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Cronaca del Palio del 16 agosto 1959



Scrivemmo palio incandescente e la realtà è stata più drammatica delle previsioni: molte le aspiranti alla vittoria fra le dieci partecipanti e nel breve giro di ottanta secondi cinque Contrade hanno comandato la corsa suscitando ed avvalorando le speranze di cinque popoli, deludendone quattro.
Al termine della battagliata giostra che ha visto cadere ben cinque fantini, svanire le conquistate possibilità di altrettante Contrade, l'Oca ha esultato ed il trionfo è apparso ed è stato eccezionale quando al grido di daccelo ed all'entusiasmo che straripava sul dorato tufo ancora ingombro delle amarezze degli sconfitti ha risposto la marea di popolo e di bandiere che da Santa Caterina e la Galluzza ha invaso le vie cittadine, verso il Duomo, in un inno di ringraziamento e di acceso, incontenibile entusiasmo.
Impossibile descrivere quegli attimi durante i quali mille episodi, mille abbracci, svenimenti e grida si succedevano come in un assordante e nutrito finale del più fantastico spettacolo pirotecnico.
La vittoria dell'Oca era e non era prevista: essa, come dicemmo, per la sua popolarità e potenza è, quando corre, aspirante d'obbligo al succeso e maggiormente per questo Palio nel quale, pur non essendo stata favorita dalla sorte nell'assegnazione dei cavalli - almeno secondo il giudizio dei componenti - aveva il ruolo ed il compito di agguerrita rivale alle più consistenti probabilità del Bruco e della Torre.
Dopo la corsa, taluno e molti hanno parlato di fortuna massima che avrebbe favorito il successo della Contrada tricolore né si può dar loro torto, per principio anche perchè, per principio, è noto come il Palio si possa vincere avendo cavallo buono, mezzi finanziari, accortezza di preparazione e ...fortuna.
L'oca che non aveva il primo cavallo né tanto meno il secondo, avrà ed ha avuto veramente la fortuna dalla sua, ma alla fortuna, necessaria, indispensabile essa ha saputo unire una sagace ed intelligente preparazione che ha rivalutate le possibilità di un fantino da altri ...già pensionato e le possibilità di un cavallo che solo quarantaquattro giorni prima era giunto in coda al gruppo dei concorrenti.
Ed è questo il merito della Contrada di Fontebranda, dei dirigenti dal Sor Ettore Fontani a Ugo Signorini Capitano, dei "mangini" che le direttive suggerite dai condottieri hanno saputo intelligentemente sviluppare e rendere proficue, del popolo che ha avuto fiducia.
E merito è di Giuseppe Gentili che le possibilità di Tanaquilla ha saputo apprestare e sfruttare al massimo, che ha corso con intelligenza mirando al risultato finale, freddamente, senza emotività o timore specialmente nella prima parte della corsa quando le cose non si erano messe troppo bene pur maturando, nell'inevitabile logorio, a suo favore.
E' stata pertanto per l'Oca una vittoria brillantissima accompagnata dalle circostanze più ambite, che a ragione ha inorgoglito e soddisfatto in misura eccezionale il popolo di Fontebranda.

