine, verso il Duomo, in un inno di ringraziamento
e di acceso, incontenibile entusiasmo.
Impossibile descrivere quegli attimi durante i quali mille episodi,
mille abbracci, svenimenti e grida si succedevano come in un assordante
e nutrito finale del più fantastico spettacolo pirotecnico.
La vittoria dell'Oca era e non era prevista: essa, come dicemmo, per la
sua popolarità e potenza è, quando corre, aspirante d'obbligo al succeso
e maggiormente per questo Palio nel quale, pur non essendo stata
favorita dalla sorte nell'assegnazione dei cavalli - almeno secondo il
giudizio dei componenti - aveva il ruolo ed il compito di agguerrita
rivale alle più consistenti probabilità del Bruco e della Torre.
Dopo la corsa, taluno e molti hanno parlato di fortuna massima che
avrebbe favorito il successo della Contrada tricolore né si può dar loro
torto, per principio anche perchè, per principio, è noto come il Palio
si possa vincere avendo cavallo buono, mezzi finanziari, accortezza di
preparazione e ...fortuna.
L'oca che non aveva il primo cavallo né tanto meno il secondo, avrà ed
ha avuto veramente la fortuna dalla sua, ma alla fortuna, necessaria,
indispensabile essa ha saputo unire una sagace ed intelligente
preparazione che ha rivalutate le possibilità di un fantino da altri
...già pensionato e le possibilità di un cavallo che solo
quarantaquattro giorni prima era giunto in coda al gruppo dei
concorrenti.
Ed è questo il merito della Contrada di Fontebranda, dei dirigenti dal
Sor Ettore Fontani a Ugo Signorini Capitano, dei "mangini" che le
direttive suggerite dai condottieri hanno saputo intelligentemente
sviluppare e rendere proficue, del popolo che ha avuto fiducia.
E merito è di Giuseppe Gentili che le possibilità di Tanaquilla ha
saputo apprestare e sfruttare al massimo, che ha corso con intelligenza
mirando al risultato finale, freddamente, senza emotività o timore
specialmente nella prima parte della corsa quando le cose non si erano
messe troppo bene pur maturando, nell'inevitabile logorio, a suo
favore.
E' stata pertanto per l'Oca una vittoria brillantissima accompagnata
dalle circostanze più ambite, che a ragione ha inorgoglito e soddisfatto
in misura eccezionale il popolo di Fontebranda.
La corsa
Ed è stato uno spettacolo meraviglioso, quello offerto dalla corsa del
16 Agosto, per tutti, senesi e non senesi, specialmente per questi
ultimi che sono rimasti toccati, entusiasti, sorpresi.
L'affluenza è stata grandissima tanto che la piazza ha superato ogni
record in fatto di ricettività e le strade vicine al Campo, anche
durante la corsa, erano affollate di pubblico che alla Piazza non
aveva potuto accedere.
Sessanta, settantamila persone? Difficile stabilirlo.
Pubblico eccezionale e fra questo molte personalità. Era presente, fra
le altre, il Ministro degli Esteri On.le Giuseppe Pella, accolto e
festeggiatissimo nella Contrada della Tartuca, ove erano pure accorsi,
alla cena ed alla benedizione, il principe indiano Ebathi Wallia ed
altre personalità del mondo politico e diplomatico.
Terminato il Corteo storico durato oltre ottanta minuti si è avuta la
corsa degli ottanta secondi. Frettolose le operazioni preliminari quali
il corteggio per recare il drappellone al Palco dei giudici e la
sbandierata generale. C'era nell'aria una febbrile emotività per giungere
presto all'attesa conclusione.
L'ordine di ingresso ai canapi, fatto opportunamente ripetere dal
mossiere dott. Carlo Andrea Fagnani quando già nove cavalli erano
entrati, ha ancor più eccitato la folla sì che quando l'ordigno è
scattato ed i cavalli sono partiti tutti in gruppo è stato come un
boato il grido che si è udito fin nei quartieri più lontani della
Città.