La corsa

Ed è stato uno spettacolo meraviglioso, quello offerto dalla corsa del 16 Agosto, per tutti, senesi e non senesi, specialmente per questi ultimi che sono rimasti toccati, entusiasti, sorpresi.
L'affluenza è stata grandissima tanto che la piazza ha superato ogni record in fatto di ricettività e le strade vicine al Campo, anche durante la corsa, erano affollate di pubblico che alla Piazza non aveva potuto accedere.
Sessanta, settantamila persone? Difficile stabilirlo.
Pubblico eccezionale e fra questo molte personalità. Era presente, fra le altre, il Ministro degli Esteri On.le Giuseppe Pella, accolto e festeggiatissimo nella Contrada della Tartuca, ove erano pure accorsi, alla cena ed alla benedizione, il principe indiano Ebathi Wallia ed altre personalità del mondo politico e diplomatico.
Terminato il Corteo storico durato oltre ottanta minuti si è avuta la corsa degli ottanta secondi. Frettolose le operazioni preliminari quali il corteggio per recare il drappellone al Palco dei giudici e la sbandierata generale. C'era nell'aria una febbrile emotività per giungere presto all'attesa conclusione.
L'ordine di ingresso ai canapi, fatto opportunamente ripetere dal mossiere dott. Carlo Andrea Fagnani quando già nove cavalli erano entrati, ha ancor più eccitato la folla sì che quando l'ordigno è scattato ed i cavalli sono partiti tutti in gruppo è stato come un boato il grido che si è udito fin nei quartieri più lontani della Città.
L'ordine di ingresso fra i due canapi era avvenuto come appresso:
1° Bruco: cavallo Salomè de Mores, fantino Francesco Cuttone detto Mezzetto - 2° Tartuca: Tacomba, Vischetti Giuseppe detto Menghino - 3° Istrice: Briosa, Magnani Ivan detto il Terribile - 4° Torre: Uberta, Castiglionesi Uberto detto Biba - 5° Selva: Gaudenzia, Tamburelli Donato detto Rondone - 6° Civetta: Giacra, Lazzaro Beligni detto Giove - 7° Unicorno: Sarna, Ceciarelli Enzo detto Pennello - 8° Giraffa: Gavottina, Graziano Vincenzo detto Solitario - 9° Aquila: Gigolette, Pecoraro Rosario detto Tristezza e di rincorsa Oca: Tanaquilla, Gentili Giuseppe detto Ciancone.
Caduto il primo canape il gruppo quasi compatto è guidato dalla Torre che è affiancata da Giraffa, Bruco, Leocorno, Oca e gli altri a rifascio.
Cade subito l'Istrice e la caduta provocherà sviluppi impensati per la corsa incontrollata e strana di Briosa rimasta senza guida. Alla curva di San Martino le posizioni sono già cambiate, sfila in testa la Giraffa tallonata dal Bruco, Torre, Unicorno, ed Oca all'esterno.
In quest'ordine il gruppo al termine del primo giro quando il Bruco si affianca alla Giraffa scambiandosi una gragnola di nerbate. Subito dietro incalzano Leocorno, Torre ed Oca. A Fonte Gaia o poco dopo il Bruco vince il duello con la Giraffa che cede di colpo e passa in testa seguito da Oca e Torre che si alternano scambiandosi nerbate. Poco dopo la seconda curva di San Martino il Bruco la cui vittoria sembrava ormai scontata per la velocità di Salomè de Mores va a sbattere contro il cavallo scosso dell'Istrice e mentre il fantino sbalza da cavallo la sua corsa è interrotta. Passa al comando il Leocorno guidato dal debuttante Ceciarelli detto Pennello mentre Oca e Torre battagliano ancora nelle posizioni di rincalzo. All'inizio del terzo giro l'Oca passa alla seconda posizione e si appresta ad attaccare il Leocorno che al terzo passaggio urta a San Martino con conseguenze disastrose per Sarna che si rompe una gamba e sarà poi abbattuta.
L'Oca è prima inseguita dalla Torre: le urla della folla salgono al settimo cielo: resisterà l'Oca, passerà la Torre? Al Casato la Torre si avvicina, ma mentre Beppe Gentili gira sicuro, nella foga dell'inseguimento, Biba ed Uberta sdrusciano il colonnino e sbattendo sui palchi, Biba sbalza da cavallo mentre Ciancone alza il nerbo in segno di vittoria e le bandiere dell'Oca, quelle delle Contrade amiche invadono la pista mentre il mortaretto ripetutamente fa scoppiare la sua carica in segno di giubilo.

L'entusiasmo di Fontebranda

E' la 55/a vittoria dell'Oca, la tredicesima del Sor Ettore che piange di gioia stretto ed abbracciato da contradaioli ed amici. Capitano dell'Oca è Ugo Signorini, noto impresario edile che ha avuto a suoi collaboratori (mangini) Pietro Fontani e Primo Martini.
Il rione è stato mèta di personalità Dirigenti di Contrade e di una folla immensa che ha reso impossibile la circolazione fino a tarda notte. Musica, luci, canti e vino a profusione mentre lunghissimi cortei si sono recati nelle varie contrade alleate recando in trionfo il Palio conquistato.
Al giorno successivo, dopo il giro per tutta la Città della numerosa comparsa, a sera ha avuto luogo un grandissimo corteo con oltre cinquanta figuranti in costume, ottanta bandiere, il Seggio e tutto il popolo di Fontebranda con una appendice umoristica e satirica nella quale spiccava il gregge del Riccino composto di ben 55 ...pecore, Tanaquilla, nervosa, scalpitava avendo al suo seguito l'inseparabile compagna,nla pecora tutta tinta di tricolore.
Feste e cene, cortei si sono ripetuti tutta la settimana ed ora Fontebranda ha brevemente sostato a preparare la Festa della Vittoria che dovrà assumere, a quanto si dice, grandiosità mai raggiunta.


Testi tratti da "Il Campo di Siena" del 19 agosto 1959, ricerche e scritti del sig. Mauro Marzucchi, foto dei drappelloni da "Pallium"