L'ordine di ingresso fra i due canapi era avvenuto come appresso:
1° Bruco: cavallo Salomè de Mores, fantino Francesco Cuttone detto
Mezzetto - 2° Tartuca: Tacomba, Vischetti Giuseppe detto Menghino -
3° Istrice: Briosa, Magnani Ivan detto il Terribile - 4° Torre: Uberta,
Castiglionesi Uberto detto Biba - 5° Selva: Gaudenzia, Tamburelli
Donato detto Rondone - 6° Civetta: Giacra, Lazzaro Beligni detto Giove
- 7° Unicorno: Sarna, Ceciarelli Enzo detto Pennello - 8° Giraffa:
Gavottina, Graziano Vincenzo detto Solitario - 9° Aquila: Gigolette,
Pecoraro Rosario detto Tristezza e di rincorsa Oca: Tanaquilla, Gentili
Giuseppe detto Ciancone.
Caduto il primo canape il gruppo quasi compatto è guidato dalla Torre
che è affiancata da Giraffa, Bruco, Leocorno, Oca e gli altri a
rifascio.
Cade subito l'Istrice e la caduta provocherà sviluppi impensati per
la corsa incontrollata e strana di Briosa rimasta senza guida. Alla
curva di San Martino le posizioni sono già cambiate, sfila in testa la
Giraffa tallonata dal Bruco, Torre, Unicorno, ed Oca all'esterno.
In quest'ordine il gruppo al termine del primo giro quando il Bruco si
affianca alla Giraffa scambiandosi una gragnola di nerbate. Subito
dietro incalzano Leocorno, Torre ed Oca. A Fonte Gaia o poco dopo il
Bruco vince il duello con la Giraffa che cede di colpo e passa in testa
seguito da Oca e Torre che si alternano scambiandosi nerbate. Poco dopo
la seconda curva di San Martino il Bruco la cui vittoria sembrava
ormai scontata per la velocità di Salomè de Mores va a sbattere contro
il cavallo scosso dell'Istrice e mentre il fantino sbalza da cavallo la
sua corsa è interrotta. Passa al comando il Leocorno guidato dal
debuttante Ceciarelli detto Pennello mentre Oca e Torre battagliano
ancora nelle posizioni di rincalzo. All'inizio del terzo giro l'Oca
passa alla seconda posizione e si appresta ad attaccare il Leocorno che al
terzo passaggio urta a San Martino con conseguenze
disastrose per Sarna che si rompe una gamba e sarà poi abbattuta.
L'Oca è prima inseguita dalla Torre: le urla della folla salgono al
settimo cielo: resisterà l'Oca, passerà la Torre? Al Casato la Torre
si avvicina, ma mentre Beppe Gentili gira sicuro, nella foga dell'inseguimento,
Biba ed Uberta sdrusciano il colonnino e sbattendo sui
palchi, Biba sbalza da cavallo mentre Ciancone alza il nerbo in segno
di vittoria e le bandiere dell'Oca, quelle delle Contrade amiche
invadono la pista mentre il mortaretto ripetutamente fa scoppiare la
sua carica in segno di giubilo.
L'entusiasmo di Fontebranda
E' la 55/a vittoria dell'Oca, la tredicesima del Sor Ettore che piange
di gioia stretto ed abbracciato da contradaioli ed amici. Capitano
dell'Oca è Ugo Signorini, noto impresario edile che ha avuto a suoi
collaboratori (mangini) Pietro Fontani e Primo Martini.
Il rione è stato mèta di personalità Dirigenti di Contrade e di una
folla immensa che ha reso impossibile la circolazione fino a tarda
notte. Musica, luci, canti e vino a profusione mentre lunghissimi
cortei si sono recati nelle varie contrade alleate recando in trionfo
il Palio conquistato.
Al giorno successivo, dopo il giro per tutta la Città della numerosa
comparsa, a sera ha avuto luogo un grandissimo corteo con oltre
cinquanta figuranti in costume, ottanta bandiere, il Seggio e tutto il
popolo di Fontebranda con una appendice umoristica e satirica nella
quale spiccava il gregge del Riccino composto di ben 55 ...pecore,
Tanaquilla, nervosa, scalpitava avendo al suo seguito l'inseparabile
compagna,nla pecora tutta tinta di tricolore.
Feste e cene, cortei si sono ripetuti tutta la settimana ed ora
Fontebranda ha brevemente sostato a preparare la Festa della Vittoria
che dovrà assumere, a quanto si dice, grandiosità mai raggiunta.
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